𝐗𝐋𝐕

10 dicembre 2021

Il suono della penna che scivola sul foglio è ambiguo. Se da un lato rilassa i nervi, dall'altro agita Chris e non poco. Non pensava fosse possibile sentirsi tanto in contraddizione con i propri sentimenti, non in merito a qualcosa di così piccolo e inutile come una penna.

"Cosa scrive?" ha la sfacciataggine di chiederlo. Si guadagna un'occhiata in perfetto equilibrio tra stupore e fastidio. Non l'ha presa benissimo. "È che sembra una psicologa così. Insomma, non dico di non farlo ma mi incuriosisce."

In tutta risposta, l'agente cambia discorso. Il massimo che gli consente è un'occhiataccia di rimprovero. "Dunque non sa come abbia fatto a contattarlo, ma sa che l'agente Snyder ha prima detto no e poi ha accettato. Si spieghi meglio."

Chris annuisce debolmente, un po' distratto e persino affamato. Lo stomaco comincia a borbottare proprio in quel momento. Le domande che gli pone sembrano così inutili, così superflue e trascurabili. Si fa forza, cerca le parole adatte e risponde controvoglia.

"Be', il no era piuttosto chiaro dal modo in cui ci ignorava, ma per fugare ogni dubbio ci è arrivata anche la lettera per mano di un intermediario. Il sì è arrivato con l'intermediario in persona. Era uno dei dipendenti del Paradise. Ci ha portato una scatola etichettata killer di Detroit."

Informazioni, quelle, che sembrano oro colato. Rogers non sa esattamente cos'ha appena detto. Non ha idea di cosa significhi rivelare il coinvolgimento dello staff del Paradise, sebbene vagamente possa intuirlo. Ma le conseguenze sono ben più grandi di quanto crede.

"Il nome?" la rossa non si lascia sfuggire occasione più ghiotta di quella. Ma c'è un motivo se Chris sa così poco.
"Non lo conosco."

È onesto, seppur all'agente non sembri. La donna rimane a fissarlo per qualche secondo, in cerca di verità che nemmeno il poligrafo riesce a captare. La domanda giusta – quella che lei ritiene rilevante – giunge di lì a poco, con tono saccente e infastidito. "Lei sa che tipo di locale sia il Paradise?"
La replica di Chris ha tono d'ovvietà, con un velo d'ironia. "Un nightclub."
"Non mi prenda in giro." Risponde severa.

Il poliziotto sospira, ci pensa, scrolla le spalle e finalmente dà un segno d'esser davvero intenzionato ad aiutare, rispondendo così come l'agente dell'FBI desidera.

"Be', inizialmente lo sembrava. Ma so dove vuole arrivare e sì, ora so cos'è."
"Lo dica." Insiste dunque lei.
"Un..." Si blocca. Accenna una piccola smorfia, labbra e naso si muovono appena, mentre riflette su quale sia la combinazione di parole più adatta a descrivere quel luogo. "È la sede della Molniya, famiglia dell'organizzazione criminale russa Kirova. La famiglia è stata fondata da Vasilisa Yoshima e a oggi è guidata da Francesco Sabatini." Pensa all'ironia di quei nomi, al fatto che la prima sia d'origini giapponesi, il secondo d'origini italiane. È proprio la prima domanda che si fece quando scavò più a fondo in quella fogna criminale: come può un'organizzazione russa ospitare tante etnie? Perde di credibilità, no? Ma sebbene inizialmente abbia creduto di non sapere nulla a riguardo e di aver solo da imparare e accettare quella strana divisione dei ruoli, col tempo capì di non aver avuto tutti i torti nel farsi certe domande. Non era l'unico, d'altronde. Nemmeno a John e Arthur quadrava la cosa. Ciononostante, hanno imparato che nel mondo dell'illegalità c'è di bizzarro e insolito più di quanto pensassero. "Multietnica, molto inclusiva, non trova anche lei?" chiede infine con una battuta, sorridendo al ricordo di quella scoperta. Ma la donna non sembra prenderla bene. Strano, è stata così simpatica per tutto l'interrogatorio!

"Non mi sembra il caso di far battute su un'organizzazione criminale che, tra le altre cose, conta anche infanticidi."

E non le si può nemmeno dar torto, è impossibile contestare quel rimprovero. Chris si sente un verme. China la testa in avanti, aggrotta la fronte e rimedia con un mormorato "Chiedo scusa.".

"Il detective ha stipulato qualche patto con loro?" prosegue lei, ignorando il senso di colpa che sembra affliggerlo per qualche istante. Chris risponde tempestivo a ogni quesito.
"Non che io sappia."
"Può descrivermi l'intermediario?"
"Lo ha incontrato solo Woodroof."
"E Snyder?"
"Di lui ci sono le foto."
L'agente sospira, sempre più spazientita, specificando meglio la domanda che, a quanto pare, Chris non ha ben compreso. "L'ha incontrato?"
"Oh no, Snyder non si è mai palesato."
"Come può dire allora che fosse vivo."

Come? Non ne ha idea. L'unica ragione che ha di crederlo è quella che esibisce anche a lei con una risposta chiara e decisa. "Non posso, ma lo credo fortemente. John sembrava convinto e se lui ci crede, ci credo anche io."

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