Prologo

La pioggia batteva ritmicamente sull'asfalto. Era lì, davanti quell'edificio che per anni aveva odiato profondamente.
Quell'istituzione che ora era riuscita a infliggerle una ferita di cui non si sarebbe mai potuta liberare. Nonostante fosse sotto la pioggia, si tolse il cappuccio della felpa nera che indossava. I suoi lunghi capelli rossi furono subito mossi dalla brezza che tirava. Le sembrò che il vento le stesse sussurrando qualcosa. Qualcosa di terribile.
Le gocce d'acqua si posavano sulla sua faccia, per poi mischiarsi alle sue lacrime.

Avrebbe avuto il coraggio di farlo? Strinse i pugni finché le nocche non diventarono bianche. Sentiva i suoi pensieri sfuggirle di mano, come se prendessero vita propria.

Intorno a lei la strada era deserta, ma c'era da immaginarselo. Erano le tre del mattino. Solo lei, lei e il suo dolore.

Non riusciva a togliersi dalla testa quella scena orribile. Non li avrebbe mai perdonati per quello.

Senza rendersene conto si ritrovò con il suo coltello in mano. Si spaventò, cosa stava succedendo? Si sentiva come la spettatrice di un film. La pellicola della sua vita.

Fu destata da quei pensieri, si era appena inflitto un taglio sul palmo sinistro.

Il suo battito accelerò.

"Cosa cazzo succede?" Pensò mentre andava in iperventilazione.

Il sangue fece la sua lenta sfilata partendo dalla sua ferita.

Guardò il vecchio cancello arrugginito davanti a lei. L'odio la avvolse nella sua spirale.

Senza distogliere lo sguardo, portò l'indice e il medio sul taglio, per poi farsi una striscia rossa sotto entrambi gli occhi.

Era il momento. Nulla sarebbe stato come prima.

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