𝐗𝐋𝐈𝐕
9 ottobre 2021
"Kyle Snyder?" ripete al telefono la centralinista del New York Police Department. "Non c'è nessun Kyle Snyder nel registro e non mi sembra di averlo mai sentito nominare. Ma sa... è un dipartimento molto grande, presumo sia normale."
Woodroof aveva chiesto informazioni sull'unico nome rimasto a sua disposizione, l'unico a cui appoggiarsi in cerca di una pista reale, che riguardasse gli omicidi. Eppure, sembra quasi che chiunque abbia avuto a che fare con il Pittore – o il presunto Pittore – sia sparito, sia dalle carte che dalla faccia della terra. È frustrante avere a che fare con quel genere di casi, soprattutto se si corre sempre sullo stesso posto da anni.
Il detective non demorde, dà qualche informazione in più con la speranza d'esser ripagato. "Ha lavorato sul caso del killer di Detroit, assieme al detective Green. Non c'è nessuno a cui possa chiedere informazioni? Ne è sicura?"
La donna alla cornetta sembra davvero dispiaciuta. Tenta di fare il possibile, consapevole che il possibile potrebbe non esser sufficiente. Poi l'illuminazione. Incerta, ma è comunque un inizio. "Se rimane in linea provo a contattarle il capitano Hammer, ai tempi mi sembra fosse nella squadra. Ma non posso prometterle di riuscirci."
Woodroof le sarebbe grato. "Sì!" afferma all'istante. "Ci provi, la prego."
Di minuti ne trascorrono parecchi. La cornetta del telefono rimane incollata alla scrivania per molto tempo, prima che la voce femminile torni a riempire la stanza. John si affretta a togliere il vivavoce, sebbene sia nel suo improvvisato ufficio da solo. "Sono il capitano Hammer, dell'NYPD. Mi dica."
Non si aspettava una donna, ma in fondo perché no? Il detective salta sulla sedia, si mette composto e comincia a spiegare la situazione.
"Detective John Woodroof, del dipartimento di Sherstone. Avrei bisogno di un contatto e sono fiducioso che lei possa aiutarmi. Starei cercando il detective Kyle Snyder. So che ha lavorato nel suo team quando vi siete occupati del killer di Detroit."
Segue un silenzio glaciale. John può sentire il respiro della donna, ma nemmeno una parola. Pagherebbe per vederla di persona, per osservare la sua reazione a quel nome e a quella richiesta. "Kyle Snyder? Sul serio?" è tutto ciò che dice, almeno per un po'. John inarca le sopracciglia, in attesa, mentre essa comincia a far pressione sul suo petto schiacciandolo e dandogli tormento. "Be', mi spiace davvero darle questa notizia, ma è morto l'anno scorso."
Cazzo! Impreca nella sua mente, distruggendo ogni parete interna ma non dando cenno di espressività sul viso, neanche dovesse nascondersi da gente che lo guarda e lo giudica.
E adesso chi rimane? Solo i membri di quel team? Il capitano? Sa bene quanto diversi siano i ruoli e come la conoscenza di uno degli investigatori, tra Green e Snyder, possa far la differenza. Non sarebbe stato lo stesso, questo è certo. Eppure, la fortuna non sembra assisterlo. O forse sì?
"Perché lo cerca?"
La voce del capitano si fa appena più bassa del solito. Sembrerebbe che anche il vociare si stia riducendo attorno al telefono. Non sa perché glielo chieda, ma John sente di aver contattato la persona giusta. "Sono sulle tracce di quello che ho ragione di credere sia il killer di Detroit. È una questione piuttosto urgente, come può immaginare. Non mi aspettavo di certo che fossero morti entrambi gli investigatori." Poi fa il suo azzardo, un tentativo che si augura vada a buon fine. "Può aiutarmi lei, forse?"
"No." La risposta rapida, forte e perentoria della donna. Ha paura? Diamine, dovrebbe averne anche lui? No, non è un lusso che può concedersi, special modo se consapevole di quanta paura potrebbe avere sua figlia in questo momento. Il capitano riprende a parlare, moderando la voce. "No, io non mi occupavo granché dell'indagine, ai tempi."
Il silenzio che intercorre tra loro, a distanza di miglia, collegati da fili della corrente e un killer in comune, fa intendere a John quanto preziosa sia la presenza di quella donna dall'altro capo della cornetta. Una parola di troppo, avrebbe potuto decretare le sorti di quella chiamata. Così tace e attende. Attende fino a quando la voce non diventa un mormorio leggero.
"Senta." Esordisce lei, tendendo il filo pericoloso che sorregge la tensione. "Non dovrei riferirglielo dunque le darò un contatto, ma dovrà sbrigarsela da solo. Cerchi il Paradise Club, chieda di lui per conto di un certo Jeremiah. La avviso però... lo fa a suo rischio e pericolo, si accerti che ne valga la pena. Un loro favore costa parecchio. La polizia di New York lo sa bene."
"Chi è Jeremiah?" ri-azzarda una nuova domanda.
Ma non c'è verso. Il capitano conclude la chiamata con le ultime istruzioni, mentre John sta già cercando il club da lei menzionato, su Google. "È tutto ciò che posso dirle. Non faccia il mio nome e non dica come li ha trovati. Le auguro buona fortuna. Le servirà."
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