Capitolo 13 - Meglio non sapere

<< Ciao, Gary >>.

Squadrai dalla testa ai piedi il mio migliore amico di un tempo: non era per niente cambiato.

Certo, aveva in testa qualche capello bianco in più, e aveva messo su qualche chiletto, però rimaneva comunque un tipo molto atletico e curato.

<< Vedo che frequenti ancora la palestra >> mi permisi di osservare.

Lui rivolse a me lo stesso sguardo radiografico che gli avevo destinato io, ma sembrò meno compiaciuto dallo spettacolo che aveva di fronte.

<< E io vedo che tu continui ad indossare l'abbigliamento di un ventenne pur essendo ormai sulla cinquantina. Cos'é, Greg? Crisi di mezza età? >>.

A sentirci lì, in piedi, intenti a lanciarci battutine, uno spettatore di passaggio avrebbe potuto scambiarci per amici di vecchia data, o meglio, per vecchi amici ancora in buoni rapporti.

Nonostante il piccolo ed insignificante dettaglio che io ero andato a letto con sua moglie.

E non credo che una cosa del genere possa essere trascurata.

<< Beh, c'é chi può permetterselo nonostante l'età che avanza >> commentai.

Rise.

<< Non sei cambiato per niente, Gregory >>.

<< Devo ammettere che anche tu sei messo abbastanza bene >> dichiarai, sarcastico (ma in realtà non troppo).

Seguirono alcuni secondi di imbarazzante silenzio. Quando lo sentii schiarirsi la voce, mi preparai a ricevere un pugno in faccia o un calcio chissà dove.

<< Non sono arrabbiato con te >> quasi confessò a un tratto.

Quella sua affermazione mi colse impreparato.

<< Cosa? >> non potei fare a meno di dire.

<< Hai capito bene. Ti ho perdonato. Non sono più quel tipo d'uomo. Dio mi ha fatto rinascere, adesso sono una persona completamente nuova >>.

Probabilmente se trent'anni prima mi avessero detto che avrei sentito pronunciare simili parole da Gary, non gli avrei mai creduto. Era sempre stato un tipo estremamente ribelle, anticonformista, e, soprattutto, ateo.
Già, era un ateo convinto, e la cosa ci aveva sempre legati, sin dal primo giorno in cui ci eravamo parlati.

Questo e Kate, ovviamente, la madre di Annie.

Probabilmente era stata proprio lei a cambiarlo, nei pochi mesi successivi al loro matrimonio.

Con me non ci sarebbe mai riuscita.

<< Quindi adesso sei... cosa? Cristiano, come lo era Kate? >> gli chiesi, incuriosito.

<< No, non è stata lei a farmi convertire. Sono ebreo. E il merito va a mio fratello Jacob >>.

<< E quindi è Dio che ti obbliga a perdonarmi? >>.

Avevo inconsciamente assunto un tono di sfida.

<< In realtà, è la mia anima che me lo chiede. Hai mai sentito la frase "Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu"? >>.

Non commentai.

<< Non pretendo che tu capisca. A quanto pare, uno dei due è proprio rimasto lo stesso dei tempi del college >>.

Non potei fare a meno di ridere.

Quelle sue frasi erano totalmente prive di senso, almeno per uno che, come me, professava quale unica religione la scienza.

<< Comunque non sono venuto qui per te, lo sai bene >>.

<< L'hai fatto per Annie >> completai. << Lo so >>.

<< Pregherò Dio perché il midollo sia compatibile. Indipendentemente da chi sia in realtà suo padre >>.

Mi rivolse un'occhiata eloquente.

<< Sei fortunato, Dio ha esaudito le tue preghiere >> gli dissi.

Si stupì.

<< È ... Insomma ... È mia figlia? >> domandò, esitante.

<< Non ne ho la minima idea, e non mi interessa saperlo. È tutta per te, io non ho alcun tipo di pretesa su di lei >> mentii.

<< Non capisco, Greg >>.

<< Lo sai che io non sono mai stato quel tipo di persona, Gary. Insomma, persino Freud avrebbe trovato ripugnante e anormale questa mia tendenza al tanathos, per dirla con parole sue >>.

<< Ma si cambia, nella vita. Io sono cambiato. Puoi farlo anche tu >>.

Mi diede una pacca sulle spalle.

Sembrava non ci fossimo mai allontanati, in tutti quegli anni.

<< A Kate piacevano molto le citazioni, ricordi? Io sono un fisico, ormai, quindi ti citerò il terzo principio della dinamica. "Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e inversa" >>.

<< E cosa vorrebbe dire? >> finsi di non capire.

<< Che il nostro è un equilibrio dinamico, Greg. Ci illudiamo di avere il controllo di tutto, ma in realtà è solo un'utopia. Qualsiasi cosa ci accada, anche quella in apparenza più banale ed insignificante, produce in noi una reazione. Quindi ... reagiamo >>.

Lo guardai intensamente, fingendomi meravigliato dalla sua argomentazione.

<< Lo sai che ti sei fatto proprio una voce sexy >> commentai, sdrammatizzando.

Era una delle mie poche doti, la capacità di sdrammatizzare.

<< Grazie, dottore >> rise lui. << E tu con quel bastone? Chi ti credi di essere, Mosé? >>.

<< È chiaro che questa tua conversione abbia impoverito il tuo vocabolario del sarcasmo. Dovremmo farci un'uscita e parlarne >>.

Continuò a ridere.

<< Comunque ... Mi sembra di aver capito che tu abbia avuto una delle tue famose intuizioni diagnostiche, con Annie >>.

<< Direi proprio di sì >>.

Un entusiastico sorriso gli illuminò il volto.

<< Sei proprio un genio, Gregory. Un genio del male, ma comunque un genio >>.

<< Direi di andare a parlare ad Annie >> suggerii.

<< Vorrai dire con Annie >> mi corresse.

<< Io vado semplicemente a comunicarle la diagnosi. Voi due, poi, potete pure prendere un tè insieme, per quel che mi riguarda >>.

Avevo deciso di non voler conoscere i risultati del test di paternità.

Che senso aveva volerlo, dal momento che non avevo alcuna intenzione di fare da padre a quella ragazzina e da baby sitter al suo fidanzato? Avrei finito di certo per abbandonarla anche io, talmente inaffidabile da non riuscire neppure a badare a me stesso, lasciandola così doppiamente delusa.

Forse Annie aveva proprio ragione: alle volte è meglio non sapere.

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