47 - Capitolo 26.1

E la Dea vide che il fiume era limpido e chiaro,

come la Luce che ella stessa emanava.

Allora benedì anche la terra che ivi si trovava

e decise di proteggerla,

baluardo contro la marea oscura

che minacciava i suoi figli.

(dal Libro Radioso)

Lorcan scosse la testa. Sta andando tutto in malora. «Non possiamo aggirare Città del Guado» strinse l'impugnatura della Luce della Dea. «A meno di non farlo via mare o attraversando la foresta, troppo estesa e piena di dirupi, per non parlare del fatto che il Riverbero è troppo ampio per guadarlo, pieno di rapide e salti.»

«Ma davvero vogliamo entrare in città con Sofia e un demone?» Clivia non aveva torto. Gli avvenimenti della notte precedente avevano cambiato la situazione; erano convinti che non ci sarebbero stati problemi ad attraversare la città, ma Sofia sembrava non avere molto controllo su qualunque cosa avesse dentro di sé. E nei piani originari non rientrava quel coniglio inquietante che si portavano dietro.

Lorcan si passò le mani sul viso, stringendo gli occhi in cerca di una soluzione.

«La barriera esiste ancora?» chiese Sofia.

«Cosa?» Eric stava regolando la fibbia che chiudeva la cintura a cui era agganciato lo spadone.

Lorcan si grattò la barba. «Dovrebbe essere ancora lì. Sicura di riuscire a oltrepassarla?» Anche se non era un vero e proprio demone, chi poteva sapere come le difese sacre della città avrebbero reagito al suo passaggio?

Sofia annuì. «Se è sempre la stessa, sì. L'ho già fatto diverse volte.»

A Lorcan balzò il cuore in gola; se ci era riuscita lei "diverse volte", sicuramente non era stata l'unica. Erano davvero così effimere le loro difese contro quelle creature? Se anche la città che rappresentava tutto della loro fede era tanto vulnerabile, di certo la gente comune poteva fare ben poco per difendersi. Sebbene, forse, poteva contare sul fatto che Sofia fosse semplicemente la figlia di un demone. Anche se al solo pensiero un sorriso dal sapore amaro affiorò sulle labbra di Lorcan. La figlia del Demone, non di un demone qualunque.

«Ma di che state parlando? Delle mura?» chiese Eric.

«Qualcosa di simile.» Lorcan cercò di riportare alla mente quanto ricordava e non era molto. «Si tratta di una barriera magica, come quella che isola la nostra dimensione da quella esterna. Serve a proteggere la città dai demoni.»

«Non abbastanza, visto che Sofia ci può entrare.» Eric accennò con la testa all'amica, che aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Già. Non è abbastanza.

«Non è così semplice, invece» intervenne lei. «Posso farlo, certo, ma dovrò fare attenzione. Che ne dite di separarci ora?»

«E se qualcosa dovesse andare storto?» chiese Astoria. «La città è grande, ci vorranno diverse ore per attraversarla, quasi tutte di notte.»

«A maggior ragione, potremmo attirare troppo l'attenzione insieme» disse Eric. «Siamo un gruppo numeroso e alla locanda hanno fatto molte domande. Anche io credo sia meglio separarci. E poi era questo il piano originario.» La notte passata era stato un incubo per tutti.

«Lo so, Eric, ma ho un brutto presentimento e non vorrei che rimanessimo uniti. Almeno tutti insieme sapremmo di essere nello stesso posto, non ci perderemmo di vista.»

«Però ha ragione.» Lorcan ricordava bene gli sguardi e le parole sussurrate dai confratelli incontrati alla locanda. Scosse la testa: la situazione era più difficile di quanto si aspettasse. «Eric, intendo. Ha ragione lui. Senza contare che qualcuno potrebbe aver riconosciuto me o Astoria. Clivia non passa inosservata e le urla che ci hanno svegliato provenivano senza ombra di dubbio dal corridoio della vostra stanza. Magari non si può esser sicuri della camera, ma le porte di cui tener conto non erano molte e i confratelli con cui ho parlato avevano notato Sofia.» Chiuse gli occhi e passò le dita tra la barba. La Dea. La Luce. Era quello il momento in cui pregare, in cui sperare nella sua intercessione. Ma perché avrebbe dovuto aiutarli a oltrepassare la città, interamente votata a lei, in compagnia della figlia del più brutale e malvagio nemico della Luce?

«Ma abbiamo una notte e mezza giornata di vantaggio» intervenne Eric. «Nessuno ci ha superati e il pericolo è solo dalle nostre spalle.»

«Dimentichi il Gran Maestro e l'Abate» disse Clivia, con una smorfia di disgusto sul volto che contagiò anche Lorcan prendendolo allo stomaco. I discorsi della Venerabile erano inequivocabili, almeno nei confronti di Clivia, e le allusioni di entrambi alla rinascita dell'Oscurità, le loro domande sulla grotta del ritrovamento di Sofia e del loro viaggio verso Trinacris lasciavano intendere che ne sapessero abbastanza, sebbene era sicuro che ignorassero la reale identità della loro amica. Una preghiera per un po' di Luce. Ma le parole gli mancavano.

«No, certo» disse Eric. «Però non possono sapere cosa è accaduto questa notte, almeno non subito, e come potrebbero collegarlo a Sofia?»

La ragazza spostava lo sguardo tra di loro, seguendo parole, domande e risposte che affollavano anche la mente di Lorcan.

Lui, però, sapeva che non potevano essere tanto fiduciosi. «Amico mio.» Sospirò. I fatti erano quelli e di certo la Dea non li avrebbe aiutati. «Tra i miei confratelli ho visto un priore. Lui conosce di certo la preghiera del trasporto. Viene usata per mandare brevi messaggi a lunghe distanze. Serve davvero poco: un fuoco, della cera benedetta e una pergamena. Se è abile anche solo fuoco e cera, che di certo avrà con sé.»

«Quindi, a quest'ora, potrebbero già sapere di noi a Città del Guado?» chiese Sofia, gli occhi diretti al suolo ma persi.

Lorcan annuì, la sensazione di aver appena ricevuto un pugno dritto nello stomaco.

«Maledizione!» Astoria pestò il terreno. «Sarà più difficile del previsto. Dovremo dividerci, è vero, ma in fondo non credo che sappiano tutta la verità. Se la Venerabile avesse avuto notizie più concrete non saremmo mai riusciti a lasciare Città Nuova.»

«Concordo.» Lorcan sospirò e accarezzò il manico della Luce della Dea. Se non altro Astoria aveva ragione. Non ricordava nessuna situazione come quella della cena a Castelnovo: un rivolo gelido gli percorse la schiena solo al pensiero di quanto fossero stati incoscienti. Un fruscio lo costrinse a voltarsi e dall'erba alta sbucò un coniglio bianco, dalle orecchie flosce e con gli occhi rossi; se la bestiola non avesse avuto quello sguardo tanto attento e diretto proprio a loro, avrebbe potuto esser scambiato per un normale coniglio, ma il suo atteggiamento, il modo con il quale si rizzò sulle zampette posteriori e mosse il muso verso di loro gli mise i brividi.

«È Gimmi» disse Sofia. «In questa forma non può parlare, ma siamo comunque in contatto. Resterà così finché non avremo lasciato Città del Guado.»

«Dovrebbe essere meno inquietante, però» intervenne Clivia. «Se si guarda intorno con quello sguardo attento potrebbe attirare troppa attenzione.»

«Non preoccupatevi, andrà tutto bene. Proprio come le altre volte che sono passata di lì.» Sofia prese in braccio Gimmi e a Lorcan sembrò davvero di vedere una ragazza con un coniglio bianco che sarebbe morto di spavento se solo un cane gli avesse ringhiato contro.

«Tranquillizzatevi.» Provennero proprio da lei le parole e i gesti che a Lorcan mancavano: posò la mano libera proprio sul suo braccio. Avrebbe potuto avvertire un tocco caldo e rassicurante provenire da quella mano sottile, se solo ci avesse creduto. «Andremo avanti noi due, ho bisogno di tempo per aprirmi un varco nella barriera. Poi dovrei riuscire a confondermi nella folla, è pur sempre una grande città in cui si è obbligati a transitare per attraversare la penisola. Non sarà difficile e farò attenzione. Dove ci incontreremo?»

Lorcan allentò la presa sul manico della Luce della Dea, solo per un attimo. Avrebbe voluto stringere quella mano perché era sicuro che vi avrebbe trovato conforto, anche se non ne conosceva il motivo. Ma le dita tornarono ad avvinghiarsi al manico intorno al quale si adattavano alla perfezione.

«Porta della Luna» rispose Astoria avvicinandosi alla ragazza. «È a nord, quindi dovrai deviare dalla strada principale perché tu entrerai da est.» Le strinse le mani. «Madre Luminosa! Come farai a orientarti in città? È così grande.»

Sofia sorrise. Se non fosse stata tanto lontana dalla Luce, Lorcan avrebbe detto di aver visto un barlume di speranza brillare nei suoi occhi.

«Non preoccuparti. Starò attenta e ci vedremo domani fuori delle mura settentrionali.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top