𝐋𝐈

15 ottobre 2021

Dallas avrebbe voluto passare più tempo assieme a Emily. Ma, per chissà quale ragione, è Matthew a farle compagnia e portarle i pasti. La ragazza non riesce neanche più a guardarlo negli occhi, né a parlargli. Lui lo percepisce, anzi, si direbbe più che evidente e non serve un grande intuito per accorgersene. Non ne è felice. Matt soffre la sua stessa scelta già da mesi e ora, con Emily costretta in quella dannata stanza, i sensi di colpa non fanno altro che appesantirsi. È il suo periodo più buio, il più incerto. Il trentenne ha creduto, a seguito dell'allontanamento di Vasilisa, di esser destinato a quel tipo di vita e non esser in grado di dare altro al mondo. In fin dei conti, lei è stata l'unica a dargli l'illusione di poter cambiare la sua vita e Dallas ha sempre avuto ragione. Non vali niente per lei, idiota! Credi di avere una possibilità con quella? Ringrazia Dio di non averla, ti rovinerebbe soltanto. Diceva il pittore, cercando di riportare sulla retta via l'amico. L'hai sentita la sua reputazione? È un dannato demone, ti raggira, fa di te ciò che vuole e poi ti butta via. E a Matthew andava bene anche essere usato, a dire il vero. Ma è la frase ch'è seguita ad averlo centrato in pieno. Ti vede come il suo bodyguard, Matt. Non sei nient'altro che il bodyguard, il capo della sicurezza, il sicario... tutto meno che un essere umano. Per quello c'è già Josh. Nessuno spodesta Josh dal suo trono.

Lo aveva dimostrato largamente: ogni volta che lei era nei guai e lui la salvava era merito di Josh, quand'era preda di allucinazioni e lui la metteva in sicurezza vedeva sempre Josh, Josh la faceva sorridere, Josh poteva toccare sua figlia dopo il parto, Josh la capiva, Josh era sempre lì per lei, anche quando era Matthew a sostenerla. E anche ora, in questo momento, è Josh al suo fianco. Non è che Matt detesti quell'uomo, è giusto chiarirlo; però la gelosia... quella è ingestibile. Non puoi allontanarti da ciò che sei, figlio mio. Sei un Riggi e lo sarai sempre. Un condanna, quella di sua madre, che ad oggi assume un sapore diverso.

Emily siede a gambe incrociate sul pavimento, in fondo alla stanza. Matthew ha tra le mani nuovi vestiti e un pasto caldo. Vedendo i suoi occhi colmi d'odio e sfuggenti, rigetta in gola ogni parola e si limita a mettere in ordine. Depositato il vassoio con il piatto di pasta e la bottiglia d'acqua sul tavolo, il moro si piazza davanti al piccolo armadio che le hanno messo a disposizione. Lì infila il vestitino a fiori che Dallas ha tanto insistito a comprare. Non sono tanti gli abiti nuovi per Emily, in fondo: Matthew si chiede se lei lo abbia capito, se sappia che quella poca stoffa a sua disposizione fosse stata addosso ai corpi delle altre vittime. Ma in ogni caso non lo saprà mai, perché Emily sembra assente.

"Mi hai tolto la parola." Borbotta l'uomo tra sé e sé. "Lo capisco."
Chi avrebbe mai detto che bastasse così poco a farla esplodere? "Capisci tutto, cazzo! Sono le cose che ripeti da quando sono qui dentro: mi dispiace Emily, ti capisco, assecondalo e vedrai che andrà bene. A me non sembra che stia andando bene."

Lo rimprovera. E non è che abbia tutti i torti. Ma ciò che più appare di rilevanza alle orecchie di Matthew, è quel tono tremante di chi non aspettava altro che chiarire la propria posizione. La piccola Woodroof vuole quella conversazione, vuole un legame con lui, forse perché in fin dei conti è l'unico con cui poterlo creare lì dentro.

"Perché lo fai? Perché aiutarlo? Tu non sei così." Prosegue poi.

Che affermazione bizzarra. Non lo conosce, non sa il novanta percento della sua vita, forse anche di più. Eppure è certa di poter parlare di lui e di ciò che lo definisce. Che ragazzina ingenua e arrogante. "Ah no?" gli sfugge un sorriso scettico. "E com'è che sono?"
"Sei buono. Lo vedo."

Oh, lo vede! Se solo vedesse davvero; se vedesse il suo passato e il suo futuro, se l'avesse visto in faccia quando toglieva la vita di donne, uomini e persino bambini. Ma non è ciò che dirà a lei. Non è necessario che sia al corrente di tali mostruosità.

"L'ho sempre fatto, perché mi distrae, mi tiene in carreggiata, fermo in una contea di merda ad assecondare l'unico modo che ha per non impazzire completamente. Dallas è come un fratello, non riesco ad abbandonarlo. Ci ho provato, credimi. E mi rendo conto di quanto suoni assurdo, ma la vostra morte lo raffredda... lo tiene a bada."
Emily è sconcertata dalla schiettezza e dalla crudeltà di quella confessione. Matthew è disposto a sacrificare delle povere donne innocenti per tenere in quiete il suo malato amico. È come se fosse parte di un disgustoso rito agli Dei, spaventato dalle possibili conseguenze della sua resistenza, con la differenza che il Pittore non ha nulla di divino. "Undici ragazze prima di Jane, Clara, Lizzie, io, Thomas probabilmente."
"Thomas no."
"Oh scusa, Thomas no. Tutto il resto sì. Se non si raffreddasse che farebbe? Per te vale davvero così tante vite?"
"No."

Non è proprio la risposta che si aspettava di ricevere, ma è la più onesta che potesse darle. Dunque è solo più confusa: non lo reputa al pari di così tante vite, sa di star assecondando uno psicopatico, ma non fa nulla. È forse il peggiore tra i due, il più pericoloso. Ma Emily non insiste. Non su quell'argomento. Ha come la sensazione che non sarebbe servito a fargli cambiare idea e farlo rinsavire, che sarebbe stato come parlare al muro. Inoltre, che altro avrebbe potuto dire a seguito di un no così perentorio? Dunque torna a carpire informazioni, come può.

"Perché l'ossessione per le rosse?" Dallas gliel'ha detto, ma ha mentito. Almeno in questo spera di ottenere più risposte da parte di Matthew. E così avviene.
"In realtà non c'è una ragione vera e propria, è solo un fetish, il richiamo del colore del sangue, il contrasto con la pelle chiara che gli ricorda la tela, il candore, la purezza."
"Non mi sembra ci protegga, però." Contesta lei.
"Saresti già morta."

Eppure, c'è qualcos'altro che nasconde, qualcosa che non vuole che venga fuori. "Ci dev'essere una ragione." Insiste lei, pronta a comprendere, a mettersi nei panni di Dallas. Ma non funziona. "Non ti conviene saperla." Dice lui.

D'accordo. Lascia cadere anche quella conversazione, passa al prossimo argomento, accontentandosi della misera informazione ottenuta. "Cos'è il Paradise?"
"Un luogo morto." È la risposta più veloce che le abbia mai dato. Quel no, in confronto, è stato lento e meditato. È un tasto dolente per Matt. Questo è chiaro fin da subito. E quando lui stesso s'accorge d'averlo fatto intendere, corre ai ripari spiegando il motivo di quell'affermazione. "È un locale, ha molte zone, molte facce: un nightclub, un diner, un casinò, un pub di lusso, un hotel. Ma è soprattutto il nucleo di una famiglia della malavita russa a cui manca la madre. Senza di lei è un luogo morto, per me. Ma se raggiungerai quel posto, ti garantisco che sarai al sicuro. Devi sperare che ti porti lì, sei una privilegiata al Paradise, in quanto donna. Vige una gerarchia particolare, Francesco – il successore della madre di cui ti parlavo – non permetterebbe mai che ti accadesse qualcosa."

Ma questo non torna. Non ha alcun senso. Perché portare la vittima in un luogo sicuro? Perché proteggerla? Perché questa dannata ossessione? Emily acquisisce sempre più confusione assieme alle risposte. Non comprende, non riesce a capire che diamine significhino quelle parole. Dallas è il serial killer meno canonico che abbia mai studiato, quasi fosse contaminato da qualcosa, quasi non sapesse nemmeno lui davvero cosa stia facendo. "Perché portarmi lì?" domanda dunque, con aria perplessa, ricevendo una risposta che finalmente sembra delineare una traccia, una risposta che pare possedere una sorta di logica.

"Perché John non entrerebbe. E avrebbe tempo di giocare ancora un po' con lui."

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