38 - Capitolo 20.1

Il Nord è freddo
solo se gli sei troppo vicino.

Sorelai Fenir

La notte trascorse tranquilla e iniziarono il viaggio di ritorno a Castelnovo di primo mattino. Astoria non intendeva perdere tempo e Sofia non poteva darle torto. Certo, ormai era meno spaventata da tutta quella situazione; sapeva cosa l'attendeva al di là del ponte che, nel suo immaginario, la collegava a quella nuova vita. Il problema era che non le piaceva e intravedeva anche una cortina di nebbia a nasconderle parte della visuale.

Scosse la testa e strinse gli occhi; non era quello il momento di lasciarsi andare a ipotesi delle quali non era neanche sicura fosse cominciato il cammino, mentre il loro, di cammino, era iniziato e si trovavano ormai a buon punto della marcia verso Nime, con il sole nel punto più alto del suo arco e la prima e unica tappa di riposo proprio lì ad attenderla.

«Ci fermeremo qui» disse Astoria scendendo da cavallo e spostando con i piedi delle piccole pietre. «Torneremo sulla strada, dopo, e raggiungeremo Nime sul calar della sera. Non dovrebbero crearci problemi alla locanda, ma sarebbe meglio non arrivare troppo tardi.»

Tutti smontarono e Sofia dovette fermare Eric alzando la mano, già al fianco del suo cavallo e con le braccia tese, pronto ad aiutarla a scendere.

«Non preoccuparti, ti ringrazio.» Lo disse con un sorriso, ma non poté fare a meno di notare come Astoria la osservasse di sbieco, giusto pochi passi alle spalle del guerriero. Erano cambiate tante cose, troppe, in un lasso di tempo davvero breve e faceva fatica lei stessa ad accettarlo, come se quei pochi giorni trascorsi insieme fossero lunghi quanto tutta la vita vissuta fino a prima di addormentarsi sull'altare di Modh. E presto sarebbe anche partito l'interrogatorio di Astoria, lo sentiva incombere giusto un passo dietro le proprie spalle.

«Cosa volete chiedermi?» chiese Sofia sedendosi a gambe incrociate. Sì, era inutile girarci intorno, rimandare o alludere. Tanto le domande sarebbero arrivate comunque.

Astoria apparve al suo fianco, inginocchiata e con le mani giunte; le dita le sfioravano le labbra e gli occhi sembravano più grandi di quanto non lo fossero in realtà.

«Non so da dove cominciare» disse la principessa a bassa voce. Chissà se si era accorta di aver parlato; con quello sguardo perso nel vuoto, forse voleva solo riflettere. Poi tornò a guardarla. «Tu cosa mi suggerisci?»

«Non saprei» rispose Sofia, «Raziel cosa vi ha detto?»

«Poi non dite che non avevo ragione!» si intromise Lorcan. «Adesso sta facendo come lui, visto? Parla, ma non dice niente.»

Forse la sensazione di aver vissuto con loro da sempre era proprio una sensazione. Le sopracciglia rosse e ispide di Lorcan, arcuate in quel modo, erano quasi un'accusa. Si era seduto a braccia e gambe incrociate, proprio di fronte a lei, con la Luce della Dea distesa davanti a lui.

«Non so cosa dire.» Sofia strinse le spalle, ripercorrendo con la mente alcuni avvenimenti del passato lontano e di quello più vicino. Parte della nebbia che le offuscava la via che stava accingendosi a percorrere sembrava lasciar trapelare qualcosa. «Ho vissuto molto» continuò, passando in rassegna i propri compagni, ormai tutti seduti in circolo. «Non credo vogliate sentire tutte le storie che potrei raccontarvi e sono certa che Raziel vi ha spiegato i punti che dovrebbero interessarvi di più. Mi sembra di capire che lo conosciate da diverso tempo.»

«Quel poco che sappiamo di Raziel» intervenne Clivia, «è che è un demone a cui piace bazzicare da queste parti; è abbastanza utile negli scontri, quando decide di parteciparvi, ben inteso. Ci raggiunge quasi ogni volta che abbiamo a che fare con i suoi simili e forse potrei credergli quando dice che non mente.» Lanciò un'occhiata ad Astoria prima di continuare. «Ma di certo ci nasconde moltissime cose. Tu come lo conosci?»

Chissà se Clivia si era accorta del doppio significato di quella domanda e Sofia sentì le labbra distendersi in un sorriso dal sapore amaro. Inspirò prima di rispondere. «Potrei dire di conoscerlo da sempre, visto che conosceva mia madre da prima che nascessi. E direi che hai riassunto molto bene una delle sue caratteristiche.»

«Sì, va bene, grazie.» Astoria agitò il braccio tra lei e Clivia. «Ma a me interessano altre cose, per adesso. Di Raziel ne riparleremo, però.» La principessa chiuse gli occhi e trattenne il respiro. Quando li riaprì, il suo volto s'incupì. «Hai intenzione di aprire qualche portale dimensionale e far venire qui tuo...» deglutì e soffiò, «padre?»

Sofia serrò i denti. Si sarebbe aspettata diverse domande, a molte delle quali non avrebbe voluto rispondere, ma proprio quella non le era passata neanche per la testa. Forse neppure agli altri compagni, visti gli sguardi tutti puntati sulla principessa. Tutti, forse, eccetto Lorcan che stava con lo sguardo fisso su una zolla d'erba appena un palmo più in là della Luce della Dea.

«No» rispose Sofia. Cominciò a scuotere la testa. «No! No! Non ne ho l'intenzione e non lo farei mai.»

«Quindi potresti.» Gli occhi della principessa brillavano, aveva appoggiato le mani a terra e sporto il busto verso di lei.

Il discorso stava prendendo una piega che non si sarebbe aspettata. «Sì, potrei, ma non lo farei mai.»

«Ne sei sicura?» Astoria si era avvicinata di più, viso a viso. Lo sguardo di Sofia era perso nell'azzurro di quegli occhi e si sentiva come il primo giorno che li incontrò, seduta sul marmo riscaldato dal sole e spaventata dopo il risveglio.

«Certo.» Annuì. «E se non me lo hanno chiesto fin'ora, non credo che...»

«Chi?» La principessa urlò, prendendole le spalle. «Chi potrebbe chiederti una cosa simile?»

«Astoria?» La voce apparteneva a Clivia. Sofia spostò lo sguardo e la vide trattenere e poi tirare verso di sé l'amica. «Se non le lasci terminare una frase, come pensi possa finire un discorso?»

«Hai ragione, scusami.» Astoria abbassò lo sguardo e tornò a sedersi sui talloni, posando una mano sulle dita azzure di Clivia. «Mi sono lasciata trasportare, però, visto ciò che è accaduto a Trinacris, non credo ci sia solo Raziel dietro tutto ciò. Sempre che lui non sia solo una pedina di demoni più potenti, perché ci sono, vero?»

Sofia avvertì una nota, nella voce della principessa, che andava al di là della semplice domanda. Certo che c'erano i demoni a cui alludeva; erano tre, artefici nella sua nascita, della loro situazione attuale e di moltissime altre cose di cui era all'oscuro, e voleva restarci.

«Non è semplice» sussurrò in risposta.

«Invece lo è» intervenne Lorcan, «basta spiegare.» Era ancora fermo nella stessa posizione, con la barba folta e riccia che ne nascondeva l'espressione.

E sia. In fondo ne sono troppo coinvolti per sperare che ne restino fuori.

«Sapete di chi sono figlia, quindi, di preciso, cos'è che volete sapere? Perché di certo non ho l'intenzione di portare qui mio padre.»

Sebbene...

«Allora, se insisti sul punto di lasciare la tua famiglia fuori dalla nostra dimensione,» la principessa si sedette e rilassò le spalle, «direi che la questione più importante, per me, è sistemata.»

Sofia udì un grugnito provenire dalla direzione di Lorcan, ma non distolse lo sguardo da Astoria che, invece, stava osservando il circolo composto dagli amici.

Il silenzio che ne seguì durò poco e un'eternità, perché Sofia, in pochi battiti di cuore, vide aprirsi davanti a sé diverse possibilità, ognuna dipendente da ciò che loro potevano dire in quel momento.

«Ho ancora due domande.» Astoria aveva alzato un dito, poi un altro. «La situazione di Dragalia è molto ambigua. Non ci sono grossi problemi interni, non più di quanti un regno non ne abbia in tempi di pace, ma sembra che il tuo risveglio coincida con qualche sbilanciamento nell'equilibrio che c'era tra le forze che governano questo mondo. Ho la sensazione che stiamo vivendo sul filo di una lama e un passo falso potrebbe farci precipitare da un lato o dall'altro, provocando ferite abbastanza serie in entrambi i casi. Tu da che parte stai?»

Sarebbe stato ovvio rispondere che era dalla loro parte, ma la vita le aveva insegnato che non sempre c'era quella libertà di scelta, soprattutto se esistevano certi demoni che ne tiravano i fili.

Sofia sentì una fitta al petto risalirle fino alla gola e diramarsi alle spalle. Andava data la risposta giusta. «Non lo so.»

Un altro grugnito arrivò da Lorcan, impassibile sotto le sue sopracciglia e barricato dietro le braccia conserte.

Astoria aprì e richiuse la bocca, Clivia aveva gli occhi chiusi ed Eric stava guardando degli uccellini rincorrersi tra i rami vicini.

«So che non è facile sentirselo dire», Sofia voleva far comprendere la situazione ai suoi amici, «ma non posso garantire nulla, perché potrebbero costringermi a fare cose che non voglio.»

«Chi?»

Sofia si voltò di scatto, perché era stato Eric a chiederlo, aveva smesso di guardare gli uccellini e si era concentrato su di loro.

«Come potrebbero costringerti a fare ciò che non vuoi?» continuò il guerriero. «Voglio dire, anche noi abbiamo i nostri metodi, belli o brutti che siano, ma non li vedo applicabili a te. La tortura sarebbe inutile» si prese un pollice, cominciando a contare, «credo che tu debba restare viva e in forze per qualche loro scopo, altrimenti Raziel non avrebbe mosso un dito per proteggerti o per farti tornare la memoria. Senza contare che quel brutto muso nero ti ha riportata da noi e in qualche modo ha cercato di tenerti al sicuro. E poi» alzò l'indice, «non hai parenti vivi da minacciare, né amici. Cioè, forse potrebbero prendersela con noi. Già.» Scosse la testa e cominciò a tamburellare con le dita sulle ginocchia.

Il punto che non le lasciava libertà di scelta era proprio quello, e non solo. Sofia annuì a occhi chiusi, rivedendo scene che avrebbe voluto dimenticare.

«Vorrei poter dire che sappiamo cavarcela da soli» disse Lorcan interrompendo la serie di grugniti che aveva emesso fino a quel momento, «ma dopo quello che ho visto non ne sono più tanto sicuro. Però, per la Dea, spero ci lascerai morire pur di non dare inizio la fine del mondo.»

Sofia cercò di radunare le idee, perché il discorso non era tanto semplice quanto le deduzioni di Eric o le speranze di Lorcan. «Il problema è che sono stata via molto tempo e non so ora quali sono gli equilibri.»

«È facile» intervenne di nuovo Eric. «Loro sono i cattivi e noi i buoni. Loro vogliono gettare nel caos il mondo e noi vogliamo difenderlo.»

«Aspetta, aspetta.» Astoria strinse gli occhi. «La questione sarà di certo più complessa, vero?»

«Cercherò di rendervi l'idea di quanto sia ingarbugliata.» Sofia inspirò e trattenne il respiro; avrebbe dovuto ammettere e giustificare diverse cose. Espirò e si portò una ciocca dietro l'orecchio. «I demoni che governano l'Esterna sono tre, i Tre: Daran, Kairn e Modh. Sono i Superiori a cui a volte accenna Raziel e quelli che venivano venerati insieme al Signore dei demoni.» Un brivido le scese lungo la schiena al solo ricordo di quei volti. «Diciamo che collaborano, ma hanno anche le loro personali idee su come farlo e non è che vadano proprio d'accordo.» Una fitta dolorosa le trafisse il petto e poi le viscere le si contorsero al ricordo di uno in particolare di loro. «E io ho sfruttato questo loro modo di essere per uscire di scena al momento opportuno.»

«Li hai messi l'uno contro l'altro? Ammesso che ce ne fosse stato bisogno.» Fu Clivia a parlare. «Non avevi pensato alle conseguenze del tuo gesto?»

«Sì, certo.» Rispose con più decisione di quanta ne avrebbe voluta, ma i fatti erano quelli. «Non me ne importava, a essere sincera. Volevo solo sparire dalla circolazione.»

«Il suicidio sarebbe stata una soluzione più imparziale, non avrebbe coinvolto nessuno. Non ne avevi il coraggio?» Lorcan toccò un tasto dolente con quell'affermazione. Non era una questione di coraggio.

Sofia scosse la testa. «A quanto sembra avrei creato più danni con la mia morte. Ma voi, di preciso, cosa sapete del Signore dei demoni?»

Gli occhi di Astoria si dilatarono, ma a rispondere fu Lorcan. «È il male personificato. È un mostro che tenta da tempo immemore di far cadere nel caos il mondo, distruggendo gli esseri umani e portando via la Luce.» Si zittì grattandosi la nuca e guardando la Luce della Dea. «Ma è anche un dio, il Dio. Lui e la Dea hanno creato la nostra dimensione combattendo una guerra durata migliaia e migliaia di vite umane, sconvolgendo più volte l'aspetto del nostro mondo, fino a quando la Dea non è riuscita a bandirlo nell'Esterna, insieme ai demoni e a tantissimi altri mostri malvagi.»

La scomparsa dell'Ordine Scarlatto non aveva cancellato ogni cosa, dopo tutto. «La Dea è la Madre. Il Dio è il Padre» aggiunse Sofia. «Cosa accadrebbe se i creatori di questa dimensione vi facessero ritorno? Fisicamente intendo.»

Astoria aveva lo sguardo perso nel vuoto, ma rispose. «Quindi, se tu dovessi morire, potrebbe accadere qualcosa di irreparabile?»

«La verità è che nessuno può sapere cosa potrebbe fare una divinità, Dea o Dio, una volta entrata in questa dimensione.» Sofia scosse la testa. «E la mia esistenza è legata a quella di mio padre. Chi può dire cosa accadrebbe se io dovessi morire?» Un brivido la scosse al ricordo di quando ci era andata vicina, un brivido tanto forte da attirare l'attenzione dei suoi amici.

«Che succede?» chiese Astoria.

«Nulla, brutti ricordi. Comunque il fatto è che ho chiesto a Modh, quello con cui era più facile parlare, di sigillarmi in un luogo sicuro. E l'ho fatto per evitare a Daran di ritrovarmi. Quindi sì, è come se li avessi messi l'uno contro l'altro, più di quanto non lo fossero già.»

«Non è stato molto furbo, o abile, se poi Astoria è riuscita a liberarti» disse Lorcan lanciando un'occhiata alla principessa. «Mi sarei aspettato una forza maggiore nei sigilli, tanto da non essere disfatta da un essere umano.»

«Oh, grazie Lorcan» disse Astoria sorridendogli in modo malevolo. «Però è vero che, sapendo chi sei e chi ti ha rinchiusa nella grotta, non mi sarei mai aspettata di riuscirci.»

Anche Sofia, in realtà, ci credeva poco. Doveva essere accaduto qualcosa durante il suo sonno. «Avete ragione, ma al momento non saprei spiegarlo. Resta il fatto che Raziel, quando mi ha tolto il sigillo, ha visto tutti i miei ricordi, compreso il motivo per il quale sono sparita.»

«E tu pensi che farà la spia?» chiese Eric. «Sembra davvero affezionato a te. Ti tradirebbe così? Su due piedi?»

«Sono certa che sarà la prima cosa che dirà a Daran e Kairn» rispose Sofia. Ormai aveva la nausea; i due Superiori potevano aver saputo tutto proprio in quel momento. «Conoscete molto poco i demoni se pensate che Raziel possa nascondere qualcosa ai suoi superiori.»

«Aspetta!» Astoria si alzò sulle ginocchia. «Se quando Raziel parla di superiori intende proprio i Superiori, allora lui è in contatto con i vertici dei demoni.»

Sofia annuì, senza aggiungere altro, sentendo in bocca il gusto amaro del fiele.

«Quindi è vero» continuò la principessa. «Raziel non è un demone qualunque. Voglio dire, avevo intuito non fosse un normale demone, visto che doveva prendersi cura di te, ma se prende ordini direttamente dai Superiori...» Lasciò la frase in sospeso.

«Cosa ti fa pensare che un comandante non rivolga la parola al proprio sottoposto?» chiese Eric. «Succede di continuo tra noi umani.»

«Tra umani, sì.» Rispose Sofia. «I demoni sono molto rigidi con la loro gerarchia e Astoria non ha torto. Però vi consiglierei di non parlarne direttamente con Raziel e io di più, al momento, non vi dirò.»

Uno sbuffo, seguito dal solito grugnito, costrinse Sofia a voltarsi verso Lorcan. Si era Alzato e stava spolverando i vestiti. «Segreti e parole non dette.» Sbuffò e mormorò qualcosa di incomprensibile. «Solo questo sapete fare.»

Sofia si alzò, seguita anche dagli altri. «Mi dispiace, davvero. Però ci sono fatti che non posso raccontare, così come ci sono eventi che non vi riguardano e sarebbe inutile mettervene a parte.»

«Anche questa frase l'ho già sentita.» Gli occhi di Lorcan erano quasi nascosti dalle sopracciglia ispide e rosse. «Indovina un po' da chi?»

Sofia abbassò lo sguardo e ritirò la mano che stava protendendo verso il chierico. Perché mai avrebbe dovuto trattenerlo? E perché lui avrebbe dovuto fidarsi di lei?

«Va tutto bene.» Il tocco sulla spalla la fece voltare e incontrò, ancora una volta, gli occhi di Astoria, che le sorrise. «Mi sembra di aver capito che, a conti fatti, sei dalla nostra parte e che, a meno di minacce insormontabili, continuerai a esserlo. Se qualcuno vuole sollevare obiezioni lo faccia ora.» Mantenendo il contatto della mano con la spalla, la principessa si voltò verso tutti gli altri, ottenendo cenni di assenso, anche da Lorcan, che però fece un passo avanti e disse: «Per me va bene così, per adesso. Ma mi riservo il diritto di scambiare quattro chiacchiere con te, Sofia,» la indicò e poi si abbassò per prendere la Luce della Dea, «quando avrò le idee più chiare. Devo ancora comprendere molti aspetti di me stesso e non posso pretendere che qualcuno mi spieghi tutto su di sé.»

«Però non si tratta solo di lei» intervenne Clivia, guardando il chierico di sottecchi.

«Ma riguarda lei. Va bene così.» Lorcan diede una pacca sulla spalla di Eric, che si era avvicinato, e si diresse verso i cavalli. «Andiamo o vogliamo aspettare ancora?»





Ango dell'autrice, ribattezzato "muro del pianto".

Come prima cosa vorrei ringraziare chiunque sia giunto fin qui: nuovi lettori e vecchi, che hanno ripreso la lettura con tanta pazienza dopo tutto questo tempo.

Al momento questo capitolo non mi soddisfa molto. L'ho riscritto e ho tentato in tutti i modi di eliminarlo, ma non riesco a non dare qualche spiegazione, e neanche Astoria e compagnia muoverebbero un passo senza sapere qualcosa in più.
E poi togliere l'intero capitolo avrebbe tolto l'angolino che Lorcan si è ritagliato per cominciare a fare iconti con se stesso, con la sua fede e con gli avvenimenti passati e presenti.

Spero non ci siano troppi errori; al momento sono al mare con i bambini e i caricamenti li faccio tutti dal cellulare, la connessione hot spot è davvero super lenta da pc. Sono relativamente tranquilla perché ho pronti in tutto cinque capitoli e mezzo, questo compreso, quindi non dovrebbero esserci brusche battute di arresto per qualche settimana. Promesse non ne faccio, rischierei di non mantenerle, ma il capitolo al quale sto lavorando mi piace molto e sto facendo del mio meglio.

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