"Sorpresa!" - Baby it's cold outside
Il giorno seguente l'ozioso break di riposo aveva dovuto cedere nuovamente il posto ai ritmi frenetici scanditi da lezioni, pause, correzione dei quiz di verifica, preparazione delle lezioni e... Solo: il lavoro extra.
Miss Palpatine aspettava che il collega finisse di raccogliere le sue cose dalla scrivania, adagiandole nell'ampia tracolla di cuoio invecchiato la quale recava un pregiato logo italiano intarsiato sulla patta.
Ogni cosa che lo riguardava aveva stile da vendere, senza vistosi fronzoli. Ad esempio il Brieteling Navitimer da capogiro che indossava, con quadrante blu notte impreziosito, rispetto al modello originale, da due piccoli zirconi: le lancette che brillavano nel mezzo.
I dettagli non erano mai affidati al caso: la Clark blu in camoscio richiamava il pullover e il cinturino dell'orologio mentre la camicia carta da zucchero, i jeans.
Non che lei tenesse troppo all'apparenza ma l'eleganza le pareva indispensabile in un contesto rinomato come quello nel quale lavoravano.
Oltretutto, se non si fosse abbigliata in maniera classica, l'avrebbero certamente scambiata per una corsista; tutti le dicevano dimostrasse un'età molto più giovane dei suoi ventisette anni.
Rey s'arrestò di colpo sulla porta dell'ufficio, tornando alla cruda realtà. Il pensiero di trascorrere un altro solo minuto in quell'insalubre seminterrato la paralizzava.
"Professor Solo, possiamo lavorare altrove alla nostra ricerca? Nei seminterrati dell'archivio si gela. L'unica stanzina adeguatamente riscaldata è il minuscolo ufficio della custode, Mrs. Gwendoline."
L'uomo la fissò interdetto per qualche istante. Per poco non le aveva urtato mentre usciva dalla stanza, a testa bassa, non accorgendosi che lei avesse smesso di avanzare.
"Dove suggerisce, Miss Palpatine?"
"In biblioteca andrà benissimo, almeno fino alle cinque."
"E dopo? Non sono che due ore o poco più," osservò titubante lui.
"Potremmo andare da me, non ci disturberà nessuno e avremo maggiore luce e calore, che ne pensa?"
La fissò ancora più stranito.
– Una ragazzetta frignona e freddolosa, ma tu guarda con chi mi tocca lavorare e che perdite di tempo – riflettè silenziosamente.
"Ad ogni modo, dobbiamo passare in archivio da Mrs. Gwendoline per prendere tutto il necessario."
La custode fu piuttosto restia.
"Le ricordo, professor Solo che non è consentito portare documenti ufficiali fuori dell'archivio, non è che lei possa fare il bello e il cattivo tempo qui dentro!"
Il docente alzò gli occhi al cielo; era sul punto di esplodere, Rey ne era sicura, e si era preparata al peggio.
Con tono roco e strisciante intimò all'archivista
"Signora Gwendoline, suvvia, non vorrà farmi fare rapporto al rettore dello spiacevole incidente capitato, qualche giorno fa, a me e alla signorina Palpatine, per la negligenza di un custode che non sa fare il suo dovere," aggiunse, con enfasi finale.
"Senza contare altri tipi di incresciosi inconvenienti ogni volta che la mia presenza è richiesta da queste parti."
Mrs. Gwendoline avvampò e non oppose ulteriore resistenza. Prelevarono i fascicoli e si diressero verso l'uscita.
Chissà a quale tipo di inconvenienti si riferiva Solo; la Gwendoline era diventata paonazza.
Che avessero una tresca? Era una bella donna, alta e bionda, anche se diversi anni più grande di lui.
Una volta lungo i viali, giunsero verso il parcheggio delle auto, ma Rey fece per proseguire a piedi. Solo, dunque, brontolò qualcosa schiarendosi la voce per richiamare l'attenzione della collega.
La giovane si fermò, occhi al cielo, e si voltò pensando tra sé – Che altro vorrà adesso.
Il professore la guardava con un sopracciglio alzato, un avambraccio poggiato sul suo bolide fiammante e l'altro braccio teso verso di lei a indicarle di salire in auto.
Inarcò le sopracciglia a sua volta, Rey, mentre lo fulminava con lo sguardo
– Meglio congelare.
"Non mordo..."
– Eccome, brutto mandrillo – sperò di poterglielo dire espressamente, presto o tardi, ma non volendo parere di legno, accettò rassegnata.
Stavolta il breve percorso filò liscio e Solo accostò l'auto appena fuori il vialetto di Lady Tano.
Prima di scendere fissò attentamente la casa, alzando lo sguardo fuori dai finestrini. Sembrava cercare qualcosa.
"Va tutto bene?" chiese Rey.
"Oh... sì, certo."
Una volta entrati nel piccolo basement, e accese le luci, Rey sfilò il cappotto lasciandolo sul vicino divano, mentre toglieva gli stivaletti e indicava a Solo il posto, accanto all'entrata, per riporre le scarpe.
La ragazza si diresse per prima cosa in bagno.
Il collega restò in piedi, guardandosi attorno.
L'ambiente era piccolo ma le pareti chiare e il pavimento in parquet di rovere conferivano luminosità. Non era un tugurio, tutt'altro. L'arredamento minimalista ed essenziale: un divano bianco al centro della stanza, ai cui piedi era deposto un grande tappeto color tortora, abbinato alla coperta sul letto di pelle bianca. Da rivista.
Sul sofà, un plaid scozzese spezzava con i colori chiari dominanti.
Un tavolino, anch'esso bianco, era posizionato di fianco al sofà. Su di esso torreggiava una grande lampada, mentre i faretti del controsoffitto erano quasi accecanti.
Il piccolo angolo cottura disponeva di un tavolo-penisola in rovere. Suppose sarebbe stato quello il loro piano di lavoro. Lì era poggiato il portatile di Rey, qualche pila di libri, i quiz da correggere e la sua borsa, abbandonata su una sedia.
In giro, qualche foto di lei bambina, poi adolescente amazzone pluripremiata.
Solo prese le cornici delle foto tra le mani.
Qualche momento dopo, il rumore della porta del bagno lo ridestò dalla sua attenta osservazione.
Rey si era messa comoda, raccogliendo i capelli in una mezza coda. Indossava una larga felpa, dei calzoni da tuta e buffi calzini pelosi.
Non ricordava nemmeno da lontano la rigida professoressa fasciata nei suoi tailleur austeri e stivaletti a punta, da fare invidia a Mary Poppins. Vestita in modo informale, senza occhiali, sarebbe sembrata tranquillamente una studentessa sedicenne.
"Prego, professor Solo," gli fece cenno di posizionarsi al loro tavolo.
Prese dell'acqua e dei bicchieri da tenere a portata di mano e iniziarono il lavoro di ricerca.
Presto si erano fatte le cinque, iniziava a far buio. Rey propose una pausa per riposare un po'e pensare a qualcosa con cui cenare.
"D'accordo, le va del cinese? Ordino subito," propose Solo.
Rey gli rispose che andava bene, ma che nel frattempo avrebbe provveduto a uno spuntino.
"Gradirebbe del caffè italiano?"
"Del vero espresso?" mormorò lui, fissandola scettico.
Annuì convinta, Rey, mentre si accingeva a preparare la moka.
Davanti alle tazzine fumanti, l'uno di fronte all'altra, silenziosi, sorseggiavano la bevanda aromatica e fragrante che prometteva loro concentrazione assoluta per almeno un altro po' di ore.
Qualche attimo più tardi Solo esordì chiedendo: "A chi appartiene questa casa, Miss Palpatine?"
"A Lady Tano" esclamò la giovane "un'amabile vedova che..."
Rey vide l'espressione di Solo farsi diversa, come prima in macchina.
"La conosco," la interruppe lui, "non la vedo da moltissimi anni, era amica della mia famiglia... e... come sta? Se posso chiedere."
Rey lo guardava con il capo leggermente inclinato lateralmente per scorgere i suoi occhi, fissi nella tazzina.
"Presumo bene, nonostante la sua età è molto attiva e anche gentile," osservò la ragazza, in tono disteso.
Le parve quasi un miraggio che un flebile sorriso comparisse sul volto del collega. Avrebbe azzardato dire, persino, che un velo di malinconia gli adombrasse gli occhi, che non sollevava mai.
"Gliela saluto volentieri."
"Oh, non si disturbi. Forse Lady Tano non ricorda neanche gli Skywalker, la famiglia di mia madre."
D'un tratto sentirono bussare vigorosamente alla porta, il che fece balzare Rey sulla sedia portandosi le mani al petto, mentre Solo cambiava decisamente espressione, ridacchiando sotto i baffi.
Rey si apprestò ad andare a vedere chi fosse, quando aprì la porta fu travolta da quattro braccia possenti: due prestanti giovanotti la stringevano da ogni parte, facendo un tale baccano, mentre Solo imperturbabile si godeva la scena.
– Due, addirittura, non uno, ma pensa...– gli balenò, osservandoli a braccia conserte.
"Finn, Poe! Ma che ci fate qui?" esclamò Rey elettrizzata.
"Sorpresa, Rey!" dissero in coro. "Hai da fare?"
"Stavo... stavo lavorando, ragazzi. Lui è il mio collega, il professor Solo."
"Lieto," rispose laconico, quello, in un abbozzato sorriso di circostanza.
"Scusaci ,Rey, se siamo piombati all'improvviso," proferì un trafelato Finn.
"Sono così felice di vedervi. Io e il professor Solo stiamo per ordinare del cinese."
"Non ho ancora chiamato," la interruppe il collega.
"Professor Solo, allora... facciamo per quattro, se non le dispiace?"
"Oh, non si preoccupi, Miss Palpatine. Non sarà possibile continuare a lavorare, pertanto vado a casa."
"Davvero, insisto, professor Solo, resti con noi¹," gli sorrise dolcemente Rey.
Ma lui replicò, stranamente pacato "È una serata tra amici, non è opportuna la mia presenza. Grazie del caffè Miss. Palpatine, buona serata."
Rey gli porse lentamente il morbido paltò di velour nero – che, nello spostamento aveva rilasciato, fino alle sue narici, un delicato odore di felci – accompagnandolo alla porta.
"È freddo, e fuori è scesa la nebbia, professor Solo. Sia prudente... buonanotte," gli augurò la ragazza, guardandolo con i suoi grandi occhi sinceri.
Solo ricambiò lo sguardo per qualche istante poi, senza dire niente, dopo pochi passi, scomparve nella nebbia.
Note dell'Autrice pazzerella:
¹E all'invito di Rey, a Solo, di restare a cena tra amici parte il Lumiere che c'è in me:
"Stia con noi
Qui con noi
Si rilassi d'ora in poi
Leghi al collo il tovagliolo, poi faremo tutto noi
In alto i calici
Facciamo un brindisi
E stia con noi
Sì con noi
Qui con noi"
Ahahahah 😁🥂🍽🍴
Nives.
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