𝐋𝐗𝐕
Matthew Winston è una figura interessante da studiare. Per John sarebbe stato un ottimo cavillo su cui impegnarsi, se le cose fossero andate diversamente, se non ci fosse stata sua figlia di mezzo e tutte quelle stramaledette agenzie e organizzazioni. Quando è diventato un caso d'indagine così complesso e ingarbugliato? Così internazionale? John non dimenticherà mai il giorno in cui le strade delle vittime hanno cominciato a imboccare lo stesso viale. La Baldwin si è rivelata una vera e propria eroina, differente, forte e testarda. Chissà se lo sta guardando in questo momento, chissà se ha una vaga idea di ciò che sta accadendo. È merito suo e del diario coraggiosamente abbandonato nel motel, se la situazione si è sbloccata. È un boccone amaro, quello: John avrebbe preferito sua figlia non fosse andata di mezzo, ma era già scritto che sarebbe stata l'ultima vittima del Pittore sul suolo di Sherstone. Il diario e le indagini di Pel di carota avevano solo accelerato il tutto.
"Sei più silenzioso del solito."
La voce di Lia sarebbe impercettibile, se l'appartamento non si fosse liberato della presenza ingombrante di Winston. John ricorda della sua esistenza in quell'esatto istante. Si volta verso di lei e la vede di nuovo, bella e impeccabile come sempre, seduta sullo stesso bancone che prima la proteggeva dall'imbarazzo.
"Puoi biasimarmi dopo il tuo tradimento?" domanda il detective, seppur conscio dell'utilità del suo gesto. Se così non fosse, Lia sarebbe stata cacciata da un pezzo.
"Non essere ingiusto. Non lo chiamerei tradimento."
"Potevi avvisarmi."
"Non potevo sapere se avresti accettato, non volevo rischiare."
Non ha tutti i torti. Forse a quel punto non avrebbe acconsentito e avrebbe trovato un'altra strada, solo. Invece, Lia potrebbe davvero aver buone intenzioni. D'altronde Matthew l'ha detto: ha un debole per lui, non gli riesce neanche difficile da credere considerando come si comporta nei suoi confronti. Ma se fosse solo una brava manipolatrice?
"Perché mi aiuti? Dì la verità, qualunque sia." Lo chiede John, avvicinandosi a lei. Cammina piano, ancora nell'ombra, un po' intimidito da quella presenza. Ha la costante sensazione di parlare con un felino molto pericoloso, di dover stare attento a ogni movimento e non azzardare mosse brusche. Eppure, lei è sempre così innocua. Lo è stata persino al loro primo incontro, quando l'ha messo ko. Come può dunque esserne spaventato? Forse ad avvicinarlo a lei è proprio la disperazione, la stanchezza che lo sta consumando nella ricerca di sua figlia.
"Perché lei mi va a genio, detective. Gliel'ho detto."
"No, tu hai detto molto di più." Le rammenta, osservando segnali di nervosismo nel suo linguaggio del corpo. I polpacci si sono incrociati a penzoloni dal bancone, la mano sinistra si è contratta appena sul fondo della busta dei biscotti, la destra porta con più frequenza il cibo alla bocca, ma gli occhi non si staccano per un solo istante da quelli di John. È come se la paura di diventare preda fosse condivisa. Il detective non pensava di poter intimidire una come lei.
"Hai detto che ti ha chiamato." Cambia argomento con un biscotto tra i denti. John è ora davanti a lei, i palmi delle mani si appoggiano sul bancone, una alla destra e una alla sinistra delle sue gambe, quasi a voler intendere che non andrà da nessuna parte fino a quando non gli sarà tutto chiaro. "Non hai detto di che avete parlato."
"Non lo sai già?"
Lia scuote la testa, mandando giù il boccone.
"Era a casa della mia ex moglie."
Le labbra schiuse della donna e il conseguente silenzio, non lasciano spazio a fraintendimenti: ne era all'oscuro, impossibile che stia mentendo così bene, è sotto shock.
"Non te l'aspettavi?" domanda, dunque, John.
"Mi dispiace."
"Ti dispiace?"
"È scomparsa?"
John annuisce. L'ultima volta che è stato aggiornato, le cose erano rimaste come le aveva lasciate. Non una novità, non un corpo, niente di niente. Solo frastornante silenzio e altre estenuanti ricerche che almeno, sta volta, non sarebbero toccate a lui.
"John." è in ascolto, la guarda in attesa di una spiegazione riguardo l'espressione corrucciata che ha assunto. Ma Lia ingoia il rospo. Non vuole dirlo; non vuole ammettere di aver notato una macchia di sangue sulla scarpa di Dallas quand'è tornato al Paradise dal suo viaggio. Aveva intuito ne avesse combinata un'altra delle sue, che si fosse cambiato e avesse cancellato le prove, ma che una goccia di sangue gli fosse sfuggita. Certo, non pensava si potesse trattare dell'ex Signora Woodroof.
La donna posa il sacchetto di biscotti, al di là della mano sinistra del detective. Con il gesto più infantile che John le abbia mai visto fare, pulisce la mano sul pantalone scuro e attillato, per poi portarla sul viso che ha di fronte. Ne accarezza la tempia con i polpastrelli, quasi avesse timore di invadere i suoi spazi, e scivolando sulla guancia acquista più sicurezza. Gli occhi di John sono lucidi. Non è stupido, non lo è mai stato: percepisce la cattiva notizia senza acquisirne la sua natura. In cuor suo sa che non ci sia niente di buono in quella carezza, eppure vi si lascia cullare.
"Dicevi che saresti rimasta fuori." Torna sull'argomento. Testardo, il detective vuole una motivazione. In fin dei conti, per quanto lo riguarda, Lia sta davvero muovendo le acque.
"Lo sto facendo." Risponde lei, modesta, più realista di John. "Io ho solo portato qui Matthew e ti sto dando un alloggio. Non posso fare altro, lo sai."
Ma John non è d'accordo. Ricorda cosa gli disse la prima volta in risposta alla sua richiesta d'aiuto. "È già tanto, ti stai spingendo più in là di quanto hai detto a casa mia."
"Non sono davvero d'aiuto. Non sto andando a trovare Emily, non le sto inviando messaggi, non le do i codici di accesso alle varie zone del Paradise, non tengo d'occhio Dallas... non sto facendo nulla, John. Il motivo per cui ho azzardato due minuscoli passi, è che questa situazione sta sfuggendo di mano anche a Matt. E se sfugge a lui, significa che è davvero grave. Ho promesso a Vasilisa di proteggere la famiglia e lo farò. È importante che la Molniya rimanga intera anche tra vent'anni. Ma non sto davvero proteggendo tua figlia."
È un rimprovero. O almeno quello è il tono delle sue parole. Lia è persino scesa dal bancone per dirglielo guardandolo dritto negli occhi, alla sua stessa altezza. Il messaggio arriva dritto e chiaro, infatti, ma non fa altro che confermare nella testa del detective quanto più ci sia in quella donna. John annuisce, comprende ogni parola, ma lo fa con gli occhi ormai incollati alle sue labbra. Lia non è neanche troppo sorpresa dell'attrazione che John sta dimostrando di provare nei suoi confronti. Capita spesso, sarebbe ipocrita per lei dire il contrario; eppure sente una piccola vocina nell'angolo dei suoi pensieri che le raccomanda di non coinvolgerlo troppo, di non illuderlo. Perché i loro stili di vita e i loro obiettivi sono troppo distanti per incontrarsi. La butta sul ridere, lei.
"Non innamorarti, John." dice in un sussurro, lasciando cadere una mano sul suo petto. Lui reagisce d'istinto e il suo corpo si avvicina notevolmente a quello di lei, ormai costretto contro il banco. Tra i due intercorre una sottile linea d'aria, così poche molecole li separano da creare gravità: la forza che costringe le loro cellule in quella tensione, è la stessa che si può testare tenendo due calamite di cariche opposte vicine, con la differenza che basterebbe un nulla per invertire la carica di uno per farli scontrare.
Dopo tanto tempo un sorriso genuino curva le labbra del texano, contagiando quelle del sicario. "Non potrebbe mai accadere." Sussurra, poco convincente.
Lia non gli crede. Nessuno lo farebbe, ma lei ha un particolare fiuto verso questo genere di emozioni. Be', non che le sia indispensabile quando la linea d'aria tra loro diventa ancor più sottile ad altezza inguine. Così Lia glielo dimostra, senza dire una parola o smentire quella frase. Con un movimento delicato e impercettibile verso il bacino di lui, preme il basso ventre contro la rigonfia patta dei pantaloni. John sbuffa una risata nel momento in cui l'espressione di Lia muta in un'interrogazione. Attende spiegazioni che lui non esita a offrirle.
"Non mi sembri il tipo che confonde l'eccitazione sessuale con l'innamoramento."
Ma Lia non ci sta. Riconosce perfettamente quell'espressione e la riconosce combinata a un erezione. "E a me non sembri il tipo che confonde l'innamoramento con l'eccitazione sessuale."
Il sorriso di John scompare, lasciando spazio a una minuscola presa di coscienza. E se avesse ragione lei? Se davvero non si fosse accorto di essersi affezionato?
Avviene lentamente. Il corpo di John preme contro quello di Lia, spingendola di nuovo contro il bancone, senza fretta e senza forza. Gentile, la mano risale il suo braccio al di sopra della manica della maglia marrone scuro, supera la spalla, fino a quando non si ferma nell'incavo del collo, nascosta tra i capelli del caschetto nero. Lia non è abituata ad approcci così meditati; le sembra d'esser trattata come un'opera d'arte. John la sta studiando come forse mai nessun uomo aveva fatto con lei. E per un attimo perde la sua maschera; per un attimo, Lia, si sente esposta, fragile, meno oggetto sessuale e più umana.
Solo allora, solo quando John è certo di aver visto il vero viso della donna, lascia che le loro bocche si incontrino in un bacio. E seppur sia tenero sulle prime, nessuno dei due ignora la potenza delle due calamite che li spingono a divorarsi a vicenda con crescente desiderio. È uno scontro, una sorta di lotta all'ultimo sangue: così si trasformano i riguardi di John nei confronti di quell'opera d'arte, in un'autentica fame trattenuta da fin troppe settimane. La mano sul collo stringe appena la sua presa, mentre la gemella scopre la spalla della donna, tirando la stoffa della maglia per rivelare la pelle sulla quale vi posa le labbra. Le mani di Lia navigano sulla camicia dell'uomo, tirando i bottoni dalle asole senza riguardo, facendone saltare un paio. Le dita corrono veloci e affamate sul busto di John, scoprendolo migliore di come lo aveva immaginato. Scivolano sulle spalle per sbarazzarsi definitivamente della camicia. E una volta caduta a terra, è John a riservare quel trattamento alla maglia di lei, allontanandola dal bancone della cucina e attirandola finalmente a sé. Flette appena le ginocchia, con le mani sotto la piega delle natiche la tira su, portandola sul divano. Lì dove Matthew pochi minuti fa gli dava istruzioni sul piano, ora si stende Lia, lasciando che il detective le sfili i pantaloni per gettarli al di là dello schienale del sofà.
Che visione inusuale, pensa lei osservando John. Quando mai un uomo l'ha guardata in quel modo? Ne ha avuti di spasimanti ai suoi piedi, uno più disperato d'amore dell'altro, ma come John non c'era mai stato nessuno. Quegli occhi maturi sono diversi, hanno una profondità differente, loro vedono di lei un altro tipo di nudità. E una combo così non l'era mai capitata, perché non può negare la bellezza di ciò che ha di fronte: con quegli occhi chiari, i capelli castani, il viso scavato e ben definito, l'espressione sicura e paziente, ha un che di paterno che in Lia fa ribollire le viscere. La cura che impiega, sembra venerarla come tanti ma mai standole sotto. E quel corpo... nonostante l'età di John, i muscoli sono più scolpiti di quelli di tanti suoi colleghi.
La cintura penzolante e aperta, contribuisce a trasformare quel quadro in un ricordo malato che si accorge derivare da suo padre. Un complesso irrisolto che riesce comunque ad accenderla, per quanto malato. John lo ignora, vede solo il sorriso malizioso prender forma sul volto della donna e uno dei suoi piedi perdere scarpa e calzino per allungarsi verso di lui. Si posa sul rigonfiamento dei jeans, prima di agganciarsi all'elastico e tirarlo a sé. John afferra il piede, lo stringe nella mano mentre con l'altra tira giù la zip dei pantaloni. Senza mai mollare la presa, si posiziona su d lei, costringendo la gamba a divaricarsi. Una semina di baci e morsi risale lungo tutta la gamba, portando Lia a sprigionare la risata più innocente che le abbia mai sentito emettere. E da lì è tutto in discesa. Lia si lascia trascinare completamente da un uomo a cui avrebbe dovuto a malapena rivolgere parola, in principio. Libera dell'intimo sportivo e scoordinato, sintomo di quanto imprevista sia stata quella situazione, Lia si avvinghia al corpo del detective conficcandoci le unghie senza il timore di ferirlo. Difatti non fa una piega; John sembra piuttosto gradire quel tipo di attenzioni, premiandole con gemiti che risuonano nel buio dell'appartamento privi di pudore.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top