𝐗𝐕
9 settembre 2021
Ora di pranzo
La giacca color fieno nemmeno ci prova a mimetizzare le larghe spalle di Thomas Williams con l'ambiente circostante. Se Woodroof avesse deciso di andare a prendere la figlia a scuola quel giorno, sarebbe giunta l'ora dell'apocalisse. A guardarlo, in effetti, Thomas sembra più preso dalla ricerca di Emily che da quella del nipote. Non a caso, quando egli lo raggiunge, gli occhi dell'adulto non accennano a inquadrare il moccioso e proseguono nel loro compito indisturbati. "Da quando ti interessa?" domanda Anthony con espressione accigliata. "Pensavo che venirmi a prendere fosse da mammolette."
Solo allora Thomas si decide a rivolgergli un sorriso. Con una mano sulla sua spalla esibisce lo sguardo più finto del suo repertorio e lo degna di risposta. "Non essere tragico. Avevo da fare, ma oggi ho trovato un po' di tempo per te. Non sei contento?" Anthony inarca un sopracciglio con aria confusa e, conoscendo suo zio forse più di quanto lui stesso creda, si prende qualche istante per guardarsi attorno circospetto. Chi merita più attenzioni di lui? Quale mai potrebbe essere oggetto d'interesse di un uomo adulto e ben piazzato come suo zio? Se lo domanda e quel quesito traspare dal suo volto senza difficoltà alcuna, tanto da far mutare il sorriso di Thomas in una seria espressione di rimprovero e incentivarlo a dare una spinta al marmocchio in direzione della macchina poco lontana. "Sali, andiamo." lo intima incamminandosi assieme a lui.
Aggira il muso dell'auto, infila la mano nella maniglia della portiera sul lato del guidatore e poi, finalmente, eccola lì: la lunga chioma rossa fa capolino nella folla di adolescenti. Emily scende i gradini all'ingresso camminando all'indietro, presa da un'energica conversazione con una sua coetanea, mentre raccoglie i capelli in una coda di cavallo con l'ausilio di uno splendido fiocco bianco. È il ritratto del candore, con quel sorriso e le sue innocenti movenze, Thomas è incapace di staccarle gli occhi di dosso. Si sente pronto a proporle un passaggio, fermarla nella sua camminata giornaliera verso casa per convincerla ad occupare il sedile del passeggero sul retro della macchina. Non sarebbe stata la prima volta; a insaputa del protettivo detective, Emily non aveva visto niente di inopportuno in un amichevole strappo fino a casa. E Thomas è certo che si fosse a malapena accorta persino delle occhiate che le lanciava dallo specchietto retrovisore. Può pregustare l'immagine della sua delicata e sottile figura sui larghi sedili dell'auto ancor prima di avvicinarsi a lei, ma è allora che Williams nota un nuovo dettaglio esaminando il percorso che avrebbe dovuto fare per raggiungerla. A seguito delle due ragazzine, uno sbirro in divisa e con la pistola in bella vista sul fianco rappresenta un ostacolo da non sottovalutare. Sebbene tale visione accartocci la sua espressione in una smorfia iraconda, è in un secondo momento che riesce a provocargli un sorriso.
L'ego di Thomas lo porta all'unica conclusione che ritiene plausibile: Woodroof lo teme. E, adesso che lo sa, adesso che odora il profumo della sfida, gli darà senza dubbio un buon motivo per temerlo.
9 settembre 2021
Ore 10 di sera
Le mani di lattice del killer sfogliano le pagine del diario con cura, accarezzando ogni solco d'inchiostro che vi è stato tracciato. È tra gli ultimi fogli che trova il motivo della sua agitazione. Un sospiro deluso sgonfia il petto dell'uomo, intento a leggere il racconto di un rapporto sessuale che Jane dipinge come non consenziente, come violento e umiliante. Al killer ribolle il sangue nelle vene, ma l'unico pensiero che sfiora la sua mente è rivolto a Jane e a quanto stesse dimostrando in quelle pagine di essere una terribile bugiarda.
"Ho pensato che se avessi finto che mi piacesse, mi sarei autoconvinta. Ma non è andata così." mormora l'uomo ridendo sotto i baffi, incredulo dinanzi a ciò che sta leggendo. "Mi ha spinta contro il muro. Era troppo pesante, non avrei avuto modo di scappare. Povera, piccola, indifesa Jane." con un ringhio sommesso, il killer solleva il mento e lancia un'occhiata alla sua sinistra. Le orbite vuote della sua ultima vittima lo fissano con giudizio, eppure quel che sente lui è approvazione e divertimento. "Lo penso anch'io." risponde alla voce del cadavere che giace sul letto. "L'è piaciuto. Non è mai stata brava a mentire, nemmeno a sé stessa, nemmeno su un maledetto diario. Quella sgualdrina era più malata di me, si eccitava con strani feticci, cose che tu faticheresti a immaginare, credimi."
Con l'ennesimo sospiro, il pittore si solleva dalla sedia per avvicinarsi alla donna sulla plastica del materasso. La guarda con orgoglio, osserva la sua opera con un sorriso intenerito, quasi infantile, paragonabile a quello di un bambino che si gode la visione del suo castello di sabbia. Per il pittore quest'opera è ben diversa. L'ex moretta non era tra i nomi della sua lista di vittime, ma piuttosto un plus, un regalo offertogli direttamente dal detective Woodroof. Il killer, con il suo immenso talento, era riuscito a trasformare l'insignificante donna in un simbolo, tant'è che non vi era stato rimosso il sangue, né usato dunque per dipingere l'ennesima tela, così come i vestiti erano rimasti al loro posto e intonsi. I capelli, però, di un colore imperdonabile; quelli erano stati rasati con attenzione.
La mano sulle pagine del diario fucsia strappa via anche l'ultima prova. Il pittore è consapevole che il suo nome compaia più volte nelle vicende passate di Jane, ma non oserebbe lasciare il suo caro amico detective senza il benché minimo indizio per catturarlo. "Mi troverai." afferma in un sussurro. "E te ne pentirai."
11 settembre 2021
Ore 11 di mattina
Per Emily e il professor McGregor la lezione di biologia è trascorsa con più fatica del solito. Gli sguardi di sfida della ragazza hanno stuzzicato il sistema nervoso di Josh più volte durante l'ora di spiegazione, tanto da costringerlo a interrompersi per ritrovare il filo del discorso almeno in un paio di momenti. Josh, al contrario, ha lanciato lei occhiate di rimprovero come suo solito, fino a quando non le ha sottratto il foglio scarabocchiato che teneva sottomano approfittando della sua solita comminata tra le file di banchi. A differenza di ciò che si aspettava Emily, però, non ha accartocciato la sua opera per buttarla nel cestino, ma l'ha ben custodita infilandola tra cattedra e libro, nascondendone il contenuto agli alunni ai primi posti. È stato a fine lezione che ha espresso il desiderio di rimanere solo in classe con Emily per fare quattro chiacchiere.
Così, allo scoccare delle undici, accompagnati dal suono della campanella, i compagni della scontrosa e taciturna Woodroof hanno abbandonato l'aula in un chiacchiericcio generale. L'agente Rogers, seppur con aria titubante, accetta di buon grado la richiesta del professore rimanendo all'ingresso e lasciando Emily senza supporto alcuno.
Seccata da quella ridicola situazione, lei non si alza dal suo banco e costringe McGregor a portare il suo stesso disegno da lei.
"Puoi spiegarmelo?" domanda Josh depositando il foglio sotto gli occhi di Emily. Infila le mani nelle tasche, si appoggia al banco di fronte al suo e attende pazientemente una risposta.
"Non si capisce cos'è?" chiede di rimando, quasi offesa dalla richiesta del professore, ma avendo come replica solo uno sguardo fisso, decide di dar lui qualche indizio. "Una delle vittime del pittore."
La risposta non coglie di sorpresa l'uomo, tutt'altro, sembra fosse preparato. La teoria di Josh è piuttosto evidente ancor prima che venga esposta e la domanda che segue ne dà conferma. "Quanto sai su questo pittore?"
"Abbastanza." Una debole pausa intercorre tra i due, mentre gli occhi di Emily incontrano finalmente quelli di lui con sfrontatezza.
"E quanto ti dice tuo padre su di lui?"
Inspira aria nei polmoni, l'ossigeno si fa strada nelle narici con violenza, dandole il dovuto tempo per ammettere la sua colpevolezza. "Non abbastanza."
McGregor si limita ad annuire, mentre le labbra si assottigliano in una linea dura e due fossette scavano le guance agli angoli della bocca. Quella conversazione comincia a prender la piega di un interrogatorio e se ne rendono conto entrambi, ma ciò che non è chiaro è chi dei due sia il sospettato, sebbene le domande siano rivolte in una sola direzione. "Chi è?" è allora che le iridi di pel di carota si accendono di una fugace scintilla. "Jane Baldwin." confessa sollevando con orgoglio il proprio mento.
"Crocifissa?"
"Così l'hanno trovata."
"E te l'ha detto lui?"
"No." replica secca, senza mai interrompere il contatto visivo. "Ho visto le foto."
Per McGregor è sufficiente, non sembra volerne sapere di più, gli è chiaro ormai cosa stia accadendo e, quando si mette allo stesso livello di Emily prendendo posto su una delle sedie in legno, il tono che viene usato dichiara la conclusione dell'interrogatorio. Ma la Woodroof non sembra della stessa intenzione. Le braccia incrociate al petto e le palpebre socchiuse a due fessure sono segnale di una diffidenza che Josh può percepire senza ricorrere al suo sesto senso. Qualcosa si è rotto tra i due, qualcosa è andato storto l'anno scorso, verso la fine del semestre. Ed è proprio questo che il professore sta cercando di comprendere.
"Saresti un'ottima erede, una detective formidabile proprio come tuo padre... anche migliore, lo so per certo. Ma comincio a credere che il contributo che daresti alla comunità non valga la tua salute. Sei cambiata molto quest'estate e avevi dato dimostrazione dei primi segnali già lo scorso semestre, sei diventata violenta, scontrosa, ti sei chiusa a riccio, hai smesso di fare domande o anche solo interessarti a materie che non riguardino la criminologia. E lo accetterei, se non ti vedessi così spenta e diffidente, se ti vedessi sorridere più spesso. Ma tutto questo ha avuto inizio quando hai cominciato a disegnare i cadaveri ritrovati da tuo padre. Metti il naso in faccende pericolose, che ti vengono nascoste per un valido motivo e da cui il detective ti protegge saggiamente. Non ti dirò di smettere, non lo faresti. Ma vorrei capire il perché. C'è un fine o è puro interesse?"
Emily assiste al paterno monologo di McGregor incapace di mostrare la sua faccia da poker. È fin troppo emotiva per mascherare i suoi pensieri ed è sicura che lui riesca a leggerli uno ad uno guardandola negli occhi così a lungo. Ma non per questo cede, non per questo abbassa lo sguardo.
"Ho sempre un fine."
"Non penserai di catturarlo, vero?" la domanda, così immediata, rappresenta un pugno in pieno stomaco per Emily, atteso ma doloroso. Non sono le parole scelte o l'intuizione del professore a colpire la ragazza, ma il modo in cui quel quesito le viene posto, con incredulità, come se fosse qualcosa di impossibile. E lui, naturalmente, se ne accorge. "Gli andresti in contro. Sarebbe incosciente." la rimprovera corrugando la fronte con indignazione.
"Sarebbe astuto." rimbalza lei. "Sono l'esca perfetta, ma non posso fare da esca se non ho un pescatore pronto a tirarmi fuori dall'acqua. E mio padre si rifiuta."
"Faresti lo stesso al suo posto."
"Sta perdendo la sua credibilità per colpa di una singola persona. E intanto la gente muore e lui si dà la colpa di tutto. Io sono stanca di vederlo così, non se lo merita; il dipartimento gli rema contro e più tempo passa più la pressione si fa sentire. E ora che il pittore mi ha minacciata, ha perso totalmente il senso dell'orientamento."
Josh lo aveva percepito: il bodyguard, l'espressione frustrata che esibiva Emily ogni volta che ricorda di averne uno, il modo scontroso in cui ha cominciato a rispondere persino a lui. Avevano un buon rapporto prima delle vacanze estive. E sebbene la presa stesse cominciando ad allentarsi, Josh è certo che ci sia ancora la stessa stima e lo stesso affetto che li aveva caratterizzati fin dal suo trasferimento nella scuola. "Non farai da esca." risponde perentorio nei suoi confronti, come se la sua richiesta potesse realmente fermarla. Si alza dalla sedia, la rimette sotto il banco e si dirige alla cattedra, intenzionato a sistemare i suoi libri all'interno della borsa a tracolla. "È folle." mormora tra sé e sé, Emily nemmeno riesce a sentirlo nonostante il silenzio regni sovrano, ma poi qualcosa cambia, il tono si fa più alto o almeno forte a sufficienza da consentirle di sentire bene quelle parole. Ed è allora che sgancia la bomba.
"Potrei aiutarti. Ho accettato questo lavoro in via temporanea l'anno scorso, ma i miei studi in biologia erano direzionati verso le scienze forensi. Devo ammettere che comincio a sentirmi arrugginito e una rispolveratina mi farebbe bene."
La Woodroof lo guarda incredula, schiude la bocca per la sorpresa rimanendo a fissarlo come un pesce lesso. Gli occhi della ragazza vengono attraversati da un lampo di coscienza e realizzazione. Al professor McGregor sta a cuore il suo benessere tanto da offrirsi per una missione suicida con tale facilità.
Le braccia di Emily sciolgono la presa cadendo lungo i fianchi, la schiena si drizza colpita da un brivido freddo lungo la spina dorsale e finalmente le labbra si stendono in un sorriso. Josh non ne vedeva uno così sincero da mesi.
"Ma studieremo il caso insieme e niente di più. Se questo ti terrà occupata dal fare stupidaggini e darti in pasto a un serial killer, allora conta su di me. Ma rischio il posto. Non dovrai dirlo a nessuno."
Emily ne è più che consapevole. Fa cenno di chiudere la bocca e buttare la chiave, per poi trovare l'energia necessaria per alzarsi dal posto, fare lo zaino e prepararsi ad uscire dall'aula. "Quando cominciamo?" domanda una volta raggiunta la cattedra. Josh sembra felice di vederla così coinvolta e allegra, ma al tempo stesso ingoia un boccone amaro nel sapere che tali sentimenti siano provocati da una pazzia di quella portata. Sul suo viso si legge tutto questo e anche di più, eppure Emily non se ne cura, non si pone domande, non esita a comprometterlo nella ricerca.
"Non così in fretta." la interrompe, paralizzandola sul posto in attesa di chiarimenti. "Se il tuo rendimento scolastico non subirà miglioramenti, mi tirerò fuori dall'accordo e alla prima insufficienza, salterà tutto. Fino ad allora approfitteremo dell'orario scolastico e del corso di pittura. Almeno fino a quando le acque con tuo padre non si calmeranno." risponde il professore avvicinandosi alla porta e abbassando la voce per non farsi sentire all'esterno. Indica proprio in quella direzione, nella speranza che il caos dei corridoi non consenta di comprendere l'inappropriato e illegale accordo che sta stringendo con la sua alunna. "Ma dovrai convincere il gorilla là fuori a lasciarci soli più spesso."
Emily risponde senza esitazioni "Sarà fatto." firmando la folle condanna, incurante di ogni clausola da lui inserita.
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