𝐗𝐈

8 settembre 2021
Lezione di biologia

Imbarazzante a dir poco. Sebbene Emily sia riuscita a convincere l'agente Rogers a lasciarla sola almeno in bagno e in classe durante le lezioni, sapere che al di fuori della porta ci fosse lui armato di pistola ed estremamente annoiato dal suo nuovo incarico la fa sentire a disagio. Tutti a scuola sanno che l'uomo in divisa che aspetta nel corridoio si trova lì per la figlia del detective. C'è chi ha osato osannare la situazione come se fosse stata "figa", ma la maggior parte degli studenti osserva il tutto con occhio di giudizio. Emily aveva sperato di passare il resto dei suoi giorni a interrogare persone e indagare sul caso del pittore assieme a suo padre, ma le conversazioni con Thomas e con Anthony erano state le ultime a cui avrebbe assistito. O almeno John ne sembra convinto.
Emily traccia sul foglio del quaderno i lineamenti dei Williams, abbozzando un disegno approssimativo dei due. Ripensa alle risposte che avevano dato, a quanto il sospetto si fosse direzionato sullo zio e non sull'ex fidanzato di Jane. A rifletterci bene, Emily non capisce come suo padre potrebbe aver pensato che mentisse: lei aveva incrociato Jane di vista al diner più e più volte e Thomas l'aveva a malapena guardata. Non sembrava esserci altro di quel "quasi inesistente" rapporto di cui parlava lo zio di Anthony. Ma a dire di John, lei avrebbe visto tutto con gli occhi di una bambina, interessata solo a mangiare ciambelle e infilare il naso nei casi d'omicidio. "Vuoi fare la detective? Bene. Sei sulla strada opposta." l'aveva rimproverata lui una volta in macchina. "Sei come i bambini a cui fanno i trucchi di magia: guardi dritto dove il mago vuole che guardi. Ci credo che poi ti sorprenda di tutto. E io amo questo lato di te, ti rende ancora la mia piccola pel di carota, mi fa sentire ancora tuo padre, ma non è così che ti vedono gli altri. Devi svegliarti. Ora più che mai."
"Sei paranoico per via della lettera." aveva risposto lei con le braccia incrociate al petto, guardando al di là del finestrino e sbuffando. Non il ritratto della maturità, di sicuro non un'immagine che tirasse acqua al suo mulino. Difatti John aveva sospirato, annuito ironico e ripreso fiato prima di replicare con tono umano, senza urlarle contro.
"Non sai leggere negli occhi degli uomini. Emily, tu non sai niente della sessualità."
"Non sono così piccola. Ho fatto le mie esperienze."
John aveva sbattuto le palpebre più volte, il cervello gli era andato per un istante in tilt ed Emily avrebbe potuto giurare di averlo visto trasalire con la coda dell'occhio. Sapeva che domanda stesse per fare ancor prima di sentirla. "Aspetta un secondo... sei ancora vergine, giusto?"
"Sì, cielo!" aveva sbottato lei esausta. "Ma non è che serva far sesso per sapere come avviene. O per leggere negli occhi degli uomini."
Lo scimmiottamento della ragazza nei confronti del padre era stato notevole, sembravano due gocce d'acqua. Eppure, a John non andava giù. Aveva respirato di nuovo, a pieni polmoni. Aveva analizzato la direzione in cui la discussione stava andando e aveva poi deciso di virare verso qualcosa di più costruttivo e utile. Ciò che stava per chiedere aveva dell'impossibile, ma era certo che la buona memoria di Emily l'avrebbe aiutata a contribuire nel tranquillizzarlo. "Ok." aveva bloccato la discussione così, aprendo un nuovo capitolo. "Ora voglio che tu sia totalmente onesta con me e mi racconti tutti gli incontri con Thomas Williams di cui hai ricordo. Contatto fisico, le sue espressioni, pretesti per stare solo con te, quanto spesso lo incontri, quanto ti cerca."
Pel di carota era con le spalle al muro. Osservava suo padre con gli occhi fuori dalle orbite, non per l'assurdità della richiesta, quanto per il fatto che forse il suo cervello cominciasse a fare due più due e, porca miseria, non voleva dargli ragione. "Non sono così tante." aveva risposto con voce rauca.
"Emily." l'aveva richiama all'ordine, incapace di nascondere una lieve risata amara. A John è sempre piaciuto avere ragione, ma in quel caso avrebbe preferito tutt'altra risposta. "Mi stai mentendo. Non puoi mentirmi, lo sai."
La ragazza aveva sollevato gli occhi al cielo. Stava facendo i capricci, se ne rendeva conto anche lei, non era così di solito, non sapeva cosa le stesse succedendo. Forse erano le ciambelle? O il fatto che con nessuno nella contea fosse riuscita a mantenere discorsi della stessa portata di quelli fatti con Thomas? Al liceo, con i suoi coetanei, le parole sembravano sprecate. Con quell'uomo però si era instaurata un'intesa a cui non era disposta a rinunciare di sua sponte. O forse era colpa della solitudine in cui si chiudeva sempre di più, l'isolamento forzato da cui solo lui riusciva realmente a tirarla fuori per qualche giorno a settimana. "Senti, io non voglio smettere di parlarci o evitarlo." aveva ammesso con calma, causando un principio d'infarto al padre che aveva stretto il volante e dilatato le narici. "È una bella compagnia. Quando vado al diner e lo trovo dietro il bancone stiamo a parlare per ore. E so che suona male, ma è un buon amico."
"Ha vent'anni più di te." aveva dibattuto, placido ancora per poco.
"Tu ne hai trenta in più, eppure le migliori conversazioni le ho con te."
"Non è la stessa cosa." aveva pronunciato lentamente quella frase, alzando il tono di voce in modo incontrollato, per poi rigettare dentro la rabbia schiarendosi la gola. "Non è normale che un uomo di trentacinque anni voglia passare del tempo assieme a te. Non te ne rendi conto? Dannazione, non sei stupida. Non ti sarai mica presa una cotta per lui?"
"No! Che schifo! Ha vent'anni più di me!" aveva poi ribadito lei, riprendendo le parole di John stesso. Sembrava davvero disgustata, suo padre le credeva, non contestava, ma continuava a non capire.
"Cos'è per te, allora? Un distributore di ciambelle?"
Emily aveva scrollato le spalle, annuito appena e mormorato la verità. "Qualcosa di simile, ma con una buona parlantina." John era stato colpito nell'orgoglio. Sentiva che la loro conversazione non avrebbe portato nell'effettivo a nulla di concreto. La scorta sarebbe stata dunque obbligatoria.

"Speravo stessi finalmente prendendo appunti. Me l'hai quasi fatta." è la voce del professor McGregor a interrompere la punta di inchiostro e bloccarla sulla carta bianca. Il ricordo del giorno prima si sbiadisce lasciando che sia il volto ricciuto dell'insegnante a riportarla alla realtà. L'uomo osserva i ritratti con particolare attenzione, sorpreso di vedere tanto realismo in un disegno così scarabocchiato. "Potresti disegnare qualche cellula, almeno. Mi faresti felice. Comincio a perdere le speranze con te."
"Le cellule ci sono. È che deve guardare da vicino."
Una risposta logica, ma impertinente nonostante gli occhioni dolci che gli rivolge. Il professore scuote la testa e irrigidisce la mascella, trattenendo a stento un sorriso. La battuta era carina, non lo avrebbe negato, però aveva un prezzo. "Vai alla lavagna."
"Cosa? Perché?"
"Perché mi sembri in vena di migliorarmi la giornata." così dicendo le passa il gessetto e, una volta preso tra indice e pollice, McGregor le fa cenno di alzarsi e camminare nella direzione indicata. Emily così fa, svogliata come pochi, attirando l'attenzione di tutta la classe. Anche chi era in procinto di appisolarsi solleva la testa per godersi la scena. "Dunque" riprende il professore. "Usiamo questo tuo dono. Disegna l'apparato di Golgi e spiegami com'è compartimentalizzato."
"Mi metterà il voto?"
"Oh sì! Impegnati."

Che faccia da stronzo, pensa tra sé e sé Emily, voltandosi con fare robotico verso la lavagna e sollevando gli occhi al cielo. Il disegno che riproduce è perfetto. Oltre ad avere una mano allenata, è stata baciata dal creatore con una memoria fotografica impressionante. Peccato non l'avesse anche per le parti scritte. Non ricorda nulla di ciò che aveva visto sulla pagina del libro, né si era sforzata a leggerlo. Attorno al disegno dell'organello vede solo scritte sfocate, non riesce a dare un ordine o una reale forma. Ecco perché si trova costretta a far ricorso alla sua ironia.

"Cos'è quello?"
"Questo?" domanda Emily indicando col gesso ciò che ha appena scritto. Si volta verso McGregor e risponde, seppur a modo suo. "Vede, qui arrivano gli ingredienti: la farina, il latte, le uova, eccetera. Poi abbiamo questo compartimento che è la cucina, dove gli ingredienti vengono sintetizzati e... sì, insomma, si mischiano tra loro." prosegue con una strana coreografia di mani, indicando poi i vacuoli di condensazione. "Questo è il bancone con le comande. La ciambella esce poi con il suo piattino e arriva a destinazione." conclude toccandosi la pancia.
McGregor è tra l'ammirazione e lo sconforto. Pel di carota non avrebbe potuto dire niente di più giusto e sbagliato al tempo stesso. L'uomo rimane fermo ad osservare il volto soddisfatto e colpevole della ragazza per almeno un minuto, sconvolto dalla metafora improvvisata magistralmente per evitare i nomi scientifici di cui palesemente non ha il benché minimo ricordo.

"Questa credo sia la prova madre di quanto tu sia impertinente e furba." ma non sorride nel dirlo. McGregor ha disegnato sul volto l'espressione più indecifrabile che Emily abbia mai visto. Vuole mandarla dalla direttrice? Vuole metterle un brutto voto? Si sta congratulando? Deve andarne fiera? Non ne ha la più pallida idea, almeno finché lui non mette in chiaro le sue intenzioni. "Ti metto una nota positiva, non la considererò un'interrogazione: è solo un buon intervento." afferma dirigendosi alla cattedra e mandandola a posto. "Ma sei in punizione. Parlerò con la direttrice affinché ti rinchiuda in qualche corso di formazione extrascolastico."
"Ma io ho da fare!" protesta lei, provocando nel riccio evidente ilarità.
"Cosa? Giocare alla detective con tuo padre? Sono certo che lui sarà d'accordo con la mia decisione. E anche l'agente là fuori." è arrabbiato? Emily se lo domanda, è infastidita dal suo atteggiamento tanto quanto lui lo è da quello di lei. Forse ha tirato la corda, è vero che avrebbe dovuto rispondere con più rispetto alle sue domande ed evitare battute, ma chiuderla in uno stanzino a fare una delle attività che ha schivato con tutte le sue forze dall'inizio dell'anno, le sembra decisamente troppo. "C'è altro?" chiede McGregor con un sorrisone stampato in faccia, vedendo la sua studentessa ancora in piedi vicino alla cattedra. Emily non risponde nemmeno, incapace di scrollarsi di dosso quell'umore stizzito. Se ne va a posto, silenziosa e irritata, decretando McGregor vincitore di quel round. 

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