𝐗𝐕𝐈𝐈𝐈

15 settembre 2021

Emily aveva passato l'intera giornata a convincere il padre dell'innocenza di Thomas, ma tanto non era bastato. A seguito del ritrovamento del secondo diario di Jane, nessuno avrebbe potuto rimuovere quei sospetti. La ragazza non nega di vederci poco chiaro, né di star cominciando a dubitare della buona fede di quell'uomo, eppure non riesce a sopportare la tenacia e l'insistenza con cui il detective stia accusando Williams degli omicidi.

"Manca la pagina del capodanno, Emily! Come puoi pensare sia una coincidenza?"
Ma la ragazza non l'ha mai affermato. Sa di certo che non sia così, sa che c'è di mezzo qualcosa di più macabro, ma sembra anche sapere - a differenza di John - che il pittore sia decisamente più furbo. "E se l'avesse fatto apposta? Se volesse farti sospettare di lui?"
"Credo sia chiaro ormai che ci nasconda qualcosa. Dovrei semplicemente ignorarlo?"
"Non è quello il punto, non te l'ho chiesto. Ti sto solo chiedendo di riflettere e tornare in te, perché ti sta manipolando. Probabilmente ha notato in Thomas ciò che hai notato tu e ne sta approfittando, consapevole che tu l'abbia già incontrato a casa sua."
John a quel punto ha serrato le labbra, si è zittito, pensieroso. Poi finalmente ha dato un segnale di ripresa. Difatti, Emily ha notato come il tono si fosse fatto più pacato. "È ben informato. Sapeva quando lasciare la tela indisturbato, quindi forse ha saputo anche quando abbiamo fatto visita ai Williams. E ha saputo di Clara. Ma come? Lo sapevamo solo noi due e Arthur."

Emily si è limitata ad annuire e a tirare un sospiro di sollievo, per poi corrugare la fronte dinanzi al pensiero che Arthur potesse aver fatto il doppio gioco. No, ha pensato scuotendo la testa con forza, ero con lui quando il pittore è entrato in casa.
L'instabilità dell'umore del padre la preoccupa ormai, eppure risentire della saggezza nelle sue parole riesce a darle ancora della speranza. John Woodroof sta raggiungendo il limite di sopportazione, tocca a lei proteggerlo. E paradossalmente, questo è il motivo per cui ha deciso di accettare l'invito di Wesley per una bevuta in compagnia al Bull's Hat.
Wesley ha sempre dimostrato un certo interesse, mai ricambiato, per la piccola Woodroof. Come la maggior parte dei compagni, aveva visto crescere Emily in solitudine, nell'assoluta riservatezza. E forse proprio questo alone di mistero lo aveva portato ad avvicinarcisi. Un ragazzo così diverso da lei, a partire dal modo di vestire: il classico ragazzino sportivo, il popolare della classe, con solito berrettino e felpone della squadra del liceo. Emily risulta invece come la fanciulla del paese, l'eterna bambina, ma non come Jane... no, Emily ha sempre dato la sensazione di possedere scheletri nell'armadio, di esser più furba di quanto desse a vedere. Jane era considerata per la sua bellezza più donna di quanto facesse la figlia del detective. E la Baldwin, in fondo, era anche socievole o quantomeno ci provava, mentre con la piccola Woodroof è sempre servita una gran dose di fortuna per convincerla ad uscire di casa e farsi qualche nuovo amico. Wesley non l'ha presa sul personale proprio per questo, eppure dopo l'ennesimo segnale di rifiuto ha cercato di coinvolgere la ragazza nella sua comitiva, nella speranza di farla abituare al suo stile di vita. L'ha fatto conscio della sua risposta, quest'ultima volta finalmente ad un passo dalla resa. Mai prima di stasera aveva accettato.
Non ne capì il reale motivo. Il ragazzo è rimasto stordito da quell'inaspettata conferma e ha indossato l'espressione della - cauta e sospettosa - sorpresa anche al tavolo con Emily e i suoi quattro amici, fino a che non ha incastrato i pezzi di un puzzle che solo lui vedeva.
Dopo più di un'ora di conversazione, Pel di carota - uscita dal bagno delle donne - ha fatto tappa al bancone bar. Wesley, incredulo, l'ha osservata in silenzio per diversi minuti.
Un uomo sulla trentina, forse andante per i quaranta, lascia che un sorriso contrasti con il suo volto costantemente cupo e annoiato. Wesley conosce bene quel barista. E potrebbe giurare di non aver mai visto Matthew Winston illuminarsi di un - seppur timido - sorriso.

"Ho una domanda... ma sarà strana. Vuoi sentirla?" lontano da orecchie indiscrete, ma sotto lo sguardo insistente del ragazzo in fondo alla sala, l'uomo dai capelli corvini e gli occhi marroni si rivolge alla sedicenne con innocua curiosità. Ella annuisce, avvicinando alle labbra il succo di frutta gentilmente offerto dal suo interlocutore. "Perché la figlia del detective più in gamba della contea non si è tinta i capelli?"
Un quesito che provoca ilarità sull'angelico viso della sedicenne, ora fiera di poter rispondere con la frase che Matthew stesso le ha servito su d'un piatto argentato. "Perché è un detective in gamba."
Il barista lo aveva previsto, ci aveva riflettuto in precedenza e dunque decifrare le reali intenzioni dietro quell'affermazione non risulta così complicato. La domanda che segue lo lascia intuire, con gran sorpresa della giovane. "Speri di fare da esca?"
"Lo sarei in ogni caso." obietta convinta e tempestiva, nascondendosi dietro al bicchiere per il tempo di un altro sorso. E per un po' riesce a porre un punto a quella conversazione, tanto che un cliente poco più a destra può fare la sua ordinazione.

Gli occhi verdi di Wesley si spostano, inconsapevole di ciò che si siano detti i due e ormai assorto nei suoi ragionamenti. Nel frattempo quelli di Emily s'incollano alla figura del barista. Wesley nota anche questo. Se solo sapesse cosa stia passando per la sua piccola testa rossa, se solo fosse sufficientemente maturo da sintonizzarsi sulla sua stessa lunghezza d'onda... ma il ragazzo è accecato da anni di rifiuto e, ad oggi, non riesce a veder oltre la goccia traboccante dal vaso. Quella sua sosta al bar, per quanto innocua fosse, scalfisce l'orgoglio del ragazzo popolare e trascinandosi dietro quel sentimento Wesley si alza dal tavolo con un chiaro obiettivo dinanzi a sé.

"Sei una ragazza sveglia. Dovresti andartene finché puoi." stavolta il giovane può sentire Matthew. Ignora la ragione per cui abbia pronunciato quella frase, ma un'idea se l'è fatta. Convinto, dunque, che il barista stesse consigliando a Emily di scappare alla compagnia della sua comitiva d'amici, Wesley si appoggia al bancone con una mano tesa e ben aperta sul legno. La Woodroof, a differenza di Matthew, inquadra le vene sporgenti dell'amico prima ancora di veder quelle sul collo. Pel di carota ne conosce di ragazze che lo avrebbero osservato con occhi sognanti, prede dell'ormone adolescenziale, ma tutto ciò che avverte lei nello stomaco è un rigurgito che butta giù prima ch'esso possa raggiungere l'esofago. Le sembra di stare in compagnia di un bufalo in procinto di esplodere.
"Felix cominciava a darti per dispersa. Non dovevi andare in bagno?" domanda lui, distogliendo finalmente lo sguardo dall'espressione serena e divertita del barista e guardando la sua interlocutrice. E lei non manca di rispondere, dimostrandogli di essere l'unico agitato in quella zona del pub. "Scusa. Avevo mal di testa e piuttosto che rovinarvi la serata ho preferito allontanarmi. Penso che andrò via tra poco."
Inarcate le sopracciglia e palesata della fittizia sorpresa sul volto, Wesley allunga una metaforica mano in aiuto della rossa. "Ti accompagno a casa, se vuoi."
"No, non preoccuparti." si affretta ad affermare lei reiterando, per l'ennesima volta quella sera, la volontà di non accettare passaggi. Ma sebbene Pel di carota fosse il ritratto della quiete, le parole che Wesley decide di pronunciare in seguito sollevano automaticamente il suo pallido mento.
"Emily, non hai nemmeno la scorta con te. Non vorrai mica che tuo padre scopra che hai vagato da sola per le strade notturne di Sherstone?"
Un sorriso leggero si stende sulle labbra della ragazza. Le palpebre si avvicinano affilandone lo sguardo. Emily spera di aver frainteso la sua domanda, ma la consapevolezza che si tratti dell'ennesimo sbruffone arrogante che la contea di Sherstone ha sfornato, s'insinua in lei prepotentemente.
Sì, era vero: era sgattaiolata fuori dalla camera senza dirlo a John, perché sapeva che se l'avesse fatto lui avrebbe immediatamente chiamato l'agente a fare da babysitter. Emily capisce la gravità di quell'unica bugia, ma per stasera non avrebbe voluto pensarci. "Mi stai minacciando?" chiede dunque.
"Sto solo dicendo che non sarebbe prudente."
"Hai ragione." lo interrompe lei prima che possa continuare. "Mi riaccompagna Matthew."

E sebbene sia stata una frase detta d'impulso e priva di impegno per il barista, l'uomo al di là del piano di legno non accenna a contraddirla, anzi, le regge il gioco. Annuendo e facendo largo a un sorriso che ora gli scopre i denti, Matthew attende assieme alla ragazza che il suo coetaneo torni al tavolo con i suoi quattro amici. Quando ciò avviene, a seguito di dieci interminabili secondi di occhiate infuocate, pel di carota torna a conversare liberamente col barista, confessando la natura del suo piano, convinta che l'avesse già compreso.

"Non ero seria, ovviamente. Non sei tenuto a far nulla, volevo solo che mi lasciasse in pace."
"Finisco il turno tra venti minuti. Ti riaccompagno volentieri." risponde pacatamente il moro, causando un piccolo sbilanciamento di Emily sullo sgabello. Non si aspettava di certo che la prendesse sul serio, eppure il modo sereno e amichevole che usa per proporsi autista riesce a infonderle tranquillità. È così raro che accada: Thomas riesce a farlo, porta via le pene e i tormenti che la sovrastano e di cui si sfoga di solito al diner, così come fa suo padre. La piccola Woodroof comincia a pensare sia merito dell'aria che si respira fuori dal Texas, poiché in fin dei conti quella è l'unica cosa che accomuna i due. E Matthew, presumibilmente; ora che ci pensa, è abbastanza convinta che il moro non sia originario di Sherstone.
"No, davvero, non è necessario." ripete la rossa, con un timido sorriso.
" No, non lo è, ma Sherstone è piccola. Non sprecherò troppa benzina." tanto le basterebbe a convincerla ormai, curiosa di passare altro tempo assieme a lui. L'ha sempre incrociato a distanza, non ci si era mai fermata a fare una lunga chiacchierata. Alla luce dei fatti, un po' se ne pente. "E sei a piedi. Quella è una testa calda; se ti vede sola per strada non si darà per vinto e ci riproverà."
Non ha torto. La sola idea di uscire dal Bull's Hat da sola dopo quell'affronto, le fa venir mal di stomaco. La compagnia di Matthew improvvisamente sembra l'unica via d'uscita comoda. Così, con un sospiro e un'espressione radiosa a illuminarle il volto, Emily dichiara la sua resa. "D'accordo." afferma celando i suoi tormentanti pensieri.

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