Miss Palpatine
"Salve, cercavo Miss
Palpatine, è lei immagino," esordì asciutto.
"Buon pomeriggio. Sì, sono io, con chi ho il piacere di parlare?" esclamò Rey con il sorriso di cortesia più affettato che riuscisse a fingere, benedicendo tra sé di non essere per poco soffocata.
"Sono il professor Solo, avrei bisogno di vederla, nel mio ufficio, al termine delle lezioni."
"Bene, consulto la mia agenda. Sa, sono nuova e non ho ancora memorizzato tutti gli orari delle mie lezioni."
"Se può, domani pomeriggio alle 2.30 sarebbe perfetto, la saluto," la congedò laconico, girando sui tacchi, come avesse impartito ordini a un soldatino.
Rey non ebbe quasi il tempo di sollevare lo sguardo dal suo taccuino, tanto meno di replicare al suo amabile interlocutore, oramai già ben oltre il suo campo visivo.
"Ma tu guarda!" bofonchiò mentre raccoglieva spazientita la borsa e il blazer.
Quel tale era riuscito a farle andare di traverso l'intero resto del pomeriggio, non solo il pranzo.
Poi l'aveva apostrofata signorina, quando tutti gli altri colleghi la chiamavano professoressa.
Le voci ricorrenti su quel tizio, nella mente di Rey, iniziavano a prendere forma.
Era trascorso un mese dal suo arrivo a Boston.
Abbandonate scarpe, giacca e borsa nell'ingressino del basement, si diresse verso il divano dove si lasciò cadere, con il cellulare tra le mani, rimettendosi a consultare la sua agenda.
Era stata talmente impegnata, tra l'inizio del nuovo lavoro e tutte le formalità da sbrigare per il trasferimento, che le era passato di mente: la mattina seguente aveva appuntamento con il rettore.
Qualcosa le suggeriva che la questione che le avrebbe sottoposto avrebbe riguardato Solo.
– Sono stanca, molto, perché mi sia sfuggito così alla leggera – realizzò, mentre il vapore della doccia calda la ritemprava.
Poco dopo cena, avvolta nel suo comodo pigiama, controllò le mail dal portatile.
Era l'ultimo dovere prima di abbandonarsi al meritato riposo. Il suo infuso ai frutti rossi la attendeva poco distante; fumava già in tazza e avrebbe accompagnato la lettura del prossimo capitolo del libro che, fosse stata meno impegnata, avrebbe divorato in una settimana nemmeno, come ai bei vecchi tempi della Lacey High School.
A un tratto un fastidio le salì alla bocca dello stomaco.
La strana sensazione prodotta dalla voce cupa di quell'uomo così poco gioviale le percorse la spina dorsale in un sussulto.
Si sentì turbata. Gli occhi che l'avevano fissata erano come la notte, e il tono imperioso utilizzato dal collega le suggeriva una forte somiglianza con i sinistri personaggi delle sue abituali letture.
Nel silenzio ovattato, le parve di udire dei rumori sordi provenire dall'esterno.
– Procioni ingordi...– pensò distrattamente, tornando a immergersi nella lettura.
Poco dopo, ancora, udì un trillo molto distintamente.
Lo udì una seconda volta e, fissando lo sguardo d'istinto verso i finestrotti, notò delle ombre. Le parvero passi affrettati.
Senza esitare, afferrò un tegame da cucina per il manico e, salendo pochi gradini, sgattaiolò verso la porta d'ingresso poggiandovi un orecchio.
Fuori c'era sicuramente qualcuno; con circospezione, aprì la porta di scatto. Da subito non vide nulla, nel buio, ma guardando meglio tra le fronde della siepe, una figura scura, con il capo coperto, non le fece per poco venire un infarto!
Note dell'Autrice Nottambula:
Spero, come minimo di mandarvi a dormire facendovi guardare fuori dalle finestre, prestando attenzione ai rumori.
Per la serie: "Era una notte buia e tempestosa..." 🤔
Che poi partorire queste cosucce alle 2.30, fa un attimo effetto anche a me! 🥶
Fatemi sapere se il professor Solo vi è già abbastanza antipatico o devo renderlo ancora più cattivo. 😈
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