21 - Capitolo 12.2
Eric si alzò e raccolse lo spadone, Lorcan impugnò la Luce della Dea e gli si affiancò mentre Clivia sfoderò la spada.
Anche Astoria doveva fare qualcosa, ma non aveva la minima idea di quale tipo di mostro sarebbe apparso e non sapeva che incantesimo cominciare a preparare. Poteva solo attendere.
Poco distante da loro, nella direzione in cui Raziel si era voltato, l'aria tremò e divenne opaca. Una fessura, alta poco più di un uomo, squarciò lo spazio che li separava dal piano astrale, lasciandone intravedere una porzione: vortici viola e rossi in un mondo nero.
La creatura che si affacciò da quella orrenda finestra aveva le fattezze di un grande ragno, ricoperto da peli verde scuro e con lunghe zampe gialle. Non vide occhi, solo una bocca irta di denti, dalla quale sputò fuori un getto di liquido giallo e vischioso, prima di sparire di nuovo.
Erano tutti illesi e, solo quando sentì di nuovo il cuore batterle in petto, Astoria si accorse dello scudo magico che Raziel aveva innalzato per proteggerli e che stava svanendo. La bava di quel mostro aveva lasciato un solco fumante nel terreno e un odore nauseabondo. Doveva essere acido e avrebbero fatto meglio a essere più accorti, per non lasciarsi colpire.
«Certo che hai un cugino che fa davvero schifo» disse Eric spostando la guardia e portando la lama dietro alla spalla.
«Non osare paragonarmi a quella bestiaccia. E fai attenzione, sta tornando. Da quella parte.» Indicò verso destra, proprio nel momento in cui il mostro saltò fuori da una nuova fessura intradimensionale, protendendo due aculei gialli verso il fianco del gruppo dove si trovava Astoria.
Si voltò e se lo vide arrivare contro, con le fauci contorte spalancate che non somigliavano a nulla che avesse già visto. Aveva ben chiaro in mente quali incantesimi usare, ma nessuno sarebbe stato abbastanza veloce da permetterle di salvarsi. Portò le braccia sulla testa e piegò le ginocchia, sperando di offrire meno punti vitali al mostro. La investì un urlo stridulo, non umano, e una zaffata dal tanfo marcio e nauseante.
Aprì gli occhi, rendendosi conto solo allora di averli chiusi, e guardò tra le braccia che le comprivano il volto. Clivia stringeva la spada, quella dall'esla più lunga, con una mano e con l'altra si manteneva l'avambraccio: le sfuggì un lamento.
«Come stai? Io...» Astoria udì la propria voce tremare; l'amica si era ferita per colpa sua.
Clivia si voltò e le sorrise. «Bene, ci penserò dopo.»
Astoria annuì e inspirò, concentrandosi su cosa fare e si preparò a formulare e tener pronto il primo incantesimo; quel mostro sarebbe tornato presto, lo sapeva, e i suoi amici erano tutti in posizione e pronti a intervenire, inoltre... «Sofia» urlò cercandola tra gli alberi dove credeva, sperava, si stesse nascondendo. Una morsa di ghiaccio le prese la gola. L'aveva persa di vista e, solo per un attimo, aveva anche dimenticato che lei esistesse. E la vide. Era al sicuro e Raziel era al suo fianco. Tirò un sospiro di sollievo. Ma sarà davvero al sicuro?
Un urlo la fece voltare; il mostro era tornato ad attaccarli ed Eric lo stava caricando. Basta, doveva fidarsi di lui e lasciar perdere, per il momento.
Unì le mani sentendo i flussi energetici affluire dal piano astrale, richiamati dalle parole che stava pronunciando. Diede un'occhiata per capire se poteva richiamarne ancora o se avrebbe dovuto accontentarsi di ciò che aveva.
I suoi amici avevano iniziato a combattere contro il mostro e non sembravano in difficoltà, dunque si concesse il lusso di rendere l'incantesimo più potente. Ecco. Trattenne il respiro. Ancora un po'. Il cuore le pulsava nelle orecchie rendendo il mal di testa ancora più forte. Ci siamo quasi. Sentiva l'energia vibrarle tra le mani e lungo le braccia; non avrebbe potuto trattenerla ancora per molto. «Via» urlò.
Lorcan colpì il ragno con la mazza spostandosi di lato, mentre gli altri si aprirono per non essere investiti dall'incantesimo. Il mostro perse l'equilibrio e Astoria l'energia libera di agire: una serie di dardi di ghiaccio colpirono il bersaglio in più punti, congelando gli schizzi di sangue acido e costringendo la bestia a terra.
Clivia intervenne con la spada avvolta dalle fiamme, ma il mostro rotolò di lato, perdendo un'altra zampa e rifugiandosi nel piano astrale.
«Dov'è quel fottuto coso merdoso» inveì Eric esaminando la radura con lo sguardo e restando in posizione di guardia.
Astoria scosse le mani e le strofinò tra loro cercando di riprendere calore e sensibilità alle dita intorpidite. L'aria era carica dell'odore lasciato da quel demone ed erano immersi in un silenzio surreale.
Lo schioccare di un ramo la fece sobbalzare. Era stato Lorcan che aveva fatto un passo. Si stavano spostando con lentezza, avvicinandosi per proteggerla dagli attacchi del nemico e darle il tempo di formulare un nuovo incantesimo. Lei avrebbe dovuto prepararlo, sapeva già quale avrebbe funzionato meglio, ma la sua mente era occupata e si distraeva di continuo a causa di una domanda che non riusciva a scacciare. Dov'è Sofia? Non la vedeva più; l'aveva cercata, con lo sguardo, in tutta la radura. Un'altra ondata di gelo la investì dall'interno e il cuore mancò un battito. Non vedeva più neanche Raziel. Di sicuro l'aveva portata lontano dallo scontro, ma...
Astoria sentì la schiena andarle in pezzi e il respiro bloccarsi. Finì a terra. Avvertiva un ronzio nelle orecchie e riusciva appena a distinguere urla, richiami e tonfi in lontananza. Le faceva male ovunque e la testa anche più di prima. Cercava di riprendere fiato, ma le bruciava il petto. Aveva la bocca impastata di terreno e di qualcosa che aveva il sapore del metallo. Sputò. Era sangue. Si portò una mano al lato destro del viso. Le faceva male anche la mascella e la lingua si stava gonfiando. Strizzò gli occhi e sputò ancora, poi si guardò la mano che aveva portato al viso: era sporca, di sangue e terra, e le bruciava dalla fronte, per tutta la guancia e il mento. Accidenti, che colpo.
Si pulì meglio che poté il viso e cercò i propri amici. Non sentiva più la confusione della battaglia e vedeva male, riuscendo a malapena a tenere gli occhi aperti.
Un urlo, stridulo e lungo. Doveva appartenere al demone che li aveva attaccati. Che sta succedendo?
«Come va?» La mano di Clivia l'aiutò ad alzarsi.
«Cosa è successo?» Si appoggiò all'amica e una vampata di calore la costrinse a guardare nella direzione giusta. Il mostro era avvolto da fiamme bianche. Cercava di muoversi, ma restava avviluppato in quel mantello luminoso che lo stava consumando.
E Lorcan era chino su Eric.
«No!» Astoria tentò di liberarsi dalla stretta di Clivia, ma non ci riuscì. La gola le faceva male. Per lo sforzo, per la polvere e per qualcos'altro.
«Aspetta. Lascialo lavorare.» La tirò a sé. «Anche tu hai bisogno di aiuto. Se stai ferma posso pensarci io.»
«Cos'è successo?» Le tremava la voce. È ferito. Voleva andare. Non si muove. Voleva vedere. Perché? Voleva aiutare. Ma non riusciva a muovere un passo. Le gambe erano rigide, con i piedi ben fermi sul terreno e le mani strette intorno alle braccia di Clivia. L'amica la teneva ferma, era vero, ma lei non opponeva resistenza. Non ci riusciva. Non poteva. Guardava verso i due uomini a terra e lasciava che i tremiti che la scuotevano prendessero il sopravvento.
Ogni volta che combattevano, ogni maledetta volta, aveva sempre la stessa paura. Non era stato sempre così e di lui, della sua forza, si fidava. Era di se stessa che aveva paura. Della sua incapacità che poteva costare la vita a chi le stava attorno, a Eric in particolare.
Si sentì tirare verso il basso. Clivia l'aveva costretta a sedersi.
«Adesso piantala di fare la stupida e fatti curare» le intimò l'amica passandole le mani sul viso. «Non sono brava quanto Lorcan, quindi dovrai avere pazienza.»
«Ma Eric, come sta? È stata colpa mia, vero?» Si accorse di averlo detto, e non pensato, solo perché Clivia la costrinse a guardarla prendendole il volto tra le mani, sporche di terreno e sangue, e fissando gli occhi blu nei suoi.
«Ma che dici? Se non fosse stato per te, quel mostro non sarebbe mai stato ferito in modo tanto grave e Lorcan non avrebbe avuto il tempo di incenerirlo. Invece tu sì che hai preso una bella botta. Eric non è stato affatto gentile nello spostarti e temo ti abbia provocato più male di quanto non avrebbe fatto quel demone.» Ridacchiò, verso la fine. Forse la situazione non era tanto tragica. Forse lei aveva visto cosa era successo. Ma perché non si alzava?
«Ma come sta? E le tue ferite?» Vide i fori che l'acido aveva lasciato nei bracciali di cuoio.
«Fanno male, sì. Ma appena avrò finito con te, provvederò. Eric se la caverà, fidati. È già forte da solo, in più Lorcan è un ottimo guaritore, lo sai. Puoi stare tranquilla.»
Dunque le cose erano andate in quel modo? Eric l'aveva protetta e si era esposto troppo agli attacchi del nemico. Era una parte degli scontri che faticava ad accettare, nonostante le numerose battaglie affrontate, nonostante ne avessero parlato tante volte.
«Hai visto Sofia?» chiese Clivia guardandosi intorno. «L'ho persa di vista all'inizio e ora non la vedo.»
Astoria scosse la testa. «Anche Raziel è sparito. Saranno insieme.»
«E pensi sia una buona o una cattiva notizia?» Gli occhi della mezz'elfa erano diventati due fessure.
La principessa sentiva l'energia dell'amica che la stava curando. Il bruciore agli occhi, al mento e il dolore a tutta la testa stavano passando. Restava la terra che ancora aveva in bocca e un sapore amaro che poco aveva a che vedere con le sue condizioni. «Non saprei davvero cosa rispondere» sussurrò, la voce arrochita.
Vide Lorcan staccare le mani da Eric e buttarsi con la schiena all'indietro a braccia aperte. «È tutto tuo, Astoria. Come nuovo» urlò senza muoversi dalla posizione in cui si trovava.
La principessa si alzò. «Grazie, Clivia, io...»
L'amica annuì. «Va' da lui, sbrigati.»
Corse verso i due amici e si inginocchiò al fianco di Eric. Aveva gli occhi chiusi, ma il torace si alzava e abbassava a ritmo tranquillo e regolare. Non aveva segni sulla pelle, ma in diversi punti le protezioni che portava erano bucate o presentavano lunghi solchi. «Grazie alla Dea» sussurrò tra sé. «Grazie, Lorcan. Grazie.»
«L'ha portata via, vero?» chiese il chierico puntellandosi sui gomiti e osservando la scena. Aveva il viso sporco di terra e fuliggine, mentre il fuoco, poco distante, crepitava. «Pensi che quei due siano in combutta? Oppure è Raziel che sta architettando qualcosa che la coinvolge?»
«Non saprei.» Era stata Clivia a rispondere. Si era avvicinata e seduta con loro. «Non ho dubbi che stia tramando qualcosa, però. Cosa faremo, ora?»
Astoria stava osservando i lineamenti distesi di Eric. Dormiva. Se lo meritava. Gli accarezzò il braccio, sentendo i muscoli sotto le dita. «Credo che Raziel abbia semplicemente allontanato Sofia dallo scontro.» Sì, ne era certa, doveva essere senz'altro così.
«E da dove proviene tutta questa sicurezza?» chiese Lorcan.
«Se avesse voluto portarla via, avrebbe potuto farlo in qualunque momento e nessuno di noi avrebbe potuto opporsi. Questo non è sufficiente? Davvero credi che Raziel avesse bisogno di un diversivo?» Aveva distolto lo sguardo dal viso rilassato di Eric e si era voltata, senza alzarsi. Il viso di Lorcan, invece, non avrebbe saputo decifrarlo. A parte le sopracciglia incurvate, il resto delle sue espressioni era coperto da sporco e barba incolta.
«Hai ragione, ma questo non me lo renderà più simpatico» sospirò il chierico.
«Penso anche io che ci raggiungeranno presto, ma dove?» chiese Clivia.
«Feria. Andremo lì, come avevamo deciso» rispose Astoria riportando lo sguardo su Eric. Il crepitio e il calore delle fiamme erano le uniche presenze, a parte loro, in quella radura. «Con un po' di fortuna, ci procureremo due draghi e proseguiremo per Trinacris.»
«E tu credi davvero che l'Oracolo ci aiuterà?» chiese Clivia. «Appartiene alla Luce, potrebbe anche rifiutarsi di rispondere alle nostre domande.»
«Stai dando per scontato che Sofia appartenga all'Oscurità.» La principessa indugiò con le dita sul dorso della mano di Eric, ferma e ricoperta dal mezzo guanto rinforzato. Alzò lo sguardo sui propri amici. «Non è una persona malvagia. E forse, con l'aiuto dell'Oracolo, potremmo conoscere qualcosa in più su di lei.»
«Però non dovresti fidarti troppo di Sofia» disse Lorcan. «Se davvero è una Custode, come pensi possa reagire il demone che ha dentro?»
Eric mosse un angolo della bocca, ma gli occhi rimasero chiusi.
«Perché mai dovrebbe reagire?» intervenne Clivia. «È chiuso dentro Sofia, dici che potrebbe uscirne? Che avverte quello che sta accadendo?»
«Non ne ho la più pallida idea. Ignoro quali siano i rapporti che legano un demone al proprio Custode. E sinceramente non me ne può fregar di meno» disse il chierico raddrizzandosi e mettendosi seduto a gambe incrociate. «Però non conosciamo i piani di Raziel e non sappiamo nulla di Sofia: chi era e perché è stata sigillata nella grotta, per esempio.» Sbatté le mani impolverate e se le passò sulle gambe. «Per quanto ho appreso dagli archivi dell'ordine, i demoni che si liberavano dal vincolo del Custode ne divoravano anima e corpo e poi erano liberi di vagare nel nostro mondo. Spero che non ci troveremo mai in una situazione del genere. Cosa ha detto Raziel? Il demone dentro di lei è sigillato?»
Clivia annuì. «Quindi il vincolo non era duraturo? Poteva spezzarsi?»
Astoria chiuse gli occhi e cercò di ricordare cosa aveva letto a riguardo. «Probabilmente era un legame simile a quello che si crea con un patto. E sì, ricordo bene che si è parlato di sigilli. Anche Sofia ha detto di averlo visto. Quindi, al momento, non dovremmo correre rischi.»
«Mi chiedo, però, perché fare una cosa simile?» Clivia stava guardando le fiamme, ancora alte, ma circoscritte.
«Questo non lo so» rispose la principessa scuotendo la testa. «Di certo lo chiederò a Sofia, se mai dovesse recuperare la memoria. Ci sono molte cose che vorrei sapere.»
«E se non dovessimo più rivederla?» chiese Lorcan. «È comunque una possibilità che non possiamo escludere. Andremo lo stesso a Trinacris?»
«È una possibilità, è vero» rispose Astoria. «Io credo che dovremmo comunque andarci. Abbiamo bisogno di risposte e il ritrovamento di Sofia non è l'unico problema sorto in questi ultimi tempi.»
«Magari maestro Riordan potrebbe aiutarci» aggiunse Lorcan in un sospiro.
«Già, è vero» intervenne Clivia. «Perché ti sei lasciato convincere così facilmente a evitare Città del Guado?»
«Perché, mi duole ammetterlo, ma Raziel ha ragione. Il mio ordine ha usato molto spesso metodi che non condivido, come la tortura, e con il nuovo Gran Maestro le sale sotterranee si stanno di nuovo riempiendo. Dubito che una Custode verrebbe trattata con indulgenza, anche se non ricorda nulla del suo passato.»
Rimasero tutti in silenzio. Le fiamme stavano scemando ma erano lontane dall'estinguersi in breve tempo. Astoria guardò ancora Eric. In quel momento era il più tranquillo di tutti. Le era capitato di dormire dopo essere stata ferita gravemente. Aveva dormito un sonno senza sogni e si era risvegliata completamente ristabilita. Era accaduto anche ad Alessandro, dopo il trattamento di Areina, ma per lui quella sensazione era durata molto poco: i dolori alla schiena si erano risvegliati quasi subito. Chissà come stava, ora che la maga di corte non poteva più preparargli le pozioni di cui aveva bisogno.
«Come sei messo, Lorcan?» chiese rialzando lo sguardo.
«Credo che convenga fermarci per il resto del giorno, eviterei però di passare fuori la notte. Feria non è lontana, se non sbaglio.» Stava grattandosi la barba mentre osservava le fiamme. «Abbiamo un bel fuocherello che brucerà ancora per un po'. Ci riposeremo e raggiungeremo la città con il buio.»
«Ma come è possibile aver incontrato due demoni a così breve distanza?» Astoria lo chiese tra sé e sé, ma lo disse a voce alta.
Clivia si strinse nelle spalle. «Potrebbero esserci persone che li hanno evocati. Potrebbe anche avere a che fare con gli avvenimenti più recenti.»
«Intendi la morte di Timoteus?» chiese Lorcan. «È pur vero che i demoni sono più attivi rispetto a qualche tempo fa.»
Un pensiero cominciò a prendere forma nella mente di Astoria. C'erano stati diversi avvenimenti che potevano essere collegati tra loro e il legame era costituito proprio dai demoni. Un demone aveva ucciso il Gran Maestro. I morti uscivano dalle tombe. E poi c'era il ritrovamento di Sofia, una Custode.
Erano tutti troppo stanchi, ma ne avrebbe parlato con loro. E, quando si sarebbe fatto vivo, avrebbe anche fatto qualche domanda a Raziel.
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