𝐗𝐋𝐕𝐈𝐈𝐈

14 ottobre 2021

Le palpebre si schiudono, rivelando gli occhi verdi di Emily. Non si è ancora abituata. Ogni volta che si sveglia pensa d'essere a casa sua, sul suo letto. Quando non riconosce ciò che la circonda, la crisi di panico non manca mai d'arrivare. E puntualmente, come in un incubo, la figura amorevole di John viene sostituita da Matthew.

A turbarla, però, non è la sua presenza quanto la gentilezza e la luce nei suoi occhi. Ad ogni risveglio turbolento, lui non osa avvicinarsi troppo, non invade mai i suoi spazi. Il che la confonde a dir poco. Quel rapimento è così diverso da come lo immaginava, le sembra più d'esser finita nella malata fantasia di qualcuno, nella menzogna di un serial killer che cerca vanamente di convincere sé stesso che quella sia stata una buona azione.

Dallas. Così ha detto di chiamarsi. Non ha sopportato di indossare quel nome un giorno in più. È preoccupante che ora Emily sappia la sua vera identità... sempre che lo sia davvero. Che voglia dire che morirà lì? Pel di carota non fatica a crederci.

Ho scelto il nome Josh per diversi motivi. So che sei una tipetta molto curiosa, immagino tu voglia sapere. Dico bene? Lo ha persino domandato, come se Emily potesse dire di no. Così, appena ricevuta la conferma, Dallas ha dato la sua spiegazione indicando l'amico e partner in crime, Matthew Winston.

Vedi... il mio amico soffre le pene dell'amore. È un tale romanticone! Io gliel'ho detto di star attento, ma non mi ha dato retta e ora si ritrova a sognarsela ogni dannata notte. Josh McGregor è davvero un uomo di San Francisco, come ti ho detto, morto anni fa. Ma il destino ha voluto che Josh fosse anche il nome di colui che la sua amata ha scelto al suo posto. E come avrei potuto rifiutare dal farmi chiamare come il motivo del suo tormento? È stato divertente, finché è durato. Be', non per lui, di certo.

Matthew non ha detto una parola, si è limitato a guardarlo in cagnesco e a chiedersi perché diamine lo stesse ancora aiutando. Sono anni che Dallas ha oltrepassato il limite. Matt è così vicino all'abbandonarlo una volta per tutte e, forse proprio per questo motivo, Dallas gli sta rendendo la vita impossibile. Non gli è sfuggito l'astio nei suoi confronti. Non è uno sprovveduto.

Oggi la stanza di Emily è vuota. Le luci dell'alba filtrano attraverso le tende bianche e sottili. Le accarezzano le gambe nude e parte della camicia da notte a fiorellini che Dallas le aveva consegnato per dormire. Pel di carota si mette a sedere, stropicciandosi gli occhi e spostando i capelli ramati su una spalla. La videocamera nell'angolo la punta come l'occhio del Grande Fratello. Un lamento le sfugge tra le labbra con espressione di disgusto.

"Ti ho mai detto perché scelgo le rosse?"

Il caos irrompe all'improvviso. Appare frastornante a una mente appena sveglia. La voce di Dallas raggiunge l'orecchio di Emily ancor prima che la sua figura raggiunga l'occhio. Il riccio entra in camera spalancando la porta, come se la ragazza non avesse mai tentato la fuga dal giorno del suo rapimento fino a oggi. Matthew lo segue con le mani nelle tasche e passo svogliato. Dallas è di tutt'altro umore, energico, allegro, porta con sé un pacco regalo incartato di blu e nastro nero, con un bel fiocco sulla facciata superiore.

"Ci risiamo." Borbotta Matt prendendo posto in fondo alla stanza, appoggiandosi al muro con le spalle ed evitando lo sguardo di entrambi i presenti. Ha addosso una camicia bianca, fuori dalla morsa dei pantaloni neri. Dallas invece è vestito con jeans blu scuro e maglia dei Led Zeppelin. Emily si mette sull'angolo più lontano del letto, una sorta di zona sicura, lanciando occhiate interessate alla porta aperta e al regalo che l'ex professore ha depositato sulla scrivania. "Cazzo, almeno non ammorbarla con le tue stronzate." Conclude il moro, attirando l'attenzione del riccio che non perde l'occasione di prenderlo in giro. "Non dicevi tutte queste parolacce, prima. Comincio ad avere una cattiva influenza su di te."

Detto ciò, Dallas si avvicina a Emily con la sedia in mano: divarica le gambe e ci si accomoda, posizionando lo schienale davanti a sé per appoggiarci le braccia.

"Mia madre era rossa. Lei è... morta." Afferma dubbioso. Solo un paio di secondi e riprende a parlare con il volto più espressivo che gli abbia mai visto addosso. "Sì, avevo davanti il suo cadavere. È stato un omicidio. Quel pezzo di merda le è salito addosso e l'ha pugnalata. Trentadue volte. Ricordo di aver visto gli schizzi sulla parete e aver immaginato un'enorme tela bianca."

Emily non crede a una delle sue parole, ma confessa d'esser impressionata dalle sue doti d'attore. È promettente, ha sbagliato carriera. Insomma, sembra davvero essersi immedesimato, soffrirne la memoria e riportare alla mente ricordi reali. "Mi dispiace." È ciò che riesce a dire Emily, dandogli corda. Anche lei, niente male. Nemmeno aggiunge parole, ulteriori prove della sua empatia. Il troppo stroppia, no?

Dallas solleva lo sguardo, fino ad ora perso tra le lenzuola stropicciate. Chissà se c'ha visto una tela anche lì, s'è chiesta Emily mentre gli occhi del killer l'hanno puntata con un velo di tristezza. E se fosse la verità? Se non avesse mentito sta volta?

"Mi commuove, sai?" dice lui, con occhi lucidi. Emily è a tanto così dal crederci. Eppure, dà prova della sua crudele natura nei secondi che seguono, mutando espressione in un sorriso. "Sei proprio come me: una sporca bugiarda. Significa che ho occhio. Ah, tu sei diversa dalle altre, la tua testolina funziona meglio... oppone resistenza. A quest'ora dovresti aver già ceduto. Forse è colpa di Matt. Ti dà troppo affetto. Credo gli ricordi il Paradise."

E non ha torto. Se solo i due sapessero cosa passa per la testa di Matthew, capirebbero che tra un pensiero e l'altro essa è annebbiata dei ricordi di Vasilisa. Il suo capo se n'è andato a Tokyo, sacrificando la sua libertà e la sua meritata vita assieme alla figlia, abbandonando le sue uniche gioie e lanciandosi nella bocca del leone. Lontana dal Paradise e dalla sua famiglia. Lontana da lui. Ha ancora l'amaro in bocca, Matthew. E Dallas non ha fatto altro che peggiorare il suo umore costringendolo a nominare Josh ogni qualvolta dovesse rivolgergli parola. Josh... Josh è un privilegiato a poter svegliarsi a pochi metri da Vasilisa e accertarsi della sua incolumità. Venderebbe l'anima al diavolo per poterlo fare, invece gli toccano i sensi di colpa e l'ansia di perderla per sempre e scoprirlo dopo anni.

"Cos'è il Paradise?" domanda Emily, attirando gli occhi di Matthew. Ma Dallas ha altre priorità e nemmeno la considera.
"Sai che giorno è domani?"
"Quindici ottobre." Risponde lei, prontamente.
"Hai contato. Brava. L'ho detto che sei in gamba." Annuisce lui, sorpreso dalla sua furbizia. "Ho un regalo per te."

E finalmente giunge il momento. Non appena Dallas fa per prendere il regalo e consegnarlo a Emily, il moro scuote la testa e decide di allontanarsi dalla stanza. Ma il pittore non è affatto d'accordo con quella sua scelta; lo rimprovera, gli punta un dito contro e gli dice "Non farlo!". Ne avevano già parlato. Matthew aveva espresso il desiderio di non trovarsi lì, ma poi chissà come mai, al primo avvertimento di Dallas, ha desistito dal seguire il suo piano.
Per Emily non è un indizio promettente sul contenuto di quella scatola, solo che non ha molta scelta. Si avvicina al pacco, lo afferra e lo deposita al centro del materasso, fingendo un sorriso per quel che le è concesso. Dallas sorride... forse è una reazione che si aspetta anche da lei.

Indice e pollice pinzano l'estremità del fiocco nero, lo sciolgono e il nastro cade giù come un castello di carte. Si accinge dunque a scartare il regalo e, solo infine, ad aprire la scatola. Ancor prima di farlo, il sorriso abbandona il volto di Pel di carota. Il tanfo che emana è di pessimo auspicio. Ma si fa forza e tenendo gli angoli delle due alette di cartone, Emily scoperchia a sufficienza da vedere occhi e tempia di una giovane donna. Nella scatola c'è la testa di una delle sue vittime.

"Quello è il biglietto della tua libertà." Si intromette la voce di Dallas. Emily lo vede a malapena allungare il collo e indicare il contenuto della scatola. Le lacrime e la nausea annebbiano la vista della ragazza. "Eccocosa faremo: ricordi quando per alcuni giorni ho prelevato una gran quantità disangue dal tuo braccio esilino? Immagino sia difficile da dimenticare. Aproposito, scusa; brutta dormita." Tiene a specificarlo con tono teatrale, ormai un classico di Dallas a cui Emily è più che abituata da giorni. "So che ci puoi arrivare. Non piangere, su, per favore, concentrati. Cosa credi che ci abbia fatto?"

Ma è troppo tardi per chiederle di rigettare indietro le lacrime. Scorrono sul suo viso rigandole le pallide guance. Può sentire l'ultimo pasto salire lungo l'esofago e tentare d'uscire. Emily riflette, prima che Dallas si sporga un altro po' mettendola a disagio. Gli occhi spiritati e divertiti alla Joker la inquietano a dir poco. Pensa e ripensa. Ma la risposta era già nella sua mente da un po' di tempo, così non impiega troppo a ripescarla. "Un quadro." Afferma tenendo con una mano davanti alla bocca un conato.
"Bingo! È stato già consegnato a casa del tuo papino. E quando decreteranno il tuo decesso, visto che è risaputo io dipinga col sangue delle vittime solo una volta morte, allora sarai libera. Lei ti cederà il nome, potrai tornare alla vita di tutti i giorni. Ma dovrai farlo in un luogo in cui so per certo che non opporresti resistenza."
Pur non conoscendo cosa sia quel luogo, Emily fa il suo secondo azzardo della giornata, avanzando una risposta con tono dubbioso. "Il Paradise?"
Dallas è di nuovo sorpreso. "Hai proprio una bella testolina!" così dicendo, torna ad alzarsi. La lascia lì in compagnia del souvenir e rimette la sedia al suo posto. Ma Emily non ha ancora finito. Se c'è una cosa che ha capito in questi giorni è che, paradossalmente, mentre è assieme a quei due è più al sicuro e sempre più vicina alla verità, ai motivi che li spingono a fare ciò che fanno.

"Non ci crederà." Afferma, dunque, fermando l'uscita di scena dei due rapitori. Ed è vero, può bersela chiunque quella storia... ma suo padre. L'hanno conosciuto, no? Pensano davvero di poterlo fermare?
"No, certo. Non vorrà crederci." Conferma Dallas, calmando i suoi dubbi poco dopo e alimentandone subito di nuovi. Emily non riesce più a star dietro ai suoi ragionamenti da sociopatico. "E non voglio che lo faccia, ma c'è troppo in gioco e voglio vedere fino a dove si spingerà."
"Che significa?" domanda lei, con la fronte aggrottata. Quasi lo chiede più a Matthew, si rivolge a lui, costringendolo a schivare il suo sguardo. È Dallas, infatti, a riprendere parola.

"Ti ho mai raccontato del mio amico Kyle?" Emily tace, ma d'altronde era una domanda retorica. "No? Oh sarò breve, ma devi saperlo. Ecco, avevo questo amico, tempo fa, era un uomo di grandi valori come tuo padre, un detective... tra l'altro anche lui del Texas. Non trovi che sia una magnifica coincidenza? Dunque... c'era quasi, mi aveva praticamente beccato, ero lì, mi aveva nel sacco. Colpa di una mezza stronzata col governo."
"Hai ucciso la figlia di un pezzo grosso." Lo interrompe il moro dietro di lui. "Non mi pare una stronzata. Hai messo in pericolo tutti."
"Oh sì, ho messo in pericolo il capo. Dannazione, quella povera donna... l'avevi avvertita, sapeva che avrei causato problemi. Ad ogni modo." Prosegue, affatto dispiaciuto. "Kyle era lì, a un passo da me. Ma quando finalmente poteva catturarmi, ha cominciato a succedergli di tutto. Solo quando ha perso qualunque cosa, persino la sua identità, e ha cominciato a scavare nella fossa dei maiali, ha capito di doversi arrendere. Prima aveva il suo distintivo, un dannato guinzaglio; poi ha perso quello ed è diventato il ricercato. L'unico modo per fermarmi era uccidermi. E il nostro caro Kyle, come puoi vedere, non ce l'ha fatta... credo che ora non esiterebbe, ma mi chiedo se tuo padre sia in disposto a tanto. Ed ecco che entri in gioco tu, sei stata un segno del destino, con Kyle non ho mai avuto questa fortuna, lui era solo come un verme. Dunque, tu servi a due fini: il primo è business, fai parte di un piano più grande perché sei sprecata lì a Sherstone, sei degna di una vita piena; il secondo è personale, oltre il mio inguaribile affetto nei tuoi confronti, ne provo anche per tuo padre e mi preme scoprire quanto un uomo retto e idealista come lui sia disposto a sacrificare di sé stesso."

E se Emily era certa di aver a che fare con un sociopatico, ora è chiaro che sia peggio di quanto credesse. Tutto ha più senso, sfuggono ancora parecchi elementi, ma ciò che si delinea dinanzi ai suoi occhi è il quadro di un mostro privo di senno, uno scienziato pazzo, pronto a tutto per scoprire le sorti del suo esperimento.

"Lo fai per curiosità. Tu sei un folle." Mormora lei, incredula.
"Che ci posso fare? Amo la scienza!"

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