Like a Virgin
"Ti ho visto prima con lui!"
Nancy, felice come una pasqua, le tese un'imboscata appena uscita dalla mensa per il pranzo. Prese Janet sottobraccio.
"Raccontami tutto! Cosa ti ha detto"
Si stavano avviando verso la sala comune, seguiti svogliatamente da altri coetanei, già stanchi a metà giornata.
"In realtà nulla di che." Rispose Janet, toccandosi i capelli rossi, dispiaciuta di dover smontare l'entusiasmo dell'amica.
"Dai! Di qualcosa avrete pur parlato. Hai notato qualcosa in lui? Gli piaci?"
All'ultima di quelle domande incalzanti, il cuore della ragazza aumentò il suo battito. No, si stava illudendo, era solo l'euforia del momento.
Mentre partoriva questi pensieri, si sedettero su uno dei due divani impolverati, di un colore indefinibile ormai, forse un tempo erano havana.
"No, non credo di piacergli, ci siamo visti per meno di cinque minuti. Eravamo solo nello stesso posto e abbiamo scambiato qualche parola."
La rossa allungò i piedi sul tavolino da caffè poco distante dal sofà, facendo cadere una vecchia rivista di moda.
Quando quei capi erano in voga, probabilmente Hitler si stava facendo fotografare sotto la Torre Eiffel.
"Abbiamo parlato solamente di quanto questo posto sia una merda, poi Suor Claire l'ha chiamato di corsa, la direttrice voleva vederlo."
"Questo effettivamente è strano." Pensò Nancy, sdraiandosi sul divano e poggiando la testa sulle gambe di Janet.
"A pranzo non era nella mensa." Disse guardando l'amica dal basso verso l'alto. "Spero non lo facciano sciupare, è così carino."
"Di certo non è il classico ragazzo ottuso che gira da queste parti, almeno per ora."
Cominciò ad accarezzare i voluminosi ricci dell'amica, ancora accoccolata su di lei.
"Voglio andarmene da cui, Jan. Sono stanca, spero che qualcuno ci venga a salvare."
La rossa sospirò, provava i suoi stessi sentimenti. Era convinta che nessuno potesse salvarle da quell'inferno. Sarebbero dovute uscirne da sole.
"Vedrai che qualcuno si occuperà di noi, ne sono sicura." Mentì. "Ora alzati, torna euforica per Alex Hill."
Erano frequenti in Nancy quegli sbalzi di umore, un attimo prima era al settimo cielo, l'attimo dopo era nella depressione più nera. Probabilmente era anche per questo che in sedici anni non aveva trovato nessuna famiglia.
La bionda si tirò in piedi, quando un libro sul tavolino da caffè attirò la sua attenzione. Qualcuno doveva averlo lasciato lì.
Nancy lo prese di scatto, aprendolo a metà e iniziando a leggere a voce alta.
"Un uomo, a petto nudo, fermo davanti a lei, lì, solo per il suo piacere."
La ragazza sbuffò, gettando a terra quel libro, incurante di essere vista dal proprietario.
"Ma chi è che scrive questa merda?"
Janet scoppiò a ridere, piegandosi su se stessa.
"Ora andiamo dai, abbiamo da studiare letteratura, so che ti piace come materia, meglio di equazioni e altre stronzate no?"
Riuscì a mettere in marcia l'amica, che ora sembrava stare meglio, inspiegabilmente.
"Cazzo piangi Nancy?"
Urlò uno dei due gemelli, non capirono quale.
L'idiota non si accorse di avere alle spalle Suor Violet, che le diede uno scappellotto.
"David, vergognati! Vieni con me, oggi pulirai tu la mensa."
"Ma Suor Violet! Stavo solo scherzando." Il ragazzo sembrava disperato all'idea di sistemare il refettorio.
"Basta così! Non un'altra parola. Non tollero questi comportamenti!"
Il ragazzo segui la monaca a testa bassa, con passo lento, come un condannato a morte.
"Divertiti, David." Rise Nancy.
Quella scenetta le aveva fatto tornare il buonumore.
"Allora esiste una qualche giustizia." Commentò Janet mentre si dirigevano in biblioteca per studiare.
Cercarono un tavolo il più lontano possibile dalla postazione della bibliotecaria.
Stavano leggendo un sonetto di Shakespeare quando furono interrotti dall'arrivo di John.
"Ciao Janet!" Disse impacciato, giocherellando con il bottone del polsino destro della sua camicia.
La rossa e la sua amica si guardarono interdette per un istante. Cosa voleva?
"Ciao John, tutto bene?" Rispose in tono amichevole la diretta interessata.
Il ragazzo sembrava turbato, guardava la punta delle sue scarpe e sembrava molto nervoso.
"Sai, prima io ero in giardino, ero poggiato al mio albero e stavo disegnando."
Nancy trattenne una risata, quel ragazzo era veramente strano, chissà come avrebbe gestito la situazione Janet.
"Sei bravo a disegnare, fai bene a esercitarti." Rispose Janet con un sorriso forzato. Stava tratteggiando un altro suo ritratto da appendere insieme agli altri centosettantaquattro già presenti nella sua stanza?
"Quello che voglio dire, Janet, è che ti ho visto insieme a quel tipo nuovo."
La rossa si morse un labbro, era sulla bocca di tutti quel loro incontro?
"Sei al centro del gossip del Giardino degli Angeli, amica mia."
La canzonò Nancy, subito ripresa dalla bibliotecaria per aver alzato troppo la voce.
"Brutta vacca." Sibilò la bionda tra i denti mentre alzava una mano per scusarsi.
"Sì, John, ho parlato con quel tipo nuovo. Sono stata proprio io a parlarci."
In quel momento il dolore sulla schiena si fece sentire di nuovo, stavolta molto meno intenso, sopportabile. La ragazza strinse i pugni finché le sue nocche non divennero bianche, sperando nessuno dei presenti si fosse accorto di nulla.
John la guardava in modo strano, ma probabilmente questo riguardava Alex. Che fosse geloso?
"Ecco, di questo ero venuto a parlarti." Il ragazzo alzò gli occhi dalla punta delle sue scarpe. Quanto era prolisso?
"Volevo dirti di stare attenta. Quel tizio secondo me nasconde qualcosa di strano, non dovresti frequentarlo."
Nancy rise, stavolta contenendo il volume per non essere buttata fuori.
"Qualcuno qui vuole fuori dai giochi il rivale in amore!"
A quelle parole John si fece rosso, complice anche il fatto che Brianne fece la sua apparizione, salutando il gruppo.
"Gira voce che Janet si sia andata a nascondere con il nuovo arrivato." Esclamò la nuova arrivata, sedendosi nella sedia libera al tavolo e spostando i grandi tomi di letteratura davanti il suo posto.
Lo spasimante lì in piedi sembrò turbato dalla notizia appena riportata.
"Chi te l'ha detto?" Janet sorrise, sistemandosi i capelli.
"Veronica, a lei l'ha detto William, a cui è stato detto da Travis."
"Che al mercato mio padre comprò!" Esordì Nancy. Tutti rimasero a guardarla.
"Che significa?" Chiese la rossa.
"No niente." Si scusò la bionda. "Continua pure Brianne."
"Solo questo." Rispose l'ultima arrivata laconica. "Eravate insieme alla vecchia altalena."
"Stammi bene Janet, pensa a quello che ti ho detto." John si congedò turbato, uscendo dalla stanza rapidamente.
La rossa sorrise scuotendo la testa.
"Povero ragazzo."
"Oh sì, Janet, sei una stronza!" Nancy fece finta di piangere. "Gli hai spezzato il cuore, lo hai ridotto in poltiglia, lo hai bruciato e ridotto in cenere."
"Ha detto che ha molti miei ritratti!" Si giustificò Janet mentre si guardava intorno, come in cerca di qualcosa.
Il dolore alla schiena era stranamente passato, fece un sospiro di sollievo.
Vari ragazzi agli altri tavoli ripetevano qualche argomento o erano intenti a scrivere. Uno di loro era sdraiato con la fronte contro il piano di legno, si era addormentato.
"Quel tizio è pieno di tuoi ritratti?" Brianne era incredula. "Vorrei troppo vedere la sua stanza, secondo me alcune tue versioni sono più incollate di altre."
"Ti prego!" Janet rise. Toccò a lei essere richiamata all'ordine stavolta.
"Oddio, non voglio pensarci, smettila! Fa uscire questo pensiero dalla mia testa!"
Nancy non riusciva a smettere di ridere immaginando quella scena e guardando l'amica disgustata.
"Serietà ora! Abbiamo tre sonetti di Shakespeare da commentare."
Finirono di studiare, riuscendo a finire i lavori di letteratura in breve tempo, erano davvero brave quando si mettevano in testa di finire qualcosa.
Uscirono dalla biblioteca, soddisfatte di quello che avevano concluso quel pomeriggio.
"Io vi saluto ragazze." Esordì Brianne. "Veronica voleva parlare con me per sfogarsi, sta passando un brutto periodo con William."
"Mi dispiace, erano una bella coppia." Commentò Janet mentre si guardava intorno.
Perché lo stava facendo? Si aspettava di veder comparire Alex da un momento all'altro?
Si stupì di lei. Perché stava pensando a quel ragazzo?
Nancy la riportò alla realtà.
"Ci vediamo direttamente a cena?" Chiese la riccia. "Vorrei andare in camera e riposarmi un po', quei sonetti mi hanno distrutto."
"Per me va bene, ne approfitto anche io per sdraiarmi."
Le tre ragazze si separarono, andando ognuna verso la sua meta.
In quell'ora c'era un grande movimento nella struttura. Colonne di bambini, come sempre, scendevano le scale per uscire e giocare.
Era l'ora di svago dopo aver finito i compiti.
Si ricordava di quando era lei, alta meno di un metro e mezzo, a correre per quelle scale e cercare di accaparrarsi un'altalena. Le sarebbe piaciuto tornare bambina, guardare il mondo con gli occhi di quel tempo, quando ancora era allo scuro della merda in cui si trovava dentro.
Riuscì a farsi strada su per le scale, tenendosi al consunto corrimano in ferro battuto.
Non vedeva l'ora di togliersi quella divisa e farsi una doccia.
Merda, perché stava immaginando di lavarsi insieme ad Alex? Che cosa le stava succedendo? Sicuramente le era stato messo in testa da Nancy, John e gi altri ragazzi che andavano in giro dicendo di averli visti insieme.
Neanche lo conosceva, avevano parlato cinque minuti scarsi. Non poteva avere una cotta per quel tipo, assolutamente no. Impossibile.
Mentre aveva questi pensieri si era spogliata davanti il vano doccia.
Aprì l'acqua, aspettando che arrivasse calda, sempre se arrivasse.
Fortunatamente cominciò a scaldarsi, così Janet poté entrare.
I suoi pensieri tornarono di nuovo a lui, a quel ragazzo.
"Cazzo Janet, sei bella che fottuta."
Pensò sorridendo, per poi iniziare a cantare Like a Virgin.
All'improvviso un dolore lancinante, sempre sulla schiena, ma questa volta fu diverso.
Mentre era piegata su se stessa, sentì qualcosa di nuovo di lei, una nuova parte del suo corpo. Sentì al tatto la parete destra del bagno, nonostante fosse distante meno di un metro da essa. Non riusciva a capire, girò la testa verso la sua spalla destra.
Le sfuggì un urlo e le sue gambe cedettero, cadendo a terra.
Qualcosa, Qualcosa di grigio usciva dalle sue scapole.
"Cazzo, sto sognando, è l'unica soluzione." Continuava a ripetere mentre sudava freddo.
"Solo un sogno, non può essere."
Si alzò in piedi con difficoltà, aggrappandosi alla tazza del bagno. Sentì quei nuovi arti cozzare contro la mensola mentre si dirigeva allo specchio; il suo bagnoschiuma al cocco cadde a terra.
"Merda, svegliati Janet, svegliati."
Finalmente, dopo quella che le era sembrata un'eternità, riuscì a specchiarsi e le grida le si bloccarono in gola.
Delle Ali! Delle ali grigie, lunghe circa un metro, erano spiegate dietro la sua schiena.
La ragazza fissava la sua immagine mostruosa senza poter distogliere lo sguardo.
Non riusciva a formulare nessun pensiero logico, nessun senso si fece strada nella sua testa. Rimase lì, in piedi senza muoversi, fino a che non cadde a terra, priva di sensi.
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