8 - Capitolo 6.1

Ne hai le capacità

ma non il potere.

(il Bardo Mendicante)


«E questo è tutto, padre.»

Alessandro, le spalle poggiate allo schienale, attese la reazione alle notizie che aveva appena riportato.

Re Ferrante annuì e abbandonò la testa sul cuscino più alto della pila che gli permetteva di stare seduto al centro del letto. I capelli, ormai del tutto bianchi, erano attaccati alla fronte, in ciocche spesse. Alzò un dito, ossuto e tremante, e indicò il tavolino accanto a sé. «Passami dell'acqua, per favore.»

Alessandro ubbidì e gli porse anche un fazzoletto con cui il padre si asciugò le labbra pallide dopo aver bevuto.

«Hai incaricato la nobile Areina di occuparsene?» Anche la vecchia voce tremava.

«Non ancora, padre. Al momento la sconosciuta è ancora incosciente e Astoria sta tentando di capire chi sia.»

Re Ferrante chiuse gli occhi. «La nobile Areina.» Aggrottò le sopracciglia bianche e ispide. «Lei saprà sicuramente cosa fare.»

Alessandro strinse i pugni. Sua sorella doveva affrettarsi, se voleva avere ancora la possibilità di venire a capo di quella situazione.

«Lei è stata l'unica» continuò il re, «l'unica a capire cosa ti stava accadendo.» Tossì e poi aprì gli occhi, fissandoli nei suoi. «Ed è riuscita a strapparti alla morte.» Si asciugò la bocca con il fazzoletto che ancora stringeva tra le dita. «Devo molto a quella donna. Se ho ancora un figlio, un erede, è solo grazie a lei.» Gli sorrise, con lo sguardo rivolto probabilmente verso quei giorni in cui credeva di aver perso il primogenito, poi restituito da Areina.

A metà, padre. A metà e senza discendenza.

«Sì, padre.» Alessandro inspirò. L'aria della stanza era resa pesante dall'odore degli unguenti e delle pozioni che la maga forniva al re, ma riusciva ancora a percepire la vaga essenza salmastra che proveniva dalla finestra aperta e di cui ogni angolo del castello era impregnato, come un piacevole sottofondo. «Tuttavia Astoria è sul punto di trovare uno spiraglio.»

Un gabbiano passò fuori dalla finestra, lanciando il suo richiamo, al quale fece eco un'onda che s'infranse sugli scogli.

Quando aveva parlato con la maga di corte della sconosciuta, aveva cercato di capire quali fossero le emozioni che potevano muovere quella donna. Una statua avrebbe mostrato di certo una variegata serie di emozioni, rispetto a lei. Poggiò il gomito sul bracciolo e si tenne il viso con le dita, in attesa di una risposta che tardava ad arrivare.

Il padre fu scosso da più colpi di tosse e Alessandro suonò la campanella poggiata sul tavolino. Uno dei servi che si occupava del re apparve a piedi del letto e si avvicinò, aiutandolo a sedersi e a riprender fiato offrendogli ancora dell'acqua.

Diventava sempre più difficile parlare con suo padre e anche accettare i suoi ordini. Ormai aveva del tutto perso di vista la situazione attuale del regno e restava legato a un'idea antiquata di gestione.

E ripone troppa fiducia in quella donna. Sebbene... L'immagine di una boccetta colma di liquido blu cacciò ogni altro pensiero dalla sua mente, moltiplicandosi in due, quattro, otto bottigline, tutte vuote e riposte nella scatola. Alessandro sorrise; diffidava della maga eppure ne dipendeva così tanto.

«Figlio mio» lo chiamò il padre, facendo segno al servo di uscire. «È fondamentale che se ne occupi la nobile Areina. Quando tornerai» tossì, «mi porterai sue notizie.»

«Come desideri, padre.»

*****

«Non ne sarà contenta, lo sai?» Guido prese due acini d'uva e se li lanciò in bocca, uno dopo l'altro.

Alessandro annuì, lasciando scorrere lo sguardo sulle parole scritte con una grafia precisa e molto stretta. Tra le mani stringeva l'ultimo dispaccio arrivato dai confini a nord; un villaggio era stato del tutto abbandonato e altri due erano abitati solo da anziani e persone particolarmente legate a quella terra.

«Lo so, Guido. Lo so.» Si carezzò il mento. Avrebbe dovuto mandare almeno due draghi per aiutare gli avamposti sulle montagne. Prese un altro dispaccio, in cui si chiedeva supporto per l'isola di Trinacris, a sud; lì grossi problemi non ce n'erano, ma negli ultimi giorni alcuni esemplari della comunità di draghi rossi si erano avvicinati troppo ai centri abitati. Quindi dovrò impiegare almeno altri due draghi. Posò i fogli, tolse gli occhiali e passò le mani sul volto, premendo le dita sugli occhi. Quattro draghi. Al momento non disponeva di molti esemplari; la maggior parte di loro era impegnata proprio al nord o a pattugliare le rotte marine. Madre luminosa! Non ricordo più neanche quanti ne ho in giro. Cercò il registro dove annotava gli spostamenti e cominciò a spostare i tanti fogli che giacevano sulla sua scrivania.

«Cerchi questo?» Guido gli porse proprio ciò che stava cercando. «Era al suo posto, nello scaffale dietro di te.»

«Grazie.» Cominciò a sfogliarlo, inumidendo la punta delle dita sulla stoffa bagnata messa lì a posta. Scorse le righe con l'indice, controllando le date, i luoghi e i nomi dei draghi. «Sì» mormorò. «Domani ne dovrebbero rientrare un paio.» Controllò quanti erano in pattuglia sul mare. «Questi, no. Sono appena partiti.»

Bussarono alla porta.

«Non ricevo nessuno, Guido. Fa' passare solo mia sorella.» Doveva informarla al più presto delle decisioni di suo padre. «Anzi.» Tenne il segno premendo l'indice sul rigo che stava leggendo. «Manda qualcuno a chiamarla. Con urgenza.» Se Astoria aveva intenzione di far qualcosa, doveva farlo in giornata.

Guido varcò la soglia e sparì nell'anticamera. Ad Alessandro giunsero sussurri e fruscii. Potrò accontentare solo la guarnigione montana. Prese appunti su un foglio e scrisse due righe per Taro, il maestro del serraglio. A Trinacris dovranno attendere ancora un po'. Sfogliò ancora una volta le pagine del registro, sperando che apparisse la soluzione ai suoi problemi.

«Ciao, Alessandro» lo salutò la sorella.

«Mi hai letto nel pensiero.» Le sorrise di rimando. «Avevo detto a Guido di chiamarti.» Firmò il messaggio che aveva terminato, lo ripiegò e vi appose il sigillo. L'amico era già al suo fianco. «Fa' arrivare questo a Feria, al maestro del serraglio.»

«Volo.» Guido afferrò il messaggio, fece un piccolo inchino e si voltò verso Astoria. «Principessa.» Con lei si inchinò più a fondo, le prese la mano e la baciò. Rise e andò a eseguire i suoi ordini, mentre Astoria gli indirizzò una linguaccia.

«Stupido» mormorò sedendosi di fronte a lui. «Perché volevi vedermi?»

«Tu perché sei qui?»

«Perché ti adoro, ovvio.» La sorella gli sorrise. «E poi perché ho una splendida notizia. La nostra ospite si è risvegliata.»

«Sia ringraziata la Dea.» Abbandonò la schiena contro la sedia. «Cosa hai scoperto?»

«Non molto, in realtà» rispose lei alzando le spalle. «Dice di chiamarsi Sofia e che non ricorda nulla.»

Alessandro chiuse gli occhi e poggiò la nuca alla sedia. «E tu le credi?»

Astoria aggrottò le sopracciglia. «Al momento sembra davvero confusa e spaventata. Sono riuscita a farle mangiare qualcosa e lo prendo come un segno di fiducia nei miei confronti.»

«E non puoi dirmi altro?» Se quello era il massimo ottenuto dalla sorella, probabilmente entro sera quella ragazza sarebbe finita nei sotterranei di Areina.

«Alessandro.» Si sporse verso di lui, assottigliando lo sguardo. «Devi dirmi qualcosa?»

Lui annuì. Anche se di fatto gestiva il regno, non ne era ancora il re ed era obbligato a eseguire un ordine del sovrano.

«Non tenermi sulle spine. Sputa il rospo.»

«Nostro padre» disse sospirando. «Ha detto che dovrebbe occuparsene Areina e lo sai che...»

«È un ordine» concluse Astoria scuotendo la testa. «Quanto tempo ho?»

«Entro sera darò l'incarico alla maga e ordinerò a Kareikos di condurre la nostra ospite nei sotterranei.»

La sorella spalancò gli occhi. «Ma in così poco tempo non riuscirò a far nulla. E poi...» Si morse l'unghia del pollice, lo sguardo perso nel vuoto.

«Perché non vuoi farti aiutare da lei?» Alessandro sapeva che, in fondo, la sorella nutriva una sorta di ammirazione per la maga. «Non sarebbe la prima volta che collaborate.»

«Non è una questione di collaborazione.» Spostò lo sguardo verso la finestra.

Alessandro era anche certo che non era una questione d'orgoglio; Astoria conosceva benissimo i suoi limiti.

«C'è qualcosa di strano in lei, fratello mio.» Incupì lo sguardo. «Maneggia l'energia magica con troppa disinvoltura e conosce troppe cose.»

«E quando mai è stato un problema?»

«Non dire così. Sono certa che nostro padre insiste ad affidarle Sofia soprattutto per come è riuscita a salvarti, però...» Si sporse, poggiando i gomiti sulla scrivania e Alessandro fece altrettanto. «I sigilli che ho disfatto erano dannatamente complicati, soprattutto quelli sull'altare. Alcuni sono riuscita a risolverli solo grazie ad Areina. L'ho invitata più volte a seguirmi e aiutarmi sul posto, ma lei si è limitata a darmi suggerimenti e in un caso mi ha fornito lei stessa la soluzione.»

«E quindi? Ti ha aiutata e conosce a fondo la magia. Probabilmente ha molti, moltissimi anni in più rispetto a quelli che dimostra, avrà avuto tanto tempo per approfondire le sue conoscenze, ma questo non significa che non le si possa accordare fiducia.» Non aveva mai detto apertamente alla sorella che diffidava della maga; anche solo pensarlo, in quel momento, lo faceva sentire un ingrato. Però Astoria conosce la magia meglio di me. E di lei mi fido ciecamente. «Non può essere solo la sua predilezione per le arti oscure a farti dubitare di lei.»

«È strana, Alessandro. Non puoi negarlo.» Intrecciò le dita e le strinse. «Non mostra quasi mai emozioni. E quando lo fa sono solo accennate. E poi» si morse il labbro, «è una sensazione. Tutto qui.» Si rilassò di nuovo contro lo schienale, allontanandosi. «E con lo stesso tipo di sensazione ti dico che Sofia è una vittima.»

Le sensazioni; sua sorella si lasciava trasportare sempre da ciò che provava e poche volte aveva sbagliato, forse per fortuna o perché la Dea così aveva voluto. Ma se si sbagliasse proprio ora? «Vittima di cosa?»

«Vittima di chi, vorrai dire. Secondo me è stata rinchiusa in quella grotta da qualcuno, per una sorta di punizione oppure per chissà quale motivo che ignoriamo.»

«E se fosse stata imprigionata perché pericolosa?» Era stato il suo primo pensiero.

Astoria scosse la testa. «Ovviamente non posso escluderlo, ma in quel caso sarebbe stata rinchiusa con la magia della Luce, per evitare che dei suoi simili potessero liberarla.»

Alessandro annuì. Il ragionamento l'aveva quasi convinto. «Stai alludendo ai demoni?»

Si fissarono per un lungo attimo.

«Forse» rispose lei. «Ma visto che sono riuscita a disfare i sigilli, probabilmente si trattava di un umano.»

«Astoria. Se sono coinvolti i demoni dovresti prendere in considerazione anche un'altra ipotesi.» Ipotesi che poteva essere anche peggiore di quello che immaginava, ma s'incastrava perfettamente con quanto stava accadendo a Dragalia.

«Propendo per il loro coinvolgimento, sì.» La sorella distolse lo sguardo. «Il ritrovamento di Sofia potrebbe essere collegato all'assassinio del Gran Maestro e ai problemi con i non-morti.»

Alessandro chiuse gli occhi e si massaggiò la radice del naso. Se davvero le cose stavano in quel modo, probabilmente Astoria aveva ragione a diffidare di Areina. La maga aveva di certo studiato a fondo molti aspetti delle arti oscure e forse era anche riuscita a entrare in contatto con qualche demone. «Dimmi la verità.» Tornò a osservare la sorella. «Pensi che la maga possa sapere qualcosa?»

«Non so se sappia chi sia Sofia. Forse può aver appreso qualcosa nei suoi studi. Ma se avesse contatti con i demoni?»

Alessandro batté le mani sulla scrivania e si sporse verso di lei. Non aveva pensato a una simile eventualità. «Lo ritieni possibile?»

Astoria fece una smorfia. «Di solito un essere umano non raggiunge simili livelli nelle arti oscure senza un aiuto. E l'unico aiuto che si può ricevere è dagli esseri che in quel tipo di energia ci vivono. Quanti anni avrà Areina? Te lo sei mai chiesto?»

Lui sapeva che era stata maga di corte a Castelnovo quando suo nonno era il re di Dragalia. «Almeno duecento anni.»

La sorella annuì. «Almeno, infatti. Sai quanto è impegnativo mantenere un incantesimo che modifica l'aspetto di una persona nel tempo?»

Alessandro scosse la testa.

«Allora te lo dico io.» Si spostò, sedendosi in punta alla sedia. «Una trasfigurazione comporta un consumo dell'energia vitale pari a quello che si impiega per vivere. Significa che per ogni giorno, mese, anno, in cui si è trasfigurati se ne perdono altrettanti di vita.»

«Ma questo non è possibile.» Se fosse stato vero, Areina non poteva essere ancora in vita. «Come fanno i maghi a mantenersi giovani, allora? Io so che alcuni ci riescono.»

«È vero. Ci sono due modi per riuscirci senza dover morire.»

Alessandro deglutì. Ecco perché provava diffidenza nei confronti della maga e della magia in generale, perché per ogni incantesimo bisognava pagare un prezzo. Astoria glielo aveva sempre detto.

«Uno consiste nell'utilizzare l'energia di altri esseri viventi. In pratica ci si comporta come una specie di vampiro, solo invece che nutrirsi di sangue ci si nutre di energia vitale.»

«E quante persone servirebbero per vivere tutto questo tempo?»

La sorella sollevò le spalle. «Tenendo conto che una certa quantità di energia viene persa durante il passaggio e che non siamo tutti uguali, direi che servono diverse vite. So che alcuni maghi hanno utilizzato anche animali, ma la loro energia è molto più bassa e poco compatibile con noi.» Scosse la testa. «Areina è qui da troppo tempo. Inoltre i suoi poteri sono forti, troppo per aver usato degli animali. No. E non credo sia ricorsa a vittime umane perché ne sarebbero servite troppe e qualcuno avrebbe notato strane sparizioni.»

«Mi stai spaventando. Quale sarebbe l'altro metodo?»

«Demoni.»

Alessandro poggiò la mano sul viso, comprendo gli occhi.

«Potrebbe aver trovato il modo di sfruttare il potere di qualche demone» continuò a spiegare, «magari imprigionandone qualcuno poco potente. Oppure potrebbe aver stretto un patto con uno di loro, cosa che le garantirebbe di restare in vita fino alla morte del demone stesso, cioè finché qualcuno non lo ucciderebbe, o fino alla conclusione del patto. In ogni caso capisci bene perché non vorrei lasciare Sofia nelle sue mani.»

«Hai ragione» s'intromise lui. «Non mi va di lasciare qualcuno in una situazione simile. Peggio ancora se si tratta di una maga tanto potente da dover essere sigillata a quel modo.»

«Quindi mi aiuterai?» Gli occhi di Astoria si aprirono di più, riflettendo il sorriso di speranza che la stava illuminando.

«Sì, ma non posso neanche trasgredire un ordine di nostro padre.» Dovevano trovare una soluzione, al più presto. «E sai che stasera Areina gli farà visita, come ogni giorno.»

La sorella annuì. «Dammi il tempo di provare a fare un incantesimo sulla memoria. Poi ho già pensato a tutto.»

«Il piano comprende Eric e i tuoi amici?»

«Sì. Questa sera Sofia dovrà per forza essere affidata ad Areina. Se però mi aiuterai a farla allontanare dal castello, io ed Eric andremo a liberarla e la porteremo via da qui.»

«Dove?»

«Avevo pensato Trinacris, per consultare l'oracolo del Tempio della Sabbia. Anche se vorrei sentire Lorcan cosa ha da dire a riguardo. Magari conosce qualcuno in grado di aiutarci.»

Alessandro poggiò i gomiti sul tavolo, chiuse gli occhi e cominciò a massaggiarsi le tempie. Non sarebbe stato un problema far allontanare Areina, lei si occupava di quasi tutti gli aspetti magici del regno. Ma come avrebbe agito una volta tornata e scoperto la fuga?

«Va bene. Non ti trattengo oltre.» Tornò a osservare la sorella. «Va' a fare ciò che devi e sbrigati. Intanto penserò anche io a qualcosa e ne riparleremo questa sera sul tardi.

«Grazie.» Un sorriso si allargò sul volto della principessa, che si alzò e aggirò il tavolo. «Sei il mio fratello preferito.» Lo abbracciò.

«E anche l'unico. Fa' in fretta e non mettere in pericolo nessuno.»


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