Capitolo 1

Squarepants lasciò l'ombrello a casa quella mattina, ragion per cui spesso delle gocce d'acqua s'infiltrarono aliene tra i suoi capelli. Giunto davanti alla scuola, un forte rumore di trapano lo innervosì. Degli operai stavano fissando una lastra in bronzo su una piattaforma legnosa; seppur i loro volti non lasciassero trapelare che sforzo e affanno per la fatica, il ragazzo comprese che quel gesto doveva, almeno formalmente, essere mosso da buone intenzioni. Avvicinatosi abbastanza da poter gettare un'occhiata più precisa, lesse a sufficienza per confermare quel che aveva pensato: i nomi dei Pillhgrim in caratteri giganteschi, uno sotto all'altro. Il suo ego venne soddisfatto per la giusta constatazione, quindi divagò con la mente verso orizzonti più vasti.

I Pillhgrim avevano, anche dopo la morte, i riflettori puntati addosso. La carnagione diafana della famiglia appariva perfetta sotto a quella luce intensa, ma il Longbottom si domandava quanto di quell'aurea derivasse da quello che erano e che erano stati, e quanto dalla leggenda che, sin da subito, avevano costruito. Mentalmente si rimproverò poi per quel suo essere sospettoso, in quanto nessuno di loro aveva mai agito in errore. Per quanto ne sapeva, potevano anche essere stati uccisi da un ubriaco che passava di lì quella sera. Anzi, si convinse che non era stato che quello. Rabbrividì un poco, sfiorato dalla prospettiva che, talvolta, trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato può letteralmente essere fatale.

Aprì l'armadietto meccanicamente, senza nemmeno accorgersi del suo amico Ted Amprels. Fu la colonia indossata dal giovane a rivelarlo, olfatto ancora prima della vista. La mamma del ragazzo, infatti, dirigeva un' azienda di profumi, famosa più che altro localmente e, per il ''suo amato Teddy'', aveva creato una fragranza tutta particolare. Perry non aveva mai compreso a fondo il perché di tanta morbosità in quella famiglia, ma se ne compiaceva: considerando che andava dagli Amprels almeno due volte a settimana, poteva godere senza esserne sopraffatto di quelle amorevoli coccole. Come al solito il giovane era vestito in maniera impeccabile, curato esteticamente fin nei minimi dettagli col tipico foulard rosso e la camicetta color vaniglia.

''Ehi amico, come va?'' domandò Ted, puntando gli occhi azzurri slavati in quelli scuri di Perry e appiattendo con le mani i capelli neri. L'altro si limitò a sollevare i libri e sbarrare gli occhi, per lasciar intravedere le venature rossastre che li percorrevano.

''Non ti starai mica dannando per questa storia dei Pillhgrim. Ma dai, non eravamo neppure loro amici'' aggiunse mordendosi involontariamente un labbro, come se comprendesse egli stesso la menzogna. L'amico gli scoccò un'occhiataccia e disse con voce alterata:'' Possibile che non ti abbia spinto a pensare neanche un po'? La nostra vita è stata scossa per la prima volta da qualcosa di sinistro e la cittadina è cambiata per sempre. Come puoi minimizzarlo così?'' L'altro alzò gli occhi al cielo, abituato all'atteggiamento melodrammatico dell'amico.

Susanne, che nel frattempo li aveva raggiunti, si mise tra i due come se potesse impedire fisicamente un diverbio. Poi, stufa del battibecco, li colpì sonoramente sulla fronte, Perry con la mano destra, Ted con la sinistra. ''Mi avevate rotto!'' disse stizzita.

Il preside convocò gli studenti alle undici nella palestra, secondo il rituale della Roseville High School. La scuola era stata costruita intorno al sessanta da architetti e ingegneri del tutto privi di senso pratico e di buon gusto. L'edificio era composto da una struttura centrale, poi si diramava in un amplesso a elle. Alla palestra e alla piscina, poste in posizioni diametralmente opposte alle due estremità della proprietà, si poteva giungere soltanto uscendo, con gran gioia degli studenti, che d'inverno tutto volevano men che allontanarsi dal luogo ''riscaldato''.

Quel giorno la decorazione della palestra fece tremare di disgusto più di una persona, pacchiana oltre ogni dire. Dei palloncini neri erano appesi qua e là, le insegnanti vestite dello stesso colore indossavano talvolta anche dei veli e i genitori dei Pillhgrim sostavano di fronte a un enorme schermo che proiettava una bella foto degli scomparsi. Perry indugiò su quei volti a lungo, senza poter distogliere lo sguardo. La mamma dei gemelli e di Sarah continuava a lacrimare silenziosamente mentre il marito, anche lui commosso, le cingeva la spalla con il braccio. Il fratello dell'uomo, padre di Mindy e Jonathan, teneva la testa tra le mani, alzandola di tanto in tanto quando delle urla troppo forti ne urtavano la sensibilità.

''Gentili studenti, vi ringrazio per essere venuti. Anche quest'anno la scuola è iniziata, accompagnata dalle prime piogge autunnali e dal ballo delle matricole, una delle istituzioni più antiche cui non abbiamo mai voluto rinunciare. Ma quella sera, come ben sapete, una tragedia è avvenuta. Non voglio dilungarmi molto sui dettagli, né tanto meno cercare di trattarvi come dei bambini con delle bugie, dato che non lo siete più.

E' orribile pensare a come sia possibile che dei ragazzi stupefacenti come i Pillhgrim siano stati uccisi. Ma voglio generalizzare: con quale coraggio qualcuno può guardare negli occhi di un uomo e sottrarlo dell'unica linfa che non potrà mai abitarlo una seconda volta?

Mi domando quale bestia possa aver dormito dopo aver visto crollare al suolo quei corpi ancora fanciulli, con che anima lurida si sia guardato allo specchio. L'unica mia consolazione sta nel fatto che i nostri angeli siano tornati nella loro casa, mentre chi ha fatto questo male dannerà per sempre all'inferno. Dette queste poche parole, buon anno miei cari.''

Si congedò con un inchino, lasciando il palchetto improvvisato scoperto. Perry rimase infastidito dal suo atteggiamento patetico e sperò quasi che il parrucchino che indossava potesse prendere il volo. Inaspettatamente una donna alta e dai bei capelli biondi salì sul palco: la signora Agata Pillhgrim. Aveva il volto stravolto dalla sofferenza e attraversato da un lampo furente. Non disse molte parole: ''Noi ti prenderemo. So che sei qui!''

Il marito salì con un balzo e la trascinò giù mentre lei, dato un nuovo sguardo alla foto sullo schermo, strillò forte ''I miei bambini'', più e più volte. Perry lanciò uno sguardo a Susanne e Ted, e comprese che anche loro erano attraversati dallo stesso brivido.

Dopo scuola passò quel che gli rimaneva della giornata a studiare ed esercitarsi col piano. Cercava di distrarsi come poteva e dato che voleva tentare nuovamente di entrare nella banda della scuola, unì l'utile al dilettevole. Era necessario allenarsi duramente per evitare di ripetere la pessima figura che aveva fatto alle audizioni dell'anno precedente.

Proseguì per un po', fino a quando un avviso di videochiamata lo interruppe. Rispose prontamente. Le voci di Ted e Susanne già stavano mescolandosi quando finalmente la connessione, in quei giorni un po' interrotta a causa del maltempo, gli permise di partecipare.

''Dai, dimmelo! Ah, ecco Perry! Finalmente puoi parlare. Spara subito!'' esclamò tutto d'un fiato Susanne, che appariva curiosa come non mai. Dietro alla ragazza, Squarepants osservò la rovinata carta da parati con cui era decorata la camera dell'amica.
"Non fare quella faccia divertita Ted, parla immediatamente.''

Amprels partì con la sua narrazione, non prima di aver raccomandato a entrambi di attendere pazientemente la fine del racconto per le domande. Ottenuta un'energica partecipazione da parte di Perry e un cipiglio scocciato da Susanne, che non sapeva stare zitta, esordì:

''Okay, sono emozionato. Come sapete mio padre è nel consiglio dei Creatori di Roseville''

Roseville era una cittadina nata intorno al millesettecento sul mare per agevolare il trasporto marittimo di prodotti che proprio lì intorno venivano coltivati. Principalmente si trattava di fiori e piante da frutto, ma i più pettegoli avrebbero scommesso anche su coltivazioni meno legali. Alcuni marinai e commercianti installarono in breve tempo un porto su quelle bellissime rive, distruggendo il fascino incantato e innocente delle spiagge. L'intento procedeva egregiamente: il trasporto era più semplice e veloce, gli affari andavano a meraviglia. Trattandosi di una zona situata oltre una serie di montagne scoscese, era impensabile che ogni giorno i lavoratori potessero spostarsi. Per questo motivo, poche famiglie, arricchitesi immensamente per quel commercio, si occuparono della costruzione delle prime abitazioni nella nuova cittadina. Considerando che il fiore più bello e più apprezzato di quelle terre fosse la rosa, la chiamarono ''Roseville''. Il clima era formidabile, non fu difficile trasformare quella natura selvaggia in un mite ambiente adatto ad accogliere frutta e verdure di ogni genere, allevamenti e, presto, tanti nuovi abitanti.

Le famiglie creatrici erano in tutto cinque e si distinguevano dal resto degli abitanti superbamente. Fondarono un consiglio cui loro soli potevano accedere, per rendere tangibile la differenza con gli altri. La famiglia Amprels era una di queste.

''Lo sanno anche i muri, dai su continua!'' disse energicamente Susanne.

''Bene, ora non lo dico più per principio. Perry, caro, come è andata la giornata?'' domandò ignorando l'altra, che lo offendeva indispettita. Il ragazzo chiamato in causa sorrise divertito, ma non assecondò il volere di Ted: la questione era interessante. Amprels, che voleva essere pregato, riprese:

''Ora, dalla fondazione di Roseville solo le nostre famiglie possono partecipare all'assemblea. E' la regola, non c'è nulla da fare Susanne, inutile che mi scimmiotti così. Sei offensiva! Guarda che io non ho mai quella faccia. Sentite qua: il sindaco ha mandato alla segretaria una missiva e alle cinque papà e gli altri si sono trovati davanti Mark e Paul Pillhgrim. Dapprima erano tutti imbarazzati, non sapevano proprio cosa dire e fare, così ha detto lui, poi però, avendo una richiesta inderogabile del sindaco, hanno dovuto lasciare che accedessero. Vi rendete conto?'' la sua voce eccitata si interruppe, poi rise rumorosamente di fronte alle facce stupefatte dei suoi amici.

''E' incredibile. Il miracolo è avvenuto. Ora come farete voi e gli altri spocchiosi ricconi della città?'' disse Susanne con voce più rauca ma per scherno. Perry, che aveva compreso il vero punto della situazione, disse: ''Lentamente stanno conquistando la città.''

Ted annuì, facendo spallucce: ''E' come se dal loro arrivo Roseville fosse stata costruita una seconda volta.''

Quella frase turbò immensamente l'animo suscettibile e innocente di Perry, quando probabilmente l'amico non aveva voluto darvi che un'importanza minima.
Andò a letto tardi, anche se esausto per l'esercizio e per le vicende che aveva vissuto.

Primo giorno di scuola. Era in classe, seduto al banco in terza fila che aveva orgogliosamente scelto. Frequentava il corso avanzato di letteratura con i gemelli Pillhgrim e la cugina Mindy e i tre ascoltavano attentamente la lezione, o almeno fingevano. Sarah e Jonathan erano un anno più piccoli. Ogni tanto, così notò Perry dalla sua posizione, staccavano dei pezzi di carta dal diario, vi scrivevano qualcosa sopra e, non appena l'insegnante si girava, se li lanciavano a vicenda per comunicare. Di colpo la professoressa aveva iniziato a fare domande. Stava per rivolgersi a Scott che, spaventato dalla prospettiva di deludere le aspettative di una donna che tanto lo stimava, cercò prontamente una soluzione. Maneggiò sul banco, ma non trovando nulla di pulito prese uno dei foglietti già utilizzati. Vi scrisse sopra qualcosa e lanciò il biglietto a Perry. Questi lo afferrò e immaginandone già il contenuto scrisse più veloce che poteva la risposta alla domanda. Rimandò la pallina accartocciata al mittente, che riuscì a cavarsela per un pelo. Per ringraziamento, Scott gli scrisse sul medesimo biglietto ''sei stato fantastico, grazie amico ''.

Ma girandolo tra le mani, Perry vi trovò scritta una frase inquietante e allarmante. Capì che lo era dalle sensazioni che provava in quel momento, pur sforzandosi non riusciva a mettere a fuoco le lettere. Lentamente sentì il corpo farsi più leggero, la stanza diventare più stretta e calda, le palpebre appesantirsi. Le chiuse per cercar sollievo, ma quando le riaprì si trovò sudato nel letto della sua stanza buia.

Una strana eccitazione si impadronì di lui: quel sogno non era un'invenzione della sua mente, ma un ricordo pescato dal primo giorno di scuola, l'ultima mattina che i Pillhgrim avevano poggiato le membra annoiate su quei banchi di legno. Saltò dal letto, quasi febbricitante, alla ricerca del suo astuccio, dove era certo di aver riposto il biglietto. Le mani tremanti resero più difficile la ricerca, ma alla fine lo trovò. Impaurito, si mosse in quel momento più lentamente. Lo rigirò. Diceva:

Ho paura per stasera.

Perry Longbottom ebbe così la conferma che, quella notte, niente era stato lasciato al caso.

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