Capitolo 17 - Essere felici

< Sto pensando a qualcosa di arancione ... >>.

Sollevai le palpebre. Era Andrew, era sempre lui.

<< Proprio un tocco di stile, citarmi "Alla ricerca di Nemo" >> gli dissi.

<< Sarà perché qualcuno me l'ha fatto vedere fino alla nausea, nell'ultimo mese >>. Mi baciò. << Buongiorno e ben svegliata >>.

<< Posso dire a mia discolpa che è stata Kate ad obbligarmi >> scherzai.

<< Così piccola, ma già così potente. Dovrei preoccuparmi >>.

<< Dov'è adesso? >> gli chiesi.

<< In osservazione. Dicono che devono somministrargli del collirio antibiotico e della vitamina K come profilassi, e poi sarà tutta nostra >>.

Era visibilmente commosso.

<< Sono felicissimo >> disse.

E si vedeva.

<< Cosa è successo dopo il parto? >>.

Non ricordavo assolutamente nulla, salvo le urla della ginecologa, preoccupata perché non smettevo di sanguinare.

<< Hai avuto un'altra emorragia, Annie, simile a quelle del primo periodo di gravidanza >>.

<< Come? >> esclamai. << Avevo capito che l'aplasia sarebbe regredita dopo il parto >>.

<< E infatti è regredita. Non ci ho capito molto neanche io, aspettiamo il tuo dottore per spiegarcelo >>.

Sembrava più confuso di me.

<< Eccolo >> aggiunse.

House stava entrando in stanza, seguito da mio padre.

<< Ciao quasi sposi >> esordì.

<< Allora? Cosa è successo? >> andai al dunque.

<< Sei sempre stata poco paziente >> osservò. << Beh, diciamo che le tua epistassi forse non era dovuta all'aplasia midollare, o almeno, non inizialmente >>

Non ci capivo più nulla.

<< Sono quasi sicuro che tu abbia la tromboastenia di Glanzmann >> disse, convinto così di dirimere ogni mio dubbio.

Ma ovviamente non era così.

<< E cosa sarebbe? >> chiesi.

<< E' una piastrinopatia ereditaria. In breve, le tue piastrine si aggregano poco o nulla, e ciò è dovuto alla carenza di una proteina normalmente presente sulla membrana di queste cellule. PT e PTT erano normali, come anche la conta piastrinica - almeno prima che si instaurasse l'aplasia midollare - perché il difetto non interessa i fattori della coagulazione, indagati da PT e PTT, né comporta un deficit quantitativo delle piastrine >>.

<< Ma cosa comporta questa malattia? È grave? >> si intromise Andrew.

<< No, non direi. O meglio, non nel caso di Annie. Esistono quadri di diversa gravità, da forme più blande a forme più aggressive e potenzialmente fatali. Sono sicuro che Annie abbia una forma lieve, come dimostra il fatto che non ha mai avuto manifestazioni emorragiche prima della gravidanza, che è stata una sorta di fattore precipitante. Per la diagnosi, dobbiamo innanzitutto verificare l'inefficacia, al laboratorio, dei comuni agenti aggreganti, per poi dosare i livelli del complesso glicoproteico deficitario. In realtà, per avere il sospetto sarebbe bastato fare un tempo di emorragia, che sarebbe risultato aumentato. Peccato che né Cameron né Chase l'abbia mai fatto >> puntualizzò.

<< E la terapia? >> domandai. << Devo fare qualche terapia? >>.

<< No, non esiste una terapia specifica. In pratica, si può intervenire solo al momento dell'emorragia, con trasfusioni piastriniche o, come nel parto, con la PGE2. Se l'emorragia è lieve, puoi usare l'acido tranexamico. Comunque non preoccuparti di questo, ti scriverò tutto nella cartella di dimissione. Così, se e quando sanguinerai ancora, sarai preparata >>.

Mi sorrise ( strano ma vero). Fece per andarsene, quando mi venne in mente una domanda.

<< Aspetti >> gli dissi. << Ha detto che è una malattia ereditaria >>.

<< Sì, lo è, infatti. È molto rara, e incide soprattutto fra gli Ebrei, o meglio, fra gli Israeliani >>.

Israeliani?

<< Tuo padre è israeliano, vero, Gary? >>.

Ecco cosa voleva dirmi. Gary era il mio vero padre, il mio padre biologico. Saperlo, non so perché, mi fece sentire meglio.

<< Ho capito >> esclamai, eloquentemente. << C'è la possibilità che la trasmetta a Kate? >>.

Adesso ero preoccupata per lei.

<< No, entrambi i genitori devono essere portatori del gene mutato. Forse non lo sapevi, ma anche tua madre viene da una famiglia di israeliani >>.

Era vero, l'avevo completamente dimenticato. Mia nonna era israeliana, ma mio nonno era americano. Si erano conosciuti durante la seconda guerra mondiale, mamma me lo raccontava spesso.

<< Ora, se permettete ... vado a casa >> dichiarò House, uscendo dalla stanza.

<< Ah, Annie ... auguri >> aggiunse, sulla soglia della porta.

Che strano, quel medico. Mi ricordai di aver pensato la stessa cosa già il primo momento in cui l'avevo visto, al pronto soccorso, quasi un anno prima. Cavolo, era passato un anno. Un anno di vita in ospedale. Risi, ricordandomi di come avevo pregato, tra me e me, che quell'uomo non mi visitasse. E invece avevo torto, torto marcio. Grazie a lui, avevo scoperto di avere una malattia rarissima, avevo ritrovato mio padre e, soprattutto, avevo appreso di aspettare Kate.

<< Amore, guarda chi c'è >>.

Andrew era andato a prendere Annie. Me la consegnò in braccio: era così piccola. Temevo di farle del male solo toccandola. Aveva i capelli nerissimi, come me, e gli occhi azzurri di Andrew. O almeno, sembravano azzurri, ma forse era troppo presto per poterlo stabilire con certezza. Le sorrisi, e sembrò quasi restituirmi la stessa espressione. Spostai lo sguardo da lei a mio padre (ora nonno) al mio (quasi) marito. Andrew aveva ragione: sì, probabilmente era proprio così che doveva essere sentirsi felici.

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