Capitolo 15 - Si sta come d'autunno ...

Scendo lievemente nella bellezza primitiva dell'inesplorato mondo sottomarino. Fluttuo in un silenzio, che rompo soltanto col suono del mio respiro. Sopra di me c'è solo lo scintillio della luce, il luogo da cui provengo e a cui tornerò risalendo in superficie.

Scendo, ancora, sempre più in fondo. Continuo a immergermi lungo banchi di corallo e alghe fluttuanti verso il blu profondo, dove c'è un banco di argentei pesci.

E muovendomi nell'acqua emetto piccole bolle, che come meduse salgono sinuose. Controllo la mia bombola, non ho il tempo che mi occorre per vedere ogni cosa.

Ma è questo che rende il tutto speciale.

Era decisamente il mio passaggio preferito di 'Un ponte per Terabithia'. Dopo aver citato ad Andrew il romanzo, era stato velocissimo a portarmelo in ospedale, insieme ad una decina di altri libri. "Dovrai passare molto tempo qui dentro", aveva detto, a mo di giustificazione. Nessuno mi conosceva meglio di lui.

Chiusi il libro e lo posai sul comodino accanto al letto. Andrew era uscito a comprarsi da mangiare, e sarebbe tornato a breve. Sentii aprire la porta della stanza: era Allison.

<< Ciao, Annie >>.

Mi rivolse uno dei suoi più calorosi sorrisi.

<< Ciao >> ricambiai.

<< Sarai contenta di sapere che sono arrivati i risultati della beta - HCG. Ti posso dire con certezza scientifica che sei alla settima settimana di gravidanza >>.

<< Avevo calcolato bene, allora >> commentai, ridendo.

<< Ora posso farti ufficialmente gli auguri. Sono felicissima per te >>.

<< Grazie, Allison >>.

<< House ti avrà detto che per i prossimi sette mesi saremo noi la tua famiglia >>.

<< Non l'ha proprio detto così, però sì, mi ha accennato il fatto che dovrete sopportarmi per molto tempo >>.

<< Guarda il lato positivo ... Non ti servirà più un midollo >> mi fece notare.

<< Quindi non verificherete la compatibilità? >>.

<< Non abbiamo alcun motivo per farlo. L'aplasia si risolverà spontaneamente al momento del parto >>.

Cavolo.

Non avrei mai saputo chi era veramente il mio padre biologico, se quel fisico palestrato o il dottor House.

Non che preferissi l'uno o l'altro: nessuno dei due era degno di fiducia.

<< Hai per caso qualche interesse a saperlo? Se vuoi, possiamo ripetere i controlli >> propose Allison.

<< No, non mi interessa >> mentii.

<< Tuo padre è sempre qua fuori >> rivelò.

<< Che ci rimanga. È libero di fare quello che vuole >>.

<< Annie, non voglio farmi i fatti tuoi, ma Andrew mi ha parlato molto di te in questi giorni. In un'occasione, in particolare, mi ha confessato che la tua dote più bella è la capacità di perdonare gli altri, come hai fatto con lui >> disse eloquentemente.

Aveva ragione.

Pensai a quello che avevo detto ad Andrew il giorno prima: errare è umano, perdonare è divino.

Ma io non ero Dio.

<< Ti prego, non ho voglia di parlarne adesso >> liquidai Allison.

<< Come vuoi tu. Ma ricordati che quell'uomo era pronto a donarti il midollo, pur senza conoscerti >>.

Uscì dalla stanza.

Possibile che quella donna dovesse sempre farmi sentire in colpa?

Entrò Andrew.

<< Qui dentro c'è un via vai di gente >> commentai.

<< Di solito diventi sarcastica quando ti fanno arrabbiare. Che ti ha detto Allison? Che nascerà un maschietto? >> chiese, poggiando un vassoio sul tavolo.

Si aspettava che ridessi, ma ero ancora irritata per la discussione di poco prima.

<< Che succede, amore? >> chiese, facendosi serio.

<< Allison ... Vuole che perdoni quell'uomo >>.

<< Capisco >>.

Si sedette accanto a me.

<< Dovresti farlo >>.

Lo guardai, contrariata.

<< Con me l'hai fatto >>.

<< Non mi sembra proprio la stessa cosa. Tu mi sei stato vicino, in tutti questi anni >>.

<< E tuo padre ti avrebbe donato il midollo senza pretendere nulla in cambio, devi riconoscerlo. E adesso è qui fuori che aspetta solo di parlare con te >>.

<< Non lo so, Andrew. Non mi sento pronta. Ci ha abbandonate >>.

<< Ma resta comunque l'unico membro della tua famiglia ancora in vita. Se non lo perdonassi, finiresti col pentirtene in futuro >>.

Forse aveva ragione.

<< Gli parlerò >>.

Mi sorrise calorosamente.

<< Ma non adesso >> chiarii.

<< Certo, amore. Quando sarai pronta >>.

Mi baciò.

<< Avevi detto di aver portato il lettore dvd e qualche film, oltre ai libri >>.

E così passammo il resto della serata davanti alla tv.

I giorni successivi quasi volarono in ospedale. Ben presto arrivò l'estate, e poi l'autunno. House in quei mesi si fece vedere poco o nulla, con la scusa di 'non voler frequentare reparti diversi dal suo'. Allison veniva a trovarmi quasi ogni giorno, evitando sempre scrupolosamente di parlare di Chase o limitandosi a mandarmi saluti da parte sua. Avevo però notato che, per qualche strano motivo, quando entrava in stanza la mia ginecologa si volatilizzava letteralmente, arrancando questa o quella scusa. Mio padre si era affittato un monolocale a pochi passi dal policlinico, così da potermi stare vicino. Nei parecchi giorni trascorsi insieme, avevo imparato a conoscerlo, e - devo ammetterlo - mi ero davvero affezionata a lui. Era un tipo molto affettuoso, che, come me, credeva fortemente in Dio e aveva sani principi.

<< Sei sicura di voler restare sola stanotte? >>.

Erano già le undici di sera del 9 Novembre, quando me lo chiese.

<< Sì, non ti preoccupare. Ci sarà Andrew con me >> lo rassicurai.

<< D'accordo. Chiama se hai bisogno >> disse, guardandomi il pancione.

Era agitato.

<< La potete smettere tutti di guardarmi la pancia? Ok, sono quasi al nono mese. Non c'è bisogno di ricordarmelo ogni cinque secondi >>.

Rise.

<< Quel sarcasmo l'hai proprio ereditato da tua madre. A proposito ... Si può sapere il sesso del bambino? >> domandò, curioso.

<< Ti ho già detto che non ce ne è bisogno. So che è una femmina >> risposi.

<< Come vuoi tu, tesoro. Io vado a casa, domani ho lezione alle nove >>.

Mi baciò sulla guancia e se ne andò.

Che bel tipo, pensai, mio padre.

Mi stavo alzando a prendere una bibita, quando avvertii una strana sensazione. Come... una fitta.

All'improvviso mi ritrovai completamente bagnata.

<< Amore, stai per partorire! >> strillò Andrew, precipitandosi nella stanza e facendo cadere a terra il panino che si era andato a prendere al bar.

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