Capitolo 9

Perry sentì il cuore battergli forte contro al petto, ma la paura non lo inchiodò. Si mosse velocemente verso Camille, consapevole della vita che gli gravava sulle spalle. Ormai sul ciglio del marciapiede, prese un balzo e si gettò istintivamente sulla ragazza, ora con gli occhi fissi sui fanali della macchina, immobile come in una fotografia per lo shock. Perry non pensò alla brutalità dell'impatto col suolo, non sentì la pelle spaccarsi in prossimità del ginocchio a causa del ruvido asfalto. Camille, rannicchiata tra le sue braccia, lo strinse noncurante dell'intimità che quella posizione richiedesse, senza preoccuparsi minimamente di guardare con la coda dell'occhio l'enorme macchina che ormai stava già, veloce, voltando l'angolo. Lentamente l'effetto dell'adrenalina svanì, ma i due rimasero vicini, seduti uno di fianco all'altra sul prato che costeggiava la statua della famiglia Thompson. Erano entrambi feriti e con i vestiti lacerati. Nessuno dei due cercò di iniziare una conversazione; i respiri accelerati e le posizioni innaturalmente statiche commentavano silenziosamente gli stati d'animo che in quel momento condividevano. Perry notò gli occhi lucidi della ragazza, e un'ondata di tenerezza gli fece tendere una mano nella sua direzione, che prontamente abbassò.

Passarono cinque, dieci, quindici minuti, poi si alzarono. Camille aveva impegni con Ted, Perry lo sapeva, e rimase sorpreso quando lei lo invitò nell'abitazione. La residenza Thompson, a differenza di quella dei Della Valle, aveva uno stile più classico, come testimoniavano i grandi lampadari e gli alti soffitti in legno. Quel contrasto tra chiaro e scuro rendeva l'ambiente affascinante, ma anche vagamente tenebroso. La domestica, una donna sui cinquanta, bassa e ordinaria, informò Camille di aver già accompagnato Ted nel suo salotto personale. Perry, ancora una volta, rimase stupito dai piccoli dettagli, così insignificanti per i Creatori, che li rendevano invece dei veri e propri signori.

La stanza era accogliente e profumata, curata nei minimi dettagli come lo era poi la stessa proprietaria. Tre pareti, variopinte a causa della moltitudine di libri annidati negli scaffali, presentavano tinte per lo più chiare, mentre la quarta, occupata da grandi finestre, era sommersa dal grigio delle pesanti tende e dominata da un grande caminetto in pietra. Il pavimento era occupato da tappetti persiani, e nel centro, seduto su un divano di fronte a un grande tavolo, Ted puntava ansiosamente l'orologio d'oro che Perry gli aveva visto addosso migliaia di volte.

''Amprels, ti ho portato un ospite speciale'' la voce di Camille risuonò melodiosa nella stanza dapprima silente, e Ted sobbalzò per la paura. Quando volse gli occhi azzurri nella direzione dei nuovi arrivati, il viso si piegò in un'espressione turbata. ''Cosa vi è successo?'' domandò con un fil di voce.

''Hanno cercato di investirmi, ma questo angioletto si è dimostrato molto utile'' rispose convinta, toccando due volte la testa di Perry come si fa solitamente con i cani. Ancora una volta, quell'atteggiamento lasciò di stucco Squarepants: possibile che fosse così lunatica? O cercava sempre e solo di nascondere i suoi sentimenti?

''Cosa hai detto? Aspetta, che facevate insieme? E poi...'' Ted aveva gli occhi spalancati e muoveva le braccia in ogni direzione, scosso di tanto in tanto da qualche tremito, ma Camille lo interruppe con un dito alzato. ''Aveva bisogno di qualche consiglio da una ragazza e ha trovato la me. Squarepants, se aspetti qui vado a prenderti delle garze per la ferita.''

''No. Cosa fate insieme?'' chiese Perry autoritario. La ragazza, obbediente, si mise seduta, ma non mollò l'espressione rilassata che aveva assunto non appena varcata la soglia di casa. ''Dovevo parlargli di informazioni private, ma credo tu lo sapessi già. Susanne ci ha spiati dalla colonna.''

''E' vero, amico?'' Ted aveva un'aria vagamente ferita, ma Perry non si lasciava vincere da quegli atteggiamenti melensi. ''Cosa dovevi dirgli?'' chiese invece alla Thompson.

La ragazza lo guardò intensamente per una manciata di secondi alla ricerca delle risposte che tanto cercava in fondo alla sua anima. Voleva, doveva e poteva fidarsi di Perry. Le aveva appena salvato la vita. A dire il vero, fu il fatto di non riuscire a dubitare di lui a stupirla. ''Siediti accanto al camino, mi metti a disagio lì fermo in mezzo alla stanza'' lo invitò. Non appena le obbedì, ben accomodato sulla poltrona di fronte al divano, notò la preoccupazione che deformava i lineamenti di Ted. Ma era arrabbiato con lui, non gli avrebbe prestato ulteriori attenzioni.

''Vorrete sapere perché ero con Tancredi, quella sera. Pura, semplice, bastarda vendetta. Ecco, Scott mi aveva mollata la mattina stessa. Diceva che era per il mio bene, che lo faceva per proteggermi. E Sarah disse lo stesso a Tan, per questo lui dopo la amò, se non di più, almeno tanto intensamente quanto durante la relazione. E la cosa buffa è che entrambi ci hanno lasciato un biglietto con su scritto ''I confini dell'anima vai e non li trovi, anche a percorrere tutte le strade''. E' una frase di Eraclito, il filosofo. Ragazzi, sotto c'é veramente qualcosa di strano e...''

Il suono del telefono di Ted interruppe la voce di Camille, che si scompose. Tutti e tre erano talmente coinvolti nel mistero che sobbalzarono quando le noti dolci del ''Requiem'' di Mozart risuonarono nella stanza. Rispose. ''Pronto. Okay, scendo subito, ciao papà.'' chiuse la chiamata e salutò con un abbraccio Camille, degnando Perry a malapena di uno sguardo. I ragazzi avevano ritardato a causa dell'incidente, ma Ted non poteva mandare a monte i suoi impegni sportivi per questo.

''E rimasero in due. Chiedi a tua madre di venire a prenderti e aspettami, quei tagli sono talmente profondi che mi viene da vomitare. Odio il sangue, so che tuo padre, il dottore, ti può curare meglio di me, ma mi rifiuto di farti uscire dalla mia bella casetta come da un film horror.'' Detto questo, si alzò e lo lasciò. Perry non aveva le forze di risponderle, ma certo era infastidito dal suo atteggiamento, così come da quello di Ted. Camille pensava che bastasse dirgli di un biglietto per giustificare l'insolenza e l'ipocrisia? E l'Amprels, che gli era stato vicino come un fratello, credeva davvero che qualche indagine privata potesse curare la frattura nel loro rapporto? Voleva essere trattato da uomo, ma il resto del mondo gli attribuiva l'ingenuità del più infantile dei bambini. Si promise di valutare ogni prospettiva con più attenzione, ma il ritorno della Thompson lo convinse a scuotersi.

Contro ogni aspettativa, si accucciò di fronte a Perry e scoprì il ginocchio ferito sollevando i pantaloni corti in jeans attaccati alla gamba per il sangue. Il volto aveva recuperato un candore simile a quello del parco e le guance erano più rosee per la vicinanza al caminetto.

''Certo che sei buffa'' sussurrò Perry.

''Io? Buffo è il fatto che lo stia dicendo tu, Perry.'' insinuò scettica, senza essere acida.

''E' che non ti capisco... prima sei gentile, dopo insopportabile, poi te ne esci con esclamazioni da profeta martire, e infine, se puoi, offendi senza preoccuparti degli altri.'' Camille si limitò a sorridere, ferita ma non stupita. Poggiò sulla pelle di Perry una sostanza disinfettante che lo fece sussultare per il dolore.

''Non sono coerente, ma in sé è l'azione meno incoerente che una persona possa fare. Tutti noi siamo chiamati costantemente a scegliere tra chi siamo, chi vogliamo essere, chi dobbiamo essere e chi possiamo essere. Forse il mio è segno di debolezza, ma non di mancanza di umanità.'' Perry non rispose. Non sapeva cosa dire. Era semplicemente colpito. Poi le parole gli uscirono da sé.

''Oggi ti ho salvata e non mi hai neanche ringraziato sul serio, quando avresti potuto. O ancora prima, quando mi sono avvicinato, mi hai abbindolato con delle frasi sull'amore per dimostrarmi che a comandare sei tu. Forse la tua frase ha senso, ma perché non provare a essere te stessa, semplicemente?'' Stretta la garza sulla gamba del Longbottom, Camille si alzò rigidamente.

''Sai, Perry, non è così facile. Non tutti hanno dei fantastici migliori amici o dei genitori sempre pronti a voler loro bene. Alcuni devono imparare a difendersi come possono, e ti assicuro che nuotare da soli in un mare di squali ti insegna che nella vita, o sei preda o predatore. Se ti facessi un esame di coscienza, vedresti che anche tu, con le tue storielle fantastiche, ti nascondi dal mondo e da te stesso, forse più di me. Ah, e non sempre gli altri sono gentili per abbindolare. E ora vattene, mi hai fatto sprecare solo tempo.'' Camminò verso un angolo nascosto della stanza e frugò un po' tra cassetti nascosti alla ricerca di qualcosa. Una volta trovato, porse a Ted il frutto di tanti affanni. ''Non la voglio più in casa. La situazione sta diventando pericolosa, preferisco liberarmene e ho il presentimento che tu la voglia. Tienila.'' La felpa sparita di Scott Pillhgrim. Era logico che ad averla fosse Camille. Senza tanti giri di parole, gli fece ben intendere che doveva sloggiare. Perry cercò le parole adatte, ma la sua mente, per la prima volta, non dava segnali coerenti e adatti. Alla fine, arresosi, semplicemente la assecondò.

Camminando fuori dalla stanza, felpa alla mano, un intenso odore familiare gli investì le narici. Si girò in ogni direzione alla ricerca di una fonte, e una strana intuizione lo convinse a portare proprio la giacchetta in cotone del Pillhgrim al naso.

E si, l'intenso profumo caratteristico di Ted Amprels veniva proprio da quella felpa.

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