𝐋𝐕𝐈𝐈𝐈
20 ottobre 2021
Il Paradise è un ambiente surreale. Emily non credeva possibile l'esistenza di un luogo di quel tipo, ma forse perché non ha mai esplorato abbastanza del mondo. La macchina rallenta la sua corsa dinanzi all'ingresso; dà il tempo alla ragazza di sporgersi per osservare come quell'edificio dia nell'occhio rispetto al tipico assetto newyorkese, a partire dall'enorme porta a forma di serratura, circondata dalle luci a neon e con sopra l'insegna più grande e luminosa che Pel di carota abbia mai visto. Diciassette piani, incredibilmente alti. Citazioni bibliche e ambigue che invoglierebbero qualunque lussurioso a tentare l'ingresso, una rigida sicurezza con temibili uomini armadio dall'accento russo a ogni angolo. E poi, il sottomondo.
L'auto scende di un piano, rivelando a Emily l'esistenza di un immenso e inquietante parcheggio per gli ospiti, con annessa sezione riservata ai dipendenti del locale. E, una volta scesa dalla macchina e scortata dai due uomini, Emily può scorgere da quella posizione altri ingressi con altre guardie, altri divieti e altre scale e rampe per un sottomondo in cui – a quanto pare – è concesso a pochi di entrare. Chissà che c'è lì dentro, si domanda. Ma avrà tempo per quello... Emily si è decisa ad approfittare di quella terribile esperienza di rapimento, per accumulare quante più informazioni possibili. È convinta di uscire da lì, convinta di poter giocare bene le sue carte e rivedere suo padre, Arthur e la sua dannata contea ancora una volta.
"Andiamo di sopra, ti faccio conoscere un po' di gente." Annuncia Dallas con fierezza. A giudicare da ciò che avviene quando fa la sua entrata nella semi deserta Red Zone – facciata principale del locale, nonché nightclub –, lo si chiamerebbe illuso e si proverebbe persino pena per lui. Ma se si osserva bene l'espressione sul viso del riccio a seguito dello sguardo assassino dei presenti e delle urla di uno degli uomini incravattati vicini al banco bar, si può affermare con certezza che Dallas fosse solito a quel genere di attenzioni e che le desiderasse come acqua nel deserto.
"¡Tú! ¡Depravado, hijo de puta, maldito perro! ¿Con qué cara vuelves aquí?"
Non è necessario sapere lo spagnolo per intuire cosa stia gridando l'uomo che cammina furioso verso di loro. Dallas apre le braccia con un gran sorriso, come se stesse per abbracciare un caro parente. Il tipo vestito completamente in abito bianco, gli punta un dito contro finché non è abbastanza vicino da dargli uno schiaffo. Il suono rimbomba nel silenzio dei presenti, facendo spalancare gli occhi a Emily tanto per la sorpresa quanto per la gioia che sta reprimendo. Che soddisfazione! Eppure, non è l'unica a pensarla così. Dallas ha ancora la stessa faccia da cazzo di poco fa. Diamine, è difficile da togliere allora.
"Lo accetto solo perché mi ricordi Eden con quella parlantina da Pablo Escobar e il tuo culetto sodo. Ma sei nuovo qui. Abbassa la cresta, señorito." Lo prende in giro lui, mettendolo in guardia. Ma ben presto la questione comincia a coinvolgere i presenti, ad avvicinare volti sconosciuti alla ragazza, il tutto sotto lo sguardo incurante di Matthew. Winston è chiaramente abituato a tutto questo.
"È un tuo superiore. Devi ancora imparare a portare rispetto, Dallas." La voce calma di un uomo fa la sua entrata assieme a due... iene? Dove cazzo sono finita? Si domanda Pel di carota, mentre cerca immediata protezione dietro Dallas. Lo fa con lucida razionalità, portando Matt a sorridere amaramente. Sa che la scelta sia volta a coccolare l'ego del suo rapitore, a renderlo mite e tenero nei suoi confronti. E infatti, Dallas non ci pensa due volte e la rassicura toccandole un braccio con fare paterno.
"Va tutto bene, ti ci abituerai. Non attaccano senza motivo."
"È vero." Conferma l'uomo appena arrivato, facendo un cenno alle due compagne pelose. Loro si siedono senza esitazione, una si sdraia persino a terra. Infine lui avanza, dando modo a Emily di studiarlo meglio.
È bello. Questo è chiaro ancor prima che si avvicini. Le ricorda Matt; è moro anche lui, con occhi chiari e una corporatura asciutta e allungata. Molto allungata. È anche più alto di Matt, cosa che viene messa ancor più in evidenza di fianco al furioso collega vestito di bianco, alto poco più della Woodroof. Guardare il moro è come osservare una colonna, come guardare una specie di Dio... o il demonio. Deve ancora capirlo. Eppure, ha quel sorriso gentile che le ispira fiducia. Dev'essere lui il capo, il sostituto della madre di cui parlava Matt, della sua innamorata. Ed è lui stesso a confermarlo.
"Mi chiamo Francesco." Dice finalmente vicino, porgendo una mano che Emily decide di stringere incerta. "Sei spaventata, lo capisco. Questo posto sconvolge un po' tutti la prima volta. E Dallas non sa come trattare una giovane donna."
È un rimprovero così dolce, da parte sua. C'è un che di disturbante nella sua quiete, ma l'attira senza riserve come una falena verso la luce. È come ascoltare la voce di una sirena; è ormai in balia di quel tono caldo e confortevole.
"Perché la figlia di un detective è qui, Rowlings?" persino quel quesito viene posto con tono morbido, seppur celi chiaramente una certa indignazione tra le righe.
"La domanda è: perché no?" non manca di rispondere il rapitore, sfacciato come ormai Emily si è abituata a vederlo.
"Sono contento che tu l'abbia chiesto. Suppongo sia giunta l'ora che tu ti metta comodo, poiché ho più d'una risposta."
Ma poco prima che questo avvenga, Francesco torna a voltarsi verso Emily. Tira delicatamente la sua mano, concedendole di staccarsi dal riccio e l'accompagna con un gesto in direzione di una donna di bell'aspetto, con più tatuaggi che vestiti. "Permettimi di offrirti un pasto e un bagno caldo, intanto che io spendo due parole con i tuoi due nuovi amici. Ti accompagnerà Maddalena. Sentiti libera di chiedere qualunque cosa, lei saprà aiutarti."
Emily non vede l'ora che ciò avvenga. Le balena per la mente che quello possa essere un teatrino e che la stiano accompagnando alla sua bara, ma accantona volentieri il pensiero pur di allontanarsi dalla nauseante aura del Pittore. Gli lancia uno sguardo, in ogni caso, fingendo di volere la sua approvazione. E lui a quanto pare ci casca, perché con un sorriso esercita la sua fiera dominazione sulla rossa, annuendo e dandole ciò che sta attendendo. "Vai. Sei in buone mani."
L'edificio è forse persino più grande di quanto appaia da fuori. O forse è Emily a essere incredibilmente piccola. Fatto sta, che Maddalena abbia acconsentito a farle da cicerone a seguito del soddisfacimento dei suoi bisogni. Con abiti nuovi, presi dalla suite dedicata alla famigerata Eden, al terzo piano, Pel di carota si è lasciata cullare dall'ennesima voce rassicurante del Paradise. Ecco perché questo nome! È piano d'angeli qui dentro, pensa Emily, sempre più convinta ad ogni cartello che trova in giro per la struttura. Sono appuntate delle citazioni bibliche, dei riferimenti al paradiso, al giardino dell'Eden, al frutto proibito. Ben presto Maddalena si accorge della curiosità della ragazza e decide di darle una spiegazione quanto più esaustiva possibile.
"L'intero edificio fu disegnato e costruito sotto le precise istruzioni di Vasilisa Yoshima, alla fine del duemilasedici. È letteralmente una fortezza, ormai capirai bene perché."
Dinanzi all'occhiata che si becca nel bel mezzo della pausa, Emily intende subito cosa le stia chiedendo. Lei annuisce. Sa della Molniya... sa anche fin troppo. Il fatto di trovarsi in una fortezza e il fatto che glielo stia dicendo, assieme a un'altra marea di informazioni, non preannuncia vie di fuga.
"Il Paradise è a tutti gli effetti il paradiso delle donne. Abbiamo tutte dei nomi provenienti dalla bibbia, ce li ha dati lei e, da un anno, è Francesco a darli alle nuove arrivate. Siamo protette, rispettate... addestrate. Non siamo qui per esser deboli e al servizio dell'uomo. Ci donano tutte le armi di cui abbiamo bisogno. Ti sembrerà assurdo, considerando che manteniamo il business ballando nella Red Zone o intrattenendo ricchi bastardi nella zona Vip. Ma qui vige una regola sopra a tutte le altre."
Non si era nemmeno accorta del fatto che Maddalena la stesse conducendo in un luogo specifico. Come su tutti i piani, d'altronde, in ogni stanza, su uno dei muri vi è l'ennesima targhetta identica. È la regola di cui parla la ballerina. Recita: così egli scacciò l'uomo; e pose ad oriente del giardino d'Eden i cherubini, che vibravano da ogni parte una spada fiammeggiante, per custodire la via dell'albero della vita.
"La visione della nostra madre, disegna il Paradiso per ciò che è: una distorta proiezione della felicità umana. Ma è qualcosa che dovrebbero temere, non qualcosa che dovrebbero cercare. Noi siamo equilibrio, noi siamo la vera giustizia, siamo la mano di un Dio crudele ed egoista che ha messo al mondo due bambolotti con cui giocare e che, una volta morso il frutto proibito, hanno aperto gli occhi condannandosi a esser scacciati dalla loro stessa casa. Noi siamo quella trappola. Se l'umano è così stolto da mordere il frutto proibito, egli perirà. Nessuno tocca le donne della Molniya. È un dubbio che non dovrai mai porti."
Emily non è affatto rassicurata. Quelle parole, anzi, le fanno molta paura. I suoi due rapitori l'avevano avvertita, hanno anticipato che si sarebbe dovuta mettere comoda perché non sarebbe andata da nessuna parte. Ma il modo in cui Maddalena le parla fa quasi supporre che quello debba essere anche il suo futuro e che, dunque, sia condannata a esser una di loro.
Manda giù quel rospo, non esprime il suo dubbio più grande, ma si dedica a puntualizzare quello minore. È la domanda giusta. La domanda che tocca il cuore di Maddalena. "Nemmeno Dallas?"
Ha la voce flebile d'una bambina, in confronto al seducente e confortevole tono della ballerina. D'altronde, riflette il suo aspetto innocuo e gentile, come quello di Maddalena fa con lei: un corpo così ben definito lo si vede solo sulle riviste di moda, ma in poco tempo Emily ha capito che sarebbe stata circondata di donne tanto belle e inquietanti.
"Quell'uomo è spregevole, è uno scarto della società." Afferma con evidente disgusto. "Ma metto la mano sul fuoco affermando che non ti toccherà mai, a meno che non sia tu a chiederlo. E forse neanche allora. Lui non si accontenta di metter le mani sul tuo corpo, per questo voi in così giovane età siete le sue preferite; lui vuole che tu senta il suo tocco quando è lontano, quando chiudi gli occhi per dormire o anche solo per sciacquarti il viso. Vuole esser venerato o temuto. E non senza esserselo guadagnato."
"E Matthew?"
Quella è una domanda che crea sconcerto. Maddalena spalanca le palpebre, la osserva con sorpresa. Sembra quasi offesa. Se solo Emily conoscesse la buona reputazione che s'è fatto lì, com'egli si distingua da Dallas e dalle sue malefatte. È fin troppo paziente; ne porta con il suo amico, ne ha portata con Vasilisa. "Hai paura di Matthew?"
"Be', mi ha rapita, in fin dei conti."
Maddalena scuote la testa, cancellando quelle parole dalla sua testa. Comprende, ma non riesce a biasimare il suo collega, in alcun modo. "Matthew è un uomo leale. Non a caso è stato così vicino a Vasilisa, non a caso soffre la sua assenza più di chiunque qui dentro. Sono stati coinquilini, lo sapevi? Badava a lei come si bada a una figlia. E quella donna non è facile da gestire. Stesso accade con Dallas. Capisci quanto mite e sereno devi essere? Tu penserai che lui sia un folle o che sia debole per non saper dire di no, ma il suo difetto è che ama troppo. E ho visto come ti ha guardata prima, come ti tiene d'occhio. S'è affezionato a te, mia cara. Non ti torcerà un capello."
Le conferma ciò che crede: Matthew è un uomo buono. Ma sente ci sia ancora molto che le tengono nascosto su di lui.
"Proseguiamo il giro? Ti faccio vedere la control room. Mickey ti piacerà, è un ragazzo simpatico."
Dallas e Matthew sono stati gentilmente accompagnati a uno dei tavoli vuoti della Red Zone. Il locale sta per riaprire, ma Francesco è disposto persino a tenere chiuse le porte per l'intera notte e saltare gli incassi di quel giorno, pur di far entrare in testa di Dallas il suo messaggio.
El Veneno, l'uomo vestito di bianco, si tiene con una mano sull'angolo del divanetto su cui è seduto Francesco. Appoggiato lì, col braccio teso, incrocia i polpacci portando la punta della scarpa destra sul pavimento e il tallone sospeso e penzolante. Il suo metro e settantacinque riesce a renderlo inquietantemente buffo. Il baffo nero e la palpebra calante, fanno di lui il protagonista perfetto di una serie sui narcotrafficanti. E in effetti, lo stereotipo che grava su di lui non è così lontano. El Veneno se ne intende di droghe... per cos'altro dovrebbe essersi guadagnato quel temibile nome?
Il guatemalteco sorseggia il suo whiskey dal bicchiere di cristallo, mentre altri due uomini se ne stanno come cani alle sue spalle. Le donne della Red Zone, al contrario, hanno i sorrisi e gli occhi a cuore sul volto. Dallas ha lasciato in sospeso diverse conversazioni e, sebbene sia maltrattato dalla metà di loro, lui gradirebbe riprendere da dove si è interrotto.
E infine c'è Francesco, assieme a una delle sue iene, Natalie, sdraiata al suo fianco. Ha preso posto su uno dei divani attorno al tavolo, fronteggiando Dallas e tenendo d'occhio Matthew, il più vicino alla iena. Non sorprende che Natalie sia così tranquilla al suo fianco. Se Matt ha tenuto testa a Vasilisa, Francesco si aspetta faccia lo stesso con ognuna delle sue amiche.
"Vediamo... perché no? Fammi fare mente locale delle ultime, qui al Paradise."
Francesco Sabatini. Più comunemente conosciuto come The Grim Reaper, il tristo mietitore. Un uomo elegante, noto per la sua calma e per la sua gentilezza. Eppure, qualcosa dice ai presenti che oggi sia un giorno speciale: finalmente lo avrebbero visto furibondo.
"Cos'è che è successo, Richie?" chiede a El Veneno, usando il nome della sua identità newyorkese. L'uomo, senza staccare gli occhi di dosso a Dallas, risponde con una sola parola. E tanto basta. "Snyder."
"Ah! Giusto, ecco cos'era. È successo Snyder. Lo sai che cazzo significa? Devo rinfrescarti la memoria? Ti manca la tua fottuta cella?"
Il Pittore è incredulo. Non si aspettava che si evolvesse tutto tanto in fretta. E quel nome, quel dannato nome, lo investe e ci passa sopra più volte.
"Com'è accaduto?" chiede soltanto.
Francesco è felice della domanda. Punta un dito contro di lui, le gambe prima accavallate ora si divaricano. Posa entrambe le suole sul pavimento e si sporge appena verso di lui, pronto a togliergli quel dubbio. "Woodroof l'ha trovato. Circola ancora qualche articolo, sai? Non è semplice controllare l'intero web. E così ha pensato bene di fare qualche chiamata, deduco abbia trovato uno sbirro tanto incosciente da indicargli noi. Ed eccoci qua! Abbiamo alzato la cornetta e un stramaledetto piedipiatti ha cominciato a sputare il nome di Jeremiah a destra e a manca." A mano a mano che pronuncia quelle parole il suo tono si fa più freddo, il volto più serio e minaccioso. "Ho dovuto contenere la situazione, contattare Snyder e chiedergli di mettere una pezza per pararti il culo. ANCORA! Facciamo un rapido riepilogo. Ti va?"
"No." Una risposta che però viene seccata all'istante, da un urlo di dolore. Stride tra i denti di Dallas quando, a seguito di uno schiocco di dita di Francesco, un piccolo taser colpisce la base del collo. È merito dello smilzo russo, con la catenina e lo stuzzicadenti in bocca. Dallas non aveva nemmeno fatto caso alla sua presenza dietro di sé. Matthew se la ride beatamente sotto i baffi, facendo vibrare appena la sigaretta tra le labbra.
"Hai distrutto la vita di un detective qui a New York, attirando l'attenzione di un agente dell'HGS, nonché ex mediatore tra il governo e la Molniya. Il governo! Niente meno!" si interrompe solo per ridere della sua stessa frase. "Perdonami, suona ancora così surreale! Era una situazione difficile che ha portato all'esplosione di uno dei nostri più grandi magazzini e alla morte di ben ventiquattro uomini. Siamo andati oltre la perdita della merce, Dallas... ma ventiquattro uomini. Ventiquattro fratelli. Abbiamo dovuto inscenare il tuo cazzo d'arresto scendendo a patti con quei moscerini dell'NYPD e spendendo importanti risorse. E quando Vasilisa ha sistemato i tuoi casini, hai ben pensato di andartene in una contea del cazzo ad ammazzare donne, portandoti dietro l'unico stronzo sul pianeta che ancora ti dà retta e mettendo me in una posizione di merda, costringendomi a mandare una maledettissima babysitter che vi sorvegliasse! Spendendo altre cazzo di risorse!"
Ora sì che la voce di Francesco s'è fatta alta. È assordate, è un ruggito. Si libera dalla sua gola con furia omicida, mentre una vena si tende chiaramente sotto la pelle, in prossimità della clavicola. La mano destra batte con violenza sul tavolo e tutti, comprese le ballerine, si ritraggono istintivamente drizzando la schiena come soldatini.
"Ma no... non ti sei ancora segato abbastanza! Tu vuoi di più, Dallas. Cos'è che vuoi? Perché hai appena bussato – di nuovo! – alla porta del governo. E io ho la soluzione, piccolo impertinente. Dovrei reciderti la carotide, stamparti la faccia su uno di quei cazzo di quadri, regalarlo all'HGS come offerta di pace e darti in pasto-"
"Alle iene?" conclude lui, sbruffone. Dallas non ha la minima idea di quali siano i reali pensieri di Francesco. E ben presto, si pentirà di averlo sfidato pur vedendolo in quello stato.
"No. Farebbero indigestione con un sacco di merda come te. Ti darei in pasto alle stesse fottute fiamme che hanno bruciato il corpo di quella puttana di tua madre."
Sono tutti sconvolti dinanzi a quella frase. Nessuno ha mai osato tanto, nessuno ha mai toccato sua madre, ben consapevole della storia familiare di Dallas e della morte prematura di sua madre. Matthew non ride più: ha in volto un'espressione mista di sdegno e preoccupazione. Eppure non biasima Francesco per averlo detto. Ha raggiunto il limite, non è facile sopportare le malefatte di Dallas.
Persino El Veneno porta gli occhi su Francesco, scioccato dalla crudeltà di quella minaccia. Dallas, invece, attende solo un paio di secondi prima di scattare in avanti pronto a caricare un pugno sul viso del suo superiore. Lo smilzo e Matthew lo fermano all'istante, rigettandolo sul divano. Matt non ha mai avuto modo di vederlo reagire a un insulto come quello. Quando nota gli occhi lucidi e le labbra strette e tremanti, il suo cuore perde un battito.
"SIEDITI!" urla Francesco, richiamandolo all'ordine. Dallas si sente piccolo, letteralmente. Gli sembra d'esser tornato giovanissimo, di fronte a suo padre e alle sue grida mostruose. Non avrebbe mai pensato che proprio Francesco potesse riportargli alla mente quei ricordi.
China la testa, nasconde lo sguardo colpevole. Concede solo a Matthew di vederlo. E intanto il boss ha modo di ritrovare il tono mite di sempre. Si passa una mano sul viso, sistema la camicia. Poi riprende.
"Sei fortunato che Vasilisa non sia rintracciabile. Gli ordini rimangono gli stessi: proteggerti, ma non assecondarti. Dunque attento a ciò che desideri nella tua prossima risposta." Attendono tutti con impazienza la domanda. Dallas si rifiuta comunque di guardarlo, ma ascolta con cura. E finalmente chiede. "Cosa dobbiamo fare con la figlia di Woodroof?"
Dallas è rosso di rabbia e spaventato. Ha paura che da un momento all'altro tiri fuori dai passanti la cintura e lo umili davanti a coloro che ha imparato a vedere come suoi fratelli. Un dejà vu a tutti gli effetti. In Matthew, con la coda dell'occhio, legge la volontà di intervenire. Ma glielo impedisce, come l'avrebbe impedito al suo fratello maggiore. Così risponde, obbedisce al padrone. Un padrone che, in fondo, è ben diverso dal mostro ch'era suo padre: Francesco è pentito e soffre visibilmente per avergli rivolto una simile minaccia. Eppure, di fronte alla consapevolezza di ciò di cui Dallas è responsabile, riesce a trattenere il suo buon cuore. Ha ucciso delle donne. Lo ha fatto per motivi diversi da quelli che muovono i suoi sicari o le sue stesse mani. Dallas non merita pietà, non vi è crimine più grave.
"Proteggerla."
Ed ecco la richiesta che fa tornare quieto il battito di Francesco. Proteggere una ragazza. Dal governo, da suo stesso padre, dai mal intenzionati e da Dallas stesso. Sa che sta facendo, lo accetta. Gli è sufficiente quella promessa.
"Sarà fatto." Risponde dunque. Torna ad accavallare le gambe, rilassandosi sullo schienale del divano. "Ora andate a fanculo entrambi."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top