55 - Capitolo 32.2

Lorcan si sistemò vicino alla finestra e lasciò vagare lo sguardo lungo la strada, ormai illuminata solo nei punti in cui brillavano i globuli di luce.

«Allora? Siamo tutti in attesa.» Astoria era la più impaziente. La sua curiosità, ne era convinto, sarebbe stata fonte di problemi ed errori.

Si voltò verso l'interno della stanza; poggiato al davanzale di legno, incrociò le braccia. Astoria e Clivia erano sedute sul letto, Eric sull'unica sedia e Sofia in piedi proprio di fronte. Fu la prima volta, dal loro arrivo a Florenzia, che alzò lo sguardo verso di lui e, contrariamente a quanto si aspettasse, Lorcan riuscì a sostenerlo. Non lo accusava, gli stava chiedendo scusa. Non me lo merito.

«Le ombre non possono essere colpite da armi normali» cominciò a spiegare Sofia, «il loro corpo è composto di materia che non si trova in questa dimensione.»

«Perfetto. E come pensi che riusciremo a sconfiggerla?» chiese Astoria.

«Al momento l'unica arma in grado di colpirla è la Luce della Dea.»

Lorcan sentì un vuoto nello stomaco e si pentì di aver scelto la finestra come posizione; per lasciare la stanza avrebbe dovuto passare davanti a tutti, e accanto a Sofia.

«Ma comunque non potrei avvicinarmi» disse, come se quello potesse dare una spiegazione a ciò che sentiva dentro. «E il priore ha detto che è il tipo di bestia che vola.» Forse avrebbe potuto aiutarli, ma le uniche preghiere che conosceva potevano proteggere solo lui e per poco tempo. 

«Però si potrebbero benedire anche le altre armi.» Lo sguardo di Sofia lo abbandonò, andando finalmente a tormentare il pavimento.

Lorcan rise; una di quelle risate amare, di quelle che nascevano dalla consapevolezza che la soluzione al problema era tanto logica quanto inarrivabile. «Hai una vaga idea di quanto tempo ci voglia per farlo? Senza contare che, probabilmente, neanche Astoria ha tutto il denaro necessario con sé.»

Lo sguardo di Sofia s'incupì e tornò a tormentarlo. «Dimentichi chi sono?»

«No.» La risposta di Lorcan fu secca, data senza neanche rifletterci. Come poteva dimenticare chi era? La fonte della sua crisi, dei suoi dubbi, era proprio lì, davanti a lui. Era vero che la sua fede vacillava da troppo tempo, ma il colpo di grazia sarebbe stato inferto proprio da quella giovane donna, di lì a poco, lo sentiva strisciare sotto la pelle. Sarà lei la mia rovina.

«Nessuno dimentica chi sei, Sofia.» Astoria aveva poggiato i gomiti sulle ginocchia. «Ma, a meno che tu non possa affrontare quel demone da sola...» Lo sguardo si perse nel vuoto e subito dopo spalancò gli occhi, facendo sussultare Lorcan, perché era arrivato alla stessa conclusione. «Le benedirai tu?»

Sofia annuì. «Posso benedire le vostre armi. Avrò bisogno di una giornata intera, ma se comincio domani mattina avrò finito in serata.»

Lorcan deglutì e serrò i pugni, nascosti sotto le braccia conserte. Poteva funzionare e la questione non lo toccava, anche se sapere che lei fosse in grado di fare qualcosa del genere, quando neanche lui poteva... Perché sento che non è finita? Non era stato ancora messo alla prova, eppure era certo che sarebbe avvenuto a causa dello scontro che avrebbero dovuto sostenere contro quella creatura.

«Ma sarà inutile, se non potremo avvicinarci.» Eric stava accarezzando la cinghia alla quale era agganciato il fodero dello spadone. «Forse tu non subirai danni dalla presenza di quel demone, ma noi non possiamo neanche respirare l'aria in cui si muove.»

«Lo so, per questo devo anche preparare una pozione che vi proteggerà. Durerà poche ore, ma spero abbastanza da permetterci di sconfiggere l'ombra.»

«Potrebbe funzionare.» Astoria aveva raddrizzato la schiena, il viso illuminato da una nuova speranza. «Alcuni miei incantesimi possono avere effetto su quella creatura, l'importante è che il suo veleno non abbia effetti su di me.»

Come preparerà quella pozione? La domanda prese a martellare contro le tempie di Lorcan, sempre più insistente, spegnendo l'entusiasmo che gli aveva trasmesso la principessa. Ricordava molto bene ciò che aveva letto sull'Ordine Scarlatto e le pratiche dei suoi membri. Non era un caso che il rosso fosse il colore dell'ordine, così come il bianco lo era per il suo.

«Bene.» Astoria batté le mani e si alzò. «Hai tutto l'occorrente? Perché non cominci subito?»

Sofia rimase in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto e a Lorcan vennero i brividi. Ogni volta che l'aveva vista con quell'atteggiamento assente era accaduto qualcosa.

«Prima di accettare dovreste sapere come ho intenzione di benedire le armi e creare la pozione.»

«Io non ho accettato nulla.» Forse poteva evitare di affrontare il bivio, bastava non scegliere. Codardo. Ecco cosa sono.

«Ehi, vecchio mio. Si tratta di qualche preghiera e un po' di erbe. Ora, non è che perché pregherà qualcuno diverso dalla Dea non deve piacerci. Salveremo tante vite.» Eric gli si era avvicinato.

Lorcan si scostò dalla finestra. «Se si trattasse solo di "qualche preghiera" potrei anche chiudere entrambi gli occhi e far finta di nulla, amico mio.» Guardò verso Sofia, aveva abbassato di nuovo lo sguardo. «Ma davvero nessuno di voi ricorda come gli appartenenti all'Ordine Scarlatto conducevano i loro riti?»

Cercò conforto in Clivia e Astoria.

«Hai intenzione di usare il sangue?» sussurrò la principessa.

E Lorcan lo vide, il bivio. Era proprio lì, davanti a lui e aveva le sembianze di una giovane donna, dall'aspetto gracile e lo sguardo triste. Gettava un'ombra scura sulla sua fede, già debole e piena di incertezze.

"Non c'è Luce senza Tenebre" aveva detto padre Durante. Anche il suo maestro lo aveva accettato, ricevendo Ohriel e Raziel e accogliendo le loro richieste per aiutare Sofia. Entrambi i suoi superiori, però, l'avevano messo in guardia dal lasciare la Luce.

Dea, Dea. Parlami, ti prego. Adesso!

Il tempo per Lorcan stava scadendo, lo sentiva sfuggire tra le dita.

«Quindi dobbiamo procurati un animale? Una capra potrebbe andare bene?» chiese Eric.

Amico mio, se fosse tanto semplice non avrei alcun dubbio sulla strada da intraprendere.

Astoria impallidì e cercò lo sguardo di Lorcan che chiuse gli occhi e li coprì con una mano.

«Forse non si tratta del sangue di un animale, vero?» Il sussurro della principessa fu penetrante.

«C'è bisogno di un sangue abbastanza potente da contrastare quello dell'ombra» disse Sofia.

Lorcan aveva ancora la mano sugli occhi. No. Non posso. Madre Luminosa, perché?

«Il tuo lo è?» chiese Eric.

Tolse la mano dal viso e vide Sofia annuire.

«E lo userai per benedire le armi e preparare la pozione?» Eric era in piedi, ormai, a pugni stretti. Aprì la fibbia che teneva chiusa la cinghia intorno al torace, prese con entrambe le mani lo spadone, ancora nel fodero, e lo posò ai piedi di Sofia. «Sarà un grande onore, per me, ricevere un simile dono.» Fece un passo indietro e chinò il capo.

Lorcan si morse le labbra, lì dove già esisteva un taglio, e sentì il sangue sulla lingua, ferroso e viscido. Il labbro gli faceva male, ma strinse più forte. No.

«Eric, devo congratularmi con te.» Raziel era apparso al lato della porta, nella mano stringeva la tracolla di una borsa di cuoio. «Davvero, gente, state facendo troppe storie. Una volta bisognava versare il peso della propria arma in oro per farla benedire, e neanche era certo che il custode accettasse.» Porse la borsa a Sofia. «Voi avete a disposizione il primo tra i custodi e vi permettete anche di essere indecisi.»

Questo era troppo.

«Tu!» Lorcan avanzò verso il demone, puntandogli contro un dito. «Non azzardarti a giudicarci.» Si fermò a un passo da Raziel, sorridente e in attesa. Questa volta, però, non mi freghi, bastardo. Si voltò verso Sofia. «Comprendo le tue intenzioni e ti ringrazio per l'aiuto che vuoi darci, ma non posso accettarlo. Non se la condizione è quella di... usare il tuo sangue.»

«Ma ragiona, vecchio mio, come farai ad avvicinarti a quella cosa?»

«No, Eric. Non posso.»

Non poteva e non voleva restare in quella stanza. Si sentiva soffocare e sopraffare dalla decisione che stava prendendo e che era ancora riluttante ad ammettere di aver preso.

«Aspetta.» Clivia si fece avanti, ma Lorcan la fermò alzando la mano. Non osò voltarsi, la scelta era la sua e di nessun altro. Però capiva la preoccupazione dei suoi amici.

Raggiunse la porta e si fermò, dando ancora le spalle a tutti. Se avesse letto la disperazione negli occhi di Sofia, lo scherno in quelli di Raziel, la costernazione in quelli di Astoria e l'incomprensione in quelli di Eric sarebbe stato tutto più difficile. E poi c'era Clivia. Lei lo avrebbe capito, ne era certo, e lo avrebbe aspettato per tutto il tempo necessario.

Aprì la porta e uscì.

La sera era fredda e l'umidità rendeva l'aria appiccicosa.

Madre Luminosa, abbi pietà di me e dammi un segno. Uno solo. Un'indicazione sulla direzione da prendere.

Sapeva che doveva rifiutare ed era ciò che aveva fatto, ma il cuore era ancora pesante, non sentiva di aver compiuto la svolta, non del tutto. Loro contavano sul suo aiuto e combattere contro quella bestia senza di lui poteva essere un problema.

Se solo Raziel non fosse arrivato.

Si fermò e alzò il volto. Il cielo era scuro, carico di pioggia e già le prime gocce, sottili e leggere, cominciavano a scivolare giù. Raziel lo aveva provocato, forzandolo a decidere. Si sentiva incompleto, però, perché la rabbia gli aveva messo fretta, aveva fatto precipitare la scelta verso un cammino forse già stabilito, ma non ancora accolto dentro di sé.

Dunque li sto abbandonando?

"Non c'è Luce senza Tenebre", ancora le parole di padre Durante risuonarono nella mente. Forse era quello il segnale che tanto aspettava.

Lorcan tese una mano, il palmo rivolto verso l'alto a raccogliere le gocce che cadevano più fitte e insistenti.

«Non c'è Luce senza Tenebre» ripetè a bassa voce. «Non abbandonare la Luce.»

Sì, era quella la strada, la direzione che la Dea gli stava indicando.

Sorrise, Lorcan, per la prima volta dopo tanto tempo, mentre la pioggia gli colava sul volto, finalmente aperto alla fede nella Luce.

Ho trovato la mia strada. Grazie Madre, grazie.

Cominciò a ridere, di gusto, perché la spinta in quella direzione gli era venuta proprio da Raziel: un demone lo aveva aiutato a ritrovare la fede.

Il destino ha sempre avuto un ottimo senso dell'umorismo.



Angolo dell'autrice

Questo capitolo, nella sua interezza, quindi compresa la parte pubblicata in precedenza, è stato fondamentale per Lorcan e mi ha riempita di soddisfazione. Da ora in avanti vedrete un Lorcan diverso, più vero e vicino alla sua fede. Nella vecchia versione non mi era riuscito mostrare in modo adeguato questa svolta. Devo ringraziare pubblicamente un'utente, anzi un'autrice, che, con le sue osservazioni e il suo affetto verso questo personaggio, mi ha aiutata a compiere in maniera adeguata l'arco narrativo di Lorcan. Grazie RebyBnnRebyBnn, dedico a te questo capitolo, se Lorcan ha ritrovato la sua fede lo deve a te, oltre che a Raziel XD.

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