𝐗
Anni '90
Detroit
Occhi precocemente maturi rincorrono la macchinina rossa nella minuscola mano di Chloe. La vettura investe un soldatino di plastica, la cui voce appartiene a Kevin. "Ci sono delle regole in strada!" protesta il ragazzino di dodici anni sgridando la sorellina di appena sei. Dallas guarda la scenetta ipnotizzato, ma non riesce realmente a vederla. Ciò che ha davanti è l'immagine del padre che, fino a venti minuti fa, aveva tenuto la mano infilata nelle mutande di Henry, il primogenito dei Rowlings. Dallas aveva osato sbirciare tra porta e stipite. Da quando la mamma è morta si preoccupa molto, soprattutto per Chloe, per la sua innocenza che va preservata. Ma è Henry ad essersi preso il carico dell'intera famiglia. Così mentre il quattordicenne si occupava dei due piccoli fratellini, il primogenito teneva a bada il padre nascondendo l'alcol e lasciandolo sfogare su di sé.
Henry è sempre stato di grande ispirazione per Dallas. Quando Eloise morì in un incidente stradale diversi anni prima, Dallas ne rimase sconvolto ma, nonostante a piangere ci fossero stati Kevin e Chloe, lui ha ricordo di non aver versato una sola lacrima. Si era sforzato a trattenerle, a comportarsi da uomo per somigliare il più possibile al fratellone che mai aveva visto lamentarsi o esprimere tristezza. Eppure, non aveva idea di cosa comportasse quella sua freddezza.
Vederlo, a diciassette anni, con la mano di un vecchio ciccione sul proprio membro, ha privato Dallas dell'uso della parola per le ore seguenti. È Kevin, ormai confuso dall'insolito silenzio del fratello, a scuotere il suo mondo una volta a tavola, con spinte amichevoli e preoccupate sulla spalla.
"Che ti è preso? Sembri una statua."
Dallas non risponde immediatamente, ma non impiega molto a chiedersi cosa avrebbe fatto Henry al posto suo e con incredibile forza di volontà trova voce. Rauca, ma la trova. "Ho dormito poco."
"Il fratellone non dorme." ripete Chloe arrampicandosi sulla sua gamba per dargli un po' di conforto. "Ti abbraccio, vedi che guarisci." conclude la bambina, contagiando Dallas con un incerto sorriso sulle labbra.
Chi si è più tolto quell'immagine dalla testa.
Henry trovò ben presto la sua strada, riuscendo a metter da parte qualche spicciolo e a guadagnarsi una borsa di studio per la facoltà di giurisprudenza. Avrebbe difeso i bambini come loro, vittime di abusi psicologici e fisici, utilizzando il suo bagaglio di esperienza che mai era riuscito a raccontare. Per fortuna, ai suoi vent'anni, arrivò il momento che tutti aspettavano segretamente: una chiamata interruppe la lezione di diritto penale, la voce apparteneva all'ispettore capo di Detroit. Lo affermò forte e chiaro.
"Suo padre è morto."
Henry non negherà mai di aver tirato un sospiro di sollievo e aver sorriso, ma negherà di aver pianto come un marmocchio per la gioia di essersi liberato del suo demone peggiore.
L'indagine venne chiusa in poche settimane, la causa della morte che venne registrata fu overdose di farmaci; ad esserseli somministrati fu proprio il vecchio ciccione. Suicidio, dunque. O almeno così sembra. Ma Henry non è nato ieri, Henry sa che quel vecchio ciccione, per quanto idiota fosse, non avrebbe mai osato ingerire un tale cocktail.
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