Figlia del Diavolo
Un altro giorno in quel carcere chiamato orfanatrofio era appena cominciato.
Era appena uscita dalla sua stanza e stava scendendo nel refettorio per fare colazione, cercando di farsi strada tra la mandria di bambini più piccoli. La classica mattinata alla Janet.
Notò però qualcosa di strano appena vide i suoi coetanei al piano inferiore.
C'era una strana euforia in loro, parlavano animatamente di qualcosa, alcuni neanche si accorsero di lei, intenti come erano a conversare.
Si chiese se stessero parlando di Suor Claire caduta dalle scale; sperò fosse quello l'argomento della conversazione, quella vecchia decrepita se lo meritava.
"Buongiorno, Janet." Nancy, una delle ragazze del gruppo si accorse di lei, avvicinandosi. La rossa ammirava quella ragazza, era bravissima con la scuola e aveva dei capelli ricci che la facevano impazzire.
"Buongiorno!" Rispose. "Che succede? tutte queste energie di prima mattina?"
Sul sorriso della sua interlocutrice si stampò un sorriso.
"Abbiamo un nuovo arrivato." Disse con malizia, toccandosi i suoi capelli biondi.
"Da quando ti piacciono i ragazzini?" Rise Janet.
"No, Janet, non è un bambino, è nostro coetaneo! Devi vederlo. Mi piace da morire, altro che i ragazzi che avevamo qui intorno."
Era abbastanza raro che un loro coetaneo si ritrovasse lì dentro, di solito arrivavano bambini più piccoli, che poi crescevano.
"E dove si trova questo ragazzo straordinario?"
"Prima era nel refettorio, corri!" Nancy era entusiasta, stranamente quel giorno la sua camicetta bianca era più sbottonata del solito. "Non so se è la mia impressione, ma credo mi abbia guardato!"
I suoi occhi azzurri emanavano gioia da tutti i pori.
"Allora vado a fare colazione." Esclamò maliziosa Janet, congedandosi.
Nancy era andata, completamente cotta per questo misterioso nuovo arrivato, a detta dell'amica, migliore di qualsiasi ragazza nell'istituto.
Ora era curiosa anche lei di vedere questo ragazzo. Se lo immaginava trasandato e maledetto come Jim Morrison.
Entrò a passo svelto nel refettorio, anticipando prontamente una colonna di bambini più piccoli.
Passato l'uscio si guardò intorno.
Nulla di diverso dall'ordinario, tavoli con ragazzini, ragazze della sua età e uno in cui Andrew le faceva il dito medio, che la ragazza ricambiò prontamente.
Si fece servire la colazione dalla solita suora e si recò al tavolo dove Brianne stava punzecchiando con il cucchiaino i suoi cereali nel latte.
"Guarda, Janet." Esordì appena l'amica si sedette. "Questi così non ne vogliono sapere di andare a fondo!"
"Evita di farti domande, meglio non sapere cosa stiamo mangiando."
Janet si mise comoda, portandosi alla bocca una fetta di crostata alla ciliegia.
"Ho incontrato Nancy, è impazzita per il nuovo ragazzo. Tu lo hai visto?" Chiese curiosa.
"Quella ragazza deve calmarsi, mancava poco saltasse sul tavolo di quel tipo per iniziare a spogliarsi."
"Lui com'è?" La rossa sembrava impaziente.
"Non credo sia il tuo tipo, calma i bollenti spiriti. Lo vedo troppo cazzone per te, era lì." Indicò un tavolo poco distante da loro.
"Sedeva strafottente e si atteggiava mentre mangiava i cereali. Però è stato bello vedere i ragazzi preoccupati per il dominio del territorio. Non credo gli sia molto simpatico."
Janet sorrise. Se qualcuno stava sul cazzo ad Andrew, allora quel qualcuno era sicuramente una persona interessante.
"Non capisco tutto questo casino per un tizio nuovo." Commentò Brianne. "Non vorrei essere lo spazzolino di Nancy questa settimana..."
Le due amiche risero e si alzarono, gettando i vassoi sul bancone della mensa; la suora le lanciò un'occhiataccia.
"è successo di nuovo qualcosa di strano ieri notte?" Chiese l'amica a Janet.
"No, nulla di strano, nessun dolore o altro." Rispose mentre si dirigevano fuori dalla mensa.
"Magari avevi dormito in una posizione strana ed ecco spiegati questi dolori. Uno strappo?"
"Non ne ho proprio idea." La rossa ripensò all'esperienza passata, un brivido l'attraversò dalla testa ai piedi, passando per l'oscena gonna grigia.
"Cazzo!" Esclamò Brianne svogliatamente. "Devo finire il programma di Mr. Scott. Scusa, ma oggi sarò di poca compagnia." Mise su un broncio rivolto a Janet.
"Non preoccuparti." Rispose la rossa. "Così avrò tutta per me l'altalena."
"Domani io turno doppio!" Disse congedandosi e dirigendosi verso la sua stanza.
Stava bene insieme a Brianne, avevano legato subito circa cinque anni prima, quando la sua amica era arrivata all'orfanatrofio. Il padre aveva ucciso la madre, per poi gettarsi dal quarto piano.
Janet si recò in cortile, curiosa di incontrare il nuovo ospite.
Uscita all'esterno, per poco non fu travolta da quattro bambini che correvano tenendosi per mano, subito richiamati da Suor Violet.
"Ti sei fatta male, Janet?" Chiese la monaca premurosa.
"Tutto bene, non si preoccupi." Ripose con un sorriso, per poi dileguarsi dal campo di battaglia di quell'orda di barbari alti un metro e poco più.
Attraversò il prato, salutando due ragazze sedute ai piedi di una quercia, per poi giungere al suo posto prediletto.
L'altalena era lì, solitaria, aspettava soltanto la ragazza.
Janet iniziò a dondolarsi, guardandosi intorno e pensando ai giorni passati. Doveva dire che dopo quel piccolo incidente con Andrew le cose andavano piuttosto bene. Quello stronzo non le aveva più dato fastidio e anche i gemelli si tenevano alla larga da lei.
Nonostante questo, le sue amiche non l'avevano abbandonata, anzi, le sentiva persino più vicine del solito.
I suoi pensieri furono interrotti da un forte dolore sulla schiena, tale da strapparle un grido di dolore e gettarla a terra.
Si sentiva morire, come se il suo dorso fosse in fiamme, era più forte dell'attacco dei giorni precedenti.
I suoi respiri cominciarono a diventare più corti e rapidi, il suo corpo a terra cominciò a tremare mentre il panico prendeva possesso di lei.
All'improvviso si sentì toccare, scattò tesa in piedi ricorrendo a forze a lei sconosciute, trovandosi davanti un ragazzo mai visto.
"Cazzo, tutto bene?" Chiese preoccupato lo sconosciuto. I suoi occhi verdi furono la prima cosa che notò Janet, seguiti dai suoi capelli neri pettinati all'indietro.
"Ti ho visto a terra, pensavo avessi un attacco epilettico."
"Tutto bene, grazie." Disse impacciata la rossa, vergognandosi che qualcuno l'avesse potuta vedere in quelle condizioni. "Una fitta forte, ora sembra passata."
"Mi hai messo paura." Il ragazzo fece un sospiro di sollievo, per poi tenderle una mano. "Mi chiamo Alex, sono nuovo qui."
Le maniche della sua camicia erano tirate oltre i gomiti e molti dei bottoni sul busto erano sbottonati, di certo non poteva definirsi un tipo ordinato.
"Janet, piacere mio." La ragazza scoppiò in una risata poco dopo aver ricambiato la stretta.
"Che figura di merda, giuro che è la prima volta che mi capita."
"Tranquilla, sembravi me al sesto drink."
Janet rise, nonostante la battuta non fosse un granché. Si sentiva strana in presenza di quel ragazzo. Sentiva qualcosa di inspiegabile. Probabilmente perché era uno sconosciuto e non ne vedeva uno da anni.
Alex estrasse un pacchetto di sigarette, porgendoglielo.
"Fumi?"
Janet rimase interdetta un istante. Non fumava da mesi, ma in quel momento sentì la voglia crescere.
"Grazie." Disse estraendo una sigaretta dal pacchetto aperto.
Il ragazzo si avvicinò di qualche passo, per farla accendere.
La rossa sentì il suo battito aumentare, c'era sempre meno spazio tra loro, poi però Alex tornò dove si trovava, aumentando la distanza.
"Posto di merda, vero?" Chiese il ragazzo, mentre guardava verso l'imponente edificio.
"Puoi dirlo forte, una vera merda sciolta." Si pentì di quello che aveva appena detto.
Davvero molto femminile Janet, complimenti, pensò mentre aspirava. Le mancava il fumo che scendeva giù nella gola.
"Da quanto tempo sei qui, se posso chiedere?"
"Da quando ho memoria, mi hanno detto che sono stata trovata in una culla davanti questo cancello. Bella vita, eh?"
Alex sogghignò.
"Mi dispiace." Sembrava sincero. "Deve essere stata dura crescere qui, mi sembri abbastanza normale però, dai."
Janet rise alla provocazione.
"Mi hai appena raccolto da terra, se per te questo è essere normali, che gente frequenti?"
"Beh, ho conosciuto di peggio, sì." Alex si sedette sull'altalena.
"Okay Alex." Esordì la rossa avvicinandosi. "Prima regola se vuoi sopravvivere qui dentro. Non rubarmi l'altalena. Mai."
"Altrimenti?" Rise il ragazzo cominciandosi a dondolare.
Il cigolio della catena arrugginita risuonò nell'aria.
"Non dovresti sfidarmi." Janet fermò l'altalena. "Non lo hai saputo? Dicono io sia una strega."
"Sì, ho sentito qualcosa." Alex sembrava divertito. "Un tizio prima, mi è venuto vicino per avvisarmi di stare lontano dalla figlia del diavolo. Le suore vi imbottiscono anche di acidi?"
"Purtroppo no, niente acidi." Disse la ragazza facendo finta di essere dispiaciuta. "Comunque avresti dovuto ascoltare Andrew, ora sei in balia della figlia del diavolo e ti ruberò l'anima."
Esclamò l'ultima frase in modo molto plateale, per poi gettare la cicca sul sentiero di ghiaia che attraversava il vasto giardino.
"Mi dispiace, l'ho già venduta a tua padre quella, troppo tardi."
"Allora direi che sei salvo."
Janet stava per replicare quando fu interrotta da Suor Claire.
"Alex Hill." Esordì con la sua voce scontrosa.
I due ragazzi si girarono di scatto, richiamati da quella nera figura. Ogni volta Janet non poteva far a meno di fissare quell'orribile neo peloso che aveva sul suo naso a punta, sproporzionato per una testa cos piccola.
"Madame Brigitte ti vuole nel suo ufficio, muoviti."
Il ragazzo si incamminò dietro la monaca, che era già sui suoi passi.
"Ci vediamo questi giorni?" Chiese Alex sfrontato.
"Certo!" Rispose entusiasta Janet dopo una breve esitazione.
"Bene, ci si vede, Figlia del diavolo!"
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