29 - Capitolo 16.1
[...] e che sorpresa,
quando scoprirai
come i tuoi incubi
siano divenuti reali.
(Il Bardo Mendicante)
Erano ancora davanti al Tempio della Sabbia, cercando di curarsi le ferite. Astoria era intenta a sistemarsi la gamba; l'artiglio di Murtang aveva lasciato uno squarcio che richiedeva tempo per esser chiuso, anche usando la magia. Sentì chiamare il proprio nome e alzò lo sguardo. Era Sofia. Era tornata. L'amica le si avvicinò, ma aveva qualcosa di diverso. Lo sguardo non era più quello che conosceva; gli occhi erano ridotti a due fessure e brillavano di una luce rossa, i capelli si muovevano senza che ci fosse vento e un sorriso malevolo le incurvava le labbra. Sofia sollevò una mano nella direzione di Eric e Astoria non poté far altro che osservare il proprio amico venire avvolto dalle fiamme e consumarsi. Poi fu il turno di Lorcan, che venne incenerito da un fulmine. Clivia, ancora occupata a curare la ferita al ventre, non riuscì neanche ad accorgersi dei rami che stavano spuntando dal terreno attorno a lei: la avvinghiarono e stritolarono sotto i suoi occhi. «Ora tocca a te» sussurrò Sofia alzando l'indice, che cominciò a brillare di rosso, verso di lei.
Aprì gli occhi.
Era ancora notte e si trovava distesa sulla schiena, un braccio poggiato sulla fronte e la coperta tirata fin sopra al mento. Avvertiva il cuore in gola, ma per fortuna era stato solo un incubo. Anche se... Anche se non poteva fare a meno di pensare che poteva aver sbagliato tutto. Gli ultimi avvenimenti avevano lasciato trapelare ciò che con tanta cura Raziel aveva tenuto nascosto: Sofia era conosciuta tra i demoni e non solo. Certo, poteva esser tutto dovuto al fatto che fosse una Custode, ma doveva esserci dell'altro. Aveva letto diverse notizie a riguardo, alcune sul libro di Astarte, ma di preciso non ricordava come ai demoni potesse tornar utile l'esistenza di un Custode. Riportò alla mente le pagine ingiallite e ammuffite che riproducevano parole e segni che raccontavano dei demoni e della loro organizzazione. Avevano una gerarchia molto rigida, folta alla base e ristretta al vertice, ma cosa aveva a che fare con i Custodi? Erano esseri umani, in fondo, e non rientravano nelle loro fila. A meno che...
Stupida che sono! Si girò su un fianco. Aveva a che fare con le evocazioni. Probabilmente gli appartenenti all'Ordine Scarlatto usavano i Custodi come catalizzatori per poter evocare i demoni nella loro dimensione, visto che quelle creature erano confinate nell'Esterna dal Bando della Dea, ma da quando l'ordine era scomparso l'utilità dei Custodi era venuta meno. Ormai c'erano altri metodi per evocare i demoni e non riusciva a capire perché Areina e Murtang fossero interessati a Sofia. Per non parlare di Raziel, che si era addirittura definito suo guardiano e in contrasto con gli altri due. Il comportamento del demone che li accompagnava era sempre stato strano e poco prevedibile, ma durante il viaggio che avevano intrapreso era stato fin troppo disponibile. Si era davvero preso cura di Sofia durante la loro assenza ed era stato anche disposto a fornire delle spiegazioni che riguardavano la loro amica.
Si mise seduta e si guardò intorno. Lorcan era l'unico sveglio, era il suo turno di guardia, e i draghi riposavano poco distante. Il suono delle onde, lento e ripetuto, riuscì a calmarle il battito del cuore, a dispetto della giornata trascorsa e dell'incubo appena concluso. Il viso di Sofia, deformato dalla malvagità, le tornò alla mente, costringendola a trovare un modo per distrarsi.
«Già sveglia?» chiese Lorcan senza guardarla.
Astoria si alzò e andò a sedersi vicino al fuoco, al suo fianco. «Brutto sogno. E non ho voglia di riaddormentarmi.»
Il chierico ridacchiò. «Doveva essere orribile, se riesce a tenerti sveglia dopo quello che abbiamo passato.»
La principessa si strinse nelle spalle. L'aria fresca e umida che proveniva dal mare le stava gelando la schiena, mentre mani e viso erano quasi bollenti a causa del fuoco da campo. «Posso sostituirti. Va' a riposare.»
Lorcan annuì. «Grazie. Questa volta accetto volentieri.» Si alzò e allungò le braccia verso l'alto, provocando uno schiocco, e poi roteò la testa, producendone un altro. «Maledetto tempo che passa» bofonchiò. «Una volta le mie ossa non scricchiolavano in questo modo.»
Un sibilo fece scattare in piedi Astoria, pronta con la mano su una delle sfere che teneva nella tracolla e il cuore in procinto di schizzare fuori dal petto. Vide Lorcan affiancarla, con la Luce della Dea impugnata, e poi superarla di un passo.
«L'hai sentito anche tu?» sussurrò il chierico.
La principessa annuì, senza distogliere lo sguardo dal luogo dal quale aveva udito provenire il sibilo. Oltre il cerchio di luce diffuso dalle fiamme aveva visto muoversi un'ombra. Un brontolio e il rumore dell'acqua la fecero voltare e vide che era uno dei draghi che stava muovendo la coda. «Forse mi sono sbagliata. Torna a riposare» disse, riavvicinandosi al fuoco, ma continuando a scrutare il buio che li circondava.
«No. Guarda» intimò Lorcan.
Il gelo l'avvolse quando si voltò nella direzione indicata dal chierico. Le tenebre stavano muovendosi e si avvicinavano a loro. Si morse il labbro e deglutì, trattenendo il respiro. La sagoma nera che apparve avrebbe animato i suoi incubi per molto tempo, con quell'occhio verde e grande al centro della testa.
«Vengo con buone intenzioni, keshi» sibilò Murtang fermandosi appena entrato nell'alone luminoso. «Tieni quell'arma lontano da me e nessuno si farà male.»
Astoria guardò di sfuggita Lorcan, che stringeva la Luce della Dea, poi tornò a fissare Murtang e il cuore mancò un battito: quel demone portava tra le braccia la loro amica.
«Sofia!» urlò la principessa lanciandosi verso la strana coppia appena arrivata, ma fu trattenuta e si voltò, cercando di liberare il braccio. Era stato Eric e vide che anche Clivia si era svegliata.
«Posso avvicinarmi senza essere attaccato?» chiese il demone. «Ha bisogno di calore e la notte è fredda» aggiunse indicando con il capo la donna che aveva tra le braccia.
Astoria si liberò con uno strattone, lanciando verso Eric lo sguardo più arrabbiato che fosse in grado di indirizzargli. Aveva fatto bene a fermarla, non lo metteva in dubbio, ma in quel momento non sapeva bene neanche lei cosa stesse provando, e l'amico le diede una pacca sulla spalla, sorridendole.
«Avvicinati pure» disse Lorcan, «ma non lascerò mai la mia arma e ti assicuro che se farai un movimento che non mi piace...»
«La userai. E io mi difenderò» lo interruppe Murtang, «ma credevo che aveste a cuore la sua vita.»
Clivia raccolse due coperte e le sistemò vicino al fuoco. Il demone si avvicinò e vi distese Sofia. «Copritela e ravvivate quel fuoco» sibilò e indietreggiò di due passi, restando immobile con l'occhio verde fisso su di loro.
Astoria si avvicinò all'amica distesa. Era fredda e pallida, quasi come quando la trovò nella Grotta del Pescatore, e la stoffa della camicia era tagliata al centro del petto, con i bordi appena arrossati dal sangue, ma non c'era nessuna ferita al di sotto. Le tastò il collo, ma non avvertiva nessuna pulsazione. Sentì le lacrime riempirle gli occhi. «Ci hai portato il suo cadavere da vegliare?»
Il demone sibilò e lei alzò lo sguardo. Lo vide avvicinarsi, dando una spallata a Eric, e poi accovacciarsi vicino al fuoco.
Un brivido percorse la schiena della principessa quando vide quegli artigli neri sfiorare il viso pallido di Sofia, poi il collo e fermarsi al centro del torace.
Il demone si rialzò emettendo un sibilo mentre indietreggiava. «È ancora viva. Ma ha bisogno di calore e cure, altrimenti non supererà la notte.»
«Che cosa le avete fatto?» chiese Eric. «Non sembra ferita.»
«Nulla che riguardi voi umani» rispose Murtang.
«Lorcan» Astoria riuscì solo a chiamare l'amico, con la voce che le tremava. Lui annuì e le si inginocchiò vicino, prendendo la mano di Sofia e cominciando a pregare.
Un suono gutturale, simile a una risata, arrivò dal demone. «Le tue preghiere sono inutili, keshi. Morirà in poco tempo. E anche tu, se non ti fermi.»
La principessa guardò Lorcan barcollare e alzare lo sguardo su di lei per poi lasciare la mano dell'amica. «Ha ragione» mormorò scuotendo la testa e poggiando entrambe le mani a terra, per sostenersi. «Stava risucchiandomi tutte le forze e non riuscivo neanche a capire in quale punto confluissero, senza contare che non vedo ferite da curare.»
Il demone sibilò ancora.
Astoria sentì stringersi la gola in una morsa mentre Sofia stava morendo sotto i loro occhi. «Che cosa ci fai ancora qui?» urlò contro Murtang, immobile e più scuro della notte che li circondava. «Se non l'hai ancora uccisa e l'hai riportata da noi, allora significa che i tuoi piani erano diversi da quelli che credevamo. E se sai cosa l'ha ridotta così e non vai via, forse puoi aiutarla.»
«Non posso aiutarla e non posso andare via. Devo proteggerla.»
«Proteggerla? E da chi?» Eric si avvicinò di un passo al demone. «È accaduto qualcosa mentre era con te, non con noi. Sei stato tu, vero? O quella strega che era con te. Dove sta adesso?» Aveva fatto altri due passi ed era chiara la differenza di statura. Se Astoria non avesse visto di cosa Murtang era capace, avrebbe potuto credere che il guerriero lo avrebbe sconfitto.
«Tu non capisci, umano.» Produsse un sibilo lungo e sommesso. «Io...»
«Tu, puoi anche andare.» La voce di Raziel risuonò attorno a loro. Era apparso nello stesso punto in cui avevano visto arrivare Murtang. E al suo fianco si trovava Areina, con lo sguardo basso che guastava la sua solita raffinata compostezza.
Astoria deglutì e la morsa alla gola si allentò.
«T'efu» disse piano Raziel, senza spostare lo sguardo dal demone nero, che si trovava tra lui e tutti gli altri.
La figura di Murtang oscillò, così come l'aria che lo circondava e la sabbia sotto i suoi piedi. Guardò verso Sofia, poi di nuovo Raziel e sparì.
Anche Areina non c'era più e il demone che li aveva accompagnati in molte occasioni si avvicinò e inginocchiò vicino a Sofia.
La principessa lo vide osservare l'amica, spostare la coperta e poggiare una mano dove si trovava lo strappo. L'espressione del viso non lasciava trapelare nulla. Non capiva se fosse contrariato, triste, felice. Di certo, qualunque cosa avesse detto a Murtang era suonata come una minaccia anche alle proprie orecchie. Mai lo aveva sentito parlare quella lingua, in realtà non lo aveva mai visto interagire con demoni come quelli. Dovevano essere creature simili. Forse nella gerarchia occupavano livelli molto vicini e poteva essere possibile che si conoscessero anche prima che tutta quella storia cominciasse.
«Quest'attesa è snervante.» Lorcan si era avvicinato di nuovo a Sofia, vicino ad Astoria. «Come sta? Puoi aiutarla?»
«Certo che posso» rispose il demone senza distogliere lo sguardo dalla loro amica. «E starà meglio. Ormai non corre più alcun pericolo.»
La principessa sospirò e spostò il corpo dai talloni al suolo; si trovò addosso lo sguardo di tutti, rendendosi conto di esser stata troppo plateale con quel gesto, ma si sentiva davvero più leggera. Per quanto fosse un tipo irritante, la presenza di Raziel la rassicurava. Non solo in quell'occasione, ma sempre. «E tu? Sei ferito? Cos'è successo?»
Il demone la guardò e aggrottò le sopracciglia. «Astoria. Devo pensare che ti sei preoccupata per me?»
«No» si affrettò a rispondere. «Cioé, sì. Sei sparito e a esser sincera ti credevo morto, visto che non sei arrivato neanche quando Murtang stava per divorare Clivia e poi ha portato via Sofia.»
«Le cose stavano mettendosi davvero così male?»
La principessa annuì. «Dov'eri finito?»
«Areina mi aveva teso una trappola. Ovviamente ne ero consapevole, ma ci ho messo più tempo di quanto mi aspettassi per liberarmene.»
«Cosa le hanno fatto?» Eric era rimasto in piedi e a pochi passi di distanza da loro. «È una ferita magica, vero? Perché non vedo sangue.»
«È più complesso» rispose il demone, «ma è quanto di più vicino alla realtà possiate immaginare.»
Il pallore non aveva ancora lasciato il volto di Sofia, ma respirava in modo regolare ormai, seppur lieve.
«Ed è cambiata?» chiese Clivia. Era in piedi anche lei, alle spalle della principessa, che si voltò e la trovò a braccia conserte intenta a osservare quanto stava accadendo.
Le immagini dell'incubo le tornarono in mente. Possibile che fosse così? Areina e Murtang le avevano fatto qualcosa che l'avrebbe resa diversa? O magari avevano semplicemente liberato la vera Sofia, un aspetto dell'amica che non era sicura avrebbe apprezzato.
«No» rispose il demone sorridendo. «È ancora quella che conoscevate. Anche se credo avrebbe evitato volentieri quanto accaduto.»
Quindi la conosceva. Era un aspetto da approfondire, appena la salute di Sofia non sarebbe più stata in pericolo.
«Sì, ma comunque non mi tornano alcune cose» disse Lorcan avvicinandosi di più e inginocchiandosi anche lui. Le sopracciglia rosse e folte erano incurvate. «Quando ho provato ad aiutarla, prima che tu arrivassi, non ho trovato segni di ferite interne, ma quasi subito ha cominciato a risucchiare tutta la mia energia, senza che io riuscissi a fermarla. Era il demone racchiuso dentro di lei?»
Non ci aveva pensato. Poteva essere come diceva, ma in realtà c'era ancora il sigillo. Alzò lo sguardo verso Raziel: lui era ancora intento a osservare Sofia.
«È come dice lui?» chiese Astoria, sperando che la risposta non fosse affermativa, perché avrebbe significato che il demone dentro di lei era in grado di agire estromettendo la volontà dell'amica che lo ospitava.
«Sì e no» rispose, senza interrompere ciò che stava facendo. «In questo momento il demone dentro di lei non può agire, è sigillato.»
«E allora cosa ho avvertito?» chiese il chierico.
«Era lei che cercava di curarsi da sola, prendendo energia da chiunque ci entrasse in contatto. Semplicemente non sei in grado di aiutarla, ma non per tua incapacità, sei solo troppo debole.»
«No, aspetta» intervenne Lorcan mettendosi a gambe incrociate. «Ho curato tutti i tipi di ferite e malattie. So bene come si fa e posso dire di essere molto bravo in ciò che faccio. Nessuno è in grado di prelevare energia a quel modo.»
«Infatti, hai ragione.» Raziel alzò lo sguardo verso il chierico, che rimase invece a osservare Sofia.
«Vuoi dire 'nessun essere umano', giusto?» chiese Astoria. Piano piano stava cominciando a comprendere, ma restavano tanti punti oscuri. «Stai dicendo che Sofia non è umana?» Sì, perché c'erano creature in grado di fare ciò che a loro sembrava tanto strano, ma di certo non erano esseri come loro. E l'incubo di quella notte stava diventando sempre più reale.
«Brava, Astoria» rispose Raziel con un sorriso e provocandole un'ondata di gelo. «Il punto è proprio questo. Sofia non è una semplice Custode. Ecco dove risiede la sua importanza. Anche in molte altre cose, in realtà, ma questo è un fatto fondamentale. A differenza degli altri Custodi, lei è nata così, non ha avuto bisogno di alcun rituale per diventarlo.»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top