Capitolo 3

C'erano persone capaci di ragionare in qualunque situazione e ambiente, mentre altre non sapevano da dove iniziare, quando si trattava di usare il cervello. Squarepants, invece, diveniva attivo solo in determinate circostanze; il suo intelletto, il vaso che per antonomasia contiene la razionalità umana, raggiungeva risultati eccezionali se sostenuto dalla fantasia, l'emblema di follia e irrealtà. In quel preciso confine il genio del ragazzo prendeva forma, come appena uscito dalla lampada.

Era nella camera di Susanne e sedeva sul letto col computer in mano, elencando i punti focali del suo futuro romanzo. Ovviamente, avrebbe trattato dell'omicidio. Intelligentemente pensò che la prospettiva di rendere quella vicenda un'opera l'avrebbe stimolato a ragionare con più zelo sulle varie opportunità.

Ripassò mentalmente le informazioni che Mark Pillhgrim aveva confidato privatamente a lui e agli amici pochi ore prima. Li aveva accolti nel suo studio privato e appena seduto sull'enorme poltrona aveva abbandonato la solita aria da ragazzino per lasciare spazio a un uomo serio e implacabile. A Perry era sembrato che apprezzasse poco Ted e Susanne, forse per la stessa ragione: il ceto sociale.
Ted giaceva per diritto di sangue sulla punta della piramide, Susanne reggeva dalla base il peso dei superiori.

"I corpi erano stati drogati, per questo supponiamo che una persona sola li abbia uccisi. Ed è anche questa ragione a farci pensare che ad avergliela somministrata sia stato qualcuno dei loro conoscenti; non avrebbero di certo bevuto dal bicchiere di un estraneo. I colpi fatali sono stati inferti con un coltello dalla lama lunga e sottile.
Ora, era la sera del ballo delle matricole, e tantissimi ragazzi hanno partecipato. Sarebbe improbabile per una persona esterna di agire proprio durante una celebrazione di questo calibro." Si ammutolì per ascoltare Susanne, che disse che proprio per questa ragione era possibile che fosse stata una persona esterna. Il volto di Mark si trasformò in un cipiglio e poi in una maschera tesa. In un attimo riprese il tono calmo e gentile che aveva utilizzato durante alla conversazione fino a quel momento.
"È alquanto improbabile, in realtà, mia cara. La spiaggia era privata e, per questo, del tutto inaccessibile per un balordo, senza contare il fattore droga. A servire al bar quella sera erano dei ragazzi, quindi tutto quadra. Cosa stavo dicendo prima che alla nostra giovane marmotta venisse la brillante idea di interrompermi?"
Finse di pensare, ma non aveva perso il filo del discorso. Perry imparò che quell'uomo teneva gli obiettivi fissi senza perderne mai uno di vista.
"Si, ecco: dovrete indagare sui conoscenti dei ragazzi a scuola, senza saltare troppo nell'occhio. Anche facendo domande, nessuno si farà strane idee: per quanto ne so io, nessuno di voi aveva grandi rapporti con i miei figli e i miei nipoti."

"Ragazzi, disturbo?" La voce melliflua di Donna riempì la stanza silenziosa e interruppe il flusso dei pensieri di Perry, che alzò di scatto la testa, come se l'avessero colto sul fatto.
"No, tutto bene." rispose Susanne alla matrigna, la quale guardava i tre con aria circospetta ma cordiale. Malgrado la dolcezza e la gentilezza, aveva sempre inquietato Perry con i suoi grandi occhi a palla, neri e scrutatori, e i capelli lunghi perennemente raccolti.

"Ancora quella ricerca?" Puntò gli occhioni su Ted, intento a sgranocchiava una barretta energetica. Questi annuì e la signora osservò, senza lasciar trasparire alcuna emozione, la giacca di seta dell'Amprels, appoggiata con cura sul letto troppo piccolo. Strinse involontariamente tra le mani il panno sporco e sorrise caldamente a entrambi i ragazzi. Perry si girò verso Susanne e notò che la ragazza lo puntava da dietro il quaderno appoggiato alle ginocchia. Accortasi del contatto visivo, girò il viso per nascondere il rossore, che lui fortunatamente non notò.
Donna si congedò con un sorriso e lasciò i giovani al mistero.

Susanne perse la madre quando aveva solo otto anni, e da allora aveva sempre sentito nel cuore una mancanza incolmabile. Cercò di curarsi come poteva, fin quando non trovò uno sfogo fatale: decise di affogare ogni dolore nel cibo. Suo padre era il proprietario di un alimentari e la bambina sgranocchiava tutto quel che le passava sotto mano; fintanto che era contenta, l'uomo preferiva non infierire. Tuttavia, come tutte le passioni non controllate, il piacere divenne vizio e poi ossessione e Susanne, in breve tempo, iniziò ad avere seri problemi di peso che durarono lungamente.
Poi arrivò lei, Donna. Il padre la conobbe sul posto di lavoro un caldo pomeriggio d'estate di appena quattro anni prima e si sentì rinato dopo periodi di dolori e sofferenze atroci, bruciato e resuscitato come la mitica fenice.

Donna lavorava per una famiglia aristocratica di un'altra cittadina, ma la lontananza non era una ragione sufficiente per  l'uomo, che non seppe resistere e la sposò. Sapeva che questo avrebbe significato lasciarla andare in determinate circostanze, ma non poteva non arrendersi a quell'amore buono e innocente, a quella donna straordinariamente bella.
L'intervento di Donna si rivelò cruciale anche nella vita di Susanne: la matrigna non colmò quel vuoto, ma insegnò all'ormai adolescente come gestire il dolore, dove cercare la pace senza farsi male. Quella nuova spalla fu come il sole dopo la tempesta per la famiglia.

Eppure, tristezza e gioia si alternano inevitabilmente: un giorno di novembre il padre di Susanne morì brutalmente cadendo dalle scale della casa di famiglia. Donna non abbandonò mai la figlia dell'amato; anzi, le due diventarono col tempo la forza l'una dell'altra. Tuttavia, a causa del lavoro della matrigna, che la impegnava al di là dei monti, Susanne finiva per passare molto tempo con la nonna paterna.

Rimasero nella stanza a lungo, ma non trovarono alcuna pista a primo impatto. C'erano dei ragazzi che non sopportavano e di cui avrebbero volentieri fatto a meno, ma accusarli di omicidio era un'altra storia, una questione delicata e gigantesca. Finirono per passare il pomeriggio a guardare il soffitto cadente della stanzetta, senza avere molto da dirsi.

Susanne non riusciva a perdonare a Ted il comportamento della famiglia, l'Amprels non perdonava a sé stesso il male che indirettamente aveva recato e Perry si chiedeva quale calligrafia utilizzare per la stesura del suo romanzo, di cui non vedeva l'ora di conoscere il finale.

Alla fine decisero che avrebbero agito sistematicamente, visualizzando di persona coloro che avrebbero indagato poi privatamente. Per i più sospetti sarebbe stato cercato un movente; trovato questo, dovevano poi spostarsi alla ricerca delle prove.

I tre entrarono l'uno di fianco all'altro a scuola, attenti come non mai ai compagni. Per la prima volta si dedicarono a scrutare il prossimo, non per curiosità, ma con attenzione. Era un mondo del tutto nuovo per loro, un punto di vista spaventoso ma incredibile: ogni persona si caricava di nuove ombre, a ogni accusa scampata persino i più detestabili si alleggerivano di oscurità per avvicinarsi al cielo, liberi dal male e dal dubbio.
Ad ogni modo, tutti erano innocenti fino a prova contraria.

Accanto all'armadietto Susanne notò Camille Thompson, la storica fidanzata di Scott Pillhgrim. Indossava jeans neri e un cappotto grigio lucido che le arrivava fino alle ginocchia. Era molto magra e teneva i capelli castani, liscissimi, legati in una coda di cavallo. Non rivolse a Susanne che uno sguardo annoiato, nonostante questa la fissasse senza contegno. Probabilmente era l'abitudine. Per una manciata di secondi puntò invece i begli occhi da gatta, color nocciola, verso Ted, in un lampo carico di disprezzo.

"Amprels" disse secca, senza accennare a spostarsi dalla sua posizione "tuo padre verrà alla cena dei Creatori o sta ancora digerendo il boccone amaro dell'altra volta?"
Probabilmente era un'allusione a qualcosa che Susanne e Perry non conoscevano e che non desideravano venisse a galla, questioni private e riservate all'élite dei Creatori. La famiglia Thompson, infatti, era una delle cinque.

"Non meriti neanche una risposta." Rispose Ted sprezzante.
"Chissà come la pensa realmente papi del coming out. Certo fu una bella sorpresa!"
"Ecco a cosa faceva riferimento" pensò Perry. Durante quella cena, infatti, l'omosessualità dell'Amprels era stata rivelata attraverso uno scherzo di cattivo gusto alle famiglie dei Creatori.
Camille ridacchiò e osservò accuratamente la reazione che aveva prodotto nel volto del diretto interessato. Ted evitò di incrociare gli occhi della ragazza, ma non poté nascondere la sofferenza che quelle battute gli provocavano.

"Sei una strega!" Le urlò Susanne, che pur essendo arrabbiata con l'amico non sopportava l'atteggiamento della Thompson. Quest'ultima alzò gli occhi al cielo, di colpo per niente divertita.
"Non parlo con gli straccioni, togliti dai piedi." Concluse e girò i tacchi per andarsene. Susanne rimase nel bel mezzo del corridoio sotto agli sguardi del folto gruppetto che si era radunato poco in più in là, incapace di muoversi o parlare. Perry allargò le braccia per accogliervi i due amici e i tre si incamminarono.

Le lezioni passarono velocemente. Era difficile comprendere se il tempo fosse assoluto o relativo, se dipendesse dall'uomo o dall'universo. Tuttavia è innegabile che certe volte voli, mentre altre sembra proprio non sia capace di scorrere, immobile come Achille nel mito di Zenone.

Arrivati all'ora di pranzo ripresero con le ricerche. Nonostante non ne facessero parola, ciascuno di loro continuava a sentire sulle spalle il peso di un compito che appariva quasi impossibile. D'altronde, chi poteva voler ferire quei ragazzi? Camille, la fidanzata perfetta di Scott? I compagni di tennis e di basket dei cugini? O ancora, i compagni cervelloni di Jonathan?

Poi Perry vide entrare Tancredi Della Valle dalle porte della mensa: era alto e atletico, portava i capelli scuri corti e gli occhi chiari, ammirati da qualunque ragazza, si posavano distrattamente da un lato all'altro della stanza. L'atteggiamento da cattivo ragazzo aveva lasciato posto a una grande tristezza. Erano giorni che non metteva piede nella scuola, e ciò non scandalizzava nessuno studente. Aveva subito la perdita dell'amata Sarah e non riusciva a farsene una ragione. In realtà, però, da tempo i due non si frequentavano più. La ragione della rottura non era chiara, ma i suoi lineamenti distorti dimostravano senza bisogno che ne facesse parola il suo dolore.
In una sola sera aveva perso l'innamorata e i migliori amici. Era incredibile pensare al legame che univa Tancredi e Tobias Pillhgrim, alla magnifica amicizia che avevano avuto sin dall'inizio. Ma il Della Valle intratteneva buoni rapporti anche con il resto della famiglia: suo fratello Antonio prendeva lezioni di violino da Mindy e ovviamente andava d'accordo col gemello del migliore amico; Jonathan era infine il suo compagno fisso durante le lezioni scolastiche. Erano entrambi un anno più piccoli di Perry e gli altri, così come Sarah.

Squarepants lo osservò tristemente mentre si appoggiava stanco sul tavolo imbandito, completamente indifferente alle chiacchiere degli amici.

Finita la giornata, Perry tornò a casa scoraggiato. Non aveva scoperto assolutamente nulla e il fatto gli faceva pensar male. Era inimmaginabile che i Pillhgrim fossero veramente così amati, addirittura innaturale. Le ragazze andavano in giro a pavoneggiarsi, i maschi si sentivano nuovamente sovrani: proprio quell'ammirazione poteva aver provocato delle invidie e dei nemici. O forse quella perfezione non era che superficiale. Si può rivestire qualcosa con l'oro, ma ciò non significa che il contenuto sia dello stesso materiale.

Avrebbero dovuto cercare più a fondo e farsi spazio tra le pieghe dei sorrisi di quei volti perfetti. Cercarne le ombre, poi analizzarle.

Qualche giorno dopo il primo tassello nel completamente del caso venne finalmente ritrovato.

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