40 - Capitolo 21

Ed eccolo lì,

l'imprevisto dietro l'angolo,

pronto ad afferrarti beffardo.

(Il bardo mendicante)

Per la Dea! Ancora non posso crederci!

Per ben due volte, negli ultimi momenti critici in cui aveva avuto bisogno di confrontarsi da sola con Alessandro, qualcuno si era frapposto tra loro. I tacchi degli stivali risuonavano sulla pietra del corridoio e lei di certo non aiutava, pestando i talloni con più forza del necessario. Però doveva calmarsi. Rabbia e incertezza potevano rovinare il piano che aveva preparato; le due persone che stava per incontrare non erano degli sprovveduti.

L'eco fu smorzata dalla presenza del tappeto che si trovava davanti alla porta della sala delle udienze private. Bussò per annunciarsi e spinse con le mani sul legno consumato.

Rimase ferma e in silenzio troppo a lungo, ma non si aspettava di trovare Alessandro in quella stanza; le avevano detto che i due ospiti erano in compagnia di suo padre. Si riprese e fece un inchino. Quando sollevò la testa, il fratello e l'anziano e grassoccio abate le sorrisero, mentre il gran maestro rimase impassibile, come di consueto. Nei pochi e brevi incontri nei quali si erano viste, la venerabile Isabella non aveva mai mostrato sorrisi né compassione. Aveva i capelli scuri raccolti in una crocchia e indossava l'armatura bianca, unica veste nella quale Astoria l'aveva mai vista.

Per un attimo ebbe la sgradevole sensazione che quella donna sapesse di essere sotto lo stesso tetto della figlia del Signore dei demoni e che di lì a poco si sarebbe svolto un duello epico e disastroso. Strinse gli occhi e scosse la testa.

«Sorella» la chiamò Alessandro. La sua voce calda riuscì a scacciare quelle immagini dalla mente. «Sarai stanca a causa del viaggio. Mi dispiace, ma non potevo farti mancare il saluto ai nostri due graditi ospiti.» Con la mano indicò entrambi i vertici dell'Ordine Radioso e l'abate Rodrigo annuì con un sorriso, rendendo più puntiformi gli occhi porcini, schiacciati tra la fronte cadente e gli zigomi troppo grossi. «In questi tempi tanto difficili hanno deciso di incamminarsi in visita nelle nostre terre e la Dea ha voluto che arrivaste proprio nello stesso giorno.»

«Le strade della Dea, nostra Madre e Luce di vita e speranza, sono infinite e spesso senza una meta apparente.» L'abate prese la parola e tossì due volte. «Invero conducono sempre in un luogo a lei noto e ritenuto utile al cammino della Luce attraverso le tenebre.» Fece una pausa e lasciò vagare lo sguardo nella stanza, non molto grande in realtà, e occupata solo da loro, ma sembrava stesse per lanciarsi in un'orazione rivolta a un pubblico più consistente. «Viviamo tempi perigliosi e oscuri, ma la sua presenza è forte in ogni angolo di questo mondo, anche quello che sembra più buio e abbandonato. Lei non lascia mai i suoi figli da soli e la nostra presenza sarà di sollievo al re vostro padre e al popolo tutto.»

Alzò le mani verso il soffitto. Astoria conosceva bene quel gesto e vide Alessandro chinare il capo. Lo fece anche lei e attese che l'abate impartisse la sua benedizione.

«Che la Luce della Dea illumini il nostro cammino.» L'abate alzò il tono della voce. «Sia fonte di vita e speranza per tutti noi, infonda la forza nei nostri cuori e ci guidi attraverso le tenebre.»

Con un gesto meccanico, imparato fin da piccola, Astoria si toccò testa e petto e poi baciò le proprie dita. Solo dopo averlo fatto risollevò il capo. Il Gran Maestro la stava osservando; aveva occhi grandi e verdi, molto femminili ma, uniti alle labbra tirate in una linea sottile, la mettevano a disagio.

«Vostra Altezza» disse Isabella rivolgendosi al fratello. «Ho sentito parlare di una particolare grotta, nei pressi di questo castello. Sembra sia avvenuto un prodigio non molto tempo addietro.»

Ad Astoria si gelò il sangue. Di certo qualcuno che aveva assistito agli scavi e al ritrovamento aveva sparso la voce, ma non pensava che Abate e Gran Maestro dessero peso alle voci di persone a loro tanto inferiori.

«Chi può condurmi in quel luogo?» chiese Isabella.

Astoria conosceva bene suo fratello, sapeva che non era facile prenderlo alla sprovvista e sperò che quella non sarebbe stata una di quelle poche volte.

«Mi duole informarvi che non sarà possibile» disse Alessandro sospirando. La sua risposta provocò un arricciamento delle labbra di Isabella e il tatuaggio a forma di triangolo che portava sulla fronte fu deformato dalla ruga che si formò. «Purtoppo durante gli scavi è crollata, prima la parte interna e poi anche quella esterna; i nostri pescatori sono rimasti senza il loro deposito per barche e reti. Sono costernato. Per voi e per loro.»

Alessandro non avrebbe mai mentito, non in modo tanto spudorato.

«Se non c'è altro, direi che...»

Il principe fu interrotto da Isabella. «Ho un'altra richiesta che sono certa verrà accolta.»

Astoria strinse i pugni. Non riuscì a controllarsi e sperò che Abate e Gran Maestro non se ne fossero accorti. Suo fratello era molto più bravo a dissimulare i sentimenti. Sembrava più stizzito che preoccupato, con la testa poggiata a una mano e l'altra in movimento come invito a continuare. Sì, sarebbe stato un re perfetto, un giorno.

«Ebbene» continuò Isabella, «voglio vedere la donna che è stata trovata nella grotta.»

Sapeva troppe cose, forse anche che Sofia si trovava, proprio in quel momento al castello.

«Ma certo» rispose Alessandro annuendo. «Sarà mia cura organizzare un incontro.»

«Sarei lieto di parteciparvi anche io» intervenne l'Abate, biascicando le parole. «Quella povera donna avrà bisogno di tutta la Luce che un umile servo della Dea come me potrà darle.» Scosse la testa e ad Astoria sembrò davvero affranto, ma la sensansazione era che non doveva fidarsi.

«E saranno presenti anche i vostri compagni,» Isabella si rivolse proprio alla principessa, «Altezza.»

Astoria non seguiva le usanze e i toni usati nelle corti in modo particolare, ma il gran maestro la innervosiva: non era quello il modo di rivolgersi ai membri della famiglia reale.

La principessa guardò verso Alessandro, in fondo era lui ad amministrare il potere del loro re e non aveva intenzione di sminuirlo, men che meno davanti al Gran Maestro.

«Accordato» rispose il principe e si coprì la bocca sbadigliando. «Dovete scusarmi, ma la gestione del regno richiede la mia presenza costante, senza riguardo alla stanchezza provata. Vi concedo di raggiungere le vostre camere per riposarvi. Eminenza. Venerabile.» Accompagnò le due parole con un cenno del capo e attese.

L'abate Rodrigo sorrise e rispose con lo stesso cenno uscendo, ma Isabella strinse di più labbra e pugni prima di voltarsi e uscire anche lei.

Astoria guardò il fratello, che le fece cenno di aspettare alzando appena la mano dal bracciolo della sua sedia.

Solo dopo un tempo che sembrò interminabile Alessandro invitò la sorella a sedersi accanto a lui.

Astoria prese una delle sedie e gli si avvicinò, accomodandosi. «È vero che la grotta è crollata?»

«Ma certo» rispose il fratello con un sorriso. «È la prima cosa che ho fatto appena siete spariti. Purtroppo sono andati perduti tutti gli oggetti che vi si trovavano, ma non volevo che restasse nulla da vedere o percepire. Dopo quanto tempo una traccia magica sparisce?»

Astoria strinse le spalle. «Dipende dal tipo di incantesimo usato, ma credo che ormai non ci sia altro che un'eco di quanto accaduto lì dentro e solo nella parte più interna. Se non è raggiungibile, non esiste nulla in grado di rilevare una traccia tanto debole, almeno per quanto ne so io.»

«Bene, allora un punto è sistemato. Dobbiamo pensare al resto.»

«Come sta nostro padre? Perché non è qui?»

«È stanco» aggiunse Alessandro prendendole la mano e Astoria sentì stringersi il petto. «Sembra che le ultime giornate siano state molto più difficili da affrontare.»

Astoria sapeva che il padre era molto anziano ed era già un miracolo che fosse arrivato fino a quel punto, in buona salute tutto sommato e doveva ringraziare gli infusi e le attenzioni di Areina.

«Ma le pozioni della maga?» Era stata colpa sua, forse. Costringendo Areina a lasciare il castello per aver concluso il suo compito, aveva condannato a morte suo padre e, pensandoci bene, ciò poteva creare problemi anche a suo fratello.

«Areina non è più tornata da quando sei partita. La porta delle sue stanze è rimasta aperta come, suppongo, l'abbia lasciata tu.»

«Quindi ora non abbiamo più un mago di corte?» Poteva essere un problema non da poco, che andava ad aggiungersi agli altri. Scosse la testa e si passò una mano sui capelli, tirando via alcune ciocche dalla treccia, ormai da rifare.

«Ho scritto una lettera all'Accademia, attendo una risposta. Però so cosa ti preoccupa. Guardami.»

La costrinse a guardarlo negli occhi prendendole il mento con la mano. «Sto bene e ho diverse ampolle già pronte. Non devi preoccuparti.»

«Ma termineranno e poi nostro padre...»

Alessandro scosse la testa. «Il tempo e la vita faranno il loro corso.»

«Areina è un demone! Tutti questi anni siamo stati aiutati da un demone. Tu sei stato salvato da un demone.» La voce le tremava e solo in quel momento il significato di quelle affermazioni la stava travolgendo.

«E allora?» Alessandro non ne sembrava turbato. «Non è stata l'unica, tra i demoni, ad aiutarci, giusto?»

«Sì, però è grave.» Astroria si alzò e passò entrambe le mani sul viso. «Non possiamo dipendere da loro e non voglio contare sul loro aiuto. E se ci manipolassero?»

«E se tu sapessi che ci stanno manipolando?» Alessandro la fissò. «Potresti fare qualcosa per evitarlo? Vorresti rinunciare al loro aiuto? In fondo, fino a questo momento, non hanno arrecato danno alla nostra famiglia.»

«No, ti prego, Alessandro non farlo.» Scosse la testa e si inginocchò davanti a lui, prendendogli le mani. «Un conto è subire la loro presenza e le loro azioni, un altro è accettare tutto questo in nome di qualcosa che conta solo per noi e che potrebbe ritorcersi contro tutto ciò che amiamo.»

«Sorella, smettila di drammatizzare.» Alessandro strinse gli occhi e liberò le mani dalla presa della principessa, rilassandosi contro lo schienale della sedia. «Colgo solo le opportunità che ci vengono offerte, fino a quando sarà possibile, e se ciò significa essere manipolato dai demoni a me non importa. Andrà come andrà, l'importante è fare del mio meglio, per noi e per il regno.»

Non aveva tutti i torti e lei era stata la prima ad accettare la presenza di Raziel, più che subirla. Perché, in fondo, il suo aiuto era stato sempre prezioso, pur avendo la consapevolezza di far parte di disegni che non poteva comprendere.

«Tornando ai problemi più immediati» riprese Alessandro, «devi necessariamente presentare i tuoi amici ai nostri ospiti. Con loro c'è anche Sofia, giusto?»

Astoria annuì e si alzò. «Sono tutti insieme ad aspettarmi, qui al castello.»

«Bene. questa sera ceneremo con i nostri ospiti, senza nostro padre. Sarà meglio così e, dopo tutto, davvero non è in grado di presiedere a una cena. Credo il tempo per lui stia esaurendosi e vorrei trascorresse in serenità quanto gli rimane. Va' a salutarlo, ti aspetta.»

Astoria annuì. «Non vuoi sapere cosa ho scoperto?»

«Certo. E accordiamoci anche su cosa dire.»      

Muro del pianto

Visto che brava? Breve e puntuale. E venerdì ci sarà il prossimo aggiornamento. Vi anticipo già che sarà incentrato su Sofia, così come quello ancora dopo e che non vedo l'ora di condividere con voi.

Intanto, fa di nuovo capolino la cara Isabella. Son passate ere geologiche dai primi capitoli, ma l'abbiamo conosciuta alla sua nomina a Gran Maestro, attraverso gli occhi della giovane chierica Sancha, e subito ha cominciato ad arrostire quelli che definisce eretici.

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