Non mi abbandonare [revisionato]
Basta veramente poco per arricchire il mondo; alcuna guerra, alcuna differenza sociale, nulla di ciò merita di nascere sullo stesso terreno dove nascono fiori e piante. Un abbraccio, un sorriso, valgono più dell'oro.
SAMANTHA'S POV
Quella mattina ero furibonda. Mikael non mi aveva dato alcuna notizia di Lianne, non gli era passato per la testa di visitare Buchenwald neanche una volta ed i suoi amici con cui aveva contatti più frequenti non sapevano nulla. Non sapevo come muovermi, non avevo la macchina e Mikael era a lavoro. Per sfogarmi, scesi in piazza e camminai a passo svelto ignorando il tentativo di dialogo di alcuni passanti fino ad arrivare alla stazione.
-Samantha?-
-Eitel?- Eitel era di fronte a me, anche lui in divisa. - Cosa ti hanno fatto?-
-Mi sono arruolato.-
Lo guardai sbigottita e, nonostante sembrasse sempre il solito ragazzo goffo e buono, non riuscii a trattenermi dal tirargli uno schiaffo.
-Perché.!?-
-Come puoi fare questo a Lianne?!- Alzai il tono.
-Sam, ho dovuto...-
-Lei è nel campo, lo sai benissimo. E tu cosa fai, ti schieri dalla parte di questi... Non so neanche come chiamarli.-
-Mi hanno obbligato, Sam.- Replicò ma non era una ragione abbastanza valida per me.
-Vaffanculo, Schneider.- Non volli sentirne più così corsi via da lì e tornai di fretta casa, l'unico luogo in cui mi sentivo ancora protetta. Camminavo avanti e dietro per il corridoio pensando a mille stratagemmi, dovevo fare qualcosa assolutamente. Poi, mi balenò l'idea di andare da Rudolf, un ex collega di Mikael che abitava accanto a lui ed aveva dovuto lasciare l'esercito per un certo periodo a causa di una frattura alla tibia. Era uno dei pochi di cui mi fidavo ancora, integerrimo, deciso ed anche di buon cuore. Lui poteva dirmi come fare per contattare Lianne, farla uscire da quel luogo.
Raggiunsi in pochi minuti il suo quartiere, a nord di Berlino. Come immaginavo, Rudolf era a casa, così non ci pensai due volte e suonai al campanello.
-Oh, Samantha! Che piacere vederti qui, non hai trovato Mikael a casa?- Si presentò sull'uscio aiutandosi con una stampella. Nonostante le sue condizioni attuali, riusciva a curare per bene il suo aspetto; inutile dire che anche lui rispettava i criteri della razza ariana, da una chioma biondo scura a due occhi molto chiari e capaci di mettere in soggezione chiunque.
-Oh, no, no... Io, ecco, dovrei parlare con te.- Così mi accolse in soggiorno e mi sedetti su una poltrona.
-Sam, sono dispiaciuto per la tua amica ma qui si parla di mettere in discussione la politica del Reich. Non ci sono modi per contattare gli internati, mi sembrerebbe un'utopia. Inoltre, il comandante di quel campo è irremovibile sulle regole, non ci sprecherei neanche il mio tempo.- Ammise assertivo, cercando anche di trattenere delle risate. Per lui io sembravo uno scherzo, in quel momento.
-Tu non capisci...- Abbassai lo sguardo. -Lei non merita di stare lì. Non dico che lo meritano gli altri ma lei non sa neanche nulla di quella religione, è ridicolo...-
-Da come ti ha anche detto Mikael lei ha origini ebraiche. Samantha, il consiglio che ti do è di passarci avanti e pensare a te. Sei sempre stata una ragazza un po' impulsiva ma rifletti: è semplicemente una lotta persa.- Si accese una sigaretta non prima che io declinassi l'offerta di fumarne una assieme.
-Rudolf, lei è la mia migliore amica, come posso passare avanti ad una situazione del genere..?-
-È ebrea.- Mi congelò con lo sguardo, lasciando che il fumo della sua sigaretta coprisse l'odore di casa ed entrasse anche nelle mie narici. Capii fosse solo tempo perso e non volevo più sentirmi presa in giro. Mi congedai in fretta e corsi verso casa quando sbattei contro Mikael, appena tornato. Il suo abbraccio mi diede conforto solo per un attimo, fino a quando non mugugnò qualcosa di spiacevole, facendomi crollare le gambe: Lianne era tra gli internati scelti per la eliminazione con il gas.
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