𝐋𝐈𝐈

Marzo 2019

I tacchi dalle suole rosso fuoco picchettano sul pavimento del bar lentamente, scandendo ogni secondo. Passo dopo passo, Vasilisa Yoshima s'avvicina all'uomo riccio che s'è seduto al bancone. Quando prende posto sullo sgabello, le è impossibile non notare lo sguardo maniacale e concentrato fisso sul bicchiere di latte che Dallas conserva sotto una mano. La punta dell'indice scivola lungo l'orlo del contenitore di vetro, provocando un suono impercettibile in quel caos mattutino. Eppure, lui sembra sentirlo.

Vasilisa non dice nulla, si limita ad attendere che sia lui a notarla e a proferir parola. E così accade. "Ne hai fatta di strada." Afferma. Nemmeno la guarda negli occhi. È concentrato ancora sul bicchiere di latte, ma alla mente riporta con simpatia il ricordo di una ragazza bionda e folle rinchiusa in manicomio. Erano stati proprio lui e il suo amico Matthew a portarcela per ordine del loro vecchio capo, usando la struttura come temporanea prigione in cui nasconderla. "Matt non ti ha avvertita?" domanda, certo della risposta.
"L'ha fatto."
"Già. Ma sei comunque qui. Sei matta come ricordavo." È con quella frase che si volta nella sua direzione, sporgendosi sullo sgabello. Vasilisa tace ancora, squadrandolo dalla testa ai piedi. È così a suo agio e sicuro di sé, forse perché consapevole di aver davanti una donna a cui sarebbe stato inutile mentire. Eppure, a Vasilisa sembra lo stia facendo comunque: vuole spaventarla, farle cambiare idea. Il folle è lui se crede che funzioni. "Ti causerò molti problemi." Mormora, ormai a un soffio dalle labbra di lei. Vasilisa ne è annoiata, non batte ciglio, è rilassata di fronte alla figura fragile e tormentata che riesce a vedere. Annuisce e lui prosegue, ancora seduto sul suo sgabello, ma con qualcosa di subdolo e nauseabondo nella postura e nell'espressione. "Non ti darò pace."

Ne è certa. Ma perché cazzo deve alitarmelo in faccia?, pensa tra sé e sé spazientita. "Allontana il tuo muso da me." Ordina placida, ricevendo in risposta l'ennesimo sorriso e, incredibilmente, dell'obbedienza. "Grazie." Prosegue d'un tratto d'altro umore. Molto più sciolta di prima e con la sua classica espressione da Jolly, Vasilisa sottrae il bicchiere di latte da sotto il naso dell'uomo, ne prende un sorso in tutta tranquillità e poi glielo ripone davanti, cominciando a parlare.

"Il patto è questo. Alloggio, soldi, ristoro, tanti soldi e Chanel rimane fuori, come tu desideri."

Vasilisa gli dà tempo e modo di assimilare bene le prime informazioni, gustando bene il sapore di quel nome. La sola idea che la povera Chanel venga infilata nell'illegalità dopo tutto ciò che ha passato per uscirne, fa cambiare espressione dell'uomo all'istante. Assicurata che abbia recepito il messaggio e che le stia finalmente dando tutta la sua attenzione, Vasilisa prosegue.

"In cambio lavorerai per me, mi obbedirai, obbedirai a Fitzgerald e a Sabatini e sarai affidato alla chiesa Santa Maria Vergine. Lì dovrai collaborare con il parroco."
"Il parroco? È una battuta?" chiede lui, soffocando una risata.
"Lo conosci sicuramente. Lo chiamavano il boia prima che si pentisse dei suoi peccati e andasse verso la luce. La sua fede vacilla ancora; sono certa che tu saprai come convincerlo a lasciar andare il Divino una volta per tutte."

Il riccio non fatica a comprendere cosa intenda. Il boia è stato per anni un temibile mercenario, o sarebbe meglio dire un cacciatore di teste. Ciò che Vasilisa confida sia bravo a fare il suo nuovo sottoposto è farlo incazzare a sufficienza da stimolare l'assassino che è in lui a uscir fuori. Ciò che lui non sa ancora è perché un uomo, ora devoto al Signore, abbia deciso di mettersi in affari con la malavita russa.

"Dovrei mettermelo contro?" domanda il riccio, con un mezzo ghigno entusiasta. Tenta invano di nascondere la sorpresa e l'eccitazione dietro quelle parole, ma in ogni caso sarebbe inutile celarlo; la donna sa bene come prenderlo, lo ha studiato a sufficienza nelle settimane del manicomio.
"Non c'è di che."
Ed ecco che lui si lascia trasportare dall'emozione, battendo la mano sul bancone e scuotendo la testa incredulo. "Diamine, sei brava! L'hai capito da sola o te l'ha suggerito Matt?"
Ma, sebbene lui si mostri intenzionato a chiacchierare, Vasilisa taglia corto. "Ci stai o no?"
"Senti, zuccherino. Sei adorabile e ti ho sempre reputata in gamba. Ma non ci guadagno poi molto."

Mente, spudoratamente. Da quando Tom è morto e l'organizzazione s'è sciolta, Dallas ha un grosso target disegnato sul petto. Non avendo più protezione e una tana in cui nascondersi dopo i numerosi omicidi commessi, Vasilisa rappresenta il porto più sicuro. Ma non glielo fa presente, non lo fa notare... lei sa che n'è consapevole e sa di avere in canna proiettili migliori. "Peccato." Dice dunque, alzandosi dallo sgabello e facendo per andarsene con un sospiro. "Al nightclub ti avrebbero saputo tenere testa."
"Nightclub?" è la domanda che si solleva frettolosa, raggiungendo la donna ormai già di spalle. "Potevi dirlo prima!" la rimprovera Dallas, abbandonando il latte e correndole dietro con due sole falcate. Così lei si gira, torna a guardarlo con finta sorpresa, prendendolo in giro e non nascondendolo nemmeno. "Ti interessa? Pensavo non ci guadagnassi molto."
"Se me l'avessi fatto presente prima. Insomma, mi infili in una chiesa. Io che dovrei pensare?"
"Errore mio." Confessa fintamente, con una mano sul petto. "Allora lasciami mettere in chiaro un importante dettaglio, visto che dobbiamo parlarci apertamente." Una mano sulla spalla di Dallas anticipa la minaccia crudele che striscia tra le labbra della donna. "Se tocchi le donne della famiglia, io tocco Chanel."

Matthew non è stato affatto felice di scoprire che, nonostante l'avesse messa in guardia, Vasilisa avesse fatto di testa sua. Ma d'altronde, non si aspettava che gli desse retta... ci sperava solamente.

"Te ne pentirai." L'aveva rimproverata lui, una volta fatto ritorno al Paradise con il nuovo membro della Molniya. Ma Vasilisa non l'aveva preso sul serio e non aveva intenzione di farlo. Gli aveva dato una tenera carezza sul viso, gli aveva sistemato la camicia dandogli, infine, una pacca sul petto e aveva riso. A lui, poverino, era bastato quello a distrarlo e lei nemmeno se n'era accorta. Quando l'ha lasciato solo, consentendo a Dallas di avvicinarcisi, Matthew ha ripreso a respirare rigettando indietro quell'infantile sensazione che si stava costringendo a non provare. Ma è ormai troppo tardi. Dallas l'ha notato.

"Oh cazzo." Ha detto, guardandolo come se fosse un fantasma. "Ecco perché ti sei fiondato qui ad aiutarla. Pensavo fosse per ammazzare Tom, ma non capivo perché te ne stessi ancora in questo club di mangia-bambini. È lei!"

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