𝐈𝐈𝐈
Dicembre 2010
Le pupille si restringono rapidamente, accecate dall'alternanza delle luci blu e rosse che inondano il piccolo vicolo newyorkese. Il detective Snyder è ai suoi primi incarichi, fedele accompagnatore del vecchio investigatore Green. Cody Townsend stringe le palpebre per inquadrare le sagome dei due uomini che gli si parano davanti, mentre la pioggia notturna batte sul capo con insistenza e l'ambiente circostante si ovatta. "Entri, prego." è la voce del giovane intraprendente che lo precede mettendosi a riparo nell'edificio. Cody pensa sia un rammollito, per un istante comprende quanto sia inesperto e quanto poco si debba rivolgere a lui. Lo osserva, più di quanto faccia con l'uomo incappucciato alle sue spalle, curioso di comprendere cosa l'abbia reso tanto speciale da collaborare con un pezzo grosso come Green avendo, forse, a malapena trent'anni. Il pregiudizio che cavalca i pensieri di Cody è chiaramente espresso sul suo volto, ma Snyder non sembra nemmeno curarsene. È Green a interrompere quel flusso di futili ragionamenti.
"Bel posticino." commenta dando un'occhiata veloce al labirinto di quadri esposti. Cody Townsend è un artista, un pittore per la precisione, un brav'uomo che ha sacrificato tutto per aprire quella piccola galleria che ora rischia di perdere in un battito di ciglia. Lo sguardo di paterno rimprovero dell'investigatore fa ben intuire quale sarà la direzione dell'interrogatorio. Cody parte sulla difensiva, ancora tremante di rabbia per la notizia appresa.
"L'ho detto agli agenti e lo dico anche a lei: io non ho idea di chi sia."
Green annuisce, fa cenno a Townsend di prender posto su una pancina della sala, di fronte al muro vuoto su cui era appeso l'incriminato dipinto, poi fa lo stesso tirando fuori un taccuino. Pochi metri più avanti, il suono dei passi di Kyle Snyder si interrompe con un tonfo improvviso. Un'asta di ferro crolla a terra, colpa di una delle minuscole etichette appesa sotto una delle tele. Il ragazzo si era avvicinato al punto da tirare le corde che delineano il perimetro di sicurezza attorno all'opera, causando inevitabilmente la caduta di uno dei pali. "È un cazzo di esame della vista." borbotta tra sé e sé, incurante del disturbo che potrebbe recare. Quel che Cody non sa è che, seppur sembri distratto, il cervello di Kyle è sull'attenti, pronto a registrare ogni minima parola della loro conversazione.
"Non badi a lui." lo rassicura Green. Cody punta così gli occhi sulla callosa e nera mano del capo, domandandosi se sia davvero necessario appuntare su carta ciò che si sarebbero detti. D'altronde non sono molte le informazioni che avrebbe potuto rivelare ed è sicuro che un uomo di esperienza come lui possa ricordare così pochi e irrilevanti dettagli. "Mi dica cos'è successo."
Alle orecchie di Cody suona assurda l'idea di ripetere per l'ennesima volta la stessa solfa, eppure sul volto di Green non c'è il minimo cenno di indugio, la minima perturbazione. È serio, serio come quando si è presentato all'uscio della porta, nel vicolo piovoso. "L'ho già detto agli agenti." replica l'artista con flebile voce. Si percepisce tutta la sua frustrazione, accompagnata dallo shock dell'evento. Cody avverte le gambe gelatinose e la risposta monotòna dell'ispettore non aiuta di certo.
"E ora lo dice a me."
E va bene, pensa Cody. Può farlo, può respirare, prendersi due minuti di calma piatta e poi ripetere la narrazione della serata. Ed è proprio in quei due minuti che acquisisce la consapevolezza che potrebbe doverlo raccontare di nuovo, probabilmente in centrale di polizia.
"Mi è stata venduta la tela da un ragazzo di nome Trevis Lauren. Mi ha detto di averla realizzata lui, ma dopo poche domande ho scoperto che aveva mentito. Mi ha riferito di averla vista a casa di un suo coetaneo, gli è piaciuta e questo ha provato a venderla."
"Ne ho la casa piena, stavo per metterla in vendita per liberarmene, ma se vuoi la do a te." così il pittore aveva tentato di convincere il ragazzo, con una scrollata di spalle, un sorriso e una pacca amichevole. Trevis era affascinato da quel giovane uomo; lo trovava magnetico, talmente carismatico e di bell'aspetto da mettere a dura prova la sua eterosessualità. Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, non avrebbe permesso a nessuno di chiamarlo "frocetto" come tendeva a fare suo padre davanti ai programmi TV. D'altronde il suo era solo un innocuo pensiero, del tutto trascurabile.
"Non credo di potermelo permettere." ha risposto prontamente, con un velo di imbarazzo sulle gote. Così il pittore ha sospirato e accennato una piccola risata. Poi lo ha rassicurato. "Se ti piace tanto te la regalo."
La mascella di Trevis ha toccato terra, la fronte si è stropicciata con mille pieghe. Gli avrebbe davvero regalato una delle sue opere? "Oh no, no. Non potrei mai accettare. Ci conosciamo appena." replica scuotendo il capo. Ma al pittore certe cerimonie non interessavano.
"Credimi, mi è sufficiente che tu ne faccia buon uso e sarò felice di regalartela."
"Sa che rapporto avesse Lauren con questo coetaneo?" la domanda viene spontanea all'investigatore Green. Eppure, non sembra trovare riscontro in Cody che, preso alla sprovvista, sospira affranto non riuscendo a pensare a una risposta utile alle indagini. Green, dunque, prosegue. "Ha un recapito del ragazzo?" ma neanche adesso Cody sembra essere d'aiuto. Dà ben poche informazioni, sufficienti comunque ai due detective che ormai lavorano sul caso del Pittore da mesi.
"Dopo che me l'ha ceduta per l'esposizione mi ha dato un numero falso. Io ho comunque provato a ricontattarlo, ho cercato il suo nome sull'elenco telefonico e su internet. Sa, per oggi; sarebbe stata opportuna la sua presenza. Ma sembra esser sparito nel nulla. Così me la sono tenuta e avevo intenzione di tenere anche il ricavato dell'eventuale vendita... se solo non..."
Cody lascia la frase in sospeso, abbassa lo sguardo e trattiene una piccola lacrima pronta a lanciarsi al di là della sua palpebra. La cattura, la costringe a tornare nella sua tana e poi continua il racconto. "Non leggo molti giornali, non avevo idea di avere a che fare con un suo dipinto. Così ho appeso il quadro e ho organizzato la mostra come al solito. E andava tutto a meraviglia, finché non si sono spente le luci. La tempesta ha mandato in cortocircuito l'impianto, ho provato a rassicurare i presenti, ma mentre parlavo mi sono reso conto che erano attratti da qualcos'altro e che si stavano sollevando alcuni bisbigli. Quando ho capito che era il quadro ad essere al centro dell'attenzione, sono rimasto a bocca aperta."
Fosforo. È quella la spiegazione a tale fenomeno. Quel che era stato rilevato al buio era una scritta: "Giacomo 1:15".
"Poi la concupiscenza avendo concepito partorisce il peccato; e il peccato, quand'è compiuto, produce la morte." è Kyle ad unirsi alla conversazione, ancora a debita distanza. Il silenzio che segue lo costringe a voltarsi verso i suoi interlocutori e dare una spiegazione. "Vengo dal Texas. I miei erano fissati con la bibbia."
Green non ne sembra affatto sorpreso, Cody invece appare quasi infastidito. E notando tale emozione sul volto dell'artista, Snyder decide di avvicinarsi ai due e rincarare la dose deliziando l'interrogato della propria presenza. "Non è la prima volta che si avvale dei testi sacri, né che lascia messaggi sulle tele. Per questo è tanto scosso, Signor Townsend; giornale o no, chiunque viva a New York da più di un paio di mesi sa che è parte del suo modus operandi. La stampa ha disgraziatamente fatto trapelare una gran mole di notizie a riguardo e le notizie circolano, soprattutto tra voi artisti, in questo caso. Il problema è che non è stato lei a chiamare il 911 per avvisare dell'accaduto, ma i suoi clienti... clienti che ora sospettano dell'origine della sua vena artistica."
"Sarebbe folle darsi in pasto alla polizia dopo l'accaduto, se fossi io il killer." si difende Cody, alzando il tono per rendere la sua osservazione più credibile. Ma il sorriso sghembo del biondino mostra tutto meno che una buona riuscita della difesa. Tutti e tre i presenti in quella sala sono al corrente - alcuni più di altri - dell'egocentrismo del serial killer e del suo ricorrente gioco con le autorità. Snyder è persino convinto di averci parlato, ha la sensazione che le lettere ricevute in centrale siano diventate improvvisamente più intime e che questo fosse dovuto a un incontro con lui, fugace o meno che fosse. Kyle non si fida di Cody dunque, non gli crede, o almeno questo è ciò che la sua faccia vuol trasmettere all'imputato. E riesce nell'intento, poiché Cody avverte ora una pressione tale da sentirsi schiacciare al pavimento. "Sentite, io non so dirvi altro." afferma allentando il nodo alla cravatta, già allentato in precedenza, palesando così un alto livello di nervosismo. "Non so fare del male a una mosca, sono una brava persona. Quindi, se avete intenzione di farmi altre domande, temo di dover richiedere prima la presenza di un avvocato."
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