Non capivo il suo carattere [revisionato]
Lei non doveva piangere, egli non era un mostro. Incapace di parlarle, esprimendosi a gesti neanche riusciva a dimostrare il suo lato pacifico.
Mi trascinava da minuti ormai, senza proferire una parola ed ad ogni invano tentativo mio di dialogo stringeva più forte la presa facendomi tanto male. Arrivammo nella zona femminile ed egli mi fece entrare in un blocco vuoto spintonandomi.
-Cosa ci facevi là, eh?! Ti volevi sbattere un altro ebreo?!- Sputava veleno.
Mi sbraitò contro e quando ebbe finito di parlare alzai lo sguardo incrociando i suoi occhi cristallini, davvero molto chiari. Belli, lo ammettevo. Col chiarore della luna erano visibili molti suoi tratti del viso, contratto in preda alla collera.
Pian piano i suoi muscoli si rilassarono, si sedette ad una sedia di fronte ad una scrivania, gli unici oggetti della stanza.
-Avanti, spogliati.- Proferì autoritario.
Mi congelai. Lo guardai incredula ed imbarazzata. Voleva mettere ancora le sue mani su di me? Non gli bastava la violenza verbale e fisica che applicava oramai ogni giorno.
-S...Signore, perché?-
-Muoviti, voglio vedere se ti ha lasciato qualche segno quella merda.- Si riferiva forse ad Adam.
Ero ancora più in difficoltà, ma il suono della sua pistola carica mi implicò ad agire, così tolsi lentamente quegli abiti ormai tutti rovinati.
Ero in intimo, mi vergognavo tantissimo, lui si alzò e si piazzò di fronte a me, analizzando da cima a fondo la mia persona. Si soffermò sui tagli delle caviglie e volle delle spiegazioni.
-... Sono caduta e mi sono tagliata col legno.-
Andò con lo sguardo in su, fermandosi quella volta sul mio viso, specificatamente sulle labbra, osservandole insistentemente come se avessero qualcosa che non andava.
-Ti ordino di stare ferma, anche un passo e ti uccido.- Asserì glaciale.
Deglutii e chiusi gli occhi nella speranza che tutto quello finisse presto; detestavo quelle cose, al solo pensiero che potesse farmi altro male mi veniva voglia di svenire.
Però, ciò che sentii furono solo le sue labbra umide e morbide sopra le mie, allora aprii di scatto gli occhi e feci per scostarmi ma mi strinse forte a sé in un attimo, sbattendo poi la mia schiena al muro. Quel bacio sembrò durare un'eternità, non era dolce, non era passionale, almeno per me, non era come quello che si diedero Emily ed Adam, no, affatto. Cos'era..?
Chiusi nuovamente gli occhi e mi venne ancora una volta da piangere, non capivo nulla ma, per fortuna, si staccò da me bruscamente, voltandosi in fretta di spalle.
Seguirono minuti di silenzio, non sapevo come reagire.
-Vai nella tua baracca, ora.- Ordinò ancora una volta con fare minaccioso.
Obbedii solamente ed appena fuori di lì tirai un sospiro di sollievo, non sapevo cosa fosse accaduto, l'importante era essere distante da lui, così corsi e mi misi subito a letto, pensando alla mia amica Emily rimasta nella baracca maschile col suo Adam.
Io e le mie amiche eravamo sempre unite, Elisa era entrata nel nostro gruppo, anche Federica fortunatamente, mentre si chiedevano a bassa voce dove fosse Emily. Così raccontai loro tutto quanto, durante l'ineguagliabile colazione, senza dare sospetti alle SS ed ad alcune kapò. Volontariamente, non dissi nulla di cosa successe dopo.
-...Sei veramente coraggiosa, Lianne.- Mi sorrise Luise.
Dopo aver mangiato, più o meno, ci furono affidate diverse mansioni: io dovetti stirare le divise delle SS in una sorta di lavanderia, Luise e Sarah furono incaricate di cucinare il pranzo ai soldati ed alle kapò, mentre Elisa dovette pulire tutti i pavimenti.
Temevo per Emily, speravo tornasse a breve ed anche Federica non si fece vedere più; non la vedevo mai, in realtà. Tornava tardi la sera ed era spesso sulle sue, molto distaccata e cinica, però non antipatica, mi avevano raccontato che aveva aiutato molte donne in difficoltà in diversi momenti, perciò la stimavo molto.
-Lava bene tutte le divise, poi vai a cucinare insieme ad altre.- Mi ordinò una kapò davvero scorbutica, pretenziosa, tutto l'opposto di Marina.
Mi concentrai su acqua e sapone, dovevano risultare ben lavate a mano, pulite e profumate, senza un filo fuori posto. Le strofinai con cura ma, al solo pensiero che una di esse potesse essere di Johann, l'avrei anche strappata o ci avrei sputato sopra; se invece fosse stata di Josef, non saprei... Dopo quella sera, i pensieri non smisero di tormentarmi.
La vista d'un tratto si oscurò e sobbalzai.
-Indovina chi è?- Chiese una voce dolce al mio orecchio.
-Emily? Emily! Stai bene!- La strinsi talmente forte da farle mancare il respiro o, forse, lo fece mancare lei a me poiché anche lei mi abbracciò con forza di conseguenza.
-Sì, sono stata assegnata alla lavanderia, ho sorriso appena ti ho vista. Dammi qua, riposa, dopo ieri sera ti devo un grandissimo favore.- Prese a lavare le divise mentre io la guardai contenta.
-Piuttosto, com'è andata?- Mi venne spontaneo chiederle con un sorriso complice e malizioso al ché lei arrossì.
-Lianne... Abbiamo fatto l'amore. È stato bellissimo, ero stretta a lui ed ho dormito con la testa sul suo petto...- Rispose subito con aria sognante.
-Oh, Emily...-
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