I bambini del terzo Reich [revisionato]
L'epoca del nazismo aveva influenzato la mente di tutti, grandi e piccoli, ormai.
In Germania nacque il Lebensborn, per mano del fanatico Heinrich Himmler, alla guida delle ss.
Non si poté pensare ad una tirannia peggiore.
SAMANTHA'S POV
Quel pomeriggio mi chiusi in casa con la voglia di restar solo con la mia Lulu. Da giorni scrivevo piccole lettere di sfogo, tutte per la mia amica Lianne, con la speranza di poterle mandare un giorno. Mi stavo anche organizzando sul come andare a Buchenwald, constatando che dalla stazione di Berlino alcuni treni andavano a sud nel mattino, specialmente in Weimar.
Seppi da Eitel che Mikael stava tornando a Berlino e l'idea di dover passare anche solo un minuto con quella persona mi nauseava.
D'un tratto Lulu abbaiò contro la porta di ingresso dalla quale sentii delle voci, ritrovando poi Eitel con un piccolo sorriso.
-Ciao, Samantha. Posso entrare?- Chiese con estrema cortesia come se non ci conoscessimo da anni. -Ho una raccomandazione da farti, ecco, è una notizia che troverai sicuramente magnifica.- Allora i miei occhi si illuminarono di speranza, annuii desiderosa di sentire -secondo il volere di Himmler, molte donne stanno aderendo ad un progetto nominato Lebensborn.-
-..."Lebensborn"?- Persi nuovamente interesse, ricomponendomi sul divano. Eitel parlava con uno strano entusiasmo e mi dispiaceva mostrarmi impassibile ma difficilmente riuscivo ancora a reggere un finto sorriso.
-...È nato cinque anni fa, nel '35, ha portato già alla nascita di moltissimi bambini.- Continuò con un tono fiero.
-Aspetta, non sto capendo nulla del tuo discorso.-
-Vedi, Sam, stanno promuovendo le nascite. Al Lebensborn partecipano donne giovani e dai tratti ariani, avevano pensato di farti entrare dato che, secondo loro, hai l'età giusta e sei perfettamente ariana. Sam... Io ho voluto avvisarti di persona... Non so cosa ne pensi tu, so che ti sembra incredibile ma...-
-Cosa?! Dovrei avere dei bambini?!- Ridacchiai per l'assurdità.
-Mikael è d'accordo...-
-Cosa!?- Ripetei. -Cioè, lui sapeva già tutto questo?! Prima di me??- Scattai in piedi urlando esasperata per tutto il soggiorno, gesticolando con le braccia e sbuffando. Era inimmaginabile una notizia del genere.
-Sam...-
-Voi credete veramente che io adesso mi metta a fare figli solo perché degli idioti hanno deciso così?- Alzai la voce, noncurante dell'appellativo che meglio descriveva i politici attuali. Poggiai una mano in fronte, riprendendo fiato invano. -Ma io non ci posso credere! È un'idiozia. Un'idiozia! Eitel, davvero, mi hai deluso, tu come Mikael. Come puoi entrare in casa mia e dirmi queste cose pensando oltretutto che io sia felice di sentirle?!- Puntai il dito contro di lui, amareggiato e, forse, consapevole di avermi peggiorato la giornata. Non aggiunsi nulla ma indicai la porta d'ingresso cosicché egli potesse alzarsi ed andare via, scusandosi a bassa voce. Ero frustrata, arrabbiata, impazzita forse. Sembrava che tutti avessero deciso al posto mio le sorti della mia vita, rubandomi la totale autonomia. Crollai sulle ginocchia esasperata, riuscivo solo a piangere mentre i miei pensieri offuscati mi mettevano solo più in difficoltà. Solo la cagnolina mi sollevò un po' il morale, abbaiando ed accucciandosi accanto a me mentre con la folta coda mi scaldò le gambe.
Quella stessa sera Mikael tornò e mi invitò a cena, a mia sorpresa, volendo passare del tempo con me. Arrivai a casa sua ancora titubante, già sapendo di dover passare delle pessime ore, volendo sfogarmi. Quando aprì la porta mi accolse con un apparente sorriso gioioso, stringendomi forte subito dopo.
-Mi sei mancata, amore mio.- Mi diede un bacio sfuggente sulle labbra e mi invitò in sala da pranzo, davvero grande ed illuminata, per poi appendere il mio soprabito. Mikael focalizzò il suo discorso soltanto sul cibo, chiedendomi più volte se mi piacesse ed io mi limitai ad annuire.
-Tutto bene, amore?- Chiese d'un tratto.
-Sì, perché non dovrebbe andare tutto bene?!- Replicai con lieve stizza, non riuscendo a guardarlo negli occhi.
-Scusami, sono stato via a lungo, sono mancati dei soldati ed i turni sono stati molto rigidi...-
-... Certo, i turni. Un altro campo, non è vero..?- Alzai la voce inconsciamente e le posate sbatterono sul tavolo provocando un rumore sordo in tutta la stanza.
-Chi ti ha de...-
-Lo so cosa hai fatto e dovresti vergognarti.- Lo interruppi bruscamente, alzandomi in procinto di andare via, non volevo più stare lì.
-Amore, aspetta.- Si alzò anche lui bloccandomi sull'uscio della porta. -Mi dispiace, non volevo che ti preoccupassi inutilmente, io...-
-Inutilmente?! Inutilmente. Tu devi preoccuparti adesso perché io non voglio più stare con uno come te.- Gli gettai addosso tutto il mio sfogo e non fece altro che rimare lì, immobile e guardarmi sbigottito.
-Samantha, torna qua. Ne possiamo parlare...-
-No, Mikael. Potevi farlo prima, ah, anche del Lebensborn potevi parlarmene prima. Io non vorrò avere dei figli con te.- Aprii con forza la porta di ingresso quando mi sentii stringere dal braccio.
-Samantha, mi dispiace, io ci tengo veramente a te, non voglio vederti così.- Cantilenò pateticamente allentando la presa, così riuscii ad uscire in fretta da casa sua, voltandomi solo successivamente.
-Questo è il risultato. Il risultato della tua stupida idolatria verso il nazismo. Pensa anche... Anche a Lianne, almeno per un secondo.- Conclusi con voce tremante, andando finalmente via da lì e dirigendomi a casa, senza voltarmi una seconda volta.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top