XV
Quella sera, Celeste sentì bussare alla sua porta una seconda volta, ma quella volta la visita era più agghiacciante della prima. E se la prima visita era stata inaspettata, quella era sicuramente temuta. La più grande delle sorelle Marchi maledì mentalmente Marco per aver portato i tedeschi in casa sua.
La cosa peggiore di tutte era che, quando aprì la porta, si ritrovò il Tenente Fischer - solitamente capelli e divisa in ordine, ora in disordine a causa del vento. Aveva il fiato corto e il braccio appoggiato allo stipite della porta: sembrava stesse cercando di riprendersi da una corsa forsennata.
Quando i loro occhi si incontrarono, Fischer strabuzzò i suoi. Evidentemente non si aspettava di vedere lei, o non si aspettava che fosse tanto stupida da nascondere un fuggitivo.
A Celeste si gelò il sangue nelle vene quando lui scoppiò a ridere, per poi alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa. Forse, più che aspettarselo, ci sperava che fosse tanto idiota da commettere qualcosa di stupido per coglierla in flagrante. «Signorina Marchi, buonasera» la salutò, facendo un inchino. Celeste cercò di nascondere la stizza per la beffa ricevuta.
«Buonasera, Tenente. Per cosa posso esservi utile a quest’ora della notte?» chiese lei con aria innocente, cercando di mascherare il fatto che qualcuno era appena corso alla sua porta lasciandosi dietro dei tedeschi arrabbiati.
«Speravo che me lo chiedeste. Abbiamo motivo di credere che una persona molto pericolosa si aggiri per le vostre strade» disse lui, scandendo bene le parole. Era migliorato molto con l’italiano, notò Celeste. Aveva ancora il braccio sulla porta e sul viso aveva uno strano sorriso.
«Ah si?» domandò Celeste innocentemente, cercando di apparire preoccupata. «Spero tanto che riusciate a prenderlo». Era il suo momento di beffeggiarlo.
«Questo lo speriamo anche noi, signorina Marchi. Ma, vedete, la cosa divertente è che questo individuo è stato visto dai miei camerati bussare alla vostra porta». Adesso era lui quello ad avere il coltello dalla parte del manico.
«Mi state accusando di qualcosa, tenente Fischer?» disse lei, fingendo di essere offesa.
«Oh no, signorina». Quando pronunciò quelle parole il suo tono era canzonatorio. «Io e i miei colleghi ci domandavamo solamente se aveste sentito qualcosa; non so, magari qualcuno vi è entrato in casa e non ve ne siete accorte, in famiglia» disse lui con un sorriso cortese che non gli si addiceva per niente. Ecco, di nuovo quella orrenda sensazione che lui stesse giocando con le sorti della sua famiglia. «Allora? Mi fai entrare?» disse lui sussurrando, così come si sussurrano gli amanti, con tono informale. Le si avvicinò così tanto che poteva sentirne il profumo misto al sudore.
A Celeste vennero brividi per tutto il corpo a quella richiesta. Nel frattempo era arrivato il suo collega, lo stesso soldato panciuto che era venuto con lui la prima volta a ispezionare il pub. Anche lui era fradicio di sudore e aveva il respiro affannato.
Il tenente Fischer non si fece distrarre dall’arrivo del compagno, e mise una mano sulla porta per evitare che venisse chiusa, spintonandola violentemente e facendo arretrare Celeste dalla paura.
Adesso aveva i tedeschi in casa, letteralmente.
«Beh, carina!» disse il tenente annuendo, riferendosi alla casa. Entrò in soggiorno, e si guardò intorno. Passò un dito sulla mensola e poi si guardò il dito con circospezione, controllando se i granelli di polvere si fossero depositati su di esso. Poi si soffermò a guardare le foto di famiglia alle quale reagì con un sorriso. Celeste non cercò neanche di nascondere il fatto che si stesse agitando. Aveva il sudore che le scorreva lungo i fianchi e le mani strette in due pugni.
Poi Fischer fece cadere a terra casualmente una delle cornici in cui c’era anche suo padre, rompendola. Celeste stava quasi per aggredirlo quando tutti quanti furono interrotti da Cecilia, che li guardava a bocca aperta e con gli occhi strabuzzati. «Celeste...» sussurrò, «che sta succedendo?» chiese mentre tremava visibilmente.
«Non è successo niente» si affrettò a dire Celeste. «Cecilia, ti prego, va' a dormire» ordinò alla sorella, la quale obbedì. Ritornò nella direzione da cui era venuta, ma non senza lanciare uno sguardo terrorizzato al tenente. Intanto, Fischer guardava con insistenza proprio nella direzione da cui era spuntata Cecilia: Celeste sperò che non avesse intenzione di andare verso le camere da letto.
«Mi dispiace, per la cornice» disse tutto a un tratto.
Celeste, che avrebbe voluto dargli un pugno in faccia, si abbassò e raccolse la cornice ormai rotta a mani nude, rischiando di ferirsi. «Non fa niente» rispose semplicemente.
«Voi suonate?» domandò lui mentre si avvicinava a una delle fotografie in cui Celeste era al pianoforte.
«Prima, quando avevamo il piano, spesso. Ora, solo di tanto in tanto, nel pub» rispose incerta Celeste. Questa attesa la terrorizzava ancora di più. Che cosa era venuto a fare se non a ispezionare casa sua, quattro chiacchiere? Certamente no, era sicuramente una sua tecnica per mettere a loro agio le vittime, per poi stramazzarle sul più bello.
«Chi vi ha insegnato?» domandò nuovamente lui, mentre fissava con fare inquietante la fotografia. Celeste rabbrividì, perché si rese conto che in realtà Fischer non era veramente interessato alla conversazione, perché continuava a guardare incessantemente nella direzione in cui si era dileguata Cecilia. Iniziò a essere colta dal panico. In quella direzione c'era la sua famiglia: c’era Cecilia, c’era sua madre, Anastasia.
Le venne un colpo al cuore quando si ricordò che Anastasia e il tenente si erano già parlati. Era possibile che lui stesse cercando lei? Sperava, forse, che potesse apparire così come era apparsa Cecilia? Oppure era solo una sua impressione, e stava cercando ancora il fuggitivo?
«Ispezioniamo la casa, tenente?» domandò il soldato grasso del quale non si ricordava il nome. Non aveva parlato per tutto il tempo e aveva seguito il tenente in ogni angolo della casa come un cagnolino.
«Nein. Lass uns gehen» rispose quest’ultimo. Si avviò verso la porta e poi si voltò verso Celeste. «Vi auguro una buona notte, signorina Marchi: a lei e alla sua dolce famiglia. Mi raccomando tenete gli occhi e le orecchie ben aperti e avvisateci, se mai vedeste qualcosa». Si premurò di dirle. Prima di andare guardò un’ultima volta in direzione della camera delle sorelle, e poi uscì dalla loro casa, dalla loro intimità e, sperava Celeste, dalla loro vita.
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Eccoci in un nuovo aggiornamento. Un capitolo un po' più breve, ma per noi assolutamente importante nella vicenda. Ci permette così di vedere quanto "particolare" sia il tenente Fischer. Che ve ne pare? Fateci sapere che con un breve feedback. Buona lettura❤️
Lilingel
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