𝐋𝐗𝐗

Due bicchieri alti di latte, di un bianco candido. Li porta Dallas, li posa sull'altare e si gira per afferrare due sedie e porgerne una a John. Il detective tentenna ma si accomoda, mentre una delle sue mani si avvicina alla tasca, nell'attesa di compiere a termine il piano. Ha due fiale. Ha promesso di usarne solo una, eppure la pressione che avverte sul petto quando sfiora la seconda fiala nella tasca con il polpastrello, fa vacillare le sue intenzioni. Per un attimo si convince di essere in grado di far di testa sua, prender sua figlia e scappare lontano da lì, da Matthew e dalla sua minaccia, dalla Molniya, persino dalla Kirova e tutte le fetide organizzazioni che le ruotano attorno. Sembra folle, ma estremamente credibile.

"Hai una figlia davvero in gamba, fattelo dire John."
"Non parlare di lei." Una risposta che non accetta contraddizioni. John non ha la minima intenzione di sopportare le sue beffe a riguardo. Eppure, per Dallas il suo volere non è rilevante.

"Pensavo fossi interessato ad avere sue notizie, a sapere come stia e quanto sia cresciuta bene. Non ci crederai... sembrano passati anni, non ho mai visto una ragazza maturare così in tutta la mia vita. Partiva da ottime basi, bisogna dare il giusto merito al padre, lungi da me sminuire le sue fatiche, ma ora è una vera guerriera... una vera donna."

Sta esagerando, esaspera la realtà dei fatti per mettere John dinanzi al triste scenario di aver perso la sua bambina per sempre. Il cambio di tono sull'ultima affermazione fa ribollire il sangue nelle vene, sebbene non gliela dia vinta e non reagisca in alcun modo, conscio che Dallas l'abbia fatto di proposito per fargli temere che la sua Pel di carota abbia subìto attenzioni poco adeguate alla sua innocenza. Improvvisamente è come se non fosse più in grado di immaginare Emily con i suoi anni, la sua dolcezza, il suo temperamento adolescenziale. Al suo posto appare una donna bellissima, sensuale e corrotta proprio come le donne di cui aveva incrociato gli occhi all'interno del Paradise. Eppure, non è quella la vista di cui John ha davvero paura: più la osserva e più la vista si fa macabra. Gli occhi vitrei lo fissano al di là dell'altare. La pelle scolorisce più del solito, acquistando una tinta mortifera. E infine, un taglio profondo si apre da sotto il mento fino al petto, proseguendo oltre la maglia e bagnandola di un caldo e profondo rosso che si estende a macchia d'olio su tutte le vesti.

"Stimo davvero il tuo lavoro, John. Voglio sia chiaro."

È Dallas a catturare l'attenzione del detective, con l'ennesimo discorso delirante. La sua voce si è fatta bassa, gutturale... mette i brividi e i peli sulle braccia di John ne sono l'ingenua testimonianza. Il sicario s'è avvicinato sensibilmente, approfittando della distrazione. Ha trascinato il bicchiere a un soffio dalla mano di John, proferendo parola al di sopra del suo capo. John ne avverte la presenza come se fosse quella del demonio, vigile, dominante e pericolosa. Dallas afferra il suo di bicchiere per prendere un sorso di latte. Bagna appena le labbra per mandare giù un sorso, per poi riporlo poco distante dal detective. È una mossa incredibilmente fortunata, pensa quest'ultimo tracciando a mente le sue prossime mosse.

"Lo compi a favore del mio. Senza di te io non esisto e senza di me non esisti tu, non hai uno scopo. Non a Sherstone, quantomeno." Appare come l'ennesimo discorso delirante, eppure c'è della verità tra le parole del killer. Non potrebbero fare più male di così, sono taglienti forse proprio a causa della bocca che le pronuncia, tanto crudele da rendere bene la tragica realtà di quella trappola in cui John per anni ha tentato di infilarsi. Ogni decisione presa, ogni studio, percorso, persino l'amore... tutto ha portato qui, a questo momento e a questa gabbia. Se l'è scelto. E la sua decisione è stata presa anche per Emily. L'origine della colpa risiede in lui, nel suo illuso senso di giustizia.

"Mi è stato tolto il distintivo, non ha più importanza che lavoro io faccia." Replica l'ex detective, amaramente. Ma le parole di Dallas si fanno ancora una volta immediate. Sembrerebbe quasi che la conversazione stia andando come aveva provato il killer più volte dinanzi allo specchio. Tutto secondo i piani. Ancora.

"Ne ha per me. Non hai mai avuto bisogno di un distintivo per perseguire ciò ch'è giusto, altrimenti non saresti qui."
John è alquanto incredulo. Corruga la fronte e volge lo sguardo sul ragazzo. "Hai appena detto che ciò che perseguo sia giusto?"
"Ho sempre saputo di essere io il marcio di questa società. E quelli come me. Così come ho sempre saputo di essere io a contaminare e rovinare la bellezza delle mie vittime. Non serve che sia giusto ciò che faccio, serve sia necessario... a differenza tua; tu mantieni l'equilibrio, tu lavori affinché io venga fermato. È così che deve andare. Il bene e il male che si incontrano." Prosegue poi con un cenno della mano, lanciando un'occhiata attorno a sé. "E in una location piuttosto romantica."

John percepisce l'ironia della situazione, sebbene non ci sia nulla di cui ridere in quello scenario agghiacciante. Dove crede d'essere? In Batman? Il discorso del killer è così simile a quello del Joker. Dallas ricorda quel personaggio sotto diversi punti di vista, tanto che John si chiede per mezzo secondo se non lo stia emulando di proposito. Accantona l'idea quasi subito, consapevole del fatto che, in fin dei conti, il Joker sia solo una delle tante personalità gettate in pentola. Ha contribuito alla formazione del carisma di Dallas, come l'hanno fatto altri personaggi del cinema, ma il detective dubita fortemente che voglia essere associato a uno di loro.

"È qui che hai ucciso Rebecca?" cambia dunque argomento di conversazione. Dallas non ha più nulla da perdere, crede che in ogni caso la loro vicenda sia giunta allo scontro finale e, così, apre bocca dando a John una valida risposta.

"Era speciale. Posso ancora vederla su quell'altare. Non ha perso un solo giorno di giovinezza."
"E hai scelto questo posto di proposito." Prosegue il detective, neppure attendendosi una conferma. Gli basta ciò che ha già detto. O comunque, deve farselo bastare perché a interrompere la loro chiacchierata, ancor prima che i due finisca i rispettivi bicchieri di latte, è un il rumore del grosso portone all'ingresso della chiesa. Dall'altra parte del salone, due uomini in divisa fanno la loro entrata. Uno tiene una mano sulla cintura, pronto a estrarre la pistola, l'altro scorta Lia tenendola d'occhio ma senza apparente minaccia.

"Ce ne hanno messo di tempo." Afferma Dallas, contribuendo alla confusione di John. 

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