64 - Capitolo 39

Sofia aprì gli occhi. Travi di legno s'incrociavano a formare il soffitto. Ancora volte sconosciute.

Era riposata e quando voltò la testa ne capì il motivo. Raziel era in piedi, vicino a lei.

«Ben svegliata.»

Si girò sul fianco, dandogli le spalle. Non era colpa sua se aveva dovuto uccidere Balder ma era stato lui a costringerla. Un sorriso amaro le affiorò sulle labbra, perché duecento anni prima si era trovata nella stessa situazione, pensando le stesse cose. Solo che ora Balder è morto. E anche Lorcan. E Clivia. E Gimmi. Sancha. Quanti dovranno ancora morire a causa mia?

«Come stanno gli altri?» gli chiese, ostinandosi a dargli le spalle, la coperta tirata fin sulla testa.

«Eric e Astoria? Splendidamente. E anche Lorcan, nonostante tutto. Ohriel non avrebbe mai lasciato morire un fedele tanto devoto, men che meno un tuo amico, lo sai.»

Sofia non riuscì a trattenere il sorriso, di gioia questa volta. Ce l'ha fatta. È salvo. Una lacrima, molto diversa dalle tante versate negli ultimi giorni, lasciò il suo occhio e la sentì allargarsi sul lenzuolo sotto il volto.

«Sono un po' preoccupati per te, come puoi immaginare.»

Sentì il letto inclinarsi, Raziel si era seduto accanto a lei e le scostò la coperta dal viso.

«Lo so che ce l'hai con me» sussurrò, poggiando una mano sul cuscino mentre con l'altra la costrinse a voltarsi. «Ma so anche che non mi terrai il broncio per sempre. Che ne dici se, questa volta, la finiamo prima? Altri duecento anni mi sembrano troppi.»

Sofia sostenne quello sguardo affilato e scorse ancora una volta, dietro le iridi scure, una richiesta.

«Non costringermi a giocare la carta della compassione» continuò lui.

«Non funzionerebbe» ribatté senza riuscire a trattenere le parole. «Per te l'importante è eseguire gli ordini e sei stato impeccabile.»

«Non è affatto vero.» Era ancora chino su di lei, i capelli neri e lisci che, dalle spalle, arrivavano a sfiorarle il viso. Era insolito che non sorridesse, come in quel momento.

«Tu lo sapevi.» Sofia aveva cominciato e voleva arrivare fino in fondo, così da non dover più affrontare l'argomento.

Raziel assottigliò lo sguardo.

«Lo sapevi che Balder è...» deglutì e le fece male «era mio fratello. Perché non me lo hai detto?»

«È stato meglio così.» Restò a fissarla, le pupille verticali strette nonostante la luce tenue che regnava. «Quindi è riuscito a parlarti.»

«Non sono stata l'unica a parlarci.» Quell'affermazione non sortì alcun effetto sul volto di Raziel. «Mi ha detto tante cose» continuò lei. Gli occhi le si riempirono di lacrime al ricordo di quella voce e di quelle parole. «Anche mia madre sapeva che avevo un fratello. E nessuno mi ha mai detto niente.» Chiuse le palpebre e sentì le lacrime scendere ai lati del volto.

«Non sarebbe cambiato nulla» Raziel era ancora chino su di lei «se non che sarebbe stato più difficile arrivare a questo punto.»

Sofia distolse lo sguardo. «Ora capisco il suo comportamento. E anche la voglia di eliminarlo che aveva Daran. Però...» Era dura da ammettere, ma Raziel aveva ragione e lei aveva ancora tante cose da dire in quel momento, alcune anche poco carine e di cui si sarebbe pentita subito dopo averle pronunciate perché, a dispetto di quanto aveva detto poco prima, sapeva che avrebbe potuto ferirlo, anche se lui lo meritava, eccome se lo meritava. Ma non ci riuscì, non dopo che le aveva chiesto di non morire, non dopo averglielo chiesto in quel modo. Strinse le labbra tra i denti e ingoiò quel boccone amaro.

«Adesso c'è un altro problema.» Raziel raddrizzò la schiena, restando seduto al suo fianco. «Il guardiano ha danneggiato il tuo cristallo.»

Sofia si sollevò sui gomiti e fece una smorfia quando avvertì la fitta alla spalla ferita.

«Già» disse Raziel annuendo. «Non riuscirai a guarire del tutto finché il cristallo non tornerà integro. E non potrai neanche recuperare in pieno le forze.»

Le venne la nausea al solo pensiero di cosa l'aspettava una volta tornata "a casa". «Proveranno a rimuovere il cristallo, vero?»

«Se prima era solo un'ipotesi, adesso è una certezza. I Tre sono gli unici in grado di ripararlo e sinceramente non so fino a che punto sia possibile agire sul cristallo dall'esterno.»

Sofia si lasciò ricadere sul cuscino. «Dove siamo?»

«L'ultimo avamposto prima dei valichi. Sei ancora a Dragalia.»

Un sorriso le nacque dal profondo. C'è tempo.

«Non ti lascerò qui ancora per molto, però.» Raziel si alzò. «Giusto il tempo di accompagnare Astoria e gli altri a Città Nuova e salutarli, poi torneremo a casa.» Fece un passo indietro e le sorrise, portandosi un dito all'occhio. «E non ti perderò mai di vista.»

In un battito di ciglia era già sparito, ma Sofia ne sentiva la presenza nel piano astrale.

Chiuse gli occhi e cercò se stessa. La bambina dai capelli e gli occhi rossi era sempre lì, con il coniglio di pezza. Il suo aspetto non era cambiato, ma la percezione che ne aveva sì. Sorrise, quando finalmente si rese conto che quella bambina in realtà era Balder. Lui era sempre stato parte di lei, fin dal principio. L'aveva sostenuta ancora prima che si incontrassero e avrebbe continuato a farlo, insieme a Gimmi. Da quel momento in avanti nessuno sarebbe più riuscito a separarli e a far loro del male.

*****

Rivedersi con Astoria, Eric e Lorcan le diede più forza di quanta se ne aspettasse. Volarono a dorso di drago fino a Castelnovo, dove furono accolti dal principe Alessandro. La morte del Gran Maestro aveva gettato nello sconforto moltissimi fedeli e l'ordine era allo sbando senza una guida che faticavano a trovare.

«Vi lascerò subito.» Lorcan aveva chiesto di sellare un cavallo. «Devo tornare a Città del Guado e portare il mio contributo affinché l'ordine non venga travolto da questa seconda tragedia.»

Sofia abbassò lo sguardo. Non le era dispiaciuto per la morte di quella donna, ma capiva quanto la sua figura fosse importante per chi credeva nella Luce.

«Abbiamo già affrontato questo argomento.» Lorcan le si era avvicinato. Aveva salutato tutti, ma lei era l'unica che, forse, non avrebbe più rivisto. «Le cose sono andate così e non possiamo far altro che farne esperienza. Spero che il prossimo Gran Maestro non sia tanto fanatico.»

«Magari potresti essere tu, vecchio mio.»

«No, Eric.» Scosse la testa. «Durante questo viaggio ho avuto la certezza che gli uomini si macchiano di colpe indicibili nel nome della Dea. Non potrei mai mettermi nella condizione di dover prendere certe decisioni.»

«Io devo andare, vecchio mio.» Eric gli diede una pacca sulla spalla. «Ci vedremo in giro, magari a bere qualcosa. Kareikos mi ha chiesto di svolgere dei compiti.» Si voltò verso Sofia e le tese la mano. «Grazie per quello che hai fatto per me.» Abbassò lo sguardo. «Per tutto.»

Lo guardarono allontanarsi, attraverso la porta, seguendone i passi. A Sofia sarebbero mancate le sue abbuffate di cibo e il conforto che era riuscito a darle nei momenti più difficili, fin dal loro primo incontro.

«E adesso tocca a me.» Lorcan riprese il suo posto, davanti a lei, con il sorriso riflesso negli occhi. «Non dimenticare mai la nostra chiacchierata. Qualunque cosa accada, qualunque prova tu debba affrontare. Intesi?» La guardò accigliato, ma s'intravedeva ancora il sorriso al di sotto della barba.

«Saresti stato il padre perfetto per me, sai?»

Lorcan sollevò un sopracciglio. «Oh, per favore. Non farmi entrare in competizione con lui

Sofia sorrise. «Avrei avuto tanto bisogno di te, tempo fa. Forse adesso sarei una persona diversa.»

«Certamente. E forse le cose, oggi, sarebbero peggiori di come sono. Chi può dirlo se non la Dea?»

Sofia cominciò a sollevare le braccia, appena aperte, ma esitò.

«Andiamo, figliola.» Fu lui a rompere il ghiaccio, allargando braccia e sorriso. «Salutiamoci come si deve.» Fece un passo avanti e la strinse.

Sofia dovette sforzarsi di trattenere le lacrime. Forse non sarebbe stato un addio. Forse le avrebbero permesso di tornare in un tempo ragionevole per rivederlo.

«Mi raccomando» le batté piano la mano sulla schiena. «Salutami quel farabutto di Raziel. Sta cominciando a starmi simpatico.» Si scostò e si guardò intorno, alzando anche lo sguardo. «Ci starà spiando, ne sono certo» sussurrò posandole una mano sulla spalla. «Tu, però» le puntò contro un dito «ripensa al nostro discorso e non isolarti mai, abbi sempre qualcuno su cui farti forza e che ti aiuti a risollevarti.» Le prese il viso tra le mani e la baciò sulla fronte.

Se non si fosse allontanato da solo, Sofia non lo avrebbe lasciato andare. Sentiva che avevano ancora tanto di cui parlare e che avrebbe avuto bisogno di lui in futuro. Lo aveva appena trovato e già lo stava perdendo.

«A presto, Lorcan» sussurrò, salutandolo da lontano con la mano. Lui rispose al saluto, ormai sull'uscio, e le diede le spalle, sparendo dalla sua vista.

Sofia premette la mano contro le labbra, soffocando un singhiozzo che quasi la strozzò. Si appoggiò alla sedia e la tirò verso di sé. Salutare Lorcan era stata dura. Con Astoria come sarebbe andata? Era stata costretta a raggiungere il fratello, c'erano affari urgenti di cui parlare e il padre era anche peggiorato.

Si sedette e poggiò le braccia sul tavolo. Sembrava trascorsa una vita intera da quando si era risvegliata a Castelnovo, una vita durante la quale aveva formato quella che poteva essere una famiglia.

«Sofia.»

Astoria era entrata, ferma a metà strada tra lei e la porta.

«Sono andati via.» Asciugò una lacrima, distogliendo lo sguardo dalla principessa. «Eric e Lorcan. Sono andati via.» Pensò anche a Clivia, che dormiva all'ombra di un bellissimo albero e circondata dall'erica, ai margini della brughiera.

«Ti va di fare un bagno?» Astoria le si avvicinò e le poggiò la mano sulla spalla. «Qui vicino ci sono le terme. Potremmo chiacchierare un po', noi due da sole.» Attese qualche istante. «E poi salutarci.»

*****

«È uno dei privilegi di cui mi piace disporre.» Astoria si svestì e scese i gradini di pietra della grande vasca. «Avere le terme tutte per me, quando voglio.»

Sofia era già immersa e aveva bagnato la testa. L'odore dello zolfo e l'umidità dell'aria rendevano l'atmosfera surreale, illuminata dai bracieri. Si sedette sul gradino di pietra che correva lungo i lati della vasca, per restare seduta con le spalle appena sotto il pelo dell'acqua.

«Credevo tu guarissi velocemente.» Astoria si era seduta vicino a lei. «Perché ti è rimasta quella cicatrice?»

Sofia portò la mano alla spalla destra. La pelle era sensibile anche solo al tocco delle dita, lì dove il dente di drago aveva lasciato il segno.

«È così ma al momento non riesco a riprendermi, perché» fissò lo sguardo al bordo di fronte, senza vederlo «il mio cristallo è danneggiato.» Sospirò.

«Il cristallo. Ho capito che è importante e che Zahario lo voleva, ma non so cos'è.» Si spostò nell'angolo, poco più distante e scivolò più in basso, poggiando la testa tra i due lati della vasca.

«È un cristallo che mantiene il corpo astrale di un mezzo demone ancorato a quello fisico.» Studiò l'effetto che quelle parole ebbero su Astoria, ma la principessa rimase a fissare il soffitto.

«È anche in grado di veicolare l'energia dal piano astrale, attingendo ai poteri di cui si dispone.»

L'amica abbassò lo sguardo sull'acqua che le circondava. «Quindi chi lo possiede avrebbe la possibilità di usare i poteri del signore dei demoni.»

Sofia sollevò le spalle. «Potrebbe. In pratica nessuno ci ha mai provato.»

«Fortunatamente, direi.» Le si avvicinò di nuovo, scivolando nell'acqua. «Io, invece, devo dirti che non riuscirò mai a sdebitarmi con te.»

«Non è così.» Sofia avrebbe voluto fare molto di più, non solo per Astoria, ma per tutti loro. «Vi ho messi in pericolo e Clivia è...» Non riuscì a continuare.

«Clivia è morta.» La voce di Astoria fu lieve, dolce nella sua tristezza. «Io e lei abbiamo parlato spesso della morte. Ti assicuro che era consapevole dei pericoli che correva, come tutti noi. Ma forse, a differenza della maggior parte delle persone, non aveva rimpianti.»

Ricordò il volto sorridente e minuto dell'amica, i suoi discorsi e i tentativi di farla sentire accettata e su di morale. E poi il pensiero di Sofia andò anche a coloro che avevano rischiato di morire per colpa sua. «Eric e Lorcan. Loro se la sono cavata per poco. E anche tu.» Abbassò lo sguardo sull'acqua, resa scura dalla volta e dalle mura che le circondavano, dalla luce tenue e calda dei bracieri.

«È vero.» La principessa sospirò. «È stato orribile. Io» s'interruppe, portandosi la mano alla bocca, lo sguardo perso «io ho capito diverse cose, in quell'occasione, ma anche durante tutto il nostro viaggio.»

Sofia la osservò. C'era qualcosa di diverso tra loro, era cambiato il legame che le univa.

«Ho bisogno di parlarne con qualcuno.» Astoria tornò a guardarla, serena. «Con te. Ho provato una certa invidia nei tuoi confronti, specialmente all'inizio, quando ho scoperto chi sei.» Scosse la testa e le sorrise. «Non fare quella faccia, adesso. Ho sempre studiato la magia e spesso ho anche fantasticato sulla possibilità di conoscere Astarte. Che maestra sarebbe stata! Immagina come mi sono sentita quando ho scoperto che sei sua figlia.» Lasciò il bordo della vasca e si diresse verso di lei, più vicina. «Mi sono vergognata quando ho capito cosa ti stava succedendo e so che quella che abbiamo visto è solo una piccola parte. Quando mi sono resa conto che avrei potuto perdere Eric, poi, ho pregato te e non solo.» S'interruppe, probabilmente tornando con la mente a quegli attimi. «L'ho fatto con una forza di cui ignoravo l'esistenza. E non mi sarei mai aspettata che avrei rivolto la preghiera a tuo padre.»

Quelle parole colpirono Sofia, era la prima volta che qualcuno che non apparteneva all'Ordine Scarlatto ammetteva con lei di aver pregato il Padre.

«Ora vorrei farti un'altra confessione.» Prese fiato e parve concentrarsi. «Quando hai salvato Eric, ho capito che in tutti questi anni ho perso tempo, tempo prezioso che avrei potuto trascorrere insieme a lui.» Arrossì appena, o forse era solo il calore dell'acqua. «E quando dico insieme, intendo come una famiglia.» Rise, provocando un sorriso anche in lei. «Eric non sa cosa lo aspetta al suo ritorno, visto che non accetto che mi si neghi qualcosa.»

Poi abbassò lo sguardo e nuotò fino al lato opposto, dove si trovavano i gradini per uscire dalla vasca. Voltò solo la testa. «Non sono brava negli addii, Sofia, e non voglio che questo lo sia.» Uscì dall'acqua e prese un telo con cui si coprì. Sofia nuotò nella stessa direzione, neanche lei avrebbe voluto fosse un addio.

«Ragion per cui aspetterò il tuo ritorno.» Astoria lasciò cadere il telo e cominciò a infilare i propri vestiti. «Perché tu tornerai.» Si accovacciò vicino al bordo dove Sofia aveva poggiato le braccia. «Quindi ti dico: a presto.»

«A presto, Astoria.»

La seguì con lo sguardo, mentre si allontanava, finché rimase sola.

Nuotò ancora. Il suo tempo a Castelnovo si stava esaurendo e voleva godere fino all'ultimo istante di quella pace.

Uscì e si asciugò, tamponando anche i capelli con un telo più piccolo. Si rivestì con movimenti lenti e tante pause e poi il momento giunse.

«Sei pronta per andare?» Raziel apparve davanti a lei.

«Sì.» Non era vero. Aveva salutato tutti, ma non aveva alcuna voglia di lasciare quel posto.

«Sei ancora arrabbiata con me.» Inclinò la testa di lato.

Non era una domanda e aveva ragione ad affermare una cosa del genere. Sarebbe sempre stata arrabbiata con lui, per la morte di Clivia, di Gimmi, di Sancha e di altre persone a lei care, ma non sarebbe mai riuscita ad allontanarlo. Forse avrebbe fatto meglio a non metterlo a parte di quel segreto, anche se sospettava che, per tutti gli anni trascorsi insieme, doveva esserne già al corrente. «Perché? Te ne importa qualcosa?» Lo punzecchiò, sapendo che quel battibecco infantile non avrebbe portato a nulla.

«Più di quanto tu possa pensare.» Le tese la mano e lei l'afferrò ma invece di portarla via, Raziel la tirò a sé. «C'è una cosa che devo capire» le cinse la vita «e per farlo non ho altro modo.»

Era la prima volta che si sentiva in imbarazzo tra le sue braccia, forse per la supplica che leggeva di nuovo nei suoi occhi, la stessa che aveva visto dopo lo scontro con Balder, la stessa che aveva visto quando le aveva chiesto di non morire.

«E spero che mi perdonerai.»

Le poggiò la mano al centro del petto e fu solo allora che Sofia capì cosa stava per accadere ma, nonostante stesse impiegando tutte le proprie forze, non riuscì a evitarlo. La mano di Raziel raggiunse il cristallo senza fatica e lei perse le forze nello stesso momento in cui glielo tolse. Abbandonò le braccia lungo i fianchi e avvertì la stretta più forte, che le impedì di cadere. Perché aveva fatto una cosa del genere?

Poggiò la testa contro la sua spalla; nonostante la debolezza, riusciva ancora a tenere gli occhi aperti e voltò lo sguardo verso il cristallo.

«È bellissimo» sussurrò Sofia. Risplendeva di luce bianca, tranne nel punto in cui si trovava la crepa. Chissà perché se lo era immaginato più scuro e piccolo.

«Dunque è così.» Raziel lo osservò, inclinando appena la mano. «Non hai avvertito nulla?»

«No» rispose lei e chiuse gli occhi. Quando Zahario aveva tentato di prenderlo aveva provato dolore, invasione del proprio corpo, terrore ed era persino riuscita a raccogliere le forze per reagire e rallentarlo. Invece, ora, era solo molto stanca e serena.

Raziel le restituì il cristallo e, lentamente, le forze le tornarono.

«Non avrei dovuto prenderlo con tanta facilità.» La osservò, gli occhi ridotti a due fessure nere e oblique. «Perché lo hai permesso?»

Sofia riuscì a reggersi in piedi da sola ma rimase ugualmente aggrappata a lui. «Io non ho permesso nulla. Ho tentato di reagire, ma non ci sono riuscita.» Però, forse...

Strinse la sua casacca. Se Raziel era riuscito a toglierle il cristallo senza sforzo voleva dire soltanto una cosa e capì anche lei il motivo di quella prova. E lo accettò.

«Sei tu» deglutì, l'incertezza quasi svanita «che devi perdonarmi.» Gli prese il viso con entrambe le mani e lo tirò a sé, premendo le labbra contro le sue. Non per vendetta. Non per ribellione. Non per disperazione.

Quell'attimo sarebbe potuto durare in eterno, ma poi Selene si staccò e poggiò la testa contro la sua spalla. «Adesso sì.» Sentì le braccia di Raziel avvolgerla. «Sono pronta a tornare a casa.»

Fine

Angolo dell'autrice

Se avete tempo e voglia, di seguito ho pubblicato una postfazione, perché sono masochista e voglio tediarvi ancora un po' XD. Ma va bene anche se mi lasciate un commento qui sotto, ne ho un grande bisogno perché anche io devo capire qualcosa: se la storia funziona o no. Anche se già il fatto di essere arrivati fin qui mi sembra un buon segno.

Per chi avesse deciso di fermarsi qui, grazie infinite per il supporto e l'aiuto, anche silenziosi, e se vi va ci sono i Frammenti, una raccolta di piccoli racconti sui personaggi di questa storia.

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