35 - Capitolo 18.2
A Lorcan prudevano le mani. Un atteggiamento simile non avrebbe fatto altro che attirare l'attenzione di chi andava in cerca di segreti o cospirazioni, e aveva sempre la sensazione che Raziel volesse raggirarli e deriderli. Però aveva ragione e fu il primo ad annuire e alzarsi in piedi; seguito dagli altri, si diressero verso le scale, fino alla camera che avevano occupato per la notte.
Astoria si fermò quando passò davanti alla propria porta. La osservò e, sfiorandola con le dita, disse: «È cambiata?»
Il demone scosse la testa e aprì quella di fronte, invitando tutti a entrare.
Eric andò a sedersi sul proprio letto, Astoria e Clivia sull'altro e Lorcan si diresse alla finestra, che aveva lasciato aperta, poggiando la schiena sul bordo.
Raziel chiuse la porta e si avvicinò al centro della stanza.
«Quando Sofia si sveglierà, avrà riacquistato tutto il suo passato, ma non la troverete cambiata e sono certo che vorrà restare in vostra compagnia.»
«Vuoi dire che verrà con noi a Castelnovo?» chiese Astoria.
«Sì, è ciò che credo e spero che per voi non sia cambiato molto rispetto a ieri e che non cambierà dopo quanto sto per dirvi.»
«Mi stai facendo preoccupare» disse Lorcan. «Sembra quasi che potrebbe non piacerci ciò che stai per raccontare.»
«Perché è così» disse il demone. «Sto per dirvi cose che potrebbero farvi cambiare idea sul conto di Sofia, ma vi assicuro che lei è come l'avete conosciuta.»
«È una brava ragazza?» chiese Eric.
«Direi di sì.»
«Bene.» Il guerriero batté le mani. «Per me non cambierà nulla.»
Lorcan avrebbe voluto dire lo stesso, ma lui dubbi su Sofia ne aveva sempre nutriti e Astoria e Clivia si scambiarono un'occhiata, senza rispondere.
«Sofia è umana» continuò il demone. «Tuttavia è nata come Custode, non si è sottoposta ad alcun rito per diventarlo.»
Lorcan deglutì. Le premesse non erano buone.
«È fondamentale che voi capiate che è umana, perché i mezzi demone non lo sono, almeno non del tutto.»
«E la differenza quale sarebbe?» chiese Eric massaggiandosi il mento.
«La differenza sta in ciò che prova» intervenne Astoria. «Giusto? Intendi dire che lei si comporta da umana.»
«Perfettamente» disse Raziel. «Lei e il demone che porta dentro sono due entità separate, ma che convivono nello stesso corpo e nella stessa mente. Nessuno dei due può esistere senza l'altro.»
Ancora peggio di quello che pensava. Lorcan non vedeva motivi per concepire una creatura del genere, se non quelli malati e contorti dei demoni.
«Adesso, però,» intervenne Astoria, «devi dirci che tipo di demone si trova dentro Sofia. Sarebbe utile saperne anche il motivo, ma mi rendo conto che sarebbe chiedere troppo.»
«Non è troppo» disse Lorcan scuotendo la testa. La questione era più spinosa di quanto avesse immaginato. «E mi domando che tipo di persone fossero i genitori di Sofia per permettere una cosa del genere. Sempre che ne siano stati a consapevoli e non siano stati costretti. Ecco perché detesto voi demoni.» Gli scenari che si aprivano alla mente del chierico erano tristi, violenti e privi di Luce.
«In realtà l'idea è stata concepita da esseri umani» disse Raziel sorridendo. «Noi demoni abbiamo solo apportato alcune modifiche che ci avrebbero fatto comodo.»
Prudevano. Le mani prudevano e Lorcan dovette voltarsi per stringere il bordo di legno della finestra, invece che il collo del demone che aveva davanti. Magari, dandogli le spalle e respirando aria fresca e pulita, gli sarebbe passata la tentazione di ucciderlo. «Avevano ragione» disse a bassa voce il chierico. «I miei antichi confratelli avevano ragione.»
«Da questo punto di vista, sì. Ma credevo fosse noto a tutti il legame tra demoni e Ordine Scarlatto.»
E lo stava ammettendo pure in modo tanto schietto. Strinse ancora di più il legno tra le mani. Era difficile rendere il respiro regolare, ma doveva farlo. Forse Sofia non era del tutto persa.
«Vi racconterò brevemente quella che è una lunga storia. I Custodi non potevano scegliere il demone con cui legarsi, quindi idearono un modo per poter aggirare l'ostacolo. Crescere una bambina che poi sarebbe stata in grado di concepire un figlio con un demone direttamente dall'Esterna.»
Il voltastomaco stava diventando insostenibile. Le immagini dei membri dell'Ordine Scarlatto perseguitati, torurati e bruciati vivi dai suoi confratelli lo avevano sempre reso poco orgoglioso, ma in quel momento avrebbe voluto dare fuoco a Raziel e all'intero ordine, se si fosse ricostituito.
«E ha funzionato?» chiese Astoria. «Voglio dire, al di là di Sofia, davvero sono riusciti a scegliere il demone con cui creare il legame?»
«Ovviamente no» rispose il demone. «Non si può scegliere una cosa del genere. Però siamo riusciti a ottenere ciò che volevamo. Astarte è stata una donna davvero in gamba, come maga e come persona e...»
«Quella Astarte?» Astoria alzò la voce e Lorcan si voltò verso l'interno della stanza. «Colei che ha ideato le basi della magia attuale? Stai dicendo che era un membro dell'Ordine Scarlatto e ha ideato un rito simile? Sapevo che aveva studiato le arti oscure, ovviamente, ma...»
«Aspetta» la interruppe Raziel alzando un dito. «Parlo di lei, certo, ma non è stata una sua idea, visto che all'epoca dei fatti era poco più che una bambina. Il ruolo di Astarte è quello di essere la madre di Sofia.»
«Hai ragione.» Lorcan non riuscì a trattenere le parole, gli bruciavano nel petto. «Questo cambia molto su ciò che penso di Sofia. Astoria aveva visto giusto, più di tutti noi. Quella povera ragazza è una vittima di voi demoni.»
«Ti dirò» disse Raziel alzando le spalle, «che vederla in questo modo va anche bene. A me basta che le lasciate prendere le sue decisioni, appoggiandola e senza interferire.»
«Ma che bravo.» Lorcan staccò la schiena dalla finestra e si raddrizzò, cercando con gli occhi la Luce della Dea, che vide nell'angolo alle spalle del demone; troppo distante. «E dopo questa bella favoletta, vorresti che appoggiassimo le decisioni di una pedina di esseri ignobili come te?»
«Sì. E la favoletta non è neanche terminata. Non vuoi ascoltarne la parte più interessante?» Lo disse sorridendo.
Lorcan strinse di più i pugni, poi allentò la stretta e si guardò i palmi, sentendo la mano di Eric stringergli la spalla. Alzò di nuovo lo sguardo e annuì davanti a quegli occhi neri come la notte.
«Ciò che è stato manovrato da noi demoni» continuò Raziel, «è la scelta di chi sarebbe dovuto essere il padre di Sofia, subendo allo stesso tempo il legame.»
«Avevi detto che non era possibile.» Astoria era sul punto di alzarsi.
«Certo. Non è tutt'ora possibile. Per voi umani. Avendo un punto di riferimento nella Primaria, invece, noi abbiamo una certa libertà di scelta.»
«Che cosa avete fatto?» Lorcan lo chiese a sé stesso, ma fu udito da tutti.
«Nient'altro che perfezionare ciò che è stato ideato da voi umani» rispose Raziel. «Sofia è la figlia diretta dell'Oscurità.»
«Non ho capito» intervenne Eric. «Chi è il demone?»
«È il signore dei demoni in persona» disse in un sussurro Astoria, lasciandosi cadere a braccia aperte e di schiena sul letto.
Lorcan non riuscì a deglutire. Non riusciva neanche a respirare. Si guardò le mani: tremavano. Le cose non potevano essere le stesse di prima. Sofia non doveva esistere.
«E cosa ti rende sicuro del fatto che il mio ordine non ne venga a conoscenza?»
«Oh, di certo voi non parlerete e all'epoca la notizia lasciò circolò molto poco, sono abbastanza sicuro che ormai sono morti tutti gli umani che ne erano a conoscenza. Anche se non posso esserne del tutto certo.»
«Non ne parleremo?» chiese Lorcan. La voce gli tremava.
«Non ne parlerete» ripetè Raziel con calma. «Innanzitutto perché provate affetto per Sofia e poi perché, al minimo sospetto, impiegherei pochissimo tempo a eliminarvi tutti.» Portò entrambe le mani dietro la schiena.
La tentazione era forte. Troppo. Ma Sofia andava aiutata, se una cosa del genere era possibile. Voleva parlare con lei.
«Suppongo che Sofia non sia il suo nome.» La voce di Astoria era stanca e rassegnata.
Passò in rassegna i volti degli amici. Tutti erano stanchi e rassegnati, con lo sguardo perso nel vuoto. Come si poteva apprendere una notizia del genere e restarne indifferenti?
«Suvvia» disse Raziel. «Cosa sono queste facce depresse? Se fosse stata la figlia della Dea, avreste reagito allo stesso modo?»
Lorcan aprì la bocca per parlare, ma gli mancavano le parole.
«Comunque il suo nome è Selene, ma non è detto che Sofia non le piaccia.»
«E cosa volevano da lei Areina e Murtang? Perché era sigillata in quella grotta?» Fu Astoria a parlare, di nuovo seduta, ma a gambe incrociate sul letto e con le spalle piegate verso il basso.
«Sono affari che non vi riguardano e non ne parlerò.»
«Però è certo che lei sia importante per te e per i demoni in generale» disse Eric. «E non sei stato tu a rinchiuderla, vero?»
«Vero» rispose Raziel. Lorcan vide l'ombra del dubbio attraversare il viso liscio del demone.
«Quindi Areina e Murtang te l'hanno soffiata da sotto il naso?» continuò Eric.
«Sì» rispose Raziel, sollevando l'angolo della bocca e attendendo la conclusione di quel ragionamento.
«E perché non l'hai messa subito sotto chiave? Vuoi davvero lasciarla libera insieme a noi? Non lo so, mi sembra un po' azzardata come scelta. Noi usiamo guardie, mercenari, gente pronta a difendere chi è importante.»
«Non hai torto» rispose il demone scuotendo la testa. «Il problema è che il luogo più sicuro si è rivelato essere anche il più pericoloso per lei. Per non parlare del fatto che, per un essere umano, vivere confinati in un posto circoscritto, seppure grande, risulta essere una prigionia poco sopportabile, specialmente per lunghi periodi.»
Rimasero in silenzio.
Lorcan aveva lo sguardo fisso sulle assi di legno del pavimento. Quella stanza doveva aver ospitato almeno qualche cospirazione, se non addirittura un paio di omicidi, ma un segreto come quello...
«Se sono riuscito a soddisfare la vostra curiosità,» continuò il demone, «avrei diverse faccende di cui occuparmi.»
«Già» disse Lorcan. «Immagino.»
«Vi chiedo solo di attendere che sia lei a raggiungervi e parlarvi.»
Qualcuno mugugnò, altri annuirono.
«Bene. Allora ci rivedremo presto. Buona giornata a tutti.» Fece un inchino e sparì.
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