9 - Capitolo 6.2
Sei solo.
E vedi pericoli in ogni dove.
(il Bardo Mendicante)
Astoria chiuse la porta e ci si poggiò con la schiena.
Trovare Sofia proprio in quel momento non era stato un caso, ne era certa.
Osservò i propri stivali consumati e si ritrovò a pensare a Eric. Era passato molto tempo dalla sua partenza e sapeva solo che era riuscito a contattare Lorcan. Con un sospiro si staccò dalla porta e s'incamminò lungo il corridoio. Doveva sondare la mente di Sofia e scoprire cosa vi si nascondeva.
Si diresse verso le scale, per raggiungere il piano della biblioteca. Non era molto pratica dell'incantesimo di rivelazione, non lo aveva mai eseguito su una persona sveglia, eccezion fatta per Guido, la sua vittima preferita. E si era rivelato un incantesimo difficile. La mente da indagare poteva reagire anche violentemente alla costrizione del flusso di pensieri ed energia cui veniva sottoposta. Ricordava ancora il mal di testa che aveva avuto a seguito della prova con l'amico e non voleva ripetere gli stessi errori.
Stava passando davanti alla finestra che dava sullo spiazzo interno, quando udì uno scalpiccio. Si affacciò e lo vide.
Eric era tornato.
Astoria iniziò a correre. Svoltando un angolo rischiò anche di cadere scontrandosi con un attendente, che l'apostrofò in modo molto poco educato, salvo rimangiarsi l'ultima parola quando si rese conto a chi aveva rivolto gli insulti.
«Non importa, sei perdonato» urlò la principessa, senza neanche accertarsi se avesse capito che non sarebbe stato decapitato. Eric era tornato. Finalmente. E lei non vedeva alcun motivo per attardarsi a camminare invece di correre. Senza contare che Alessandro le aveva dato un tempo limite per compiere il suo incantesimo.
La strada per le scuderie era interminabile, ma riuscì lo stesso a percorrerla senza ulteriori intoppi.
Eric!
Aprì la bocca per chiamarlo, era a pochi passi da lui, ma non riuscì a parlare e dovette poggiare le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Cercò di trattenere il respiro, a occhi chiusi, per riprendere un po' di contegno e si raddrizzò. Ma un colpo al centro delle scapole le fece perdere l'aria che era riuscita, con tanta fatica, a trattenere. Allargò le braccia per non perdere l'equilibrio e riuscì a non cadere, ma solo perché era stata afferrata appena in tempo. Da Eric.
Alzò la testa, per incontrare gli occhi scuri e sorridenti dell'amico. La sola sua presenza la confortava, anche se al momento puzzava di cavallo e chissà cos'altro.
Sentì il solito formicolio alle guance, quello che accompagnava molti momenti in cui gli era troppo vicina. «Volevi spezzarmi la schiena?» Fu più brusca di quanto avrebbe voluto. Si liberò con uno strattone dalla mano, grande e forte, del guerriero e si massaggiò la spalla indolenzita.
«Quante storie per una pacca amichevole. Pensavo fossi felice di rivedermi.» Eric le indirizzò una smorfia, corredata dalle labbra incurvate verso il basso e seminascoste dalla barba incolta.
«Non scherzare» lo rimbrottò. Cercò di ricomporsi e lo prese per un braccio, indirizzando i passi di entrambi verso le cucine. «Ho bisogno che tu mi dia buone notizie, Eric. Ti prego, dimmi che ne hai.» Aveva ancora in mete le parole che aveva rivolto ad Alessandro. Fino a quel momento aveva solo sospettato che Areina fosse in combutta con i demoni, ma raccontarlo a lui aveva reso reale quella che sembrava solo una congettura lontana.
Lo osservò di sottecchi; gli vide sollevare le sopracciglia e sospirare. Le si strinse il cuore e sperò che non fossero davvero così cattive.
«Ti dirò tutto, lo sai. Ma non mangio da prima del sorgere del sole.»
Astoria gli sorrise e diressero entrambi i propri passi verso le cucine.
«Innanzitutto puoi stare tranquilla» cominciò Eric, abbassando la testa per passare dalla porta che conduceva al lungo corridoio. «Ho parlato con Lorcan. A contattare Clivia ci penserà lui.»
E una è fatta. Madre luminosa! La parte difficile deve ancora venire. Sospirò.
«Poi mi dirai come mai sei così preoccupata, vero? Visto che Castelnovo, Nuova Città e tutta Dragalia sono ancora in piedi, credo che le cose, alla Grotta del Pescatore, non siano andate poi così male. Cosa c'era su quella pietra?»
Astoria invitò le due serve che stavano ripulendo a uscire e tornare più tardi. Chiuse la porta e cominciò a rovistare tra gli avanzi.
«Sopra l'altare, Eric. Quello era un maledetto altare.» Gli passò un pollo intero, freddo, e delle patate. Nel frattempo l'amico si era gettato un po' d'acqua sul viso, ci si era passato le mani e si era seduto a tavola. «Ed era sigillato maledettamente bene. Non so neanche io come ho fatto a togliere tutti quei sigilli.»
In realtà lo so. Se non fosse stato per Areina, forse starei ancora lì.
Il guerriero mugugnò qualcosa facendo cadere pezzetti di pollo dalla bocca piena. E Astoria gli porse una caraffa di vino con un calice.
Eric ingoiò e bevve direttamente dalla caraffa, pulendosi col dorso della mano. «Ah, il vino! Quanto mi è mancato il vino. E questo è fenomenale. Tuo padre non si arrabbierà?»
Lei scosse la testa e gli si sedette accanto. «Cosa vuoi che gliene importi? È una caraffa, non se ne accorgerà neanche.»
«Dicevo» diede un altro morso al pollo e ingoiò. «Lorcan verrà a Nuova Città appena avrà incontrato Clivia. Ha detto di lasciare tutto come sta e far crollare l'ingresso alla grotta» Il pollo era già quasi finito. «Quando verrà qui farà qualcosa con qualche benedizione che sa lui.» Sputò un ossicino.
«Immagino» disse Astoria. Poggiò i gomiti sul tavolo e si prese la testa tra le mani, immaginando le urla di Lorcan quando avrebbe scoperto tutto. «Invece ho disfatto tutti i sigilli e ho trovato una giovane donna addormentata. Non ricorda niente, tranne il suo nome.»
Eric bevve rumorosamente e sbatté la caraffa sul tavolo. «Se non altro non è un demone. Giusto?» Riprese ad addentare i resti del pollo, pulendone le ossa.
«Giusto. Almeno così sembra.» Allungò le gambe sotto al tavolo incrociando le braccia. Rovesciò la testa all'indietro e si mise a osservare il soffitto annerito. «Non credo sia pericolosa, ma per sicurezza ho isolato la camera dal piano astrale. Dovesse rivelarsi un demone, almeno non potrebbe andarsene in giro.»
Eric grugnì e scolò il resto del vino. «Se non sembra un demone, ma poi lo è davvero, pensi che basterà?»
Astoria si raddrizzò a guardarlo. «Basterà.»
Lui la guardò aggrottando le sopracciglia. «Perché ne sei così sicura?»
«Ho usato alcuni accorgimenti.» Si raddrizzò e gli si avvicinò. «E non è la prima volta che lo eseguo con successo.»
«Posso avere altro vino?» Si avventò sulle patate, senza neanche attendere la risposta.
Astoria si alzò e prese con sé la caraffa. «Ricordi quando andammo a Teti?» La riempì e udì dei borbottii che interpretò di assenso. «Ricordi anche come sconfiggemmo quel demone?»
Eric afferrò la caraffa dalle sue mani e bevve. Si pulì e annuì. «Ho capito. Quelli che chiami accorgimenti te li ha suggeriti lui, vero?»
«Già.» Tornò a sedersi e poggiò il mento alle mani. «All'epoca funzionò molto bene. Non vedo perché non debba funzionare ora.»
«E se non ti stai sbagliando?» Aveva lasciato a metà strada, tra piatto e bocca, un pezzo di patata ricoperta di spezie.
«Allora, che la Dea illumini il nostro cammino» disse in un unico respiro. «Ma sono sempre più convinta che sia una povera. Ha saputo solo dirmi solo due cose: si chiama Sofia e ricorda molto poco del suo passato.»
«E sembra...» Eric s'interruppe guardando nel vuoto. «Sembra normale?»
Astoria annuì. «Confusa e spaventata sono i termini più adatti. E, scusami se te lo chiedo, ma dovresti finire di mangiare. Devo controllare una cosa e se sei con me mi sento più sicura.»
Eric la guardò e le sorrise: aveva la bocca unta e del rosmarino tra i denti.
«Dobbiamo fare in fretta perché questa sera verrà affidata ad Areina. Ti spiegherò tutto con calma, ma» si avvicinò e abbassò la voce, «dobbiamo portarla via da qui e lontano dalla maga. Ci servirà tutto l'aiuto possibile e Lorcan e Clivia possono darcelo.»
L'amico sollevò le spalle. «Io non ho problemi a seguirti, lo sai. Ma dovrai convincere Lorcan e Clivia, qualunque cosa tu voglia fare. Specialmente Lorcan, se si tratta di affari da demoni e se c'è il rischio che Raziel spunti fuori dal nulla.»
Astoria sospirò. Sapeva che Eric aveva ragione, ma avrebbe rimandato il discorso con Lorcan a quando sarebbe arrivato. I problemi andavano affrontati uno alla volta. «Non è detto si faccia vivo e confido nella mediazione di Clivia.»
«Quindi hai già un piano?»
«Dipende da cosa tu intendi. Invece, tu cosa hai sentito in giro?»»
Il guerriero ruttò forte e si adagiò contro lo schienale. «Che questa zona è piena di dannate grotte, grandi e piccole. E quasi tutte hanno una storia. Ma questo lo sapevi già, vero?»
Astoria annuì e si alzò. «Andiamo?»
Eric scoppiò in una sonora risata. «Ma certo. Anche se non so bene cosa potrei fare, se dovesse rivelarsi un demone.» Si alzò anche lui e si incamminarono verso la stanza in cui si trovava Sofia.
«Ho sentito una storia su un salvatore del mondo mandato dalla Dea.» Eric si grattò il mento ispido. «E anche che ci sono mostri di tutti i tipi nascosti nelle grotte.»
«Hai ragione» gli disse lei. Svoltarono verso le scale e cominciarono a salire. «Kareikos ha avuto il suo bel da fare a tenere lontani i curiosi dalla Grotta del Pescatore. Ma ormai la notizia di un ritrovamento si sta spargendo, anche se non credo si sappia ancora di cosa si tratta. Almeno spero.»
Astoria sospirò e si fermarono proprio davanti alla porta di Sofia, salutando le due guardie. «Ci sono novità?»
«No, Vostra Altezza» rispose il più giovane dei due. «La situazione è tranquilla e nessuno è entrato o uscito da questa porta.»
«Bene» disse lei. «Devo chiedervi, per la vostra incolumità, di non entrare, qualunque cosa accada. Ho lui con me.» Indicò con un cenno Eric, che superava di tutta la testa il più alto dei due soldati. «E non voglio essere disturbata. Chiaro?»
«Certo, Vostra Altezza.»
Astoria osservò l'amico al suo fianco, che le rispose con un cenno di assenso. La mano avvolse la maniglia e la tirò verso il basso.
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