20 - Capitolo 12.1

Quando il passato torna a farti visita

ricorda di prestargli la dovuta attenzione.

(Il Bardo Mendicante)


Astoria si alzò e allungò le braccia verso l'alto, intrecciando tra loro le dita di entrambe le mani e distendendo i muscoli. Il cielo stava diventando sempre più luminoso e ormai era possibile distinguere anche più in là del cerchio di luce proiettato dal fuoco.

Guardò verso i compagni che ancora dormivano. Mancava Raziel, ma era certa che sarebbe arrivato di lì a poco, proprio come aveva detto.

Sciolse la treccia e cominciò a districare i capelli con le dita. Ogni volta che il demone diceva qualcosa, lei si imponeva di non fidarsi fino in fondo delle sue parole perché potevano nascondere tranelli e pericoli. Eppure non poteva fare a meno di credere a ogni parola che aveva ascoltato la sera precedente.

Rifece la treccia e la lasciò poggiata sulla spalla. Ciò che la preoccupava era proprio la presenza di Raziel e il fatto che lui lo aveva ammesso apertamente; da tempo sospettava che non fosse un demone qualunque a causa del suo comportamento, per le cose che sapeva e per i momenti particolari in cui decideva di agire.

Ed è qui apposta per lei.

Raccolse da terra il pugnale, che si trovava nel fodero, e lo agganciò alla cintura. Aveva cercato più volte di approfondire gli studi sui demoni e la loro gerarchia, ma a parte vaghe notizie era riuscita a capire solo che era molto rigida e decisamente stretta al vertice e ogni volta che aveva provato a parlarne con il diretto interessato aveva ottenuto solo battute e nessuna risposta.

Guardò verso Sofia; stava dormendo avvolta nella cappa rossa e vicino a Eric. Poteva immaginare cosa provava, soprattutto dopo aver appreso che c'era soltanto un sigillo a separarla da un demone. Per tutto il suo turno di guardia si era chiesta se una tale notizia avesse potuto cambiare l'opinione che si era fatta su di lei, ma la risposta era sempre la stessa: Sofia era una vittima dei demoni, non una complice. Il fatto che non ricordasse il proprio passato non poteva nascondere la sua vera personalità, ne era certa.

Vide Lorcan muoversi. Chissà se anche lui era giunto alle stesse conclusioni. Le parole di Raziel le avevano riportato alla mente vecchie cronache che riguardavano delle persone dedite al culto dell'Oscurità, in contrapposizione alla Luce che era la Dea stessa. Si trattava dell'Ordine Scarlatto e dei Custodi.

Un fruscio attirò la sua attenzione. Sofia si era svegliata. Immersi in quella luce, i capelli sembravano ancora più rossi ed erano arruffati come la prima volta che la vide a Castelnovo. Sorrise al ricordo di quei giorni, non così lontani nel tempo eppure tanto distanti.

«Sei riuscita a riposare?» le chiese, coprendo la distanza che le separava in pochi passi.

Sofia non rispose subito; aveva lo sguardo perso nel vuoto. «Tutto sommato non posso lamentarmi» rispose massaggiandosi la schiena. «Anche se un letto e quattro mura avrebbero reso la veglia meno faticosa.»

Ne aveva passate tante in pochi giorni, chissà cosa aveva vissuto prima e poi dimenticato. Scosse la testa e le poggiò una mano sulla spalla; presto avrebbe aggiunto anche il suo carico, parlando di "Ordine Scarlatto" e "Custodi". «Vogliamo davvero aiutarti. Io voglio aiutarti e voglio anche fidarmi di te.» Sospirò. Perché le riusciva tanto facile concederle fiducia? «Lo sto già facendo.»

Sofia poggiò la mano sulla sua e la guardò negli occhi. «Lo so» disse annuendo. «Non scapperò più via da te.» Le sorrise e poi guardò il resto del gruppo; ormai erano tutti svegli e si stavano raccogliendo intorno a loro. «Non scapperò più da nessuno di voi.»

Tutti le rivolsero un sorriso e Astoria sperò che quelle parole bastassero a eclissare quelle di Raziel e quelle che stava per dire proprio lei.

Sospirò ancora una volta, chissà quella storia quanti altri sospiri le avrebbe fatto fare, e raddrizzò la schiena. «Forse qualcuno di voi ha sentito parlare dell'Ordine Scarlatto» esordì, spostando lo sguardo tra gli amici: Eric fu l'unico a scuotere la testa ma Clivia, con le braccia incrociate, gli occhi chiusi e il mento poggiato sul petto, la preoccupava. «Credo che Sofia sia una di loro» continuò. «Una Custode, per la precisione» concluse e attese una reazione.

Madre Luminosa, fa' che l'accettino.

«È ciò che penso anche io» intervenne Lorcan grattando la barba, «e come pensi di comportarti?»

Già, come? Come convincerli della propria idea? Messa in questi termini, la questione era più spinosa di quanto avesse immaginato.

«Non sto capendo niente» disse Eric scuotendo ancora la testa, seduto a braccia e gambe incrociate. «Chi sono i custodi?»

Astoria spostò la sua attenzione ancora una volta su Clivia, sempre concentrata nei propri pensieri, e su Sofia, che aveva i pugni poggiati sulle ginocchia tanto serrati da aver sbiancato le nocche.

«L'Ordine Scarlatto è scomparso molto tempo fa» continuò, riportando alla memoria ciò che aveva appreso, «per motivi poco chiari e in modo repentino e violento.»

«C'è ben poco di misterioso nella loro scomparsa, credimi.» Lorcan scosse la testa e lanciò un'occhiata a Sofia che le piacque poco; sperò che la compagna non se ne fosse accorta, aveva bisogno di fiducia e non di insinuazioni e ipotesi che di certo non costituivano la realtà. Almeno secondo quanto ho letto...

«Erano persone dedite a riti sanguinari, devoti a una divinità tanto antica quanto crudele» continuò il chierico, «cos'altro ti serve per capire il motivo della loro scomparsa? Probabilmente si sono uccisi a vicenda per suo ordine.»

«Non puoi esserne certo» intervenne Astoria. Aveva poggiato una mano su quella di Sofia, al suo fianco, senza guardarla. Era fredda e tremava. Cosa avrebbe potuto dirle per tranquillizzarla? Invece poteva cercare di tenere a freno la linguaccia di Lorcan. «Non è detto che sia andata così. Ho letto diverse cose sul loro conto e non tutte erano tanto sanguinarie.» Sarebbe bastato? Deglutì.

«Ma davvero?» chiese il chierico sollevando le sopracciglia e incrociando le braccia.

«Certo. Erano studiosi. Molti di loro hanno dedicato la vita a conoscere il mondo che li circondava e gettando le basi per la magia moderna.»

«Che usi tu. Io no di certo.»

Astoria cominciò ad avvertire l'arrivo del mal di testa che l'avrebbe colpita di lì a poco. Era sempre così quando doveva convincere Lorcan a fare qualcosa che non voleva. Con Eric sarebbe stato più semplice. Si voltò a cercare il conforto nello sguardo dell'amico.

«Ma questo che c'entra con Sofia?» chiese Clivia. «Dell'Ordine Scarlatto ho sentito parlare anche io, ma dei Custodi non so nulla.»

«I Custodi erano ai vertici dell'Ordine.» Avvertiva sempre di più la pressione intorno alla testa. «Utilizzando riti di sangue riuscivano a sigillare un demone dentro di loro e a sfruttarne i poteri. Ecco perché li ho collegati a Sofia.»

«Ed ecco perché questa faccenda puzza sempre di più» aggiunse Lorcan facendo rumore con il naso e storcendolo.

«Ma io non c'entro nulla con tutto ciò.» piagnucolò Sofia, che strinse forte la sua mano.

«Forse, ma chi ci assicura che tu non stia mentendo e invece ricordi tutto.» Il chierico le puntò un dito contro. «Oppure, ammesso che tu sia sincera, chi ci assicura che tu non costituisca un pericolo per tutti noi. Se l'Ordine Scarlatto è sparito portandosi dietro tutti i suoi fottutissimi Custodi...»

«Lorcan, adesso basta» urlò Astoria. Ne aveva abbastanza. Di lui e delle sue manie. E del mal di testa che ormai non l'avrebbe abbandonata per tutta la giornata. Ma doveva anche ammettere che la situazione era poco chiara, specialmente agli occhi di chi aveva votato la propria vita alla Luce. «Ho tutta l'intenzione di scoprire cosa e chi ci sia dietro.»

«Perché? Ancora non ti è chiaro?» Il chierico, seduto a gambe incrociate, si batté il pugno su un ginocchio e alzò il tono della voce. «Demoni. Maledetti demoni. E ancora stramaledettissimi demoni.»

«E il tuo suggerimento è prenderli tutti a calci in culo?» Furono le prime parole dette da Eric, che ricevette in risposta un'occhiata dell'amico, ma tanto bastò ad Astoria per riprendere in mano la situazione, ringraziando il guerriero con il pensiero.

«È vero. Hai ragione. I Custodi erano legati ai demoni. Quindi?» Allargò le braccia, lasciando la mano di Sofia. Era davvero così difficile vedere, cercare, al di là di quanto riportavano vecchie dicerie e testi scritti chissà da chi? A quei testi, però, ci credo anche io. Ad alcuni, almeno. «Non sappiamo quali fossero le loro intenzioni. Non sappiamo nulla di loro. Nessuno dei presenti era ancora nato all'epoca.» Osservò uno a uno i suoi amici. «Abbiamo solo dei frammenti di notizie discordanti tra loro. Non sappiamo neanche se siano storiche o inventate.»

«Supposizione molto realistica.» La voce di Raziel interruppe il flusso di parole e pensieri che stava formulando. Era apparso dal nulla, come al solito. E chissà da quanto tempo era lì ad ascoltarli senza intervenire e farsi vedere. Si avvicinò di più a tutti, restando in piedi e fissando lo sguardo su di lei. «Complimenti Astoria, ero certo che l'avresti pensata in questo modo.» Salutò tutti con un inchino e si sedette, a gambe incrociate, proprio tra lei e Clivia, di fronte a Eric e Lorcan.

«Però vorrei che tu, Lorcan,» gli rivolse il palmo della mano, per esortarlo a parlare, «continuassi nell'esposizione del tuo pensiero. Sono davvero interessato a conoscerlo, sai? E sono molto curioso di sapere cosa l'Ordine Radioso pensi di quanto accaduto tempo fa e cosa abbia tramandato ai propri appartenenti. Avanti, mettici tutti al corrente. Questi sono fatti che dovrebbero conoscere anche i tuoi amici.»

«Dove sei stato?» domandò Clivia, senza sciogliere le braccia intrecciate e sollevando appena lo sguardo.

«Oh, nulla di cui preoccuparvi» rispose il demone agitando una mano e concludendo con un sorriso.

Astoria spostò la sua attenzione su Sofia. Stava stringendo la stoffa dei pantaloni con entrambe le mani e seguiva l'alternarsi dei discorsi spostando lo sguardo da un interlocutore all'altro. Al momento aveva gli occhi puntati sul chierico.

«Avanti, Lorcan» lo incalzò il demone, «perché non ci parli della posizione che assunse il tuo ordine nei confronti dei propri antagonisti e dei Custodi in particolare?»

«Il mio ordine, così com'è adesso, è sorto dopo la loro scomparsa. Non ne è stato l'artefice» grugnì in risposta. Aveva ancora le braccia incrociate, ma Astoria era quasi certa che stesse stringendo i pugni, perché le rughe sulla fronte erano aumentate e riuscì a vedere il guizzo di lato alla bocca. Non presagiva nulla di buono e aveva un pessimo presentimento: in pochissime battute, il confronto sarebbe potuto degenerare, non sarebbe stata una novità. Guardò Eric; la stava fissando e annuì in risposta alla muta domanda. Dovevano tenersi pronti.

«Non lo metto in dubbio» continuò Raziel. «Ma le radici dei Radiosi affondano in una serie di eventi molto particolari e significativi. E cambiare il nome di un Ordine non ne disconosce i fini né le cose in cui crede, tantomeno il proprio agire.»

«Perché non parli chiaro e dici cosa vuoi sentirmi dire?» ruggì il chierico.

«Eh, sì. Forse hai ragione.» Raziel scosse la testa. «Tanto per cominciare» riprese il demone alzando un dito, «potremmo parlare di come i primi appartenenti al tuo ordine abbiano dato la caccia ai membri dell'Ordine Scarlatto». Alzò il secondo e continuò: «Poi potresti spiegare cosa ne pensi delle torture alle quali furono sottoposti gli Scarlatti per permettere la cattura dei Custodi. Di sicuro il nobile fine della tortura era quello di ottenere una confessione sincera e non spetta certo a me giudicare, o addirittura insinuare, che alcuni di loro lo abbiano fatto per mero piacere.»

Astoria aveva la nausea. Non faticava a credere alle parole di Raziel, ma il tono usato era troppo soddisfatto per essere accostato ad argomenti come quelli. E a giudicare dalla sottile linea che una volta erano le labbra di Lorcan, ormai nascosta sotto la folta barba, anche l'amico non se la stava passando molto bene.

La principessa guardò verso Eric: non le stava prestando attenzione, era concentrato sul chierico. Il momento era arrivato.

Lorcan sciolse l'abbraccio che teneva nascosti i propri pugni serrati e allungò la mano verso la Luce della Dea alzandosi in piedi. Urlando calò l'arma sul demone, ma Eric tentò di bloccargli il braccio senza però riuscire ad arrestarne il movimento. La mazza colpì il terreno al fianco di Raziel, che seguì l'azione per tutta la sua breve durata, senza spostarsi, fino alla caduta dei due compagni proprio vicino a lui.

Batté le mani come un bambino felice di quanto appena visto e ne aveva anche l'espressione. «Ma bravo! Non mi hai colpito davvero per poco. Peccato che Eric ti abbia fermato.»

Eric era ancora a terra, mentre Lorcan, in ginocchio, raccolse la mazza e si avventò ancora una volta contro Raziel, molto più vicino rispetto al primo attacco.

Astoria vide la Luce della Dea a un pelo dalla testa del demone e, in un battito di ciglia, la vide colpire il terreno dove fino a un attimo prima era seduto Raziel.

Il colpo andato a vuoto fece perdere l'equilibrio a Lorcan che cadde a terra, dando il tempo a Eric di bloccarlo, disarmarlo e sederglisi sul petto.

Maledizione! Masticandosi l'unghia del pollice, Astoria era rimasta impietrita. Era appena riuscita a spostarsi di lato per evitare il colpo, urtando Sofia che lanciò un urlo. Invece Clivia era dall'altro lato, aveva evitato il primo colpo e stava osservando la scena anche lei.

Sofia! Doveva farla allontanare. «Non perderci di vista,» le disse e indicò un tronco poco distante da loro, «ma allontanati da qui.»

Lei annuì e si spostò dove le aveva indicato.

Astoria inspirò. L'odore del terreno smosso dal colpo le arrivò alle narici. Doveva trovare il modo di zittire Raziel e calmare Lorcan. Più facile a dirsi che a farsi. E la testa ormai le pulsava dal dolore.

«Esci fuori, lurido bastardo! Fatti vedere, pezzo di merda.» Lorcan sbraitava e si dimenava, bloccato con le spalle a terra dalla mole del guerriero. «Lasciami, Eric. Togliti di dosso.»

«Neanche per sogno, vecchio mio. Almeno finché non ti sarai calmato.»

«Andiamo, Lorcan. Non ti sarai offeso per così poco, vero?» Raziel era riapparso vicino ad Astoria, che trasalì trovandoselo al proprio fianco. «Credevo che i tuoi amici fossero già al corrente delle azioni compiute dai Radiosi.»

Era odioso. Quel sorrisino di autocompiacimento era davvero odioso. Se avesse steso le mani sarebbe riuscita a strangolarlo. Era distratto e forse non sarebbe stata una cattiva idea; dopotutto il mal di testa che aveva era anche colpa sua. Strinse entrambe le mani e si morse il labbro.

«Taci, pezzo di merda. Taci e non azzardarti a infangare il nome dei miei confratelli.» Il chierico si agitava, senza possibilità di liberarsi. «Dannazione, Eric. Levati di dosso.»

Astoria si voltò verso Raziel, ma era già sparito. Raggiunse Clivia, che si era avvicinata ai due amici a terra.

«Lorcan, ti prego» disse la mezz'elfa inginocchiandosi vicino a Lorcan. «Lo sai che ti provoca di proposito. Calmati e lascia perdere» aggiunse a bassa voce.

La principessa detestava quelle situazioni; litigavano come due bambini, invece di comportarsi come due adulti. Però doveva ammettere che Lorcan aveva tutte le ragioni per sentirsi in quel modo. E lei stessa, proprio poco prima, aveva avuto la tentazione di aggredire Raziel.

«Che nessuno si preoccupi» intervenne il demone apparendo vicino a loro e scuotendo testa e mani. «Dopotutto non mi offendo facilmente. Sapete benissimo chi sono e non mi sognerei mai di negare la realtà dei fatti, ma capisco quanto possa essere difficile accettare la propria natura quando si professa tutt'altro.» Fece un passo e si accovacciò vicino al chierico, chinando la testa fin quasi a raggiungere la sua.

«Visto che sei così restio a raccontare l'accaduto, posso farlo io per te.» Lo disse a voce più bassa, ma sufficiente affinché tutti udissero e un brivido percorse la schiena di Astoria. «I fatti risalgono a quasi trecento anni fa. Prima di allora, due religioni avevano convissuto in modo più o meno tranquillo. Ognuno svolgeva i propri riti senza interferire con la vita di chi non voleva averci nulla a che fare. Tutto andò bene fino a quando una delle due parti non cominciò a prendere più forza tra la gente comune. Allora iniziarono le imposizioni dei propri riti e usanze anche su chi non li aveva seguiti fino a quel momento. Con la nascita del braccio armato del nuovo ordine, gli appartenenti alla vecchia religione furono perseguitati e decimati. Nacque così l'Ordine Radioso, fondato dai seguaci della Luce. Quando l'ultimo Custode fu trovato, torturato e bruciato vivo davanti a centinaia di persone, dell'Ordine Scarlatto si perse ogni traccia. Ovviamente eviterò di raccontarvi quali tipi di torture furono inventate in quel periodo, non ho intenzione di rigirare il coltello nella ferita. Non posso però negare che l'essere umano ha sempre avuto una fervida immaginazione a riguardo.»

Lorcan, sotto il peso di Eric, non tentò neanche una volta di liberarsi. Aveva gli occhi e i pugni stretti. Solo il petto si muoveva; si alzava e abbassava a un ritmo regolare, nonostante le rivelazioni che, se avevano ferito lei stessa, immaginava quanto devastanti avessero potuto essere per Lorcan.

Nel silenzio che seguì, Raziel alzò lo sguardo verso il luogo dove si era riparata Sofia e si alzò. «Ad ogni modo, ogni essere umano coinvolto in questi fatti è morto da tempo e nessuno di voi ne è responsabile.» Era sparita ogni traccia di minaccia dalla voce.

«E allora perché diamine hai sentito la necessità di raccontarci certe cose?» ringhiò il guerriero restando al suo posto.

«La verità non è mai una perdita di tempo, ricordalo Eric» rispose il demone. «Di certo potrei raccontarvi molti altri avvenimenti a riguardo, ma temo che dovremo cambiare decisamente argomento.»

Lorcan guardò verso Raziel e aggrottò le sopracciglia. In realtà tutti, compresa Astoria, spostarono su di lui la propria attenzione.

«Stiamo per ricevere una visita piuttosto sgradevole» aggiunse voltando le spalle al gruppo e dirigendo lo sguardo verso il lato opposto.

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