39 - Capitolo 20.2

Cavalcarono fino a sera, facendo altre due brevi soste per riposare e mangiare, e arrivarono a Nime appena dopo il tramonto. Si diressero verso la stessa locanda dove alloggiarono la prima volta e cenarono nella sala comune, piena a differenza dell'ultima volta.

Il mattino dopo partirono molto presto; Astoria sperava di arrivare a Città Nuova nel pomeriggio o al più in serata. Durante una sosta si accordarono su cosa dire al re riguardo a Sofia.

«Odio mentire, specialmente a mio padre» disse Astoria mordendosi il pollice. «Non ho idea dei danni provocati da Areina in mia assenza e spero che Alessandro e gli altri membri del consiglio lo abbiano protetto.»

Sofia non amava dare rassicurazioni, soprattutto se non era certa della situazione, ma qualcosa poteva dirla; la principessa aveva spesso lo sguardo perso nel vuoto e ormai aveva consumato l'unghia del pollice a furia di morderla.

«Non potrei giurarlo» disse, attirando gli sguardi di tutti, «ma non credo che abbia fatto del male a qualcuno.»

«E come puoi dirlo?» Astoria aveva allontanato il dito dalle labbra quel tanto che le permetteva di parlare in modo comprensibile.

«Perché sono abbastanza certa che fosse al castello solo per tenere sotto controllo il luogo in cui ero rinchiusa. Una volta liberata e tornata in possesso dei miei ricordi e poteri, non dovrebbe avere nessun motivo per restare a Castelnovo.»

«Be', dai. Il discorso fila» disse Eric sollevando le spalle e ottenendo un'occhiata non troppo convinta da Astoria, che però annuì.

Il viaggio di ritorno sembrò a Sofia molto più breve di quello dell'andata. Aveva un nodo alla gola, però, che le impediva di ingoiare con facilità. Non sarebbe stato un problema recitare la parte della fanciulla smemorata che aveva subìto un torto dai demoni, in fondo non era poi tanto lontana dalla realtà come scusa, ma più il tempo passava e più si avvicinava il momento del confronto con Raziel, il primo da quando aveva riacquistato se stessa.

L'accoglienza a Castelnovo fu più frettolosa di quanto Sofia si aspettasse e il nodo alla gola si strinse ancora di più.

«Devo parlare al più presto con Alessandro» disse Astoria di ritorno da una breve riunione con due persone. Sofia riconobbe in una di loro colui che, suo malgrado, l'aveva condotta nei sotterranei di Areina. Non ricordava il nome, ma l'aspetto dai lineamenti duri e proporzionati, la carnagione un po' più scura e i capelli ricci e neri le avevano riportato alla mente sua madre. Forse appartenevano entrambi alla stessa gente.

«Kareikos mi ha informata dell'arrivo di due persone e, credetemi, sono le uniche che non dovrebbero essere qui.» Astoria spostò lo sguardo su coloro che vagavano nella piazza interna del castello e alzò un braccio quando vide chi cercava. «Vi farò portare in una stanza in cui potrete riposare e tu, Sofia», si avvicinò e sussurrò: «Non parlare con nessuno. Tieni lo sguardo basso e resta con loro.» Fece un passo indietro e aggiunse, con tono più alto: «Ci vedremo appena possibile.» La voce, però, tremava e gli sguardi che scambiò con il resto del gruppo erano brevi e intensi, carichi di parole che Sofia non poteva far altro che immaginare.

Furono condotti attraverso gli infiniti corridoi che ricordava di aver percorso in occasioni che sembravano lontane nel tempo. Scuri e stretti, pieni di scale, per condurla nei sotterranei di Areina. Poi ancora scale e corridoi percorsi per fuggire.

Kareikos. Ecco come si chiama. È un nome che davvero potrebbe appartenere alla gente di mia madre. Quando l'aveva vista l'ultima volta? Più di una vita fa ormai. Quando era fuggita dalla Fortezza non era riuscita neanche a farle visita e non sapeva se sperare di rivederla, un giorno, oppure no.

«Ecco, miei signori» disse il ragazzo che li aveva accompagnati allargando un braccio verso l'interno della stanza, oltre la pesante porta di legno che la divideva dal corridoio. «Presto vi verranno portati acqua e cibo e dei bacili per lavarvi.» Fece un inchino e uscì.

Sofia udì la porta poggiare sui battenti e le sembrò di essere ancora una volta imprigionata.

«Spero ci portino da mangiare» disse Eric battendosi le mani sul petto e poi strofinandole. Andò a sedersi su una delle sedie intorno al tavolo. «Allora? Tutti lì in piedi, non siete stanchi?»

Sofia vide Clivia e Lorcan dirigersi verso le sedie, poggiando a terra le loro sacche e armi. Il nodo alla gola ormai era ben stretto, presto sarebbe accaduto qualcosa, se non stava già accadendo. Eppure il piano astrale era tranquillo, non c'erano demoni nelle vicinanze, almeno non in movimento e, come previsto, nessuna presenza di Areina. Chi potevano essere gli ospiti tanto sgraditi ad Astoria?

«Sofia, dobbiamo parlare.» Clivia batté piano la mano sul tavolo, invitandola a sedersi proprio accanto a lei. «Con Astoria ne abbiamo parlato mentre tu non c'eri.»

La porta si riaprì, lasciando entrare due ragazze e il ragazzo che li aveva accompagnati. Portavano frutta, pane, formaggio e acqua. Entrarono altri ragazzi, con un bacile d'acqua a testa e teli bianchi.

«Sua Altezza, il principe Alessandro, desidera che vi rinfreschiate e rifocilliate durante l'attesa.» Ancora un inchino e uscirono tutti.

Sofia andò a sedersi ed Eric cominciò a mangiare. «Pane e acqua!» borbottò a bocca piena, lasciando cadere briciole ovunque e facendo grugnire Lorcan.

«Quasi certamente andremo verso nord, ma non so quando» cominciò Clivia. «Astoria starà parlando con il fratello, sembra che la popolazione si stia spostando verso sud.»

«Qualche invasione?» chiese Sofia. Non aveva idea di cosa stesse accadendo, aveva solo sentito le voci che circolavano e visto più persone lungo la strada e nella locanda a Nime. A nord, cosa c'è a Nord di Città Nuova?

Strinse gli occhi osservando un nodo del legno che aveva davanti. Non la spaventavano più gli oggetti rotondi e portò una mano alla piccola bisaccia che portava ancora a tracolla. Dentro c'era la pietra del sigillo e a nord... A nord c'è lui.

«Forse» rispose Clivia. «Spesso i confini nord di Dragalia vengono attaccati dai barbari che vivono tra le montagne. A volte sono scesi fino ai primi villaggi a valle, uccidendo e saccheggiando, ma non hanno mai provocato una fuga in massa e le voci parlano di mostri e non-morti.»

«Che tipo di mostri?» chiese Sofia provocando in Lorcan movimenti come se fosse stato scomodo seduto su quella sedia, mentre Clivia strinse i piccoli pugni azzurri e disse: «Non lo sappiamo. Scheletri e morti usciti dalle tombe, dicono. E mostri neri dagli occhi rossi e dall'odore nausente.»

Per un negromante non era difficile rianimare i morti, ma "mostri neri dagli occhi rossi" era troppo generico.

«Astoria pensa di andare a dare un'occhiata da vicino, non si fida delle voci riportate, e si chiedeva se tu non vorresti venire con noi.»

Non sarebbe stata una cattiva idea, sempre che qualcun altro non avesse altri piani per lei. «Vorrei aiutarvi» rispose. «Ma davvero credete sia utile? Potrei crearvi più di un problema.»

«Forse» rispose Lorcan grattandosi la barba e togliendo una piccola foglia secca che vi era rimasta impigliata. «Però crediamo che tu ne sappia più di tutti noi messi insieme. Di questi mostri, intendo.»

«Pensate siano demoni?»

Clivia e Lorcan annuirono.

Sofia si alzò e andò verso uno dei bacili, poggiato su un treppiede. Vi immerse le mani, godendo del refrigerio provocato dall'acqua fresca. Si sciacquò il viso, anche più del necessario e prese uno dei teli, asciugandosi. Gli altri erano rimasti seduti a osservarla.

«Potrebbero essere creature planari.» Rispose senza guardare gli occupanti della stanza, ma vagando con i ricordi.

«Cioè?» chiese Eric.

«Creature provenienti da altre dimensioni» rispose Lorcan per lei. «Bestie oscure, ma anche abitanti di altri mondi.»

«Già» disse Sofia tornando al suo posto e prendendo una fetta di pane. «E di creature nere dagli occhi di fuoco e dall'odore nauseante ce ne sono anche troppe. Non saprei dire quale sia stata avvistata.»

Eric bevve producendo diversi rumori, poi si batté il petto con un pugno e ruttò. «Ma non possono arrivare da sole, come hanno fatto?»

«Qualcuno ce le ha portate.» Clivia si alzò e andò anche lei a lavarsi. «Quello che non sappiamo è chi e perché.» Tornò a sedersi. «Non è semplice aprire un varco dimensionale, almeno per gli esseri umani, e quelli che ci riescono hanno bisogno di tempo e molta preparazione. I demoni, invece, sembra attraversino l'aria.»

Sofia annuì e morse la fetta di pane che aveva preso. Aveva un buon sapore, diverso da quello che aveva mangiato durante il tragitto. Si sentiva che era fatto con cura e cotto nel modo giusto.

«È vero solo in parte» disse, osservando e rigirando la fetta con le dita. Quell'affermazione attirò l'attenzione dei suoi amici e lei continuò: «I demoni come Raziel, Areina, Murtag, possono viaggiare con facilità attraverso le dimensioni, è vero. Però loro non sono come la maggior parte dei demoni, per fortuna. Inferiori e Minori possono spostarsi agevolmente solo attraverso il piano astrale che avvolge le dimensioni, ma qui, nel piano primario, devono essere portati da un evocatore e questo vale anche per le creature di altre dimensioni.»

Tre paia d'occhi sbarrati la stavano osservando.

«Scusa, cos' hai appena detto?» chiese Clivia. Aveva poggiato entrambe le mani sul tavolo, ai lati del calice.

«Dunque è vero?» chiese Lorcan. Fu il suo turno di attirare sguardi. «Avevo letto qualcosa, tempo fa, a riguardo, ed ero scettico. Ma se lo dici tu, allora deve essere vero.»

«Cosa?» chiese Sofia. Si rese conto che, forse, aveva detto qualcosa di strano. In fin dei conti l'Ordine Scarlatto era sparito da tempo e molti dei suoi studi potevano essere stati dimenticati.

«Quella roba lì» Lorcan agitò un dito. «Minori, inferiori. Suppongo esistano i maggiori, visto che ci hai parlato anche dei superiori.»

«Della gerarchia dei demoni sappiamo poco» aggiunse Clivia. «Che fossero organizzati lo sospettavamo, ma una classificazione così non la immaginavo. Forse Astoria ne sa qualcosa, lei ha diversi tomi scritti da tua madre, sai?»

Mamma. Sofia fermò la mano a mezz'aria, interrompendo il movimento che stava facendo per prendere, cosa? Non lo ricordava neanche più.

«Astarte ha lasciato molte conoscenze che ancora oggi vengono considerate come la base delle arti magiche» continuò Clivia. «Astoria si sta trattenendo a fatica, sai? Vorrebbe chiederti molte cose su di lei.»

La stilettata al petto arrivò tanto improvvisa quanto dolorosa e dovette battere le mani sul tavolo e premere forte contro il legno per sorreggersi. Aveva le vertigini e non sentiva il cuore battere, anche se sapeva che era impossibile.

Mamma.

Sentì una sensazione di calore provenire da una mano e solo allora si rese conto di aver chiuso gli occhi. Guardò e vide che Clivia le stava stringendo la destra, ma non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo verso l'amica.

«Scusami» disse la mezz'elfa con un filo di voce. «Non era mia intenzione far riemergere brutti ricordi.»

Era tanto evidente che l'aveva capito. Se solo fossero stati semplicemente brutti ricordi sarebbe stato tutto più facile da affrontare. Riuscì ad annuire e bevve. Ingoiò tutto il contenuto del calice. Acqua fresca, ma poteva essere qualsiasi cosa che l'aiutasse a ingoiare e buttare giù tutto l'amaro che le riempiva la bocca.

«C'è qualcosa al nord di Dragalia» disse Sofia appena cominciò a sentire il cuore battere in modo più regolare. «Anzi, c'è qualcuno.» Spostò lo sguardo alla balconata che aveva di fianco e osservò il panorama come fosse la prima volta. Vedeva il vulcano con due coni che Astoria aveva chiamato Fratelli. Vedeva il golfo sul quale dava quell'ala del castello e le piccole isole che si stagliavano contro il cielo azzurro. Clivia non le aveva lasciato la mano, quel gesto le diede la forza di continuare. «I dettagli ve li darò quando saremo con Astoria, ma tra i ghiacci delle montagne del nord c'è una persona imprigionata da tanto tempo e a me cara.»

«Mi dispiace molto» disse Lorcan. Il tono era burbero, come sempre, ma non c'erano accusa o scherno. «Se questo ti rende difficile seguirci fin lì, non preoccuparti, credo che Astoria capirà.»

A Sofia sfuggì un suono che poteva essere una risata. «Sono io a essere dispiaciuta, Lorcan. Credo che sia lui la causa di ciò che sta accadendo. E sono stata io a provocarlo.» 




Muro del pianto, già Angolo dell'autrice

Non ci credevate, vero? Un aggiornamento dopo pochi giorni XD

In questo momento la Dea mi ha benedetta con pioggia (quindi niente spiaggia) e bambini che giocano tra loro senza tentare omicidi, esperimenti con il gas o con l'elettricità, quindi ne ho approfittato per aggiornare a un orario decente e ora mi metterò tranquilla a sistemare i capitoli più avanti, almeno fino alle prossime urla.

Intanto, in quel di  Dragalia, precisamente a Castelnovo, ci sono due guastafeste pronti a intralciare i piani di Astoria nella salvaguardia del regno; i vecchi lettori forse ricorderanno di chi si tratta, in ogni caso si tratterà di attendere ancora pochi giorni e un po' più di tempo per sapere di chi sta parlando Sofia. 

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