Fuoco e Pioggia
I giorni di festa erano trascorsi sereni come mai.
Per la prima volta Rey si sentiva circondata da una vera famiglia.
Poe, Finn e Rose erano riusciti a ottenere qualche giorno per stare con lei e naturalmente Miss Palpatine aveva fatto in modo di preparare, insieme ai suoi amici, squisite pietanze perché Lady Tano fosse in ottima compagnia e non dovesse affaticarsi di nulla.
Rey e Poe le avevano decorato casa, rispolverando dalla vecchia soffitta addobbi e luci, e aggiungendovi un personalissimo tocco.
Anche quest'anno nevicava molto, i figli di Lady Tano erano lontani e lavoravano.
Le sue condizioni di salute iniziavano a essere delicate per intraprendere viaggi in aereo, a Dicembre, e così si era abituata, poco a poco, ai Natali in solitudine, sulla sua poltrona, in compagnia della sua vestaglia, un vecchio plaid disteso sulle ginocchia e il suo fedelissimo Gary: un piccolo bulldog francese che non si separava mai dalla sua adorata padrona.
Rey, d'altro canto, aveva perso i suoi genitori, in un misterioso incidente, quando aveva solo sei anni.
Da allora aveva vissuto con suo nonno, il suo unico parente più prossimo.
In pratica era stato come crescere da sola, tra educatrici, governanti, bambinaie varie e collegi privati.
Una vita adiafora.
Il senatore Sheev Palpatine era sempre in viaggio per lavoro, per lei rappresentava poco più che uno sconosciuto.
Certo, uno sconosciuto a cui portava rispetto, dal momento che non le aveva mai fatto mancare niente, materialmente.
E Poe... oh, lui era un toccasana per lo spirito, l'anima della festa, sempre.
Un estro trascinante, non c'era da annoiarsi con lui.
Il momento del commiato, tra loro due, lasciava sempre l'amaro, dietro di sé.
"Perché devi andare? Quando ti rivedrò?" Recriminò la professoressa al suo uomo, tenendogli le mani dietro la nuca.
"Prima di quanto pensi!
È incredibile come tu sia sempre la bambina che si arrampicava alla mia finestra, in piena notte, rannicchiandosi tra le mie braccia durante i temporali,"
la rassicurò il pilota.
La Eglin Air Force Base, nella contea di Okaloosa in Florida, reclamava uno dei suoi migliori aviatori, e grazie a Dio non erano previste missioni all'estero, lunghe mesi.
Poe chiudeva le ultime cose in valigia, mentre il pensiero della giovane donna aveva vagato, in tutti quei giorni, sul chiedergli se mai avesse conosciuto Peter, il nipote di Lady Tano.
Che Poe non conoscesse, da prima Ben Solo ne era certa, ma forse in Accademia, poteva aver fatto altri incontri, anni addietro.
Questa idea fissa aveva disteso un velo di preoccupazione nell'animo della ragazza.
Avrebbe dovuto dire a Poe di cosa era venuta a conoscenza?
Beh, a lei sembrava di violare l'intimità di un'altra persona, in fin dei conti quei tristi accadimenti non riguardavano nessuno di loro, a parte Lady Tano.
Senza contare che dalla sera delle rivelazioni scottanti, sul passato del suo collega, non si erano più visti ed era umanamente preoccupata per lui: un altro pensiero che l'assillava.
Seguì con lo sguardo l'auto di Poe finché non voltò l'angolo.
Rimase sulla porta, nonostante nevicasse.
Il maglione, i jeans e gli scarponcini imbottiti non erano nulla per ripararla dal freddo intenso, eppur peggiore era quello che sentiva infilarlesi sottopelle.
Rientrò in casa, frugò in borsa velocemente recuperando il suo cellulare e chiamò un taxi, mentre con l'altra mano sistemava già il pesante giaccone.
"412 di Beacon Street, grazie," fu la destinazione per l'autista.
"Won't you look down upon me, Jesus?
You've got to help me make a stand.
You've just got to see me through another day.
My body's aching and my time is at hand."
– Fire and Rain – James Taylor
Un tonfo sordo, che sembrava provenire da un'altra dimensione – tanto ovattato era – lo stava riportando indietro dall'Ade nel quale era sprofondato.
Sentiva quel picchiare cadenzato, regolare, insistente, eppure non una fibra del suo corpo voleva neanche lontanamente reagire. Per sfinimento, sollevò meccanicamente le palpebre; puntellò le braccia per sollevare il torace dal materasso, inspirando a fatica, attraverso le costole, che scricchiolavano come carta pesta, mentre distendeva la spina dorsale dolorante. Si costrinse in piedi, facendo leva sui quadricipiti femorali e mosse verso la fonte di quel rumore molesto. Gli occhi semichiusi, si trascinava con i capelli scompigliati a coprirgli il volto.
Questo lo spettacolo che si palesò agli occhi di Miss Palpatine.
"Ben... scusa se non ho avvisato, io... io... ero solo passata per vedere se stavi bene. Ecco."
Rimase a fissarla stranito, aggrappato – quasi – alla porta, per reggersi in piedi, sprezzante delle temperature rigide.
"Per favore, copriti. Si gela!" lo pregò.
In quel momento iniziò a realizzare in che stato pietoso fosse: afferrò la prima cosa che gli capitò a tiro e la avvolse intorno alle spalle, spostando con una mano i capelli in disordine, dal viso.
Si discostò dal passaggio per lasciarla entrare.
La parole gli morirono in gola, serrate come nei recessi dell'animo di un animale selvatico.
Perché tale si sentiva in sua presenza, non solo per la sorpresa di ritrovarla all'improvviso dietro la porta di casa, ma soprattutto per il senso di inadeguatezza che provava.
Tutt'intorno era un disastro.
Il lezzo ed un trolley da viaggio aperto, al centro della sala, raccontavano che non vi era stato un sufficiente ricambio d'aria, da giorni.
Indumenti sparsi tra pavimento e sofà la obbligarono a fare la gincana per non calpestarli.
Era sicuro che lei non se lo sarebbe mai aspettato dal professor Solo.
"Se mi dai un momento..." esclamò concitato, mentre si muoveva goffamente per la stanza, nell'impresa di raccogliere più roba possibile da ogni superficie ove era disseminata e serrare intorno a sé, con l'altra mano, il plaid con il quale cercava, senza successo, di coprirsi, ma che impietosamente scivolava scoprendo ora le spalle, ora il torso, quando con la stessa spostava infastidito le lunghe ciocche di capelli che gli finivano negli occhi.
A quella visione il colorito della giovane aveva assunto tutte le sfumature dal rosso fuoco al paonazzo.
Un'espressione languida le era arrivata, tra le ciocche corvine e ribelli, mentre le rivolgeva lo sguardo smarrito, noncurante che fosse svestito dal bacino in su.
Rey tirò un gran sospiro quando lo vide scomparire in direzione delle camere.
Si tolse i guanti, posando il dorso delle mani gelide sulle gote in fiamme, in cerca di riequilibrare quelle due parti del suo corpo che non andavano quasi mai d'accordo.
Intanto, con le orecchie tese, prestava attenzione a ogni suono che potesse darle un indizio su cosa Solo stesse combinando, o quando sarebbe nuovamente riemerso, facendola ripiombare nell'imbarazzo più totale.
Scorgeva solo rumori smorzati, poi d'un tratto un distinto scrosciare d'acqua le suggerì: doccia in funzione; qualche minuto di vantaggio dunque.
Prese un altro respiro, si guardò intorno sgomenta ma, dopo un breve attimo di esitazione, si fece animo: posò giacca, cappello e sciarpa.
Per prima cosa scostò le tende e spalancò i vetri, qualche minuto sarebbe bastato a risanare l'aria. Di buon'ordine rimise un po' in sesto, raccolse gli avanzi di cibo e i resti delle confezioni miste di cartone e plastica dei preconfezionati, sparpagliati dalla cucina al soggiorno, fin sul tappeto.
Adagiò i vari indumenti sullo schienale del divano.
Chissà in che condizioni versavano la camera da letto o il bagno, fosse stata sola, con del tempo a disposizione, avrebbe tirato a lustro ogni angolo.
Chiuse le finestre, armeggiò per accendere il fuoco nel camino.
In quel momento avvertì la presenza di Solo ricomparire alle sue spalle, l'odore della rasatura fresca e del dopobarba da uomo le riempirono le narici.
Rimase intenta a rinvenire il fuoco; nel frattempo quello interno aveva ripreso a divampare dalle guance al petto, lasciando le mani bluastre dal freddo. Non aveva la benché minima intenzione di voltarsi, fin quando la voce profonda di lui non la costrinse.
"Non... era necessario che sistemassi la mia roba... a ogni modo... grazie."
– Ti prego, fa che sia presentabile, fa che sia presentabile
La giovane donna si voltò lentamente fissando verso il basso, timorosa di ciò che i suoi occhi avrebbero potuto incontrare.
Si posarono sui piedi, scalzi dalle lunghe dita affusolate.
Normalmente essi non sono una parte del corpo particolarmente attraente, specie quelli di un uomo, ma i suoi erano armoniosi e curati: la forma regolare, ogni sporgenza ossuta si incuneava perfettamente nelle anse di pelle.
Avanzò verso di lei con il consueto incedere un po' sghembo.
Rey ebbe un sussulto, la sua mano era finita di striscio su una grata incandescente.
Una delle grandi mani di lui le si fermò sotto il naso, quasi, ben distesa.
Chiuse gli occhi Rey, cercando di riempire i polmoni, impercettibilmente, che lui non potesse accorgersi che sospirava – dall'alto, pensò, non poteva vedere che i suoi capelli – ne afferrò il palmo, stringendovi attorno il suo, incastrando bene le sue dita esili, tra quelle robuste di lui.
"Fammi vedere," con entrambe le mani, le prese quella dove si era scottata rigirandola con delicatezza; le fece strada verso il lavabo della cucina dove lo scorrere dell'acqua fredda poteva alleviare il dolore.
La pregò di accomodarsi sul divano e le pose un impacco di ghiaccio, che teneva tra le sue mani e quella della collega.
Aveva cercato di evitare il suo sguardo in ogni maniera, ma ora lui era inginocchiato sul tappeto ed era impossibile sfuggirgli ancora.
Doveva pur dirgli qualcosa, pena sembrare una perfetta squilibrata a piombare in casa di un collega di lavoro, a tarda sera.
"Ti fa male? Mi dispiace, avrei fatto io," esordì lui.
"Oh, l'ho fatto volentieri, sono pratica, mi sono solo distratta," controbattè lei, nella speranza che dai suoi occhi lui non potesse aver letto quanto si fosse sentita a disagio fino a pochi istanti prima.
"Volevo rendermi utile."
"Non riesci proprio a non voler aiutare qualcuno Rey Palpatine?"
Temette un rimprovero in quelle parole, ma in un momento gli occhi di Solo mutarono in una espressione ridente mentre allargava un angolo della bocca in un inequivocabile sorriso.
A quel rassicurante segnale abbassò la guardia, decisamente più rilassata.
"Io sto bene Rey, grazie d'essere passata."
"Ben... quando pensi che potremo rimetterci al lavoro? Lo so che sei stato fuori, ma il tempo stringe."
Il docente deglutì, deviando lo sguardo verso il tappetto, poi, piano si sollevò e prese posto sul sofà accanto alla collega.
"Io, ecco, chiederò al rientro a lezione di essere sollevato da questo incarico. Credo che lavoreresti più serenamente con altri colleghi, Rey," rimase a occhi bassi.
Nonostante il tepore del vicino camino, il gelo estendeva la sua ombra incorporea, ancora una volta, sui due colleghi.
"Ben..." un tremito nella voce di Miss Palpatine giunse fino alle orecchie di lui "non puoi, mi toccherebbe ricominciare tutto. Non a questo punto! Mesi di ricerche perse se dovessi stare a rispiegare ogni cosa a un novellino, non te lo permetto!" Protestò decisa la giovane donna, che ora lo fronteggiava, in piedi, sfidandolo apertamente, con un ardore, negli occhi, capace di consumare qualunque cosa le si ponesse d'ostacolo.
Ben, ritto davanti a lei – a raccogliere il guanto di sfida – la guardava, di rimando, con pari intensità.
"Oh, I've seen fire and I've seen rain
I've seen sunny days that I thought would never end
I've seen lonely times when I could not find a friend
But I always thought that I'd see you again."
– Fire and Rain – James Taylor
Note dell' Autrice:
Direi che non c'è molto da aggiungere a questo capitolo, che è una sorta di intermezzo, se non che dovete leggerlo con la sua canzone di sottofondo.
Prende origine dall'omonimo famosissimo brano Folk Rock di una delle leggende della musica ancora viventi, James Taylor, che adoro praticamente da quando ero bambina.
La malinconia e la dolcezza dei suoi brani ben si sposano con gli stati d'animo di Solo, oltretutto curiosità James nasce proprio a Boston.
Gary, il piccolo bulldog francese di Lady Tano, altri non è che l'inseparabile amico a quattro zampe di Carrie Fisher, nella vita reale.
Vi farò pure scuola di musica mentre vi faccio leggere 😅.
Divertitevi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top