52 - Capitolo 30
Bianca è la Luce,
verità senza ombre.
Tutto ciò che emana Luce
è vero, è sacro, è puro.
(dal Libro Radioso)
Che la Dea abbia pietà di noi.
Lorcan aveva bisogno di pregare, come non sentiva da molto tempo, e forse quello era il momento giusto. Clivia e Sofia si erano allontanate per rinfrescarsi nelle acque dello Scorrivo e non poteva dar loro torto.
L'aria fresca della notte stava lasciando spazio al calore del sole che li aveva accolti appena usciti dalla galleria.
«Non c'è traccia dei vostri amici.»
Aziz era tornato dalla perlustrazione insieme a Sancha; avevano cercato Astoria ed Eric, senza risultati. E io ho trovato un'altra scusa per non pregare. Battè le mani sulle ginocchia e poi si alzò.
«Padre.» Aziz si era avvicinato. «Lasciate che vi porga le mie scuse e concedetemi il perdono.» Chinò il capo e rimase in attesa.
Lorcan sbuffò e agitò una mano. «Non sono più un priore. Da molto tempo ormai. Queste sono formalità inutili.»
Il confratello alzò la testa e Sancha gli si avvicinò prendendolo per mano.
«E poi non hai nulla di che scusarti. Io, invece, devo ringraziarti. Devo ringraziarvi entrambi, e anche padre Riordan.»
«Si tratta proprio di questo. Poco tempo fa una sorella ha chiesto e ottenuto un'udienza congiunta con l'Abate e il Gran Maestro. Per giorni ne hanno parlato tutti.»
La pelle sotto la barba prudeva. Avrebbe preferito avere più tempo per portar via lo sporco, ma Aziz non accennava a volerlo lasciar perdere.
«Circolavano voci che quella sorella fosse sulle tracce di un essere malvagio, appartenente alle Tenebre ma camuffato in modo da non destare sospetti.»
Possibile che...
«Maestro Riordan non è stato l'unico a essere incaricato di indagare, soprattutto perché si era ipotizzato che quell'essere avrebbe tentato di varcare le porte della città. Abate e Gran Mestro sono partiti sulle tracce di quella creatura e subito dopo in città sono arrivati due uomini.»
«Voi credete nell'esistenza dei Figli della Luce, padre?» Sancha aveva gli occhi spalancati, come se stesse osservando oltre, e quella domanda lo mise in imbarazzo.
«Certo, sorella, ma non credo di averne mai visto uno.»
Si morse la lingua. Con tutta la confusione degli ultimi giorni, aveva dimenticato quell'incontro, la sera prima dell'incubo di Sofia. Ricordava molto bene l'uomo che si era presentato come Figlio della Luce, solo che non aveva mai avuto modo di chiedere spiegazioni.
«Ebbene, io sono certa di averne visto uno. L'ultima volta solo pochi giorni fa.»
Lorcan si grattò la barba. Questi spuntano come funghi.
«Diverse volte fratello Ohriel ha fatto visita al maestro.»
Ecco, lo sapevo.
«Durante l'ultima visita, però, è arrivato insieme a un uomo molto misterioso e maestro Riordan ci ha convocati.»
Lorcan strinse il manico della Luce della Dea.
«Sono certa che fratello Ohriel è un Figlio della Luce.»
Forse poteva metterla sulla cattiva strada. Era una brava ragazza, piena di fede ed era meglio che ignorasse parte della verità.
«Sorella, non puoi esser certa di ciò che dici.»
«E invece sì.» Gli occhi di Aziz bruciavano. «Anche io ho avvertito la Luce in lui.»
«Ho pregato, padre. Ho pregato la Dea di mostrarmi l'anima di quei due uomini. E l'ho percepita.» Sussurrò le ultime parole. «Fratello Ohriel è senz'altro un Figlio della Luce, ma l'uomo che lo accompagnava era il suo esatto opposto.»
Lorcan sentì tremare la mano che stringeva la Luce della Dea. Sperava che Sancha si fermasse in quel momento, che non avesse visto oltre.
«Dopo quella visita il maestro è apparso sconvolto e ci ha comunicato che avremmo dovuto aiutare un gruppo di persone ad attraversare incolumi la città. Mi chiedo, visto che si tratta di voi, padre, e dei vostri amici, se per caso conosceste entrambi quegli uomini.»
Lorcan raddrizzò le spalle. Fino a che punto poteva spingersi per proteggere Sofia? Mentire a dei confratelli? Sarebbe stato come mentire al suo maestro, alla Dea.
«Erano come il giorno e la notte, padre.» Sancha aveva giunto le mani al petto e fatto un passo verso di lui. «Luce e Tenebre.» Un altro passo in avanti. «E camminavano affiancati.» Ancora un passo avanti.
Lorcan spostò il piede all'indietro.
«Ah, eccovi qui.» Clivia emerse dalla vegetazione, seguita da Sofia. «Eric e Astoria?» Spostò lo sguardo tra lui e i due chierici.
«Ancora nulla. Dobbiamo attenderli qui, ma se non ci incamminiamo rischiamo di farci raggiungere» rispose il chierico.
Dopo l'intervento di Clivia, il peso che affliggeva le spalle di Lorcan svanì, ma lo sguardo di Sancha era come un ago piantato alla base della nuca. Doveva scrollarselo di dosso. In qualunque modo. «Aziz, quali erano i piani di padre Riordan?»
«Ci dirigeremo a nord, verso Florenzia e lì ci separeremo. Probabilmente, però, solo nella brughiera riuscirete a far perdere le vostre tracce.»
Lorcan annuì.
«Allora attenderemo che...»
La sua attenzione fu catturata da Sofia, aveva lo sguardo perso nel vuoto.
«Cosa succede?» Non era mai un buon segno quando accadeva.
«Andate via. Tutti» disse lei stringendo gli occhi.
Non l'aveva mai sentita usare quel tono aspro. La vide avanzare verso di lui, ma con lo sguardo fisso oltre le sue spalle. Avvertì l'aria raffreddarsi proprio dietro di lui e riuscì solo a stringere più forte la Luce della Dea. Fu spinto in avanti da una forza che non poteva vedere e udì il suono dell'esplosione di mille vetri infranti. Cadde carponi e percepì una vibrazione del suolo sotto le mani.
Vide Clivia abbassarsi, muovere le labbra, ma non udiva nulla se non un fischio lontano. Si lasciò trascinare e si voltò. L'area poco distante era coperta di ghiaccio e una donna stava avanzando. Era vestita come un'appartenente all'ordine e portava una benda sull'occhio dalla quale partiva una cicatrice che arrivava fino al labbro.
Clivia lo strattonò e lui la seguì.
«Dove sono gli altri?» Ma la sua voce era lontana, coperta dal fischio che continuava a ronzargli nella testa. Si colpì l'orecchio con la mano libera, nell'altra stringeva ancora la Luce della Dea. Inutile.
Clivia muoveva le labbra e lui cominciava a capire qualche parola. Si voltò e vide che Sancha e Aziz erano poco distanti da loro.
Un'altra vibrazione scosse il terreno. Sofia stava combattendo contro quella donna. Forse poteva aiutarla, magari con qualche preghiera. Oppure tentando di avvicinarsi aggirando quella donna.
Clivia lo tirò di nuovo a sé. «Vuoi farti ammazzare?»
La guardò, stava recuperando l'udito, ma perché era così spaventata? Era un avversario contro cinque. Avrebbero potuto tenerle testa senza troppi problemi.
Un altro boato. La zona era un misto di lastre di ghiaccio, fango, buchi nel terreno e alberi abbattuti.
«Di questo passo faranno crollare il passaggio.» Aziz si era avvicinato insieme a Sancha. «Dobbiamo far spostare lo scontro.»
Lorcan annuì. «Allora attacchiamola anche noi.» Si allontanò, seguito da Clivia, e si fermò tra la vegetazione.
«Vai, ti copro io.» L'amica gli si parò alle spalle e lui cominciò a pregare. La sentiva; la Luce scorreva attraverso il suo corpo, richiamata dalle sue parole e, per la prima volta dopo tanto tempo, sentì la fede vibrargli dentro e accendergli il cuore. Aprì gli occhi e diresse il proprio furore contro quella donna, che si ergeva sopra Sofia, avvolgendola nelle fiamme e Lorcan sentì il flusso continuo che da lui portava l'energia contro il nemico, alimentando la fiamma purificatrice.
Sofia riuscì a rialzarsi e si voltò verso di lui. Fu uno scambio veloce di sguardi, senza parole.
Un urlo sovrastò il crepitare delle fiamme che si estinsero, tranciando il flusso che le alimentava. La donna era malconcia, ma non sembrava ferita né indebolita. Cominciò ad avanzare a pugni serrati e Sofia, ormai in piedi, le diresse contro dei dardi luminosi che le erano apparsi al fianco. Due brillarono e si spensero poco prima di raggiungerla, ma il terzo la colpì a una spalla.
Urlando posò un ginocchio a terra e dalla sua sinistra arrivarono Sancha e Aziz. Si scagliarono contro di lei, con le armi in pugno. Allora la donna sollevò la mano senza distogliere lo sguardo da Sofia e un ghigno si dipinse sul suo volto, nello stesso momento un bagliore rosso avvolse i due chierici ormai a pochi passi.
«No!»
L'urlo di Sofia fu come un pugno nello stomaco di Lorcan. Qualcosa si era spezzato, lo aveva percepito nel momento stesso in cui quella luce rossa aveva fatto la sua comparsa. L'amica corse contro la donna e le saltò addosso, a pugni stretti.
Era il momento adatto. Corse verso i due confratelli e si avvicinò ad Aziz. Aveva le labbra tirate e pallide. Gli tastò il collo, ma non riusciva ad avvertire il battito. Allora si avvicinò alla bocca e al naso. Forse un lieve respiro c'era. Forse non era morto. Forse era soltanto molto debole.
«Ma che fai?»
Era la voce, agitata, di quella donna.
«Cos'hai fatto? Perché? Loro non c'entrano con me!»
Era Sofia a urlare. Ma Aziz aveva bisogno di aiuto. Dea, Dea, ti prego. Ho bisogno della stessa forza di prima. Posò le mani sul petto del confratello e chiuse la mente a tutto. Un debole battito. Eccolo. Forza, figliolo, la Luce è con te. Un altro battito, poi ancora uno, più forte. Dea, grazie. Grazie! Ormai era un battito regolare.
Un urlo. Si voltò. Quella donna era in piedi, avvolta da spire di ombra, davanti a Sofia, pronta a lanciare un incantesimo. Poi l'ombra prese le sembianze di un uomo che l'abbracciava da dietro. Lorcan batté le palpebre e quella figura si tramutò in Raziel: aveva bloccato la donna prendendola alle spalle e un artiglio nero le fuoriusciva dal ventre, colorando di rosso la tunica bianca.
«Sì, Nunki, anch'io sono felice di vederti.»
Lei si agitò e tentò di liberarsi dal braccio che le stringeva il collo, ma la macchia rossa andava allargandosi e il sangue già gocciolava dall'artiglio. Raziel le prese un braccio con la mano libera e glielo torse.
«Ora fa' la brava e dimmi chi ha organizzato questa messinscena.»
Nunki si agitò ancora, ma le gambe le cedettero e non cadde solo perché Raziel la stava trattenendo.
Lorcan sapeva cosa stava per accadere e sapeva che Nunki aveva fatto del male a tutti loro, aveva quasi ucciso Aziz, ma provò un moto di pietà per lei. Bastardo. L'ha presa alle spalle.
Vide Sofia abbassare le mani e distogliere lo sguardo e lui fece altrettanto, cercando Clivia per giustificare quel gesto.
Era lì, Clivia, poco distante da lui, il capo chino a osservare Sancha distesa a terra. Le si avvicinò. La Dea salverà anche te. Hai un dono e non può essere sprecato. Si inginocchiò e posò le mani sul petto. Anche Aziz era così pallido.
La mano azzurra di Clivia si posò sulle sue, costringendolo a guardarla: scosse la testa.
No! Non è possibile. Però non c'era battito. Ho salvato Aziz. La Dea lo ha salvato. Salverà anche te!
Pregò. Pregò con più forza di quanto non avesse fatto prima. Strinse gli occhi fino a sentire dolore. Ci riuscirò di nuovo.
Qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla. No. Ho ancora tempo. Sentì la stretta divenire più forte. Dea, salvala! Non sentiva nulla fluire tra lui e il corpo di Sancha. Nulla. La mano lo tirò.
«Aspetta. Non ancora.» La voce era roca, gli graffiava la gola. Aveva visto morire tante persone, in modi anche più cruenti e con storie tragiche alle spalle. Di Sancha ignorava tutto, eppure lei aveva dato la vita per aiutarli. Sapeva che godeva della fiducia di padre Riordan, il loro maestro; non era la prima vittima di quell'assurda guerra e non sarebbe stata l'ultima. Madre Luminosa, che sto facendo?
Si voltò. Era stata Sofia a interrompere la sua preghiera. Era stata lei a coinvolgere tutti loro. Era stata lei...
«Mi dispiace.» Aveva gli occhi lucidi, le lacrime si facevano strada tra la polvere che le imbrattava il volto.
Lorcan si alzò e strinse il manico della Luce della Dea. Non avvicinarti. Strinse ancora di più.
«Lorcan, vieni ad aiutarmi.» Clivia lo chiamò, lo prese per un braccio. «Raccogliamo delle pietre, dobbiamo seppellirla e tu dovrai benedirla.»
«Sì. Andiamo.» Indugiò ancora sul volto di Sofia. Voleva leggervi qualcosa. Dolore. Disperazione. Compassione. Non riuscì a capirlo. Non volle capirlo. Poi si lasciò portare via da Clivia.
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