L'ombra sul campo

Cosa affascinante il tempo; ti dà tutte le risposte adagio, nel momento esatto in cui devi riceverle. Può essere il tuo migliore amico, non trascurerà mai nulla.

Fummo scortate nella baracca come al solito, erano circa le 22:00. Poco prima di entrare, però, mi sentii strattonare da qualcuno che mi tappò anche la bocca con forza prendendomi, poi, in braccio e portandomi dentro una baracca vuota. Pensai fosse Josef e mi venne già il sorriso ma quelle braccia così forti e muscolose lo erano più di quelle sue, sentivo il fiato sul collo riconoscendo il corvo per i suoi modi di fare.

-Devo tornare.- Cercai di divincolarmi ma inutilmente, mi strinse per i fianchi gettandomi sullo stesso lettino delle altre volte, rubando altri freddi baci ma con una grinta diversa. -No..- Mugolai tra i suoi respiri ed i miei affannati finché non mi accarezzò le guance con estrema calma, tanta che mi spaventava anche di più.

-Ti voglio.- Sussurrò lui e mi baciò, lasciandomi interdetta e con più dubbi di prima.

-Fammi andare... Stronzo!- Gridai l'ultima parola riuscendo a scansarlo di poco via ed alzandomi di lì con ancora la maglia addosso. Avevo così paura di quell'uomo, volevo Josef al mio fianco, riuscii ad aprire la porta ma lampi e tuoni mi bloccarono  e segnarono l'inizio di un altro temporale, dando il tempo a Johann di riafferrarmi e subire le sue torture psicologiche.

La schiena mi faceva ancora male, ora anche i fianchi per quanta forza ci mise nello stringermeli. Ma perché... Perché io..?

-Resta qua.- Sembrò supplicarmi mentre mi bloccava sotto di sé e con la mia testa tra le sue braccia. Alzai titubante lo sguardo beccando il suo, mi guardava fisso e ciò mi faceva sentire ancora più a disagio. Johann scrutò ogni centimetro del mio volto avvicinandosi lentamente e lasciando sfiorare i nostri nasi, le nostre labbra, percependo, così, le sue molto morbide. Le poggiò delicatamente sulle mie, anziché agire impulsivamente, mentre accarezzava una ciocca dei miei capelli. Si staccò subito bofonchiando qualcosa più con se stesso, mentre io mi alzai lentamente per raggiungere di nuovo la porta. 

Samantha's pov

Ero seduta davanti al caminetto nella casa della famiglia Schneider; John mi ospitò e lo trovai davvero carino, somigliava in tutto e per tutto a sua madre. Fortunatamente il padre non c'era, troppo preso dagli affari, assieme ad Oskar Schneider, che trascurò completamente sua moglie ed il loro unico figlio. 

-Grazie per averci ospitato. Ho paura di rimanere sola a casa.- Dissi mentre accarezzai il manto di Lulu, addormentata accanto alle mie gambe.

-Non preoccuparti, possiamo stare più tranquilli ora, grazie al piano di Josef.- Sorrise appena, contemplando il fuoco.

-Già... Sono più serena. Hai riallacciato i rapporti con lui, ho notato.- John annuì così proseguii il discorso. -Sono contenta che sia buono.- 

Prese un qualcosa da un cassetto per poi tornare davanti al caminetto e mostrarmi alcune foto; raffiguravano un quadretto famigliare all'apparenza felice, in altre era presente sempre lo stesso bambino con grandi occhi verdi e lo associai subito a John.

-Ho ritrovato queste foto, pochi giorni fa; le scattò mia zia ed in alcune c'è persino Josef.

Osservai attentamente la foto con un bambino ed un ragazzino assieme, nel giardino di casa. Era bizzarro quanto si somigliassero, stessa espressione, seppur con occhi diversi.

-Questi sono Oskar e tuo padre?- Chiesi mentre tenevo tra le mani una fotografia raffigurante due uomini molto simili, ben vestiti e con un'aria del tutto superiore. John annuì ed io mi sorpresi di come uomini del genere abbiano avuto il coraggio di sorridere e decidere il futuro dei propri figli; erano ingiusti, egoisti, uguali, tutti così erano.  -Mi stupisco di come Josef sia riuscito ad allontanarsi dal pensiero di Oskar.

-Non è mai stato dalla parte di zio!- Esclamò. -Sono sempre stati diversi; Mio zio e mio padre ci hanno costretto all'arruolamento, non abbiamo avuto alternative. Io credo ciò sia per loro una rassicurazione.- Si ricompose subito sulla poltrona. -Anche per questo Josef non ha potuto godersi un'infanzia felice, dato che era tartassato dalle regole severe del padre. Tutto ciò ha contribuito a renderlo irrequieto, quasi sempre sulle sue, solo con sua madre si confidava. Da lì ha conosciuto Johann e sono diventati col tempo migliori amici. So questo grazie a mia madre...Mi ha parlato anche della famiglia di Johann; suo padre ed Oskar sono anche ottimi colleghi, tutto un giro di affari hanno sotto, insomma.-

-...Si chiama Erhard, giusto?

-Sì, c'era anche al ricevimento di Albert ed Ilse. Un pezzo grosso, anche uno dei più spietati, per quanto ne so io. Mia madre mi ha detto che Johann ha vissuto con lui da sempre dopo la tragica morte della madre... Inutile dire che da lì era diventato sempre più aggressivo.

-Non mi stupisce affatto.- Ammisi schietta con una punta di ostilità. John mi guardò rammaricato. -Non aspettarti che lo possa trattare diversamente, sai anche tu che è stato lui a portare Lianne lì. 

-Sam...-

-Chissà cosa le avrà fatto per tutto questo tempo, io non posso tollerarlo e neanche tu devi farlo. Io ora aspetto solo quel famoso scambio.- Incrociai le braccia alzando anche la voce. -Non l'ho mai sopportato, non cambierò adesso idea di certo.- 

Lianne's pov

Il corvo mi sbatté con violenza al muro ringhiando e costringendomi a non uscire; ero in trappola. Mi avrebbe ucciso sicuramente.
Sedevo a terra mentre gemevo a bassa voce per il dolore lancinante, la testa mi scoppiava e chiedeva pietà per gli urli di Johann di rimprovero.

Lo odiavo. Più lo guardavo e più mi rendevo conto di quanto potesse essere cattiva una persona, cattiva con chi non le aveva mai fatto del male, soprattutto.

-Alzati e vieni qui, adesso.- Mi intimò con fare autoritario e, remissiva, obbedii. -Non osare disobbedirmi, mai più.- Continuò neutrale.

Poco dopo sentii la sua mano stringere con forza il mio mento e, per quanto volessi distogliere lo sguardo, mi obbligava nel rimanere immobile e fissa su di lui, mentre lui faceva lo stesso, imperterrito e senza battere ciglio.

-Lurida ebrea...-

-Bastardo.- Risposi a tono e sentii le guance stringersi.

-Come osi...- E mi tirò un ennesimo schiaffo.

Non ce la facevo più. Mi faceva male dappertutto. Ero stanca, a fatica tenevo gli occhi aperti, volevo solo riposare, ora, solo quello, ovunque mi trovassi. Piangevo silenziosamente finché non riuscii più a mantenere le palpebre e crollai nel sonno, proprio lì.


-Svegliati.

Johann mi sollevò da terra costringendomi a stare in piedi; il dolore alla testa era allucinante, tanto che vedevo nero e sentivo la sua voce in lontananza.
Mi scortò nella baracca e riuscii subito ad addormentarmi, tossendo un paio di volte e tremando dal freddo.






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