𝐈
6 settembre 2021
Mezzogiorno
Nella stanza numero 04 del Magnus Motel, se si presta bene attenzione, si può sentire la gola di ognuno dei presenti seccarsi per l'eccitazione della scoperta. L'oggetto del desiderio? Una minuscola quantità di pelle ritrovata sotto l'unghia di Jane Baldwin, appena prelevata da una genetista forense, sudata e nervosa come forse mai lo era stata in tutta la sua carriera. È il detective Woodroof l'unico a incrociare il suo sguardo, pulito, professionale, timoroso del risultato che avrebbero ottenuto dalle analisi del DNA. Woodroof è il solo a non mostrare gioia o speranza e, stavolta, la colpa non è del cappello in feltro che ombreggia mezzo viso ma del senso di consapevolezza che si insinua nelle sue ossa fino a farlo tremare. Un uomo ben piazzato come lui si penserebbe non abbia paura di nulla, eppure il "Pittore" - così lo hanno nominato i giornali di cronaca - lo terrorizza a morte. Non dorme, Woodroof... non fa una dormita decente da tempo immemore; ripensa ai corpi dissanguati delle vittime, al suo fallimento investigativo e a tutte le donne che attendono di esser dipinte su tela. E ora alla lista si aggiungerà anche Jane, quella splendida ragazzina piena d'energia che una settimana prima aveva conosciuto alla tavola calda.
"Tingi i capelli." Le aveva detto, premonitore. La ragazza si era girata verso il detective con un sorriso radioso, chiedendo spiegazioni. Povera innocente bambina, non ne aveva idea, pensa Woodroof mentre osserva con sguardo paterno i rossi ricci che le cadono sul seno nudo. È completamente priva di sangue, non vi è rimasta una sola goccia in corpo; il volto è quello di una bambola e, come tutte le altre rosse naturali vittime del pittore, non è visibile alcun segno di contaminazione della bellezza. Crocifissa, gambe incrociate e palmi inchiodati al muro. Ci si chiede quale dipinto sia stato realizzato stavolta, chi lo avrebbe acquistato, ma soprattutto da chi.
"Detective!" il richiamo di una voce familiare al di là della porta, attira l'attenzione di Woodroof. Clara, la nuova assistente, sventola quella che sembra un'agenda sotto i nasi curiosi dei poliziotti, ma solo l'uomo da lei richiesto le si avvicina. Superata la soglia, Woodroof porta la ventisettenne in un luogo più appartato e allunga una mano in attesa di ricevere ciò che si è procurata.
"Prima le cattive notizie." Lo rimprovera lei, allontanando agilmente l'oggetto. Poi prosegue. "Le videocamere di sorveglianza non funzionano da un po', sono in attesa di manutenzione a seguito di un cortocircuito di due mesi fa. O almeno così dicono, ma..."
"Ma è chiaro non abbiano mai funzionato." La interrompe il detective, sollevando gli occhi al cielo come se già conoscesse ognuna delle parole della sua assistente. Poi prosegue. "Hanno una sola stella e tra poco sarà l'ultima cosa che rimarrà di questa fogna. Ormai è diventato un motel per tossici e meretrici, lo so. Mi dici quella cos'è?"
La indica ancora, la misteriosa agenda rosa chiaro. Ma la donna non accenna a lasciargliela prendere, la custodisce come un talismano e attende di concludere il suo discorso. È importante per lei e per la sua credibilità, Woodroof lo capisce. Sa cosa si prova ad essere il novellino e avere le attenzioni del capo solo nel frangente in cui serve qualcosa. Ecco perché la lascia fare... almeno un altro po'. "La receptionist dice di non aver mai visto Jane. Solo che poi quando comincio a fare domande sul suo accompagnatore, sebbene insista nel non avere la più pallida idea di chi sia, arrossisce e deglutisce come una mucca."
"Una mucca?" Ripete il detective, confuso da quella similitudine priva di senso.
"Quell'uomo deve averle fatto il lavaggio del cervello."
"Non sarebbe la prima volta."
E finalmente, il palmo della grande mano callosa tocca la soffice copertina del quadernino. Clara dà la spiegazione mentre l'uomo si accinge a sciogliere il nodo del nastrino attorno alle pagine. "Fatto sta che almeno mi ha lasciata frugare tra gli oggetti smarriti e ho trovato il diario di Jane. Lei afferma di averlo raccolto vicino a uno dei divanetti del bar e di averlo messo nello scatolone in attesa che qualcuno lo reclamasse. Probabilmente lo portava con sé e l'è caduto per sbaglio. Lo hai detto tu: per capire il killer bisogna studiare la vittima."
Woodroof è fiero di come Clara abbia già appreso il suo insegnamento. L'oggetto in questione sarebbe tornato più utile alle indagini di quanto quel pezzo di pelle sotto l'unghia di Jane avrebbe mai potuto fare in un paesino come quello. Woodroof sa ch'è così, è una sensazione che non può spiegare, ma quando lo apre avverte di essere entrato in contatto con la prova regina, con il vero passo falso del pittore. Lì, tra pensieri e prime impressioni della teenager, si nasconde l'assassino. Perché il pittore non è un serial killer colto da raptus omicida. Woodroof lo conosce: meticoloso, manipolatore, carismatico, in qualche modo dev'essersi avvicinato a Jane tempo prima, silenzioso e letale, per guadagnare la sua fiducia. Mai, mai gli era sfuggito un diario, un appunto, un messaggio. Era stato infallibile, per anni, nemmeno un'impronta, un capello, una goccia di sangue. Aveva avuto una precisione fuori dalla logica umana, come se fosse stato invisibile, come se non fosse nemmeno esistito. Mai e poi mai aveva perso un dettaglio... mai, prima dell'adorabile ed energica Jane.
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