Capitolo 6

Perry aspettò per fin troppo tempo che l'altro lo raggiungesse. Melody gli aveva comunicato che Tancredi era in casa e che si sarebbe palesato, ma ormai era necessario domandarsi quando avesse intenzione di farsi vivo.

Il gigantesco divano sul quale l'ospite si accomodò, ad elle, era rosso e sarebbe stato gigantesco per una stanza di dimensioni normali; tuttavia in quella grande sala non era altro che piccolo e comodo, adatto per distendere le membra e godere del lusso. Perry sentì il cuore in gola quando rivolse lo sguardo alla tenda, dietro la quale sapeva trovarsi il sistema per disattivare l'allarme. Un colpo secco distolse la sua attenzione dal ricordo delle precedenti avventure e, quando si girò, finalmente vide Tancredi. Indossava dei pantaloncini grigi, da tuta, e sembrava che Perry l'avesse disturbato da una sessione intensa di videogame.

''Cosa vuoi?'' domandò al Longbottom cercando di essere cordiale e pacifico. Tentativo fallito.

''Devo parlarti. In privato.'' Tancredi non capì cosa l'altro volesse da lui, ma certo la visita lo insospettì. Gli fece comunque cenno di seguirlo e si diressero silenziosi al piano superiore. Una volta accomodati sulle poltroncine poste in un angolo luminoso della stanza di Tancredi, Perry trovò difficoltà a esprimere le parole che fino a qualche minuto prima non vedeva l'ora di dire. La voce sembrava mancargli. Non voleva essere un ragazzino, doveva comportarsi da uomo. Come poteva dimostrare agli altri che fosse molto più di un semplice adolescente idealista? Con i fatti. Fu faticoso, ma trovò il modo di rimuovere con uno strappo secco tutto quello che lo intimidiva.

''Senti... io e te non siamo molto legati. Cioè si, lo eravamo da bambini. Il punto è che ora io ho la mia nicchia e tu hai la tua... combriccola.'' continuava a torturare le unghie, incapace di fermarsi. ''Io sono uno sfigato, mentre tu sei...''

''Un drogato, pazzo, bastardo? O preferisci le etichette più anticonvenzionali?'' la sua voce graffiante, ironica ma sincera, rattristì Perry e lo costrinse a distogliere lo sguardo dal suo interlocutore.

''Stavo per dire un ricco yankee, ma drogato, furioso e bastardo possono tutte andare bene se ti senti più a tuo agio.''

Tancredi sorrise. ''Ricco yankee, perché no?''

''Ricordo quando eravamo amici. E tu? E' difficile immaginarsi quanto la vita ci abbia distanziati. Forse eravamo fatti per sentieri vicini ma paralleli. O forse il destino aveva in serbo di farci incontrare ancora, chi lo sa. Anche quando ci siamo separati, ci sono stati momenti in cui ho continuato a sentirmi più simile a te che a Ted e Susanne. Tu non hai sempre fatto la cosa giusta, ma non hai perso occasione di cercare il tuo posto nel mondo. Io ho sempre agito senza prendermi rischi e responsabilità, occupandomi esclusivamente di realizzare le vite dei personaggi dei miei libri. In fondo eravamo uguali, io e te: entrambi fuori luogo. I miei genitori non volevano accettare il fatto che fossi un pazzo, i tuoi l'idea di non possedere una marionetta. Ma sei stato coraggioso e ti sei ribellato; non ho mai smesso di volerti bene, Tan, anche se è faticoso ammetterlo. D'altronde non sono un tipo romantico e non lo sei neanche tu. Se sono qui è perché credo in te, e anche se molte voci mi suggeriscono di non farlo io preferisco non ascoltarle. Rispondimi sinceramente, dammi uno spiraglio di luce e ti racconterò tutto. Cos'hai fatto la notte in cui i Pillhgrim sono stati uccisi?''

Tancredi si irrigidì e assunse una posizione innaturale sulla sedia. Non capiva come Perry potesse sapere. Che avesse messo lui il coltello nella cassaforte, la sera in cui l'aveva trovato dentro all'armadio? Secondo le parole del Longbottom stava cercando di proteggerlo, quindi la minaccia doveva provenire da qualcun altro. Il volto gli si oscurò e contrasse la mascella.

''Ho trovato i corpi. Ecco cosa.'' disse infine freddamente. Era deluso dal comportamento di Perry, che gli sembrava imperdonabilmente sospettoso. I due avevano smesso di essere amici tempo prima, era vero, ma più volte il Della Valle gli aveva coperto le spalle. L'altro non aveva idea delle malevole voci che lo additavano come uno "strano patologico".

''Non penso proprio, Tancredi. Io penso che tu abbia usato la barca della tua famiglia, quella notte. E quando sei tornato li hai trovati già morti. Non hai minimamente pensato al fatto che qualcuno potesse incastrarti, giustamente, e quindi hai cercato aiuto senza porti alcuna domanda. Poi, ovviamente, qualche dubbio l'hai avuto. Non potevi rivelare di esser stato fuori molto tempo o gli altri si sarebbero insospettiti, quindi hai pensato bene di raccontare qualche balla fantasiosa sulla serata. Ma so che sei stato su quella barca. Non potevano essere i tuoi genitori, dato che è stato provato che fossero fuori, quella sera. Dammi una prova concreta e ti racconterò ogni cosa, perché ne va della tua reputazione e persino della tua vita. Ti giuro che starò in silenzio. '' Perry terminò con un tono quasi supplichevole. Si era lentamente sporto dalla posizione sicura per avvicinarsi al Della Valle, incoraggiato dallo sguardo che questo gli aveva lanciato. Il povero ragazzo era affranto e stupito dalle parole che aveva appena udito.

Gli faceva male pensar che il suo tentativo di tenersi lontano dalle indagini avesse avuto vita tanto breve, ma era anche sinceramente colpito dal tentativo disperato di Perry. Si alzò meccanicamente dalla sedia e cercò tra le coperte del letto sfatto il telefono. Doveva sapere.
Mostrò all'altro un video che ritraeva lui e una bella ragazza, girata di spalle, sulla barca. La ripresa non era perfettamente nitida e la mano che teneva lo strumento oscillava di tanto in tanto a causa delle onde del mare. Poi l'accompagnatrice segreta si voltò e Perry ebbe un sussulto: lunghi capelli castani, pelle chiara e scoperta, vestito blu quasi a terra. Si trattava di Camille Thompson, la fidanzata leggendaria di Scott Pillhgrim. ll filmato terminò e Tancredi crollò sulla sedia. Passò una grande mano tra i capelli, le vene in bella vista.

''C'eri andato vicino, Squarepants, ma ora capisci perché non posso raccontare la verità?'' Sospirò e prese la testa tra le mani, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e gli occhi persi in un quadro posto oltre le spalle di Perry.

''Un patto è un patto. Ti racconterò tutto quel che so.'' gli sussurrò Perry, ancora leggermente tremolante per quel che aveva visto ma soddisfatto.  Iniziò a parlare con voce via via più sicura. Rivelare ogni dettaglio di quel che aveva scoperto faceva parte del suo piano. Tancredi doveva necessariamente giocare nella sua squadra, Perry sapeva che avrebbe seguito il gioco suo malgrado.

''...poi ho notato quella goccia di sangue sotto al ponte e tutto mi è stato chiaro, improvvisamente. Il colpevole non potevi esser tu, fisicamente: se la barca fosse stata al suo posto il sangue avrebbe macchiato il ponte, non la pietra al di sotto. Questo piccolo dettaglio dimostra che la barca, al momento dell'omicidio, non era presente.''

''Quindi... siete entrati in casa mia senza farvi mangiare da Rufus? Forti, lo ammetto.'' il ragazzo cercava di sdrammatizzare, ma stringeva le mani a pugno con tanta forza che Perry fu sul punto di scappare via dalla paura.

''Tan, qualcuno sta cercando di incastrarti. Nulla da dire?'' domandò stizzito.

''Sì, devo ringraziarti. Ma con queste prove posso dimostrare che non sono stato io. O Camille. Non guardarmi così, ti spiegherò meglio dopo. A proposito: cosa vuoi in cambio?''

Perry lo guardò a lungo, e la stanza calò in un silenzio glaciale. ''Silenzio. E informazioni.'' Tancredi annuì e scrutò il ragazzo che gli sedeva di fronte. ''Ti sbagli, Perry. Sei molto più coraggioso di quanto tu non possa credere. E mi è dispiaciuto aver perso un amico come te. Forse non sarei stato un drogato furioso bastardo con te al mio fianco.'' sussurrò gettando uno sguardo significativo e imbarazzato a una piccola foto incorniciata nascosta da una lampada. Due bambini piccoli e imbacuccati, un trofeo sollevato da un adulto e una piccola scritta bambinesca ''Io e Perry alla gara di pupazzi di neve, duemiladue.''

''Saresti stato comunque un ricco yankee.''. E sorrise.

I due decisero di mettersi in contatto con Ted, Susanne e Camille per accordare un appuntamento al molo. Volevano spiegare alla Thompson il ragionamento di Perry e chiederle il permesso di utilizzare il video. Per quanto la scappatella fosse promiscua, non reggeva sicuramente il confronto con un'accusa di omicidio. Confidavano nel buon senso della ragazza che, per antipatica che fosse, si era sempre mostrata piuttosto intelligente.

Perry uscì dalla casa con una serie di fogli che all'arrivo non aveva. D'altronde, se Tancredi era stato incastrato, probabilmente c'era qualcuno pronto a studiare le mosse di amici e conoscenti. All'idea Squarepants rabbrividì, ma non poteva negare di sentire l'anima più leggera, dopo quella lunga discussione. I due si erano spinti in argomenti di ogni genere e sembrò quasi che il tempo non fosse volato mai, che non fossero altro che i bambini della fotografia. Tuttavia, malgrado l'ingenuità e la gioventù fossero ottimi ombrelli, ciò non cambiava la verità: il cielo azzurro di Roseville quella notte era stato tagliato da un lampo rabbioso e le schegge di quel vetro non tardavano a cadere.

L'ora dell'incontro, mezzanotte in punto, era finalmente giunta. I ragazzi si presentarono con mezzi diversi: Perry e Ted a piedi, così come Camille che abitava a ridosso del porto, Tan in macchina e Susanne...

''Non posso credere che tu sia venuta qui con la mammina'' inveì Camille senza troppi giri di parole quando vide Susanne uscire dal fuoristrada della matrigna. Informazione che Susanne non tardò a precisare.

''Sì, come ti pare, fa lo stesso. Tan, dimmi perché sono qui con lei'' e indicò Susanne ''quel coso'' gesticolò verso Perry '' e Ted''.  Questi si lasciò andare, fino a qualche secondo prima aveva trattenuto il respiro al pensiero del modo in cui l'avrebbe chiamato. Di solito era molto più fantasiosa.

Aggiornarono Susanne e l'Amprels delle ultime scoperte, che erano anche le uniche di cui Camille venne messa al corrente. Perry aveva rischiato con Tan, nel dirgli tutta la verità, perché sapeva che non esisteva modo diverso di ottenere le informazioni di cui aveva bisogno. Il suo intento era quello di continuare a lasciare i due ragazzi nell'angolo dal momento che, pur essendo sospettabili, nessuno aveva ancora mosso denuncia. Nel frattempo avrebbero cercato la verità usufruendo di una seconda pista, secondaria e segreta.

Camille, a discorso terminato, batté con veemenza le mani e saltellò. ''Oddio, Perry caro, tu mi hai proprio salvato la vita.'' e toccò la punta del naso dell'interpellato.

''Quindi... nessun problema se uso il video?'' chiese cautamente Tancredi.

''Quando sarà il momento lo useremo. Qui non si tratta di quel che è giusto e sbagliato, ma di quel che è vero e quel che è falso. Di responsabilità. Mi prenderò quelle che mi spettano, ma non ho intenzione di pagare al posto di altri. Non avrei mai fatto del male a Scott...'' e qui la voce, dapprima forte, si ruppe. Malgrado l'errore, Camille lo aveva amato.

''Fatemi vedere queste goccioline, dai'' si riprese e si diresse verso il punto indicatole. Sollevò il ponte e abbassò la testa. Una serie di suoni incomprensibili proruppero. Poi si alzò.

''Perry, non voglio mettere in dubbio la tua già dubitabilissima intelligenza, quindi me la prenderò solo con i tuoi occhi. Non vedo sangue. E oggi è stata una bella giornata, niente maree e piogge pazzerelle. Cos'hai da dire?''

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