Capitolo 8
Cinque giorni erano ormai passati dall'esplosione del terzo piano della stazione di polizia. Il fuoco aveva distrutto prove di ogni tipo, ma a dilaniare Perry era la fiamma del senso di colpa.
Lui aveva provocato la pazza furia dell'assassino dei Pillhgrim cercando di saziare la sua curiosità.
Lui aveva cancellato col suo bisogno di informazioni l'ultima prova che poteva salvare Tancredi.
Pensò a lungo a una soluzione, ma il cervello dava segnali contraddittori e fallaci. Le ricerche dei tre erano momentaneamente sospese. L'Amprels si era chiuso nella paura mentre Perry e Susanne facevano fatica a parlare con voce ferma.
''Hai più parlato con Tancredi?'' domandò la ragazza girando la chiave nella toppa della porta. Perry osservò le sue mani tremanti e si sentì a disagio.
''No, non pubblicamente almeno. Ci mandiamo messaggi regolarmente e ogni tanto giochiamo insieme su Facebook'' Si guardò intorno per controllare che la sala fosse vuota. Sapeva che fossero soli, eppure doveva constatarlo di persona. Susanne poggiò lo zaino sul pavimento e lo lasciò fare. Era abituata alle sue paranoie e considerando quanto in quel momento fossero giustificate, non l'avrebbe di certo sgridato. Dopodiché salirono al piano superiore. Donna aveva ordinato la stanza nonostante la stanchezza, e Susanne le fu immensamente grata per quel piccolo gesto gentile. Alla matrigna faceva piacere avere ospiti.
''Oggi ho visto Ted con Camille, davanti a scuola. Casualmente ho ascoltato un pezzo della loro conversazione.'' Squarepants alzò le sopracciglia. ''Okay, mi sono nascosta dietro un pilastro e ho sentito che quella strega gli diceva di incontrarsi alle sette a casa sua. 'Ho delle cose importanti da dirti. Dopo aver scavato nella mente ho ritrovato dei ricordi importanti. Forse fondamentali. Non posso riportarlo indietro, ma voglio rivendicare la sua anima'. E' così melodrammatica, non trovi?'' concluse con uno sbuffo. Il ragazzo rimase sbigottito: voleva altre informazioni. Si alzò dalla sedia in legno e la raggiunse sul bordo del letto, dove una luce aliena lo colpì in pieno.
''Ahia!'' gridò coprendosi l'occhio. ''Che diavolo è stato?''
Susanne si fece vicino e gli spostò lentamente le dita per osservare da vicino l'occhio lucido. ''Il sole sta spuntando... credo sia stato un raggio.'' sussurrò, per poi accarezzargli timidamente la guancia. Perry si spostò di scatto, sorpreso da quella vicinanza e da quelle confidenze. Non avevano tempo per quel tipo di situazioni. Non proprio mentre il loro piccolo mondo aspettava di esser rimesso a posto.
''Io vado'' le comunicò mettendo in spalla lo zaino e in procinto di lasciarla sola. La ragazza serrò le labbra e abbassò la testa, senza fargli domande nonostante fossero arrivati da poco. Anche lei aveva avvertito il gelo calato nella stanza.
Perry brancolò verso casa, passando davanti alla statua di Gregor Griffith, uno dei Creatori. A ognuno di loro era stata dedicata una statua, e ciascuna statua occupava il vertice di un pentagono. Era circondata da un bel giardinetto curato e da scalini in marmo e piazzata di fronte alla residenza dei Griffith, così come lo erano le altre statue per le rispettive famiglie. Camminò ancora e ancora, nascosto dalla personale nuvola di negatività, e rimpianse un po' i tempi in cui aveva sperato che incredibili avventure riempissero le sue giornate.
Semplice non è banale, Semplice non è noioso.
Poggiò un piede dopo l'altro per diverse miglia, fin quando non raggiunse il cancello di un parco. Non era il più grande della cittadina, ma Perry ricordava vividamente che alcuni dei più felici momenti della sua infanzia l'avevano proprio come scenario. Come quella volta che lui e Ted si erano arrampicati sull'immenso abete natalizio. Ted. Una stretta al cuore inchiodò Squarepants all'entrata. Non sopportava l'abisso che si era posto tra loro. Ma soprattutto non sopportava di non riuscire a capire come attraversarlo. Da quanto non parlavano sul serio? L'indagine li aveva allontanati per motivi del tutto sconosciuti al ragazzo, che proprio non riusciva a farsi una ragione di quella distanza.
Il cielo si aprì e alcuni raggi solari filtrati da uno spicchio azzurro illuminarono una figura china sulla panchina. Scriveva completamente rapita su un blocco di piccole dimensioni ed era talmente intenta nell'azione da non curarsi dei capelli castani che di tanto in tanto le ostruivano il campo visivo. Perry mosse qualche passo nella sua direzione per capire chi fosse, ma la sconosciuta lo anticipò sollevandosi, come se avesse percepito una presenza aliena nelle vicinanze.
''Squarepants, sei piuttosto inquietante e invadente'' esordì Camille poggiando a terra i piedi dapprima nascosti a causa delle gambe incrociate. Malgrado Perry fosse stupito, cercò di non darlo a vedere. '' Sto riscrivendo degli appunti scolastici.'' si giustificò lei notando lo sguardo fisso dell'altro sul blocco. Perry percepiva la menzogna, gli pareva evidente che lo slancio con cui stava scrivendo dipendesse da emozioni e non da banali nozioni dette e ridette. Tuttavia annuì, nuovamente assorto nei suoi pensieri. Si sedette sul posto vuoto della panchina e contemplò il cielo silenziosamente. Camille lo guardò in tralice e assunse l'espressione furba di chi la sa lunga.
''Sembri triste. Problemi in paradiso?'' domandò aspettandosi un cambio repentino di ombre nel volto di Perry, che si limitò a fare spallucce, piuttosto indeciso sull'argomento cui poteva aver fatto riferimento. ''Susanne'' continuò ''vi ho visti andare via insieme da scuola, sono le sei e sei già da solo. Triste, tra l'altro.''
Perry non voleva confidarsi con la ragazza che da sempre aveva tentato di ferire lui e i suoi amici. La osservò di sbieco: capelli stranamente selvaggi, pantaloni da tuta e volto struccato e rilassato. Così, da quell'angolazione, gli sembrava una persona completamente diversa. E la loquacità insistente cercava evidentemente di nascondergli l'evidenza, ovvero che fosse lei, stranamente, quella esposta. Camille, ragionò Perry, aveva sempre detestato i cambiamenti di ruolo.
''E' come se ultimamente mi rivolgesse un altro tipo di... attenzioni'' si aspettava risate o battute, dopo quella confidenza, ma ottenne solo un cenno di comprensione che lo sorprese. La verità era davvero così ovvia?
''Squarepants, non mentirò: noi tutti abbiamo sempre dato per scontato che tu e Susanne vi sareste messi insieme. Insomma'' simulò con le mani le azioni di una bilancia ''lei è irritante, tu sei strambo. Lei è noiosa, tu sei... no, non direi che sei noioso, sei fin troppo interessante, a dire la verità. Non prenderlo per un complimento, è un dato di fatto che io sia troppo superficiale per i misteriosi come te '' Perry le rivolse un'occhiata sorpresa che la fece sorridere.
Il Longbottom distese la schiena e rivolse gli occhi al cielo ''anche io ho sempre pensato che un giorno sarebbe stata lei. Non mi è mai importato nulla dell'amore, ma... pensavo che al momento opportuno sarei stato pronto e avrei capito come amarla. Una specie di intuizione dal cielo, Dio solo sa cosa mi passi per la testa certe volte. Forse un giorno succederà davvero.''
Per un paio di minuti Camille rimase in silenzio. Perry pensava che fosse annoiata, ma in realtà cercava solo il modo giusto di convertire pensieri in parole ''Forse non siete fatti per stare insieme, ci hai mai pensato? Forse non è la tua Lei, forse vi siete convinti che sarete un Noi che non esiste e che ovviamente non esisterà mai. Puoi cercare di forzare una relazione quanto vuoi, ma il Momento è pura magia, non una stupida intuizione.'' Anche Camille aveva cercato di forzare una relazione che evidentemente non era nata per essere e il pensiero che altri potessero provare il suo stesso dolore le fece sciogliere il cuore. Perry sbarrò gli occhi, sorpreso del consiglio e del tono gentile e pacato. 'Il Momento?' pensò.
L'altra probabilmente intuì i dubbi che l'attanagliavano, perché rispose: ''Quell'istante in cui Lui e Lei diventano un Noi. Vi guardate negli occhi, siete lontani o vicini, è del tutto indifferente, e lo capite. Vorrei darti indicazioni più precise, ma non c'è modo di calcolare come e quando. Il Momento è imprevedibile. Imprevedibile e surreale.'' gli occhi sognanti della ragazza incrociarono quelli di Perry, che sorrise per il tono concitato. Non sapeva davvero come comportarsi: di solito il loro rapporto consisteva in soprannomi e frasi poco eleganti. Poi ragionò. Calcolare: la ragazza prima aveva utilizzato un verbo interessante, ricco di significati nascosti. Probabilmente lei stessa aveva calcolato precisamente tutto di quella conversazione allo scopo di non spingerlo a ribellarsi alla sua autorità. Perry si sentì offeso nel profondo e le lanciò noncurante uno sguardo di sfida. La Thompson, sorpresa che il tanto aspettato cambio di ombre avvenisse proprio in quelle circostanze, arrossì e si alzò dalla panchina. ''Devo incontrare una persona a casa mia, abbiamo un appuntamento.'' Perry le propose di accompagnarla, visto che era di strada, e i due si incamminarono in silenzio. Erano ormai vicini alla residenza della famiglia di Camille, quando il Longbottom le comunicò che per lui era arrivato il momento di tornare a casa. Si impuntò sul marciapiede, di colpo svogliato e stanco. Casa sua era vicina, ma era tutto il giorno che andava da una parte all'altra! A fatica girò il capo, pronto per riprendere a muovere il corpo.
Ormai la luce artificiale era l'unica a illuminare le strade. Un rumore meccanico, sempre più vicino, lo spinse a voltarsi. Una macchina, grande e nera, si muoveva implacabile in direzione di Camille, che guardava ignara il cellulare.
Perry si mosse il più velocemente possibile, ma in quei pochi secondi un unico pensiero lo bombardò:
E se non fosse stato abbastanza veloce da salvarla?
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