𝐕𝐈

Febbraio 2020

Qui sine peccato est vestrum, primus lapidem mittat.
È questa la scritta che Snyder legge ai piedi dell'altare. Il corpo di una donna pallida giace su di esso, ben curato, ben vestito e con i capelli rossi meticolosamente spazzolati e ordinati in una treccia. Rebecca Romano, così si chiamava, sembrerebbe esser caduta in un profondo sonno a seguito di una puntura di spillo. Kyle pensa a come sarebbe bello poterla riportare nel mondo dei vivi con un semplice bacio, a come sia stato crudele il destino ad accompagnarla in quella chiesa e a quanto disgustosa sia la lettera che il killer ha infilato nella tasca del suo abito a fiori.
Dopo aver fatto i dovuti sopralluoghi scientifici e aver raccolto le poche prove a disposizione, i due detective hanno dato un'occhiata al contenuto di quel foglio e, ora, quest'ultimo si trova in bilico, sospeso da terra, pinzato tra pollice e indice del giovane.

Cari detective,
seguite le mie tracce, io lo accetto, compio azioni che a molti fanno ribrezzo. Ma vorrei richiamare la vostra attenzione su qualcosa di altrettanto disgustoso.
La bellissima ventenne che vedete si chiamava Rebecca Romano. Era di origini italoamericane, una brava studentessa, una promettente ballerina di danza classica. Ma aveva un vizio: il sesso.
Non tutti purtroppo riescono ad accettare che una donna possa avere una vita sessuale tanto attiva e che possa frequentare uomini occasionalmente, ogni notte diversi. Anzi, loro stessi erano i primi a giudicarla. Me lo disse quando ci incontrammo la seconda volta. "Hai uno sguardo diverso da quello degli altri", notò. Così le chiesi che intendesse e lei rispose che leggeva nei loro occhi gli insulti retrogradi e sessisti che non avevano il coraggio di dire ad alta voce. Era così matura e intelligente, che è stato un peccato ucciderla. Ma era necessario. Deve veicolare un messaggio molto importante e solo lei può farlo. Vedete, Rebecca era furba, aveva perfettamente capito che non fossi l'uomo giusto per lei, che avevo qualcosa di strano, che stessi cercando di manipolarla, avrebbe potuto denunciarmi, chiamare la polizia più volte o anche solo rompere il nostro accordo di clandestinità. Ma non ne aveva l'intenzione, perché aveva paura. Non di me, ma del giudizio altrui. Non perché fosse debole, ma perché l'avete resa debole. Non perché fosse facile, ma perché ero diventato l'unico essere umano nella sua vita con cui era facile parlare.
Quella ragazza si è resa un fantasma pur di stare sola con me, pur di non soffrire i pregiudizi altrui. E non è la prima vittima a farlo. E allora la mia domanda è: chi l'ha messa sulla mia strada? L'inevitabile destino? L'ho cercata io? Mi ha cercato lei? La colpa è sua o di chi la colpevolizzava costringendola a isolarsi con un mostro?

Vi risparmio l'autopsia. È morta per avvelenamento. Se le togliete il vestito però troverete anche una lunga cicatrice verticale. Le ho riempito la pancia di sassi. Ognuno di loro rappresenta un insulto che si è dovuta sentir dire, che ha "digerito" nel corso dell'esplorazione della sua sessualità.
Non ha sofferto.

Snyder ripensa all'ultima frase, poi a quella in latino. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Nella sua moderna rivisitazione, Rebecca le pietre ha dovuto ingoiarle, ma da morta perché di dolore - a suo dire - ne aveva già subito a sufficienza. Il messaggio arriva forte e chiaro ad entrambi i detective sulla scena del crimine ma, sebbene Kyle comprenda la chiave di lettura del killer, naturalmente non lo libera delle sue colpe. Che sia stato o no un modo per scaricare le proprie responsabilità e pulirsi la coscienza, il giovane investigatore sa però che ciò che ha letto è vero. Deve essere vero. D'altronde ogni vittima rossa naturale attraversava lo stesso periodo: si trasformava, diventava schiva, scontrosa o con la testa tra le nuvole, per poi - dopo qualche mese - mostrare irritazione, nervosismo e scomparire. I cadaveri venivano ritrovati da lì a poco, in un qualche artistica e raccapricciante posa. Snyder non può dire cosa manipolasse così il loro umore, che genere di gioco stesse giocando il killer, ma ha una sua ipotesi in merito al profilo dell'assassino. La lettera gli aveva solo dato conferma.

"Le frequentava, ormai è chiaro. Ha un debole per le rosse, ok, era palese avessero un diverso trattamento da come le agghinda da morte, però ora sappiamo con certezza ch'era così anche quand'erano vive. Le venera quasi, non l'ha mai nascosto, ma nonostante le informazioni che ha fatto circolare la stampa nessuna di loro ha mai denunciato. Non credo fossero tutte ingenue, Rebecca non lo era, lo dice lui stesso. Abbiamo a che fare con un megalomane, affetto da satiriasi probabilmente, manipolatore, piuttosto giovane e alfabetizzato. Anzi, scrive molto bene e ha dato dimostrazione di conoscere la bibbia più volte." lo spiega Kyle al suo superiore, parlando a sé stesso ma giungendo a Green per via dell'eco. "Inoltre ha avuto accesso alla chiesa, ha stordito il parroco e ha avuto il tempo di sistemare il cadavere senza esser né visto né sentito, sia dentro che fuori in cortile. Questo è un gran mistero. C'è qualcosa che ovviamente non torna."
"Credi sia qualcuno di interno, vero?!" Green finalmente proferisce parola, interrompendo la serie di sospiri frustrati che aveva emesso fino ad ora. Kyle annuisce, dunque la palla torna di nuovo al vecchio che, abbassando lo sguardo sulla ragazza e corrugando la fronte, esprime l'opinione concorde. "Lo penso anch'io."

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