30 - Capitolo 16.2

Astoria deglutì. Aveva già ipotizzato una natura non umana di Sofia, ma era accaduto quando l'aveva trovata. Tutto quanto avvenuto dopo il loro primo incontro l'aveva convinta del contrario. Era pur vero che non si era accorta subito che Raziel e Areina fossero demoni, ma di certo avevano un atteggiamento diverso da Sofia, volto ad allontanare i sospetti. Aveva anche conosciuto qualche mezzo demone, ma con l'amica non le era mai capitato di sospettare qualcosa del genere.

Guardò verso Lorcan, seduto ancora al suo fianco in silenzio, e poi verso la giovane donna distesa a terra che stava cominciando ad avere un colorito più sano, segno che le cure di Raziel stavano facendo effetto.

«Vuoi dire che per metà è un demone?» Non riusciva ancora a crederci; i tasselli del mosaico stavano andando piano piano al loro posto, lasciando ancora vuoti da colmare, ma facendo intendere un disegno ben preciso.

«La faccenda è più complicata, ma al momento potete considerarla così, sì.»

«Non è una risposta, però» intervenne Clivia. «Lasci intendere che c'è dell'altro.»

Il demone alzò appena lo sguardo verso la mezz'elfa e poi lo riportò su Sofia. «È vero, ma per adesso è tutto quello che posso dirvi.»

«I Custodi, però, non sono imparentati con i demoni.» Lorcan stava guardando l'amica distesa mentre si lisciava la barba. «L'argomento l'ho studiato abbastanza bene e, sebbene sia convinto che il mio ordine abbia potuto nascondere degli aspetti della vicenda, sono più che certo che i Custodi erano esseri umani.»

«Hai detto due cose giuste e...» Raziel si interruppe, perché Sofia aveva aperto gli occhi. «Bentornata tra noi, sono felice che tu stia meglio.»

Il cuore di Astoria accelerò i battiti. Strinse la mano dell'amica, portandosela al viso e baciandola. La vista le si annebbiò per le lacrime e chiudendo e riaprendo gli occhi, le lasciò scivolare lungo le guance.

«Clivia...» sussurrò l'amica, lasciando anche lei scivolare via una lacrima.

«No» sussurrò Astoria, scuotendo la testa e senza riuscire ad aggiungere altro.

«Sono qui» intervenne la mezz'elfa. «Non preoccuparti.»

Sofia accennò un sorriso guardando verso Lorcan e poi Eric, in piedi dietro di lui. Si voltò verso Raziel, prendendogli la mano. «È successo qualcosa» sussurrò.

«Ne sono certo, ma dovremmo parlarne dopo.»

Lei chiuse gli occhi e scosse piano la testa. «Il sigillo. È quasi del tutto spezzato.»

Ad Astoria si bloccò il respiro e guardò verso Raziel per avere una risposta, per sentirsi confortata che tutto sarebbe andato per il verso giusto, perché lui aveva una soluzione, doveva averla. Il demone non lasciò trapelare null'altro che un guizzo all'angolo delle labbra, di difficile interpretazione, ma segno che non era rimasto indifferente alla notizia.

«Immagino che sia possibile, a giudicare dalla quantità di energia che ti è stata sottratta» aggiunse Raziel tranquillo. «È un problema che affronteremo quanto prima, ma per adesso non posso fare di più.»

«Ma che accadrà se...» Sofia non terminò la frase dando, però, voce ai pensieri di Astoria, che cercò di riportare alla mente quanto conosceva sui sigilli, anche se non ne aveva mai incontrati di quel tipo. Ne aveva tolti molti proprio per liberare Sofia dalla grotta, anche se avevano richiesto tempo e fatica. Perché la difficoltà nella loro rimozione risiedeva proprio nella complessità con cui erano stati creati. Un sigillo non andava mai spezzato, ma disfatto, seguendo i numerosi glifi di cui era composto e nello stesso ordine della loro creazione. Nei sigilli più semplici, Astoria riusciva a identificare il punto di inizio e a seguire la direzione giusta, e anche se saltare qualche passaggio non era mai una buona idea, alla fine non era mai stato un problema. Nel caso del sigillo di Sofia, invece, non era stata neanche in grado di trovarlo, nascosto com'era dentro di lei. Romperne uno del genere avrebbe significato liberare ciò che racchiudeva senza avere alcun controllo.

«Di che tentativi parli?» chiese Clivia a voce alta, riportando Astoria alla realtà.

«Lo sapevo!» urlò Lorcan sporgendosi verso il demone. «Era questo il tuo piano, vero?»

«Un momento.» Astoria posò la mano di Sofia, ancora stretta tra le sue. Fu solo allora che si accorse che l'amica aveva gli occhi chiusi e, trattenendo il respiro, alzò lo sguardo verso Raziel.

«Dorme, non preoccuparti» disse, rispondendo alla sua muta domanda e permettendole di tornare a respirare.

«Mi sono distratta. Cosa sta succedendo?» chiese la principessa, passando in rassegna gli amici, tutti radunati intorno a lei. Il cipiglio di Lorcan era quello che lasciava presagire un imminente scoppio d'ira; le labbra del chierico, già difficili da individuare sepolte sotto la folta barba rossa, dovevano essere ridotte a una sottile linea, mentre non faceva nulla per nascondere il fremito alle narici.

«Il tuo amichetto, qui, vorrebbe rompere il sigillo. Contenta?» Aggiunse Lorcan, restando a braccia conserte e fisso su Raziel.

«Disfare, semmai» aggiunse il demone, guardando di sbieco il chierico. «E non è un desiderio, ma una certezza. Solo che non accadrà nell'immediato.» Continuava a tenere una mano poggiata al centro del petto di Sofia e l'altra a terra, con quella dell'amica sopra.

Astoria avvertì un vuoto dentro. Certo, non poteva pensare che lui fosse del tutto dalla loro parte, ma sul sigillo aveva ragione.

«Non credo che abbia molta scelta» disse la principessa, sostenendo lo sguardo dei propri amici. «Se davvero sta per rompersi, allora deve essere sciolto prima che la rottura avvenga del tutto e renda incontrollabile ciò che racchiude.»

«Ma così libererà un mostro nel nostro mondo.» Lorcan era rimasto a braccia conserte. «Non possiamo permetterlo. Io, non posso permetterlo.» Indicò se stesso con il pollice e il resto della mano chiusa a pugno.

Eric si accovacciò dietro al chierico, posandogli una mano sulla spalla. «Tu e quale esercito?» sussurrò avvicinandosi all'orecchio. «Sappiamo bene come andrebbe a finire» concluse, accennando col capo in direzione del demone. Lorcan strinse di più le braccia al corpo.

«Però anche a me non piace l'idea» aggiunse Astoria, cercando il sostegno nello sguardo blù di Clivia, che in quel momento si era avvicinata al fuoco. «Raziel, so che non c'è altro modo, ma, una volta rimosso il sigillo, cosa verrà liberato?»

Pregò la Dea che la risposta arrivasse, o almeno una rassicurazione, di qualunque genere.

«I dettagli non sono importanti, ma farò in modo che tutto resti così com'è.»

«Aspetta» intervenne ancora Lorcan, «ci stai dicendo che potrebbe accadere qualcosa di imprevisto? Di poco piacevole per noi?»

Il demone rimase a fissare Sofia, poi le tolse la mano dal petto, ma non mosse l'altra, sulla quale era poggiata quella dell'amica. Alzò lo sguardo, portandolo su ognuno di loro e Astoria si rese conto, per la prima volta, di quanto quegli occhi neri e obliqui somigliassero a quelli di Areina.

«I Custodi si sottoponevano a un rito per poter ospitare, dentro di loro, un demone. Studiavano molti anni, venivano addestrati per affrontare una prova del genere e alcuni fallivano» spiegò Raziel. Aveva lo sguardo che andava oltre ciò che stava osservando. «Sofia, invece, è nata con un demone dentro. Per questo ho affermato che non è un mezzo demone, ma ci si avvicina.»

Astoria deglutì e portò il pollice alla bocca, cominciando a mordicchiarne l'unghia. Raziel aveva ragione, come sempre. La situazione era più complessa di quanto avesse immaginato, e forse lo era anche più di quanto sembrava in quel momento, visto che lui evitava in modo molto accurato di fornire informazioni complete. Solo che non riusciva a capire fin dove spingersi con l'immaginazione.

«E questo c'entra con quello che le hanno fatto quei due amici tuoi» affermò Eric, annuendo a braccia conserte. «Sono una specie di demoni-vampiro. Roba così, vero?» continuò, accompagnando le parole annuendo.

«I due demoni che avete incontrato non sono miei amici» rispose Raziel, «e a volte fatico a interpretare il significato che date alla parola amicizia, nonostante abbia passato molto tempo in vostra compagnia. Però è vero che hanno usato il suo sangue per compiere un rito.» Abbassò lo sguardo sulla mano di Sofia, ancora poggiata sulla sua. Ad Astoria diede la sensazione che tra loro due ci fosse qualcosa di più profondo e complesso del semplice rapporto che dovrebbe esserci tra un guardiano e la persona da sorvegliare. Lo vide spostare la mano e passare dalla posizione inginocchiata a quella a gambe incrociate, posare entrambe le mani sulle ginocchia e passare in rassegna i loro volti. Nonostante lo conoscesse da molto tempo, riusciva ancora a metterle soggezione con un solo sguardo.

«Che tipo di rito?» chiese Clivia. «Per quanto ne so, gli incantesimi che richiedono l'utilizzo del sangue sono sempre volti a fare del male o a evocare creature che altrimenti non potrebbero entrare in questa dimensione.»

«Demoni che evocano demoni» intervenne Lorcan scuotendo la testa, «ma che bella notizia. E chi avrebbero evocato?»

«Non ti riguarda» rispose Raziel. «Non riguarda nessuno di voi.»

«E invece io credo di sì» insisté il chierico. «Siamo noi che viviamo qui. E siamo sempre noi a patire le angherie dei tuoi simili. Ci riguarda eccome.»

«Credimi, Lorcan, no» rispose ancora il demone. «Ci sono molti avvenimenti, in questa e in altre dimensioni, che non vi riguardano ora e non vi riguarderanno mai.»

«Come dire: siamo fottuti in ogni caso.» Lorcan agitò la mano, come a scacciare le ultime parole dette da Raziel.

«Puoi pensarla come preferisci, ma il discorso non cambia.»

«Però adesso potresti dirci qualcosa in più su di lei» intervenne Astoria. «Ormai è chiaro che la conosci e non hai fatto nulla per negarlo. Credo anche che tu la stia proteggendo e che Murtang si stesse assicurando che tu tornassi in tempo.» Era certa di avere ragione. Con la mente più lucida, lontana dalla preoccupazione per la vita di Sofia, era riuscita a ritrovare un po' di controllo.

«È vero» disse Raziel.

Lorcan battè il pugno contro il palmo dell'altra mano, poi si grattò la barba e aprì la bocca un paio di volte, indicando il demone, ma alla fine scosse la testa, battendo le mani sulle ginocchia.

«Il punto è che il sigillo va tolto» aggiunse, «e non posso neanche aspettare troppo tempo, perché si sta rompendo e né io né voi vogliamo che un'evento simile accada. E, giusto per tranquillizzarvi sulla mia buona fede, neanche i miei superiori lo vogliono. Il demone di Sofia deve restare sotto il suo controllo e farò di tutto perché ciò accada.»

«Visto?» Eric diede una pacca sulla spalla di Lorcan. «È dalla nostra parte, non dobbiamo preoccuparci» aggiunse indicando il demone con un cenno della testa e della mano.

«Ti sbagli, amico mio.» Il chierico non distolse lo sguardo dal demone. «Ha solo detto che, in questo momento, i nostri interessi coincidono.»

«Vero» disse Raziel, «così come è vero che mancano ancora diverse ore all'alba e dovreste riposare, tutti. Per questa volta potreste chiudere entrambi gli occhi e lasciare me di guardia.»

Non aveva tutti i torti, e Astoria lo sapeva. Nel momento in cui aveva potuto allentare la tensione, il cerchio alla testa, tipico dell'uso della magia e della stanchezza, si era fatto di nuovo vivo e di certo non le andava di cadere in un sonno troppo profondo utilizzando una pozione per recuperare le forze.

«Non è che avete molta scelta, sapete?» incalzò il demone. «Con me di guardia potrete dormire sicuri che nessuno piomberà sull'accampamento senza preavviso.»

La principessa avrebbe voluto intervenire, ma non era sicura che Lorcan volesse farsi guardare le spalle da Raziel, e forse neanche Clivia. Dal canto suo, aveva bisogno di una sana dormita senza pensieri ed era propensa a fidarsi di lui.

«Perché mai dovrei lasciare che mi osservi mentre dormo.»

Ecco, era proprio quello che temeva. Aprì la bocca per replicare, ma intervenne Raziel. «Ammetto che hai un certo fascino, Lorcan, ma prometto di volgere lo sguardo lontano da te.» Sorrise e strizzò l'occhio, ottenendo in risposta un grugnito poco amichevole. «Sul serio» continuò il demone, «dormite sereni. Al momento mi interessa che Sofia non corra rischi e che resti in vostra compagnia.»

«Senti senti», Lorcan aveva alzato un sopracciglio, pur restando a braccia conserte, «ci stai chiedendo un favore?»

«Sarebbe il minimo, dopo che ci ha salvato il culo in più di un'occasione» intervenne Eric, rimediando un'occhiataccia dal chierico.

«Davvero?» Astoria non riusciva a crederci; aveva sempre creduto che prima o poi l'avrebbe portata via da loro, anche se aveva sempre sperato di no.

«L'abbiamo accompagnata fin'ora» disse Clivia, «perché dovremmo lasciarla?»

Raziel si strinse nelle spalle. «Ho pensato che ora poteva esser vista sotto un diverso punto di vista.»

«È qui che ti sbagli» disse Lorcan. «Anche se non mi ha fatto piacere conoscere la sua storia, non ho intenzione di abbandonarla nelle tue grinfie. Però, da qui a chiederci in modo così diretto di restarle accanto...»

«Allora siamo d'accordo.» Raziel batté le mani. «Sogni d'oro a tutti» canticchiò salutandoli con le mani.

«Sei inquietante quando fai così, lo sai?» disse Lorcan alzandosi e battendosi le mani sui pantaloni, facendo cadere la sabbia che si era depositata. Il demone sorrise, ma non aggiunse nulla. 

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