Capitolo 4

I cinque ragazzi salirono sul palchetto della palestra, accompagnati dalla banda della scuola. La cerimonia dello "Scambio" si ripeteva sempre nelle medesime condizioni. A settembre il comitato studentesco eleggeva coloro che avevano realizzato le migliori performance durante l'anno precedente con lo scopo di premiarli pubblicamente. L'evento si svolgeva appositamente dopo l'estate per invogliare gli eletti a proseguire nelle diverse discipline.

Roseville era stata creata da poco e si era appena alla terza generazione di Creatori, che ebbero l'idea di realizzare dei giochi privati. Si trattava di poche persone, ancora, quindi fondamentale era cercare di impiegare il tempo alla meglio, possibilmente con divertimento e spettacoli. Per aumentare l'interesse popolare gli organizzatori invitarono partecipanti da oltre i monti, ma si trattava di persone a cui piaceva vincere, quindi scelsero di competere in discipline in cui loro stessi si cimentavano regolarmente.
Gli Amprels erano abili giocatori di basket, la signora Della Valle eccelleva allora nella danza, I Griffith erano noti per le grandi doti musicali, mentre i Monroe nuotavano tanto bene che si diceva quasi fossero dotati di branchie. Per ultimi i Carter, le star del tennis.

Secondo la regola, a premiare i nuovi campioni dovevano essere i vincitori della scorsa edizione, ma, come ormai si sarà compreso, quelle circostanze erano tutto meno che comuni. Ogni categoria, l'anno appena passato, era stata vinta dai ragazzi Pillhgrim: Sarah nella danza, Mindy col suo violino, Jonathan primo nuotatore, Tobias capitano della squadra di basket e Scott re indiscusso del tennis.

Fu per questa ragione che a salire sul palco furono Mark, Paul e Agata Pillhgrim. Si occuparono loro stessi della cerimonia. Arrivati a Tancredi, il quale era visibilmente commosso per la vicenda e per essere il nuovo primo giocatore della squadra di pallacanestro, Mark gli rivolse uno sguardo comprensivo, indulgente e sinceramente dispiaciuto.
A Perry quella situazione, divenuta quasi familiare, non piacque e sicuramente furono dello stesso parere le famiglie Creatrici, che osservavano silenziosamente la scena dagli spalti. Erano attenti a non lasciar trasparire dai volti e dal corpo alcuna emozione.
Poi si passò alla resa dei vestiti indossati dagli ex-campioni.

"Scusate, concittadini, ma abbiamo un problema. Non possiamo rendere la giacca di Scott perché non l'abbiamo più  trovata e non abbiamo idea di dove possa essere. Chiediamo un po' di tempo." Disse cautamente Mark al microfono. Per la prima volta da quando l'aveva incontrato, Perry notò quanto fosse a disagio. Quella situazione imprevista l'aveva colto del tutto impreparato. Rivolse gli occhi verdi, dapprima impegnati sul volto del preside, al pubblico. Squarepants comprese che cercava i suoi. Cercò di accennargli un sorriso e ne ottenne in cambio un cenno del Pillhgrim. Il nuovo campione, un ragazzo del quarto anno, ottenne una bella giacca viola e arancione, con su scritto "Roseville's High School" e "uno".

Quando Perry si voltò verso gli amici notò che Ted lo stava osservando già con la coda dell'occhio. Probabilmente aveva assistito al precedente scambio. Aveva il volto pallido e la fronte madida di sudore. Il ragazzo distolse immediatamente lo sguardo e finse di non sentire le domande del Longbottom, preoccupato per lui e curioso di conoscere le sue impressioni sulla cerimonia.

Quel pomeriggio stesso i tre si diressero alla bottega che, probabilmente, vendeva le sostanze utilizzate per la realizzazione del veleno letale ai Pillhgrim. In particolare modo si curarono di porre domande su un possibile acquirente della lobotimia. Era un tipo di pianta che cresceva solo nelle terre di Roseville e la sua azione velenosa durava all'incirca cinque ore, ragion per cui il rifornimento doveva essere continuo. In particolar modo si rivelava perfetto per il caso, in quanto dimostrava che colui che l'avesse comprata per comporre la miscela letale, doveva averlo fatto proprio prima della festa. Quella bottega era l'unica in tutta la cittadina a vendere il prodotto.

La vecchia commessa conosceva bene i ragazzi, quindi rispose educatamente a tutte le loro domande. Non era la prima volta che Perry si aggirava in quelle zone per il semplice gusto di scambiare quattro chiacchiere con la donna canuta; il ragazzo era molto incuriosito dalle erbe e dalle spezie esotiche che vendeva e non perdeva occasione per aprire accesi dibattiti sulle loro proprietà curative e benefiche.
Anche il succo di lobotimia era utilizzato legalmente per uccidere gli insetti invadenti, proprio a causa delle tossine naturali. Di certo non avrebbero ammazzato un essere umano, ma l'assassino conosceva i trucchi del mestiere e utilizzò anche altre sostanze che, nel complesso, risultarono fatali.

"Perdonatemi ragazzi, ma nessuno ha comprato la lobotimia il dieci settembre, d'altronde non la vendiamo spesso, mi ricorderei. Conoscete qualcuno che l'ha utilizzata proprio quel giorno?" Stava sfogliando i registri per assicurarsi che le sue informazioni fossero attendibili.
Susanne annuì e lei tramutò in certezza il dubbio:"Ecco, leggete: non ci sono tracce di vendita della lobotimia. Siete sicuri che non se la siano procurata direttamente dai nostri distributori?" Domandò dolcemente la donna, che non voleva vederli andar via a mani vuote.
Le avevano raccontato che lì vicino alcuni bruchi erano stati brutalmente assassinati da dei villani e che volevano capire chi fosse l'autore della malefatta. Nonostante la ragione inconsueta, la gentilezza era la qualità che rendeva speciale e piacevole la commerciante.

Ted la scrutò con sguardo interrogativo e lei proseguì: "Piccolo Amprels, proprio tu fai queste domande! Ovviamente la coltura di lobotimia è affar dei Della Valle, come di tutte le altre spezie che vendo qui dentro e che ti piacciono tanto, caro ragazzo" aggiunse rivolta a Perry "anche se penso sia molto complicato, a dire il vero. Non sono autorizzati e vendere in privato certi prodotti, se capite il problema. Ma voi Creatori fate sempre come desiderate, non è vero Ted?"

Perry non riuscì a muoversi, si sentì sudar freddo e rimase silenzioso. Tancredi era coinvolto nell'omicidio dei ragazzi? Poteva aver senso. La ragazza l'aveva piantato e i suoi familiari non facevano che ostacolare il suo potere assoluto sulla scuola. E se fosse stato disperato per l'azione che aveva commesso e non per la perdita? A Perry si strinse lo stomaco solo pensando al modo in cui avrebbero reagito i Pillhgrim, che lo consideravano come un figlio.
Tancredi non avrebbe mai ottenuto il premio di migliori giocatore se Tobias non fosse morto, non sarebbe mai stato il primo della classe condividendo l'aula con Jonathan. E poi era sparito dalla scuola per giorni, forse per eliminare le prove. Solo lui poteva aver preso da sé la lobotimia...

"Ted, stasera c'è la cena dei Creatori, sbaglio?" Domandò Squarepants al molo, incredibilmente inquieto.
"Si, Perry. Ragazzi ma...voi...pensate che possa essere stato Tan? Insomma, non mi sta molto simpatico, ma omicidio?" Disse l'Amprels abbassando la voce di qualche tono sull'ultima parola. Stringeva tra le mani lo zaino verde smeraldo e tremava senza contegno.
"Non lo so, Teddy. So solo che non possiamo accusarlo senza prove. Per ora non diremo nulla ai Pillhgrim." Affermò saggiamente Perry.
"Sarete tutti impegnati, quindi. Bene. Io e Perry entreremo nella casa dei Della Valle e cercheremo informazioni. La regola è che le altre case rimangano serrate, o sbaglio?" Si morse il labbro di fronte allo sguardo ammirato di Perry "bisogna essere coraggiosi nella vita, no?" Aggiunse citando una frase che lui le aveva detto tempo prima.

Ted sbarrò gli occhi ma Squarepants le rivolse un'espressione fiera. Aveva paura, eppure sentiva che dovevano farlo. Sentì un brivido di pericolo scorrergli sulla pelle e una scossa di vita velocizzargli il battito.

Ecco cosa voleva: quella sensazione che solo i protagonisti dei suoi libri sembravano provare, la possibilità di mettersi in gioco e di rendere la sua esistenza un bel racconto, anche a costo di bruciarsi come Icaro.

L'Amprels, suo malgrado, dovette accettare la proposta.
"Secondo la tradizione durante quelle cene le case sono effettivamente libere. Conosco bene la residenza dei Della Valle, se fate partire l'allarme sentirebbero che avete violato la casa degli angeli anche dai cieli. Se vi avvicinate a Rufus, il cane del fratellino di Tan, siete morti. Se fa..."
"Abbiamo capito il punto" lo interruppe sbrigativo Perry. Ted Annuì.
"Bene, ecco il piano: staremo fuori sicuramente dalle otto alle undici, in quel lasso di tempo dovrete agire. Una sola zona della casa è accessibile senza svegliare il 'can che dorme', che per inciso sarebbe l'allarme, non il quadrupede, se trovate quello potete farvi il segno della croce, e quella zona è il seminterrato. Scavalcate dal giardino a ovest, entrate e arrivate davanti alla piscina. A destra, ben nascosto, c'è una specie di tappo. Sollevatelo e infilatevi là dentro. Credo che Tan lo usi per non far imbestialire i genitori quando fa tardi la sera. Non dovrei saperlo neanche io, a dire la verità, ma una volta ho origliato un discorso con Tobias. Quel seminterrato è parecchio vicino alla sua camera, di questo sono sicuro perché la mamma me ne mostrò la porta. Potrete andare in giro per casa, senza fare casino ovviamente, ma non dimenticatevi l'orologio, zucconi."

E così fu. Ogni anno i Creatori organizzavano cinque cene di rito nelle loro grandi ville. Quella volta era il turno dei Carter, che stavano dall'altra parte della città rispetto ai Della Valle.

Ted e Susanne si vestirono in nero, ma a quell'ora inoltrata del giorno nessuno li avrebbe riconosciuti comunque. Senza contare che i terreni che la famiglia possedeva erano talmente vasti da non indurre in nessuno il dubbio che i due passeggiassero in procinto di violare una proprietà privata. Certo, se la ragazza non avesse indossato il cappello nero a visiera per nascondere i capelli biondo ramato probabilmente sarebbero passati più inosservati, ma non faceva una differenza sostanziale.

Dopo il via libera di Ted, giunsero davanti alla fontanella in marmo che aveva indicato loro e cercarono di scavalcare il cancello. Non erano due grandi atleti e il fatto diveniva in quel momento più evidente che mai.
"Fammi salire sulle tue spalle, così riuscirò a passare." Disse Susanne. Perry la guardò torvo, in preda all'ansia e spaventato al pensiero della sua fedina penale macchiata se qualcuno li avesse visti in quegli atteggiamenti ambigui.
"Ma attireremo l'attenzione!"
"Allora credo proprio che non entrerò!" Mise il broncio e incrociò le braccia sul petto. Voleva fare l'offesa, ma Squarepants comprese che aveva freddo.

"Tieni" Disse sfilandosi la giacca e poggiandola sulle spalle dell'amica. "Ora andiamo, basta perdite di tempo. Dobbiamo essere professionali, no?"
Poi mise un piede su un ramo che spuntava e, dandosi la spinta con le gambe, riuscì a salire senza troppi sforzi. Susanne, grazie al suo aiuto, riuscì a raggiungerlo dall'altra parte qualche minuto dopo.

I due fecero quel che Ted aveva detto loro: giunsero davanti alla piscina, eppure non trovarono così facilmente il modo per entrare in casa. Impiegarono più tempo di quanto non fosse necessario, ma alla fine riuscirono a scendere dalla scaletta in legno verso il fondo del seminterrato.

Il lusso di quella villa lasciò di stucco i ragazzi. Erano stati a casa dell'Amprels una miriade di volte, ma non era bella ed elegante come quella. I Della Valle erano noti per essere celebratori della bellezza. Lo si notava esternamente dalla cura estrema di ogni membro della famiglia, ma in quel momento compresero fino a che punto l'ossessione arrivasse. Persino il seminterrato aveva pareti ricoperte da arazzi celebri e delle allegre composizioni floreali, per non parlar poi del bel lampadario che pendeva dal soffitto ornato. Nel complesso era ridondante e forzato, ma certo non si poteva negare che le accortezze fossero estremamente belle se prese singolarmente, e costose.

Avanzarono alla ricerca della camera, molto attenti a non sporcare il pavimento in parquet pulito e lucidato. Compresero ben presto che il senso spaziale dell'Amprels era diverso dal loro, e che la stanza del ragazzo fosse molto più lontana di quanto non si fossero aspettati. Ormai, in ogni caso, erano catturati dall'ambiente che li circondava. Perry si domandò se quei dettagli non fossero stati posti col proposito di sedurre qualunque visitatore attento. Avanzavano e avanzavano alla ricerca della camera. Trovata.

Ampia, azzurra e ben ordinata. Quella perfezione formale doveva probabilmente nascondere la verità: Tan era tutto meno che un ragazzo calmo e pacato. Lo sapevano tutti, a Roseville: la droga, il fumo, le risse e le fughe. Se non fosse stato che stava indagando per scoprire che non fosse un serial killer, Perry l'avrebbe veramente biasimato. Tuttavia, date le circostanze, si attenne al copione.

Non avevano ancora trovato nulla di interessante. I due detective si sentirono in parte sollevati dal fatto che non fossero nella stanza di omicida, in parte destabilizzati dalla falsa pista che avevano seguito. Poi, con la coda dell'occhio, Susanne notò un oggetto lucido, piuttosto ingombrante, che sbucava dall'anta spalancata dell'armadio.

Si avvicinò e tolse ogni vestito per osservare meglio quell'oggetto. Era una cassaforte...aperta. Non era stata certo l'origine di quel riflesso. Si protese ancora in avanti, fin quando non individuò la causa di quel luccichio: una lama lunga e sottile sporgeva dal suo interno. Richiamò Perry e i due osservarono il modello: corrispondeva a quello dell'arma del delitto.

Poi sentirono delle voci, dapprima ovattate, farsi via via più nitide. Si sporsero dalla finestra e videro in lontananza il piccolo Nathan che camminava al fianco del fratello Tan. Perry si mosse d'istinto, scattò fuori dalla camera verso l'ampio soggiorno che avevano già lungamente visitato. Si precipitò dalla lunga rampa di scale, rischiando di ferirsi, e raggiunse l'allarme, ben nascosto da una tenda,sopra cui era appuntata la password per la disattivazione. In altri contesti sarebbe stata una grave svista, ma considerando la lealtà dei dipendenti e dei frequentatori abituali, non c'erano rischi che qualcuno cercasse di recare danno ai Della Valle. Fece velocemente una foto al display e al foglietto, dopodiché corse da Susanne e i due abbandonarono la stanza e la casa passando dallo stesso seminterrato.

"Avete trovato l'arma! Non posso crederci!" Ted sventolava un grande ventaglio per cercare di prendere aria, ma l'azione era del tutto inutile. La paura e il disprezzo per il giovane Della Valle lo soffocavano e gli facevano ribollire la bile.
"Dobbiamo tornare nella casa per prelevarla e portarla a Mark Pillhgrim. Certo che è strano, non trovate? È stato così semplice, e sembrava quasi che l'arma fosse stata lasciata lì per essere trovata." Affermò Perry dubbioso. Qualcosa non quadrava. "Avrebbe potuto farlo qualunque altra persona, no?"
"Come sei polemico, segna la password dell'allarme che appena possibile torniamo a prendere l'arma e diciamo la verità a tutti. Saremo degli eroi!" Disse animatamente Susanne.

Squarepants tirò fuori il telefono e cercò la foto. Notò dall'immagine un dettaglio che non aveva avuto il tempo di osservare precedentemente. Sul display era segnalata l'ultima disinstallazione per le venti e diciotto, mentre i due ragazzi erano entrati esattamente quindici minuti dopo. Chiuse velocemente la galleria e cercò il messaggio di 'via libera' che l'amico Ted gli aveva inviato.
'Tutta la famiglia è qui. Andate.' Inviato alle venti e un minuto.

Che qualcuno stesse cercando di incastrare Tancredi?

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