37 - Capitolo 19.2

Sofia si rese conto di non sapere in quale parte del giorno si fosse svegliata, ma, a giudicare dalla luce del sole che entrava nella camera, doveva essere metà giornata. Anche l'accenno alla fame di Eric la convinse che stavano per apprestarsi a pranzare.

Tirò giù la chiusura della cappa, che le si era alzata fin sotto il mento, e poi spinse la maniglia verso il basso, forse con troppa forza.

Il vocio proveniente dalla sala comune arrivava fino a lei, accompagnandola e aumentando d'intensità durante il cammino, lungo il corridoio e poi le scale.

L'arcata che la separava da tutto e tutti era nascosta per metà da una pesante tenda verde; era a pochi passi da quella che sarebbe stata la sua nuova esperienza con le persone che la stavano aspettando. Sì, perché, anche se li conosceva, si sentiva crescere dentro quel lieve imbarazzo tipico di quando si sta per incontrare una persona nuova e a lungo attesa.

Scese l'ultimo gradino e coprì la distanza che la separava da quello strano passaggio di consegne tra Sofia e Selene; l'aria viziata della sala la colpì di nuovo, come le era sempre accaduto prima di entrare in un posto tanto affollato.

I presenti dicevano tutto e niente; si ritrovò immersa in una confusione anonima di cui poteva comprendere solo alcune parole, tutte slegate tra loro.

E poi li vide. Erano seduti a un tavolo in fondo, dunque avrebbe dovuto percorrere l'intera lunghezza della sala e di certo l'avrebbero vista arrivare. Infatti fu Lorcan a dare una gomitata a Clivia, facendole perdere la presa sul pezzo di pane che teneva in mano.

Il vocio non cessò, ma rimase di sottofondo ai battiti del proprio cuore.

L'unico posto libero, con tanto di sedia lasciata quasi per caso in quella posizione, era tra Clivia e Astoria. Sofia la occupò senza prestare troppa attenzione agli sguardi puntati su di lei. «Buongiorno» disse e, solo allora, riuscì a rivolgere un sorriso a tutti.

«Buongiorno?» disse Lorcan. «Ormai il giorno è fatto e...» Fu lui, questa volta, a ricevere una gomitata da Clivia.

«Prendi qualcosa, prima che finisca tutto» intervenne Astoria lanciando un'occhiataccia a Eric, che ritirò la mano come se si fosse scottato sul fuoco.

Sofia annuì. Il sorriso che si era imposta di mantenere le stava provocando un crampo sotto gli zigomi. Non riusciva a risultare naturale, per niente, e percepiva la tensione provenire da ogni angolo del tavolo.

Afferrò formaggio e pane, lo stufato non sarebbe riuscita a mandarlo giù, e prese anche uno dei boccali colmi di birra, bevendo la metà del contenuto in pochi sorsi: fresca e amarostica. Lasciò che le bollicine della fermentazione le pizzicassero la gola.

Quando posò il boccale e si asciugò con il dorso della mano, quattro paia d'occhi sbarrati la stavano osservando; perfino Eric aveva smesso di masticare.

Panico, ecco cosa la investì, provocando un'ondata di gelo che si diffuse in tutto il corpo.

«Tu? Bevi quella?» chiese il guerriero indicando lei e la birra.

Sofia passò lo sguardo tra ciò che aveva davanti e i suoi amici. Annuì, provando a intuire il motivo di tanto stupore. «Era tua, Eric?»

«No» rispose Clivia scuotendo la testa. «È a disposizione di chi la vuole.»

«Ah, lei sì e io no?» intervenne Lorcan guardando in direzione della mezz'elfa senza voltarsi del tutto.

«Certo che sì!» rispose lei picchiando con il piccolo pugno sul tavolo. «Ne hai bevuti già due e ti basteranno fino a questa sera.»

«Ma io...» replicò il chierico, «cioè, lei» indicò verso Sofia «non l'ha mai bevuta. Non sapevo che la bevesse. Non a quel modo.»

«Sono tante le cose che non sappiamo di lei» disse Astoria con uno strano sorriso sulle labbra che a Sofia ricordò Raziel. Quei due avevano passato troppo tempo insieme, forse.

«A proposito» continuò la principessa voltandosi del tutto verso di lei e poggiando un gomito sullo schienale della sedia. Si trovavano faccia a faccia ormai, senza alcuna porta a separarle. «Come vuoi essere chiamata? Sofia? Selene? Vostra Altissima Oscurità?»

Sofia aggrottò le sopracciglia. Sì, decisamente Raziel aveva una pessima influenza su Astoria. «Sofia. Sofia andrà benissimo.»

«Bene, Sofia» sottolineò la principessa battendo le mani sul tavolo. «Domani mattina partiremo per Nuova Città.» Riprese a mangiare lo stufato che aveva davanti. Due bocconi, poi si interruppe. «Raziel sembrava convinto che tu saresti venuta con noi.»

«Ah, davvero?» Aveva pianificato tutto; Raziel lo aveva fatto di nuovo e lei non doveva, poi, stupirsene più di tanto.

«Non è così?» Tutta la sicurezza che Astoria aveva dipinta sul volto si sgretolò, lasciando il posto alla delusione che traspariva dai grandi occhi azzurri e anche dal tono di voce.

Sofia bevve il resto della birra. No, non era così, ma non si aspettava di dover tornare dove tutto era cominciato, o finito, a seconda del punto di vista.

«L'ha fatto!» disse Lorcan sbattendo entrambe le mani sul tavolo e indicandola. «L'ha fatto di nuovo.» Non stava guardando lei, però, ma Clivia, che, senza smettere di mangiare, gli abbassò la mano accusatrice.

Sofia scosse la testa e inspirò, anche se l'insieme degli odori di cibo, corpi e sudore non era piacevole. «Verrò con voi, se siete d'accordo.» Prese un pezzo di formaggio; era un po' piccante, ma buono. «E, Lorcan, io bevo la birra e la reggo bene, non preoccuparti.» Lo vide aprire la bocca, ma poi chiuderla e guardare verso Clivia. Era quasi certa che la mezz'elfa gli avesse pestato il piede, ma non avrebbe potuto giurarlo.

«Per la Dea» disse Astoria con il primo sorriso sincero dall'inizio del pranzo. «Raziel aveva ragione.»

Sofia stava ancora masticando un pezzo di formaggio, ma non riuscì a trattenersi e si portò la mano alla bocca per parlare. «Su cosa?»

«Su tutto, ovviamente» replicò la principessa agitando il cucchiaio di legno gocciolante per indicarla. «Ma, in questo caso, intendevo su di te.»

Sofia ingoiò e prese il secondo boccale, bevendo, però solo un sorso, sotto lo sguardo accigliato di Lorcan.

«E cosa avrebbe detto?» Sofia era curiosa, perché Raziel avrebbe potuto dire tante cose sul suo conto, molte delle quali non avrebbero suscitato quel sorriso sincero che stava mostrando Astoria. Sincero, sì, ma anche soddisfatto.

«Davvero ti interessa saperlo? E perché?» chiese la principessa assottigliando lo sguardo. Stava insinuando qualcosa e la coscienza, un po' sporca a dire il vero, di Sofia colse al volo l'allusione.

«Certo che mi interessa.» E come poteva essere altrimenti? Non per i motivi ai quali alludeva la principessa, comunque.

«Puoi stare tranquilla» disse Astoria agitando la mano libera e posando il cucchiaio nella ciotola. «Ha solo detto che saresti stata sempre tu, forse un po' più sicura di te. Direi che c'è andato leggero, visto che non sono riuscita a farti arrossire.» Si avvicinò all'orecchio di Sofia e parlò a voce più bassa. «L'idea sarebbe quella di parlare con mio fratello e capire cosa stia succedendo nel regno. Sembra che i morti siano irrequieti ed escano dalle tombe, per non parlare dei problemi creati dai barbari ai confini nord di Dragalia. Ti andrebbe di darci una mano?»

Un campanello d'allarme trillò nella testa di Sofia. «Ma certo» rispose, accompagnando l'affermazione annuendo. «Solo non so come tuo padre possa accogliermi al castello. L'ultima volta che ci siamo incontrati non sembrava molto contento della mia presenza, visto che mi ha mollata subito ad Areina.»

Astoria si scostò e guardò il tagliere, pieno di briciole, aggrottando le sopracciglia. «Mi dispiace, ma all'epoca non sapevo che Areina fosse un demone e comunque, anche se per poco tempo, sono riuscita a tenerti lontana da lei.»

«Lo so, scusami.» Ed era vero. Sofia si era pentita di quello scambio di battute, ma il problema restava. «Come giustificherai la mia presenza?»

Astoria alzò le spalle. «Alessandro aveva già un piano per il nostro rientro, anche in tua compagnia, visto che era il nostro obiettivo fin dall'inizio.» Si girò con il volto disteso e le posò una mano sulla spalla. «Su con la vita» continuò sorridendo. «L'Oracolo è stato magnanimo con te e abbiamo trovato il modo di farti tornare la memoria. Dovremo solo evitare di scendere nei particolari sui tuoi genitori che, poverini, fecero un grave torto a un potente mago malvagio e lui li punì imprigionando te. Che ne dici?»

«Che fa acqua da tutte le parti» intervenne Clivia. «Però è anche l'unica possibilità che vedo, se vogliamo davvero essere tutti d'aiuto.»

«Mio padre è anziano» aggiunse la principessa. «Ormai a governare è Alessandro, è lui che si occupa delle questioni più spinose e importanti. Non ci saranno problemi.»

Sofia prese l'ultimo pezzo di formaggio ed era dolce, diverso dall'altro che aveva assaggiato. Ammirava la fiducia che Astoria riponeva nelle sue convinzioni. Lei, invece, vedeva imboscate e problemi a ogni angolo.

«E ora un'altra questione» aggiunse Eric. «Non che combattere non mi piaccia, ma pensi che i due demoni che ci hanno attaccati si rifaranno vivi? Il brutto muso nero ci ha quasi uccisi, l'ultima volta, e la strega mette i brividi solo a guardarla.»

Quella domanda la colse alla sprovvista, a cavallo com'era tra le due vite. «Non credo» rispose Sofia. «Hanno ottenuto ciò che volevano, non vedo perché dovrebbero tornare, ma, dovesse accadere, sarei molto più utile dell'ultima volta.»

«Ecco» sbottò Lorcan. «S'è messa a parlare come lui, adesso.» Il chierico si guardò intorno; lo sguardo di disapprovazione di Clivia e Astoria lo dovette mettere a disagio, perché si sentì in dovere di aggiungere: «Che c'è? Adesso non si può neanche accennare a certe cose? E, visto che siamo in argomento, non è che, per puro caso, sai cos'è che volevano quei due?»

Sofia trattenne il fiato. Certo che lo sapeva, ma raccontarlo equivaleva a sbrogliare una matassa di filo in presenza di gatti. Avrebbero posto altre mille domande, ingarbugliando di più la situazione. Non che non ne avessero diritto, però...

«E basta!» Astoria aveva lanciato un pezzo di pane contro Lorcan. «Avevamo deciso di rimandare tutto a domani, e così sarà.»

Una stilettata bruciò nel petto di Sofia. «Domani?» chiese. Si era illusa che Raziel avesse sistemato per lei gran parte dei problemi che aveva con loro, ma la sete di conoscenza che avevano non doveva esser stata placata del tutto.

«Certo, domani» rispose Astoria. «Un po' di pace non potrà farti male, ma da domani ti tempesterò di domande.» Si fermò a riprender fiato, e forse a riflettere, poi rialzò lo sguardo; gli occhi erano sue pozzi pieni dell'azzurro del cielo. «Ma dai, Astarte? Devi dirmi tutto di lei, io...»

«E si era detto di aspettare almeno domani» intervenne Clivia. «Possibile che ti ci metta anche tu?»



Angolo dell'autrice 

Eccoci a quella che potrebbe essere considerata la fine della prima parte. Ormai siamo a conoscenza delle origini di Sofia, Selene o Sua Altissima Oscurità, e dal prossimo capitolo si cominceranno a delineare scopi e intenzioni dei personaggi che ruotano intorno a lei. È anche il momento in cui potrete leggere i Frammenti senza avere brutte sorprese. Cosa sono? Li trovate nella mia biblioteca, con la stessa copertina del racconto e il titolo "Frammenti di Rosso Sangue"; potrete leggere di alcuni episodi legati ai personaggi, ai loro rapporti e al loro passato. Non divorateli tutti e subito, perché sono lenta con gli aggiornamenti e i Frammenti potrebbero aiutarvi a passare il tempo. 

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